La natura non è ideologica per incontrarla occorre andare oltre l’antropocentrismo ed oltre l’antispecismo

Invitiamo gli attivisti che combattono contro la sofferenza animale, singolarmente o in gruppo associativo e/o movimentistico, a confrontarsi e mettersi in gioco, così che ogni realtà che voglia essere partecipe di questo progetto, possa donarsi più all’umiltà e meno all’ego, possa guardare più a ciò che lo circonda e meno a ciò che lo ingabbia e soprattutto possa provare con fatica a fare un primo, piccolissimo passo avanti rispetto alle proprie etichette, colori politici, bandiere, personalismi e idee tentando così di aiutare, fosse anche poco, quegli animali che almeno a parole si dice di voler difendere ed amare con tutte le proprie forze.

Per fare questo però è necessario aprirsi all’altro, essere ricettivi, disposti con animo nobile e cortese verso chi abbiamo di fronte, dimostrando che anche in questo si può essere da esempio se si vuole rappresentare quel cambiamento vero e radicale che nella realtà si auspica più a parole che a fatti. Tale cambiamento dovrà avvenire “dal vivo” nell’unica realtà in cui ogni persona ama, odia, lotta si incontra/confronta/scontra, cioè in quel palcoscenico che si chiama vita, dove ognuno ha il compito di recitare la sua parte, consapevolmente (o inconsapevolmente). Se pensiamo invece all’altro contesto “virtuale” in cui soprattutto oggi ci si agita in maniera scomposta, si emanano troppo spesso sentenze, si esprimono volgarità, si cercano provocazioni, si levano insulti, contro tutto e contro tutti, attraverso un avatar dove ci si nasconde e abbrutendo un clima che da irreale per qualcuno si trasforma in reale, sarebbe utile porsi qualche domanda.

La Verità è Una o Molteplice? Se disegniamo la circonferenza di un cerchio vediamo che è Una, se la osserviamo solo da un determinato punto di vista; ma se la osserviamo da un altro punto di vista, può essere Molteplice perché potremmo accorgerci che sopra esistono un numero indefinito di altri cerchi allineati (piani o dimensioni?) che prima non si vedevano e che ora coprono il precedente cerchio. Dipende quindi dal punto di vista soggettivo da cui si vuole partire e così come “chi guarda fisso l’abisso, non fa altro che fissare quell’abisso dentro di se”, ciò dovrebbe indurre le persone di buon senso, a cercare di essere sempre moderati nel dare giudizi, perché la mente, coi suoi pensieri simili a onde marine in movimento e i suoi sensi simili a serpenti che sanno svicolare in ogni situazione, se ben preparata può sempre sfuggire e trovare nuove vie.

Come ci ricorda Plutarco con la sua “Arte di Ascoltare”, la mente non deve essere come un vaso semplicemente da riempire, ma deve avere la sua legna per essere accesa e andare così in cammino per trovare la sua risposta. Altro quesito non facile che avremmo volentieri evitato visto che il nostro sentire si orienta meglio sul detto “facta non verba”, cioè prediligendo la via dell’azione alle chiacchiere da salotto è: Chi o cosa mettiamo al centro della nostra esistenza? Se non è l’Uomo o Dio, chi? L’Animale? Bios? La Terra? Lo Spirito? Non abbiamo la supponenza di voler dire alla gente chi è il Bene e chi è il Male, perché non seguiamo la via della Dualità ma ambiamo a scoprire la Via più preziosa che permetta di compenetrare la magia del Tutto. Porre un freno a questo andamento che sta portando tutti, umani e non umani, alla completa catastrofe, comporta la necessità di identificare il vero cancro da estirpare nella società attuale per evitare di giungere alla metastasi completa.

Per noi è la visione del mondo profitto‐centrica la vera causa, quella che comporta come conseguenze dirette, dominio, sfruttamento, sopraffazione del forte sul debole, gratuità della violenza etc. cioè tutto quello che si dice sempre di voler combattere. Tale visione ha corrotto anime e corpi con la seduzione del facile, del comodo e alla moda. Sono gli uomini ad essersi resi acquirenti dei mercanti per divenirne schiavi: con la mercificazione di se stessi, con il considerare la Terra come di nostra proprietà, una sorta di laboratorio dove poter giocare a fare gli stregoni, con il considerare gli animali come semplici oggetti e gli alberi e le pietre come utensili da supermercato, siamo arrivati ad un punto senza ritorno. Per molti tutto si risolve eliminando l’antropocentrismo dalla nostra cultura sostituendolo con l’animalcentrismo o con i vari antispecismi.

L’antropocentrismo responsabile della distruzione, che ha comportato un degrado etico e spirituale ai limiti della decenza, privo di valori alti e nobili virtù, ‐che non attinge il suo significato dall’iperuranio platonico,‐ che non si eleva ma si degrada, è conseguenza degli errori del pensiero umano, non dell’uomo in sé. Vogliamo riscrivere la storia, senza alcun tipo di riferimento superiore o divino? Senza alcuno scritto di nessun filosofo o pensatore, moderno o passato, che siano da noi Platone, Lao Tze, Plutarco, Dante, Schopenhauer, Goethe, Hesse, Zola, da altri Singer, Regan, Best, Bond, Caffo o Maurizi? Vogliamo bruciare su un rogo tutte le scritture sacre coi loro testi “fideistici” come la Bibbia, il Corano, i Veda, i Vangeli o non seguire gli insegnamenti di tutte le scuole di vita e/o filosofiche, taoiste, zen, buddhiste, induiste, ebraiche, musulmane, cristiane, pellerossa o sciamane che hanno accompagnato per millenni la vita di molti e differenti popoli della Terra? Se leviamo tutto questo complesso mondo rimane solo Uno splendido libro da sfogliare, l’unico che non è stato scritto da mani umane o ideato da menti umane, l’unico che aggiorna le sue pagine senza bisogno di aiuti, interventi o arbitri esterni, l’unico che chiede solo di essere contemplato in un certo silenzio, l’unico infine che può avere molteplici significati e molteplici simboli incomprensibili ai più: questo libro si chiama Natura.

La Natura è l’elemento primo di conoscenza: le categorie di spazio e di tempo si sono create con l’interazione della percezione umana con gli elementi naturali e su di esse si sono costruite le conoscenze umane in tutti i campi dello scibile. La Natura è il primo ambito dell’apprendimento umano, è la nostra palestra di vita. Tutto ciò che l’uomo ha prodotto di sano è in analogia con le manifestazioni naturali degli elementi astronomici, degli animali e delle piante. L’esagerazione di ogni manifestazione analogica è manifestazione di superbia, squilibrio ed egoismo.

La Natura che se volesse potrebbe spazzare via la nostra arroganza in un solo istante, non è quell’artifizio profondamente umano. Sta lì solo per essere osservata, amata e compresa e non studiata e catalogata, non è buona o cattiva ma equa e retta, non ci obbliga a pagare un “affitto” per abitarla, non ci chiede perdono ma esige solo rispetto e anche se negata c’è sempre e ci sarà comunque anche quando noi spariremo.

È sempre la Natura che si rinnova in questo gioco cosmico della ciclicità: sempre uguale, sempre diversa; non dà priorità tra le manifestazioni di vita, ma assegna solo funzioni diverse per la continuità della vita di ogni specie vivente. Chi è quindi che si può sentire in diritto di dire chi è più importante tra un animale o un albero, visto che entrambi sono vita, perché il loro battito pulsa in grembo alla Madre Terra ed entrambi respirano l’energia dell’universo? Chi può definire inutile quel filo d’erba che possiamo staccare con un dito e che per la sua volontà di vedere il sole riesce perfino a bucare quell’asfalto troppo duro da rompere per le nostre mani? Chi può decidere se è meglio salvare una palma senza intervenire contro quel punteruolo rosso che la sta uccidendo o viceversa?

Chi può dire che è sbagliato bonificare una palude per salvare vite umane da infezioni e malattie perché è preferibile al di la di tutto non intaccare la biodiversità, l’humus e le zanzare infestanti? Chi infine onnivoro, vegetariano, vegano, fruttariano, erhetiano può affermare che da quando ha iniziato il suo personale percorso, ha veramente smesso di uccidere qualsiasi altra specie visto che anche se non lo sa, uccide continuamente altre vite minuscole che lo accompagnano e di cui non si accorge nemmeno della loro presenza? Non ha lo stesso significato uccidere accidentalmente (ma anche per sussistenza se pensiamo alle popolazioni cosiddette “selvagge” che selvagge non sono se le paragoniamo oggi a quelle “civilizzate”) con uccidere intenzionalmente.

Così come non è molto saggio decidere chi sono gli animali da salvare o chi sono gli alberi da proteggere. Tutto è indispensabile e necessario, niente si può escludere, ogni cosa va a rinnovare il Tutto. È solo perseverando sulla strada dell’equilibrio che si potranno raggiungere quei piccoli o grandi obiettivi, che tutti gli ‐ismi mai potranno ottenere.

L’equilibrio naturale si basa sul prendere solo ciò che è strettamente necessario, senza voler pretendere sempre quel qualcosa in più di superfluo che si può evitare. In una visione organica è opportuno che il mosaico rimanga unito e non ci si specializzi quindi studiando solo una delle molteplici parti che lo compongono isolandola dal resto del contesto. La visione d’insieme è la Natura com‐prensiva, la sezione è la parziale visione di questa umanità oggi sempre più egoista. È quanto mai attuale cercare di approfondire questa situazione drammatica, visto che è hic et nunc che si deve affrontare con soluzioni propositive e non catastrofiste, quel problema ambientale che vede la Terra violentata e il perpetuo massacro di tutte le forme di vita animali, minerali e vegetali che in base alle loro specifiche nature soffrono in gradi diversi. Non è utile a questo, utilizzare parametri di confronto con i mondi e gli strumenti di ieri, perché tutto è in continuo mutamento e quindi ciò che appartiene al passato non si potrà mai più ripresentare in quella stessa e identica forma, perché esistono leggi inalienabili decise dallo spazio e dal tempo e non certo dall’uomo.

Così è necessario (anche) accettare che si apportino piccole e quasi insignificanti modifiche all’ambiente che ci circonda, ma non stravolgimenti dettati dalla speculazione; è auspicabile che ci si nutra in base al proprio livello di maturazione raggiunto etico, morale o spirituale e che questo tenda a privilegiare comunque il minor grado di sofferenza possibile da arrecare a esseri senzienti animali o vegetali; è necessario sapere che questi stessi animali sono (ingiustamente) valutati di serie A o di serie B in base alle culture o alla religioni dei popoli che in maniera certamente antropocentrica, ne definiscono i tratti e gli aspetti più rilevanti.

È infruttuoso poi voler far credere a tutti i costi che le differenze non esistono, perché le differenze esistono e si vedono anche nettamente, ciò che invece non esiste è la separazione tra queste stesse differenze, perché sono tutte interdipendenti e collegate in piani diversi tra loro. La Natura è differenza: territori, animali, persone, piante, giornate, stagioni. Disconoscere le differenze delle funzioni falsa la rappresentazione della realtà, allontana dalla Natura, condiziona il pensiero e induce nell’errore.

Perciò abbiamo rivolto le nostre battaglie “animaliste” e “ambientaliste”, termini che in una società normale come noi la intendiamo sarebbero inutili perché ne costituirebbero l’essenza, contro quei sistemi di ingranaggio che considerano la vita animale come una semplice catena di montaggio; contro quei sistemi che considerano gli animali come un supermercato di cellule; contro quei sistemi che li ridicolizzano o li umanizzano inficiando la loro etologia; contro quei sistemi che li usano per cose che finalmente oggi oltre a poter essere sostituite, sono solo figlie di una logica di profitto più che di necessità realmente primarie.
La nostra associazione mettendo sullo stesso piano Uomo, Natura e Animali nel loro rappresentare un Insieme che non può essere separato, non può accettare qualsiasi definizione chiusa che ponga precisi paletti su uno di questi piani che di volta in volta si affronta. Una posizione corretta crediamo che non debba assolutamente banalizzare la Natura riducendola a quella di tutti gli esseri viventi intesi in senso biologico, bensì elevare spiritualmente la posizione attuale di quella che è la “Natura”, dichiarando che anche essa prova dei sentimenti ed ha una propria etica e morale.

Facciamo tutti parte di una stessa Natura, che riguarda tutte le cose animate e inanimate; il senso è quello di riscoprirci come parte di un cosmo che non lascia nulla fuori da se e in cui ognuno ha la sua propria natura che si va a riconnettere alla natura propria dell’intero.
Ed è per questo motivo che abbiamo scelto di chiamarci “Memento Naturae”, che in latino significa proprio “Ricordati della Natura” e vuole essere una esortazione a chi si avvicina a noi, perché aspiriamo ad essere molto più di una semplice associazione, molto più di un semplice statuto cartaceo, non ci interessa ricevere encomi o solidarietà, non è prioritario in noi reclutare persone, lungi da noi perfino il voler far cambiare idea a chi è agli antipodi di questa visione o persuaderlo delle nostre buone intenzioni: ci interessa solo provare a raggiungere ognuno con il suo personale grado di consapevolezza un certo suo stile di comportamento e di azione, perché solo spersonalizzando l’azione in se riusciamo a sostenere le cause per cui lottiamo e a cui dedichiamo il nostro impegno.

Riccardo Oliva – (Presidente Ass. Memento Naturae)

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