Grottammare (A.P.) – Editto che vieta l’accesso al mercato agli animalisti cattivi
Novembre 2012: per l’annuale fiera di San Martino il Comune di Grottammare (A.P.) decide che contestazioni contro la vendita di animali vivi al mercato non ne vuole, e che un presidio di animalisti non s’ha da fare, né domani né mai.
Quindi fiato alle trombe ed editto sia, quello “bulgaro” su cui ci si sganascia dal ridere da giorni, divulgato via web tra i mezzi d’informazione locali e nazionali, i siti animalisti, la gente comune. Perché per contenuto e linguaggio, alcuni passaggi sembrano tirati fuori dagli archivi del Ministerium für Staatssicherheit della RDT, o da quelli dell’OVRA (barrare il colore che si preferisce, la sostanza è la stessa).
Secondo i “Criteri per lo svolgimento e la partecipazione alla Fiera di San Martino” emanati dagli strateghi del Politburo (ops… del Comune), gli animalisti manifestanti potranno stare soltanto ben lontani dagli stand con gli animali in gabbia – collocati, data l’alta valenza educativa degli stessi, davanti alla scuola elementare, va da sé… – e soprattutto non esprimere le loro idee: divieto di “promulgare e diffondere ideologie e dottrine che possano influenzare la buona fede e la psiche delle persone” (sic). E altro. Traduzione dal poliziottese: non potete dimostrare una benemerita cippa, statevene a casa.
Detto fatto: ignorato il decreto da parte degli animalisti, per la sua incostituzionalità e la flagrante ridicolaggine, ecco sotto la pioggia il drappello dei Vigili col comandante in testa, prima quello finto poi quello vero – non è un film con Totò e Peppino, accade a Grottammare – presentarsi al presidio, far la voce grossa: “non potete stare lì….” (e perché, di grazia?), rivolgersi sprezzantemente ai manifestanti in dialetto e dando del tu, perfino sbertucciare la manifestante che li richiama alla conoscenza della Costituzione. Ma, venuti per allontanare, dovranno allontanarsi impotenti: non prima che – irriverente nemesi – da uno dei tendoni una secchiata d’acqua piovana gli si rovesci sulla testa.
Al di là del grottesco, la vicenda locale riproduce – in scala ridotta per dimensioni ma non per gravità e portata simbolica – derive autoritarie e antidemocratiche sempre più incuneate nei centri di potere, fino ai fatti di Roma dell’altro ieri. Che il teatro sia l’Italia tutta o una sua parte periferica e provinciale, è ancora il pensiero critico ciò che incute paura; le idee sono eversive dell’ordine costituito; la dialettica democratica – roba da esaltati e facinorosi! – minaccia i piedistalli dei ducetti di centro e periferia. Per il dissenso c’è il manganello: quello vero che a Roma e altrove spacca teste di adolescenti e insegnanti; quello metaforico dei decreti/editti che vogliono infilare uno straccio in bocca e zittire civili manifestazioni di idee.
Parola d’ordine, mostrare i muscoli. A Grottammare il “potere costituito” ancora non mena, ma in attesa di dotare i suoi vigili di manganello e spray urticante come nella vicina San Benedetto, mostra i muscoli e si fa scoppiare le vene del collo diventando verde come l’incredibile Hulk. Ma riesce solo a produrre incredibili pantomime come la querelomania di sindacomerli, la scombinata prosopopea dei suoi gendarmi, i diktat modello Stasi…
A quando l’olio di ricino?
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.” Costituzione Italiana, art.21.
Sara Di Giuseppe
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