Vegetarismo e religione – La chiesa cattolica deve superare l’antropocentrismo ed il carnivorismo se vuole essere un ente etico e morale
In un mondo in cui i valori tradizionali procedono superando la sfera antropocentrica per espandere i codici della civiltà e del diritto dall’uomo ad ogni essere senziente, la Chiesa non può essere refrattaria alle nuove esigenze dello spirito umano e trincerarsi a difesa della centralità dell’uomo sul creato con la facoltà di disporre delle risorse naturali e della vita degli animali: l’etica universale del movimento vegetariano-animalista è la realtà cui è chiamata a confrontarsi e ad esprimersi la Chiesa cristiana.
L’uomo è vegetariano per volontà di Dio, come comandato in Gen. 1,29. L’autorizzazione a mangiare la carne degli animali caratterizza l’uomo decaduto, riscattato dal sacrificio di Cristo che restaura l’antico patto tra Dio e gli uomini, l’antica alleanza tra Dio e tutte le sue creature.
L’uomo deve tornare ad essere custode e saggio amministratore della creazione non tiranno.
La chiesa ha il dovere morale di uniformarsi alla dimensione antecedente il peccato originale restaurata da Cristo in cui l’uomo non si nutriva della carne degli animali suoi simili come riportato in Gen. 2,18 e come indicato sia da S. Girolamo padre della chiesa cristiana e da S. Basilio di Poiana che affermava: “Se i monaci cercano l’antico ordine devono volere i cibi che Dio ha dato ad Adamo nel paradiso non quelli di Noè dopo il Diluvio”.
La Chiesa cattolica è la sola istituzione che mai ha levato la sua voce in difesa delle creature non umane sofferenti, e in questo ha tradito la sua missione. Dovrebbe essere fautrice di compassione, di pietà, di sensibilità umana. Il movimento vegetariano-animalista trova sostenitori in qualunque categoria eccetto che nel clero e nella maggior parte dei cristiani.
Siamo in comunione con Dio quando siamo in comunione d’amore con tutte le sue creature. E come possiamo essere in comunione con le sue creature se le tormentiamo in ogni modo e le uccidiamo per mangiarne il corpo martoriato?
Se lo scopo della religione è quello di rendere l’uomo sostanzialmente migliore, cioè più buono, più giusto, più misericordioso e fraterno, come concilia il cattolicesimo la pratica dello sfruttamento e dell’uccisione di un animale senziente che induce alla durezza di cuore, all’indifferenza verso la sofferenza dell’altro e al disprezzo del valore della vita? Limitando il sentimento dell’amore e della compassione alla sola specie umana non si rende peggiore l’uomo sul piano morale, civile e spirituale? Reprimendo la pietà nell’animo umano non si inclina l’uomo alla violenza anche verso il suo stesso simile? L’indifferenza verso il valore della Vita e verso la sofferenza in senso lato non genera una mentalità di predominio del più forte sul più debole? Non preclude lo sviluppo di una mentalità di pace e di non violenza, di rispetto, di condivisione, di benevolenza nei confronti degli stessi esseri umani?
Se la Chiesa cattolica trae insegnamento dalla Bibbia perché non rispetta il comando in Gen. 1,29 dato da Dio agli uomini ad essere vegetariani? “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme ed ogni albero in cui è frutto saranno il vostro cibo, mentre agli animali do la verde erba dei campi”. Perché resta ancorata alla condizione dell’uomo dopo il peccato e non patrocina la nuova dimensione instaurata da Cristo che afferma: “Misericordia voglio non sacrificio”?
Se lo sfruttamento degli animali è legittimato dalla Chiesa perché ritenuti esseri inferiori al servizio dell’uomo, perché nel creare gli animali Iddio in Gen. 2,18-19 parla di esseri simili a noi? “Non è bene che l’uomo sia solo, gli voglio fare un aiuto che gli sia SIMILE, allora il Signore Iddio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e li condusse all’uomo per vedere come le avrebbe chiamati”. I presunti vantaggi dell’uomo nello sfruttare gli animali perché ritenuti esseri inferiori non ha forse lo stesso motivo che indusse i bianchi a legittimare la schiavitù nei confronti dei negri e non solo? Una mentalità di predomino del più del più forte sul debole non è forse stato il seme di ogni tirannia a danno della civiltà umana e del progresso morale e spirituale?
Se al pari degli uomini gli animali sono dotati di anima come affermato in Sap. II: 23-26: “Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose”. E in Gb. 12,7-10: “Egli ha in mano l’anima di ogni vivente ed il soffio di ogni carne umana”, nella dimensione trascendente l’anima degli animali uccisi non accuseranno la Chiesa alla presenza di Dio?
Mangiare carne per procurarsi un piacere, che causa sofferenza e morte ad una creatura senziente, non è forse considerato peccato di gola? oltre un fatto eticamente inaccettabile?
La legge morale e spirituale non deve forse ampliarsi con l’evolversi della coscienza umana e con le mutate esigenze dello spirito? Il seme gettato da Cristo non deve forse dare i suoi frutti ed ampliare la sua sfera d’amore dall’uomo ad ogni creatura posta da Dio sotto la tutela dell’uomo?
Molte cose sono state superate dalla Chiesa perché non più giustificabili sul piano storico-sociale in continua evoluzione, come la legge “occhio per occhio”, la lapidazione degli adulteri, l’uccisione degli eretici ecc., perché la Chiesa cattolica si ostina a negare dignità e rispetto dovuto agli animali nostri compagni di viaggio e li condanna ad un’esistenza infernale a causa dell’uomo?
Che siano i laici e non la Chiesa a chiedere rispetto e amore anche per gli animali non è un controsenso per la morale cristiana?
Quali parti dei testi evangelici possono essere considerati autenticamente ispirati da Dio e quali invece possono essere interpretazioni contestuali?
Non si tratta di spodestare l’essere umano dalla sua centralità ma di responsabilizzarlo nel suo dovere di tutore della creazione.
Lo scopo della La religione deve essere quello di farsi medicina per curare i mali di cui soffre l’umanità non solo preparare l’uomo alla dimensione ultraterrena: deve essere sintesi delle conoscenze acquisite ed essere lo specchio dell’evoluzione umana.
Gli animali non sono tristi per loro natura, non sono infelici o ammalati: è l’uomo che li rende tali, è l’uomo che li condanna ad un’esistenza infernale. Mai gli animali si macchierebbero di crimini orrendi contro i propri simili. Gli animali sono innocenti, puri, miti, in armonia con il creato: da sempre hanno obbedito pazienti all’arroganza umana pagando con il dolore e la vita; eppure mai si leva la voce della Chiesa a loro difesa.
Franco Libero Manco