Calcata – Come fu che imparai a convivere con l’arsenico nell’acqua

Calcata – Come fu che imparai a convivere con l’arsenico nell’acqua

Dopo alcuni anni che andai ad abitare a Calcata, verso la metà degli anni ‘70 del secolo scorso, dovetti affrontare il problema dell’acqua all’arsenico. Tutta colpa dei pozzi artesiani e dell’inquinamento -scoprii più tardi- poiché finché le acque venivano attinte direttamente alle sorgenti non c’era quel problema.

L’arsenico infatti essendo mescolato ad altri metalli tende a restare in basso. All’inizio l’acqua di Calcata veniva da una sorgente situata in località Vignale ed era pura e dolce. Poi essendosi trasferita la popolazione in un nuovo centro più a monte per l’approvvigionamento idrico fu scavato un primo pozzo artesiano sul pianoro e non essendo questo sufficiente (in considerazione dell’aumentato bisogno idrico) verso gli anni ‘80 si scavò un nuovo pozzo verso la strada di Magliano Romano e da quel momento cominciò il problema dell’arsenico.

E non solo a Calcata nuova ma anche a Calcata vecchia, in quanto (per una inveterata abitudine al mal comune mezzo gaudio) l’amministrazione comunale pensò bene di convogliare anche l’acqua pulita del Vignale nei serbatoi in cui veniva pompata quella inquinata all’arsenico. Per cui arsenico per tutti a gogò. Ma non mancò molto che il problema arsenico divenne un fatto comune a tutta la Tuscia, sempre colpa dei pozzi artesiani ovviamente.

E spesso per colpa delle captazioni per l’acqua minerale (vedi ad esempio i pozzi di Nepi e di Capranica). Anche qui c’è da dire che la Tuscia sarebbe stata ricchissima di acque superficiali da bere ma con l’uso sempre più massiccia di pesticidi, diserbanti e concimi chimici tutte le sorgenti sono pian piano diventate avvelenate. Per questa ragione le acque debbono essere tutte de-arsenificate e ripulite dai vari composti estranei.

Ho visto così sorgere, negli ultimi anni, un po’ ovunque nella Tuscia (e non solo a Calcata), le cosiddette Case dell’Acqua ovvero degli stalli con depurazione annessa ai quali si può attingere acqua abbastanza depurata da sostanze chimiche e veleni.. ma questo non so se sia veramente un bene poiché l’acqua avrebbe bisogno di essere viva, cioè arricchita di varie componenti minerali ed organiche che la rendono non solo dissetante ma anche nutriente, e l’acqua degli stalli è acqua perlopiù morta….

Ma finché si continuerà a spargere schifezze sui campi e ad inquinare le fogne ed i fiumi ed i laghi con tutte le peggio sostanze chimiche che fuoriescono dai nostri cessi e dai nostri lavandini la speranza di poter attingere di nuovo alle sorgenti… è flebile! E purtroppo la civiltà avanza!

Ma qualcuno potrebbe chiedermi, a questo punto, “come facevi tu a procurarti l’acqua potabile?”. Ovvio che non ricorrevo molto alle bottiglie, solo quando avevo voglia di acqua frizzante, e andavo a prendere quella del Vignale oppure a qualche altra sorgente ancora buona nelle vicinanze. Infatti pensate a quanto mondezza si crea solo per comprarsi una bottiglia d’acqua minerale, che in fondo non è nemmeno più pulita di quella del rubinetto. A quel punto meglio installare un depuratore casalingo.. ma io non l’ho mai messo perché di acqua ne ho sempre consumata pochissima… veramente pochissima, e comunque per usi igienici quella del rubinetto va ancora bene.

Ah, dimenticavo, anche quando stavo al Circolo per rendere l’acqua potabile (esclusi i metalli pesanti) ho sempre usato dei germi vivi, quelli del Kefir o della Kombucha, che vengono dal Caucaso, e servono appunto a distruggere tutti i microbi nocivi, cercate e troverete….

Paolo D’Arpini

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