Religioni, etica umana ed il percorso illuminato della laicità
Percorsi di Laicità
Socializzare i nostri contributi animati da uno spirito assertivo che cerca non tanto di contrapporli quanto di integrarli con gradualità e ponderazione, come la nonviolenza ci insegna, è il cuore stesso del metodo del consenso.
Il tema della laicità è vastissimo, ma prima di tutto, che cosa intendiamo, oggi, per laicità in un mondo dove si afferma di tutto e il contrario di tutto ? Urge da parte nostra un contributo alla chiarezza, consapevoli che addentrarci nei suoi tanti significati corriamo il rischio di perderci. Tuttavia è un rischio che dobbiamo correre. A me pare evidente che la laicità non va tanto ricercata in una definizione, più o meno efficace o politicamente corretta, quanto, partendo da situazioni reali, dalle storie, dai disagi e dalle testimonianze che la negano, nella consapevolezza di una dimensione che abbraccia tutta la vita e che sfugge ad ogni rigida catalogazione.
Da un punto di vista storico, la laicità è l’affermazione e la ricerca dell’autonomia dell’umano rispetto a qualsiasi e indebita ingerenza che la trascende e che la vorrebbe limitare. Ed è il riconoscimento di tutte le parzialità e delle tante identità relative e dinamiche che trovano nei processi storici una possibile e auspicabile “convivialità delle differenze”.
Spesso ci interessiamo della laicità solo in relazione e in rapporto alle religioni che l’hanno vista nascere fuori dalla loro sfera e, quindi, spesso la temono quando non la combattono.
Certo, è molto difficile che le religioni, che pretendono di possedere la verità assoluta, accettino come paradigma i presupposti teorici della laicità, che si fonda sulla relatività e la parzialità di ogni pensiero e di ogni ordine morale, e che, a loro volta, sono il fondamento delle moderne democrazie. E qui si apre uno spazio enorme di discussione che ci interroga sul rapporto tra le religioni e le varie forme di democrazia.
L’etica molto “kantianamente” è un imperativo categorico che nasce nel seno della coscienza storica dell’umanità e non un comandamento avulso e imposto alle coscienze dall’ “alto”, perchè lederebbe un principio di libertà, violentandole. Ma è altrettanto vero che ogni libertà trova in un’etica responsabile e condivisa la sua ragione d’essere e la sua piena maturità.
A mio avviso, le religioni o si pongono come oppio dei popoli e quindi sono alienanti o testimoniano esperienze di liberazione che contribuiscono a creare e fondare la laicità. Ma fintanto che l’umanità non si riappropria degli strumenti per liberare le coscienze da ogni dogmatismo e da ogni ideologismo diventa difficile costruire una società autenticamente laica. Strumenti che la debbono aiutare in ambito religioso a decostruire e ricostruire i tanti immaginari a cui l’uomo è ricorso e ricorre per definire e rappresentare il sacro e il suo rapporto con il divino.
Quest’ultimo, com’è noto, è sancito da vincoli che vedono quasi esclusivamente le caste clericali come uniche depositarie e gestori dei segni e dei simboli con cui si ammanta la sacralità. Questi vincoli vanno evidenziati, indicati e restituiti a tutto il popolo delle comunità religiose. Invece sono diventati strumenti nelle mani di un potere che ha poco dello spirito di servizio, il solo che potrebbe creare le condizioni per liberare l’uomo dalle sue tante schiavitù interiori ed esteriori.
Ma la laicità, essendo una dimensione autonoma, non solo deve affrancarsi dalle ingerenze di un pensiero unico, teologico o ideologico che sia, ma deve porsi e non imporsi all’umanità, rispettando i tempi della storia e i diversi contesti socio culturali, come l’unica dimensione a garanzia di tutti perchè la libertà è un diritto e non una concessione di un “dominus illuminato”.
La riflessione sulla laicità, oggi, dovrebbe partire dalle testimonianze che ci rivelano situazioni di disagio e di ingiustizia presenti nella società per interrogarci sulle nostre responsabilità di cittadini e sul ruolo che svolgiamo anche all’interno del più ampio contesto della società civile e individuare possibili percorsi condivisi.
Il tema della laicità va affrontato in relazione a molteplici dimensioni.
Rispetto al pensiero unico liberista evidenziando gli aspetti sociali ed economici locali e globali. Rispetto all’intercultura e al dialogo tra le religioni contro chi favoleggia di uno scontro di civiltà. E ancora, affrontare i rapporti con la società, con la scuola, con le istituzioni, con le leggi e non ultimo il delicato rapporto con le scienze. Quindi, occorre un’analisi a tutto campo, soprattutto per far emergere le connessioni tra i diversi ambiti e cogliere i vari nessi che li legano.
Le risposte come le domande in un orizzonte di parzialità sono sempre aperte. Esse dovrebbero rifuggire dalle scorciatoie rappresentate dagli integralismi e da una visione unica e totalizzante della vita che ci viene calata dall’alto dalle elites del potere dominante e invece dovrebbero essere il frutto di un percorso fatto di ricerca e di continua armonizzazione fra tutte le differenze, portatrici di ricchezze e di valori, ma anche di interessi e di conflittualità. E ogni dialogo parte dal reciproco rispetto.
Se vogliamo fare un salto di qualità, il nostro sforzo dovrebbe non tanto evidenziare ed incentrarsi sulle singole dimensioni della laicità, cosa buona e giusta, quanto sul loro carattere unitario. Sono consapevole che ogni momento di riflessione non sarà mai esaustivo, ma semplicemente rappresenta un’ulteriore tappa verso una maggiore consapevolezza.
Tuttavia, se desideriamo che la laicità permei la nostra vita e tutti i suoi ambiti, anche se affrontati parzialmente per necessità analitiche, essi devono essere indivisibili, in uno sforzo teso a considerarla nella sua complessa articolazione, così come avviene per i diritti umani. Altrimenti ci perderemmo nella frammentazione e in tanti particolarismi facendoci dimenticare la dimensione globale della laicità.
Michele Meomartino