Sovvertire le priorità: allo sfruttamento delle risorse è necessario contrapporre la tutela dei beni comuni
L’Italia, il nostro Paese, sembra privo di memoria, di slancio, di altruismo e di compassione. Per dirla con Carlo Levi: “Nessuno ha toccato questa terra se non come un conquistatore o un nemico o un visitatore incomprensivo”. Sembra un Paese diverso da quello in cui sono nato, un Paese che amavo tanto e che voglio lasciare. Non so bene cosa avrei dovuto dirvi per questo commiato.
Mi hanno sempre detto: “metti amore in ciò che scrivi”. Io invece sono andato con rabbia in un’altra direzione.
Giuseppe Fava mi ha insegnato una regola semplice e precisa: “Scrivi ciò che vedi, senza farti condizionare dal contesto. Scrivi la verità che riesci a ricostruire senza reticenze”.
Cosa si può fare? I giornalisti hanno un grande potere, ma non lo usano quasi mai per il bene comune. Quelli che lo adoperano, in genere, vengono uccisi senza pietà: Mauro De Mauro, Peppino Impastato, Graziella De Palo, Italo Toni, Giuseppe Fava, Mauro Rostagno, Giovanni Spampinato, Giancarlo Siani, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin (solo per ricordarne alcuni ammazzati sul campo per rendere il nostro un Paese migliore).
Il poeta Pier Paolo Pasolini quando scrisse IO SO, non scherzava. Egli era uno scrittore unico, una persona “che cerca di seguire tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero”.
Anch’io so e come per Pasolini “tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere”. Il tutto ci è vietato, ma del tutto possiamo conoscerne parti sufficienti a farci capire di più se riusciamo a collegarle fra di loro, a mettere insieme i frammenti degli avvenimenti che ci vengono forniti in maniera diacronica, illogica. Ma è possibile che sia così pericoloso schierarsi dalla parte della verità? Certo, è rischioso, ma ciò non toglie che vada fatto ugualmente. Non c’è bisogno di eroi, però, e soprattutto di retorica o populismo, purtroppo di gran moda.
Cosa si può fare? Intanto non restare indifferenti. Fare qualcosa insieme invece che contro. Chiamare a raccolta quelli che si riconoscono nell’essere a favore delle persone, per la verità e la giustizia. Non si può sempre vivere contro qualcuno o qualcosa.
E non mi importa niente delle ridicole etichette che mi hanno forzatamente appiccicato addosso di recente, definendomi sulla stampa di regime un “complottista”, quando ho toccato il tema tabù della guerra ambientale, in atto sotto i nostri occhi distratti e stanchi per mille battaglie civili o per il peso dell’esistenza. Sono nauseato da questa recita quotidiana della vita politica italiota coi soliti burattini e burattinai perennemente nei salotti tv; mi viene una rabbia fuori controllo solo a sentirli nominare perché purtroppo in Italia i rifiuti si riciclano soltanto in politica.
In Italia – prevalentemente – i palazzi del potere e le figurine che li animano sono marce. La mafia alberga nel cuore delle istituzioni.
Il progresso di una comunità civile non si misura dai metri cubi di cemento armato, ma dal rispetto della legalità e dalla cura dell’ambiente e soprattutto dei bambini.
Il male non è ovunque. In questo Belpaese ci sono bimbi che sorridono e hanno parole semplici di verità e bellezza. Ci sono tante persone buone e sagge che aiutano quelli in difficoltà, ma non basta. Ci sono tanti esempi di buona volontà nel quotidiano. Non è tutto perduto. C’è qualcosa nell’animo umano che ti impedisce di arrenderti del tutto, anche quando le forze vacillano. Qualcosa come il pianto di un bimbo sofferente che ti dà l’energia e la sensazione che valga ancora la pena lottare per un ideale democratico.
La biosfera può soddisfare i bisogni di tutti se l’economia globale rispetta i limiti imposti dalla sostenibilità e dalla giustizia. Come ci ha ricordato Gandhi: “La terra ha abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l’avidità di alcune persone”. Dunque: sovvertire le priorità: allo sfruttamento delle risorse è necessario contrapporre la tutela dei beni comuni.
Io non ho una ricetta per la felicità, una soluzione in tasca che valga per tutti. Credo fermamente che ognuno di noi possa fare la sua parte per riconquistare il senso e la misura delle cose. Ma senza perdere tempo occorre passare al fare, uniti, insieme.
Alla disperazione giovanile incombente, programmata a tavolino, c’è soluzione. Eppure tanti giovani sopravvivono consumando nel vuoto i giorni e l’intelligenza. Così sebbene sia assente nel nostro Paese la pena di morte, vige legale e inesorabile la morte per pena.
E non importa chi vinca le elezioni, perché non è lì la vita reale, ma qui, nelle difficoltà dei giorni sempre uguali, senza privilegi, senza vantaggi, senza soldi facili, senza salute, senza speranza e senza futuro.
La politica ha un grande valore solo se fatta come servizio verso la collettività, solo se realizza un futuro migliore per l’umanità.
Bisogna superare il proprio egoismo, la propria stanchezza, i propri timori e i giorni sempre uguali che sembrano veleggiare verso il niente.
Sono libero e mi sento forte e degno di amore. E voi lo siete nella misura in cui agite in modo che le vostre azioni realizzano il bene comune.
Non smarrite quel bagliore di dignità che vive dentro ognuno di noi e non consentite agli altri di togliervelo.
Le persone sono stanche, non sono motivate e non ne possono più. Poi, però, si rialzano. Allora, ce la possiamo fare a dispetto di tutto e di tutti. Quel che conta è la capacità di reagire alle circostanze, anche le più avverse, perché in fondo al tunnel c’è la luce. La forza di un’idea libera può cambiare il mondo.
Questo cammino è iniziato con il maestro Gandhi e termina con lui: “Fate battere i vostri cuori”.
Gianni Lannes