Appello ecologista per il Natale 2012 – No alla strage di alberi, andiamo invece in giro a piantarli….
Non tagliamo abeti per finte ricorrenze natalizie ed invece rechiamoci in campagna armati di ghiande, come fece l’uomo che piantava gli alberi di Jean Jono, e come atto simbolico, ma denso di concretezza, espressione della volontà di riscatto e vita, ripiantiamo le ghiande germoglianti delle tante specie autoctone di Querce! Un bastone a punta, un buco nella terra densa di pioggia, promessa di vita, e la ghianda con il suo germoglio affidata alla terra, nel suo ventre, e ricoperta di protettiva terra, perché avvenga il miracolo millenario della Rinascita. Così i cittadini riaffermano il possesso millenario comunitario di una terra intera, culla di civiltà e salubre generoso habitat d’uomini dagli albori della preistoria.
Il “natale” corrisponde in verità alla ripresa della crescita luminosa che subentra con il solstizio invernale, celebrato in tutto il mondo antico come simbolo di rinascita della vita, perciò è più che giusto che in occasione delle festività natalizie compiamo un rito di ritorno alla vita, andando in giro a piantar querce.
In tal modo onoreremo la vita che ritorna, e potremo approfittarne per abbracciare i grandi alberi e la natura che è matrice universale. In questo momento di obbrobrio consumista che accelera la distruzione del pianeta, attraverso il taglio indiscriminato di alberi, anche con la scusa religiosa addobbando un albero tagliato di fresco con palle di plastica e luminarie finte, più che un “natale” potremmo definirlo un “mortale” esempio di ipocrisia e strumentalizzazione della vera tradizione ecologista e spirituale.
Tra l’altro si è sparsa la moda, finta ecologista, di vendere giovani abeti “con le radici”, affermando che così la pianta potrà essere trapiantata a fine natale. Ma poche son le piante che si salvano, sia perché durante il mese di permanenza nell’ambiente innaturale di una abitazione di città la pianta spesso tracolla e muore, sia perché anche se sopravvive non viene trapiantata adeguatamente.. anzi molto spesso diventa un problema perché “improvvisati” amanti della natura vanno in giro a scavar buche nei luoghi meno idonei per lasciarvi a marcire l’albero.. od a farlo tagliare alla prima occasione dagli addetti comunali od a disturbare la vegetazione autoctona con abeti montani che non sono compatibili con l’ambiente dei parchi cittadini o metropolitani.
La sacralità degli alberi, simbolo per antonomasia di vita e fornitori dell’ossigeno che ci consente ancora di respirare, viene vilificata dalla consuetudine barbara di offrire milioni di piante alla sceneggiata di un natale che ormai è solo un businnes. Andiamo nella foresta e nelle campagne incolte a piantare alberi ed offriamo pensieri d’amore e di riconoscenza verso le piante che ci sostengono…. non tagliamo nemmeno un ramo e persino Gesù ne sarà contento!
Paolo D’Arpini