Vivisezione, analisi particolareggiata sulla sua totale inutilità scientifica
Per vincere in questa battaglia così difficile dobbiamo partire da un presupposto indispensabile. Non si può parlare della vivisezione semplicemente da un punto di vista pietistico o sentimentale, perché anche se è giusto pensarlo, purtroppo serve a ben poco visto che gli avversari dalla parte opposta ci diranno sempre che per il “bene dell’Umanità”, gli animali “servono alla ricerca”.
Se vogliamo batterli sul loro campo dobbiamo usare l’arma che loro più utilizzano: il cinismo con cui applicano le loro teorie sugli animali, senza farsi assalire dalle emozioni.
Un argomento molto particolare e complesso è quello della vivisezione, che può spaziare in tantissimi campi, etici, culturali o scientifici, ma che soprattutto verte su un punto molto importante: è considerata un dogma intoccabile, una sorta di fede cieca sostenuta da quelle baronie, lobbie e multinazionali che dettano legge e che anno dopo anno proclamano di ottenere successi nella cura di malattie gravissime, tramite farmaci e vaccini provati sempre prima su cavie animali e protetti rigidamente da leggi internazionali che obbligano al loro utilizzo. Ma ciò che è legale non per forza è eticamente giusto.
Sappiamo bene che è quasi da eretico criticare o giudicare quei professoroni così colti e preparati, che usano parole incomprensibili ai non addetti, che parlano in maniera affabile da media e tv, vestiti nel loro camice bianco che poi trasformano in rosso quando non ci sono occhi indiscreti a vedere il loro operato su esseri innocenti. Non parliamo ovviamente di tutti i medici e scienziati in circolazione, ma solo di quella parte magari minoritaria ma molto potente, coperta spesso da fondazioni di lucro mascherate da associazioni filantropiche, che ha tradito il giuramento di Ippocrate al quale si dovrebbe essere fedele per etica professionale.
La nostra posizione è radicale, di conseguenza scomoda, perché va ad attaccare in realtà tutto un sistema, in cui la vivisezione gioca un punto di forza notevole, ma che è solo figlia di questa società che ha creato un paradigma fatto ad hoc per sfruttare la natura e chi la abita, esclusivamente per servire il suo dio moderno più importante: il profitto.
L’uomo, che gioca, o forse azzarda troppo, con la Natura, infrange e soprattutto desacralizza certe precise regole e con i suoi comportamenti irresponsabili, intacca le parti di un perfetto mosaico, compromettendo la nostra e l’altrui vita. L’uomo è solo un tassello di questo mosaico, non è lui ad essere il mosaico ed è bene che lo tenga a mente, se non vuol finire, prima o poi, bruciato, ma meno eroicamente del Prometeo classico.
Non servono tecniche innovative o scoperte particolari se non si comprende che la Natura non ragiona in termini utilitaristici e non si fa condizionare dalla perversione, tanto cara a noi moderni, del Dio Denaro. Lei ci ospita nel suo regno e non ci chiede di pagare l’affitto!
La stessa cosa vale per quelli che sono i suoi figli, esseri-oggetti che privati di tutto, manipolati a piacimento, considerati semplice merce di scambio, con un’indifferenza ed una crudeltà gratuita da far ribrezzo, vengono chiamati in causa in ogni momento in cui qualcuno lo ritenga opportuno per la propria vita: per lusso nella moda; per divertimento negli zoo, nei circhi o negli acquari; per curiosità nei documentari; per interesse scientifico nella ricerca medica; per firma nell’abbigliamento; per gusto nell’alimentazione, per compagnia quando ci si sente soli e così via.
Siamo tutti, e dico tutti colpevoli di questa situazione, anche quelli che dicono di amarli veramente.
La Natura non è pacifica ma neppure violenta. Non fa altro che seguire il suo corso, il suo ciclo. L’animale non è un assassino se caccia le sue prede. Segue semplicemente il suo istinto. L’uomo invece pensa di vedere le cose solo da un punto di vista: quello attinente alla ragione, tutto il resto non conta. Ciò gli fa decidere se l’animale che abita questo pianeta ha il diritto di vivere o no. Sostituendosi a Dio dichiara che ciò che conta e solo l’uomo, visto che l’animale in se, per sua sfortuna, non ha né la ragione e neppure l’anima. E così ha creato per questa sua visione, una ricerca medico-scientifica che dovrebbe aiutarlo a scoprire i mali tipici della sua epoca.
Tutto questo forse è frutto di una visione culturale e antropocentrica che potrebbe aver mal compreso il fatto che, trovarsi ipoteticamente al centro dell’ universo, non significa esserne il dominatore o lo sfruttatore, bensì il dominus, il Signore della terra, colui che non dovrebbe approfittare della sua posizione privilegiata per assoggettare arrogantemente tutto ciò che lo circonda, ma dovrebbe avere più responsabilità e vedere le cose con una giusta equidistanza, senza farsi arbitro perché c’è già qualcun altro che lo è.
La sperimentazione animale non è la strada giusta, proprio perché parte da un presupposto che noi consideriamo errato: quello del metodo analitico, la pretesa di studiare solo una parte per ricostruire il tutto.
Dal momento che diventano “modello sperimentale”, l’uomo e l’animale, cessano di essere ciò che sono, per divenire qualcosa di assolutamente differente da quello che rappresentano le loro rispettive nature. Negli esperimenti animali, e come detto non cambia se a essere preso in esame è l ‘uomo stesso, si estranea da un contesto naturale un essere per inserirlo in una vita artificiale, che falsa i suoi istinti e che quindi non può avere lo stesso valore rispetto ad un altro essere che vive la sua esperienza terrena in maniera naturale.
Questo modello animale che in origine è sano, viene fatto ammalare appositamente nei laboratori, per riprodurre quegli effetti che dovrebbero riprodurre le nostre malattie, senza però pensare che una malattia creata artificialmente in uno stabulario, non è la stessa cosa di una malattia naturale dovuta a varie circostanze.
È vero noi abbiamo diversi elementi di similitudine con alcuni animali dal punto di vista genetico, metabolico, istologico, psichico ecc., ma similitudine non vuol dire uguaglianza è basta una infinitesimale differenza in un particolare aspetto, per falsare e compromettere tutti i risultati di un esperimento. Ciò è la prova evidente che la ricerca con animali non rispetta due basilari principi scientifici che dovrebbero essere i cardini per caratterizzare qualsiasi ricerca: l’estrapolabilità e la riproducibilità.
Nessuna specie animale può costituire il modello sperimentale di nessun’altra specie, né inter species né intra speciem, pertanto non è possibile estrapolare i dati animali nell’uomo. Per fare un esempio la carcinogenicità riscontrata in un animale non ha quasi mai relazione con quello dell’uomo, quindi il cancro che può contrarre un animale non è lo stesso del cancro che può contrarre un uomo. I tessuti di ciascuna specie sono costituiti da circa 10.000 proteine di cui nemmeno una è identica ad una altra corrispondente dell’altra specie, e le cui molecole del DNA (acido desossiribonucleico) alla quale è dovuta la trasmissione dei caratteri ereditari, differiscono tutte, sia per la lunghezza della doppia spirale, sia per il numero e per la disposizione dei nucleotidi che le compongono.
Ciò significa in sostanza che le combinazioni ipotizzabili sono miliardi e non rendono pertanto la riproducibilità valida in un esperimento scientifico.
Riproducibilità significa fornire lo stesso risultato, con un margine quantificabile di errore, sia se compiuto più volte dallo stesso sperimentatore, sia se compiuto da più sperimentatori diversi, sia in laboratori diversi e molto lontani. Ciò non avviene perché basta una semplice e all’apparenza effimera condizione ambientale differente, per sconvolgere e compromettere tutti i dati da un laboratorio rispetto ad un altro. Visto che questi risultati dovrebbero essere fatti per salvaguardare la salute umana, sarebbe il caso che possano fornire indicazioni utili e invece non servono a questo scopo.
L’Armonia che regola il Tutto è data dalla Bio-diversità. Oggi si tende a distruggere anche questa creando la “standardizzazione” di tutto. Dall’uomo all’animale, siamo tutti considerati da questa Scienza come semplici aggregati di cellule, una sorta di supermercati da utilizzare a proprio piacimento, con assoluta indifferenza al fatto che siamo dotati di vita. E non si può comprare o vendere la vita, non si può prendere solo la piccola parte che caratterizza l’organicità di un essere. Pensando erroneamente, che il gene conta di più dell’insieme, questa mentalità profana ha fatto e continua a fare, i danni che oggi tutti noi abbiamo sotto gli occhi.
La scomoda verità quindi, è che quasi tutte le sperimentazioni su animali sono eseguite esclusivamente per commercializzare qualsiasi sostanza da immettere nel mercato, cioè per incrementare le vendite e le dipendenze da farmaci e vaccini per le persone di tutto il mondo; anziché cercare di capire perché ci ammaliamo, perché immettiamo nel nostro sistema immunitario sostanze di cui in realtà non conosciamo e non sapremo forse mai che effetto avranno, fideisticamente crediamo e accettiamo passivamente questo stato di cose.
E a chi sostiene che la ricerca sugli animali ha comportato molte migliorie nel campo della nostra salute potremmo ribattere che la morfina, l’asepsi, antisepsi, l’etere, il cloroformio, il curaro, la cocaina, l’oppio, l’anestesia in genere, determinanti per il rilancio della chirurgia, non derivano dalle sperimentazione animale. Le scoperte del termometro, del microscopio, della batteriologia, dello stetoscopio, dell’oftalmoscopio, dei raggi X, della percussione, dell’auscultazione e del microscopio elettronico, tutti determinanti per la diagnostica, non devono nulla alla pratica vivisettoria. Lo stesso vale anche per la vaccinazione e per tutti i farmaci fondamentali, come la digitalina rimedio per i malati di cuore, l’atropina, lo iodio, il chinino, la nitroglicerina, il radium e la ormai famosa penicillina, scoperta casualmente.
Insomma non solo non esiste una sola scoperta fondamentale ai fini della salute umana e non del business, ma le malattie più gravi e che mietevano più vittime soprattutto in giovane età, verso la metà del secolo scorso, febbre puerperale, tubercolosi, difterite, scarlattina, tifo, colera e vaiolo, furono debellate quando venne reintrodotto il principio basilare dell’igiene.
Proprio l’igiene, l’osservazione clinica e l’epidemiologia sono i veri pilastri che contraddistinsero la medicina ippocratica antivivisezionista. Potremmo scrivere interi capitoli su questo scottante argomento, ma ci limitiamo a dare solo questi pochi input per attivare la mente di chi non vuol essere complice di questa pratica, perché se esistesse una civiltà che aspiri alla verità e alla giustizia e non una società in metastasi che vive oggi di menzogne, interessi e speculazioni, dovrebbe semplicemente abolirla.
Riccardo Oliva
Presidente Ass. Memento Naturae
Volontari a Difesa di Ciò che è Vita!
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Commento di Giorgio Vitali: “Sul problema della vivisezione, faccio riferimento ad una dialogo fra me e Niccolò Eusepi, pres. di ASSOCONSUMATORI, andato in onda venerdi sera (16 novembre .u.s.) su RETEORO e che verrà replicato su ACCADEMIA DELLA LIBERTA’ prossimamente. Eusepi presentava una macchina di facile reperimento, che gli ha risolto brillantemente un problema di dosaggio di farmaci. E’ dimostrabile pertanto la disponibilità, anche in Italia, di macchine capaci di supplire all’uso indiscriminato delle torture sugli animali. Tale disponibilità risale a circa 70 anni fa.
C’è da chiedersi perché allora…la risposta è semplice. Si tratta di un giro di affari e di complicità che riguarda anche i protocolli di ricerca.
QUESTI PROTOCOLLI SONO DIFFICILMENTE SOSTITUIBILI PERCHè SI TRATTA DI PSEUDO-GARANZIE ALLE QUALI NESSUN produttore OGGI, PRESSATO COME è DA OBBLIGAZIONI BUROCRATICHE DI OGNI TIPO, NON è IN CONDIZIONE DI MODIFICARE. A DIMOSTRAZIONE DI COME TUTTO è FITTIZIO, riporto due dati: 1) Per farmaci cosiddetti “di conforto” “complementari”, “integratori alimentari”, che sono farmaci a tutti gli effetti, ESISTE IL PRINCIPIO DEL SILENZIO ASSENSO ( cioè: se alla domanda di registrazione il Ministero della Salute NON risponde entro un ragionevole lasso di tempo, il prodotto è IMMISSIBILE IN COMMERCIO). IN BUONA SOSTANZA, ciò significa che: se per ragioni di inerzia ministeriale non arrivano dinieghi all’immissione sul mercato, il prodotto diventa AUTOMATICAMENTE valido????? E allora a cosa serve la vivisezione? 2) esiste un MERCATo degli animali da laboratorio che esercita lo stesso PRESSING a livello ministeriale delle Multinazionali del Farmaco. RICORDIAMO CHE IL MERCATO DEGLI ANIMALI DA LABORATORIO HA LO STESSO GIRO D’AFFARI…CIOè MILIARDI, DI QUELLO DI QUALSIASI PRODOTTO INDUSTRIALE COMMERCIALIZZATO DALLE MULTINAZIONALI”
Commento di Elia Menta: “Il motivo centrale è questo.
SE si vuole curare l’uomo con certi farmaci (altro discorso, saltiamolo) allora dicono che SERVE testare determinate sostanze su un SISTEMA biologico. Un organismo insomma. Perchè fare esperimenti solo su culture cellulari, ad esempio (sono cellule “spalmate” e cresciute su delle piastre che mimano, in modo incompleto, il loro habitat nel corpo) o su sistemi di organi artificiali è incompleto.
Certo è che il mercato non incentiva la ricerca su sistemi alternativi (produrli, fare sperimentazione per produrli, o comprarli) da quello che so costa un botto. E’ più economico comprare ad esempio, ratti o topi da laboratorio. Poi c’è tutto un filone particolare… di aziende che producono animali da sperimentazione geneticamente modificati o con caratteristiche selezionate con particolari incroci. Ad esempio esistono topi da laboratorio che vengono venduti (nascono quindi) già con determinati geni “spenti” oppure “accesi” a seconda delle esigenze di coloro che devono usarli. Ad esempio, faccio copia&incolla “I topi Doogie presentano una migliorata memoria e capacità di apprendimento. Essi risultano avere una funzionalità potenziata dei recettori NMDA, le molecole proteiche di cui ha bisogno il cervello per immagazzinare informazioni nuove. ” quindi potranno servire per capire come funziona la via di segnale mediata da quei recettori, o per fare prove particolari sull’apprendimento.
Quindi un mercato enorme.
Ad esempio, ancora, conigli usati in batterie, enormi batterie, per testare la tollerabilità oculare a particolari gocce o particolari “trucchi”. Sorvolo sui test di tollerabilità cutanea (magari uso termini non esatti) perché sono vere e proprie torture legalizzate.
Quindi non solo medicine, ma anche prodotti che vengono a diretto contatto con parti del nostro corpo “liquidi, trucchi, creme varie” vengono solitamente testati, dopo una certa fase, sugli animali.
Il giro d’affari è enorme e si auto-sostiene.
Questo in generale.
Altre considerazioni
I ratti che vengono usati per le sperimentazioni di neurofisiologia o neuroanatomia o neuroequalcosa vengono ammazzati barbaramente da chi fa ricerca.
Il problema (per chi fa ricerca che a quel punto cessa di essere uomo, per quel poco che gli rimane, e diventa un completo robot) è che gli anestetici possono influenzare i risultati dell’esperimento quindi non possono somministrarli all’animale.
I sistemi per ucciderli sono essenzialmente:
1) la dislocazione cervicale. Ovvero: il topo, il ratto anzi, viene abituato, gironi prima, ad essere preso dalla gabbietta e fatto uscire fuori (se non viene abituato si stressa, entrano in circolo sostanze che poi possono influenzare i risultati dell’esperimento). Quel giorno viene preso e improvvisamente sbattuto con violenza contro un muro.
Chi è esperto ha la certezza di spezzargli la colonna vertebrale e quindi il ratto muore istantaneamente.
Questa cosa mi fa venire la nausea ma andiamo avanti
2) la ghigliottina. Esiste una piccola ghigliottina per i ratti. Detto così fa ridere ma fa capire a che livello siamo.
I ratti vengono abituati prima con il solito sistema, poi ghigliottina e via.
Mi raccontano (chi lo fa) che se gli animali non vengono abituati “sentono” che devono morire e incominciano a tremare e a fare versi angoscianti.
In una società così come è ancora possibile parlare di dignità umana e di rispetto della vita è un mistero!”