Anthony Ceresa: “L’ILVA e la messa in scena… per non pagare i danni!”
Lettera Aperta
Milano, 24 Settembre 2012.
Spett.le ILVA SpA
Sede legale
Viale Certosa, 249 –
20151 MILANO.
Fax +39 02.3070.0229
*** Cortese attenzione del Presidente Mr. EMILIO RIVA.
Copia per conoscenza: Ministero dell’Ambiente e Tutela Territorio
Viale Cristoforo Colombo, 44
00147 Roma.
Fax +39 06 5728.8513
*** Cortese attenzione del Ministro Onorevole CORRADO CLINI.
Oggetto: L’ILVA DI TARANTO PUO’ ESSERE SALVATA CON POCHI MILIONI.
Illustrissimo Mr. Riva,
Faccio seguito al mio Fax del 10 Settembre 2012 del quale non ho ricevuto conferma di ricezione.
Da qualche mese seguo la situazione dell’ILVA di Taranto e mi piange il cuore riscontrare tanta ignoranza da parte dell’opinione Pubblica Italiana a voler far chiudere un’importante acciaieria Europea situata a Taranto, per soddisfare le contestazioni generate dai Sindacati in cerca di maggiori premi in armonia con gruppi Politici di contrasto, i quali dovevano intervenire quarant’anni anni fa e devolvere le prebende intascate ai danni della sicurezza verso l’ambiente e la salute dei cittadini, anziché chiudere gli occhi al completamento sano del progetto.
Questo fatto delle ripetute mancette ai Politici e Sindacati per indurli a chiudere gli occhi, hanno distrutto il Paese, dove per l’appunto nei conti dello Stato, mancano due mila miliardi di fondi pubblici sprecati nella unzione del Potere Politico e Sindacale.
Ho la vaga impressione che pure con l’Ilva stiano tentando di copiare il sistema adottato con la Nave Concordia semi affondata all’Isola del Giglio, la quale si poteva rimettere in piedi nel giro di dieci/quindici giorni, mentre a distanza di un anno sono ancora in attesa di decidere se alzarla con il cricco o con la lingua, anziché eliminare l’acqua penetrata nella Nave, mentre costi e spese marciano a vele spiegate.
Sono un Senior Consultant Engineer con una ricca e umile esperienza tecnica e pratica svolta al servizio di grandi Gruppi Internazionali nei cinque continenti, e se mi è concesso uno slittamento volgare per essere più chiaro, un tecnico con le palle rivolte alla realtà scientifica e tecnologica dei meriti e meno politica per gonfiare le tasche dei miseri furbacchioni.
In Australia dal 1962 al 1972 ho collaborato allo sviluppo del più grande progetto minerario, “HAMERSLEY IRON ORE PROJECT” nella Zona del Pilbara (Tom Price e Paraburdoo) a circa 1500 Km a nord dalla Capitale Perth del Western Australia.
Il Progetto finanziato da Gruppi Americani e Australiani ha inizio dalle Miniere del Minerale di Ferro in superficie nell’area del Pilbara, carico, trasporto con vagoni ferroviari speciali creati per lo scopo, lungo un percorso programmato di circa 700 Kilometri, (ad oggi esteso a 1200 Km) con treni lunghi 2,5 chilometri, con scarico finale automatizzato in convogliatori semi interrati che completano il trasporto del prodotto in appositi corridoi o panchine artificiali che si inoltrano in alto mare dai Porti di Dampier e Port Hedland (Roebourne), fino allo scarico automatico su navi da cinquecento mila tonnellate dirette inizialmente in Giappone e successivamente in Cina e qualcuna di stazza inferiore in Europa (Germania).
Benché il Progetto si sviluppava lungo una fascia di deserto, furono prese tutte le precauzioni per il rispetto dell’ambiente, della sicurezza e la salute delle persone, per evitare danni alle città distanti.
In Giappone lo scarico delle Navi, pur disponendo delle benne mordenti azionate da potentissimi escavatori, avveniva tramite mordenti a ruota continua del diametro di 2/3 metri, che incanala il prodotto su convogliatori semi interrati i quali trasportano il materiale in campi minerari scoperti, circondati da un sistema laterale a pioggia di altezza determinata senza bagnare il prodotto, attirando la polvere per risucchio, e convogliandola nei canali laterali collegati con vasche di raccolta ad uso intermittente di qualche giorno per decantazione della polvere, dove l’acqua filtrata viene rimessa in ciclo come in un circuito chiuso, e l’evaporazione ripristinata con l’aggiunta di acqua corrente, quando quest’ultima diminuisce dai livelli programmati. Detto sistema costa pochissimo e ferma il diffondersi della polvere prodotta dal minerale.
Come ultimo e più recente incarico, ho fatto parte del tavolo di Consiglio del Presidente Americano Barack Obama per la Funzione Organizing For America.
Sono riuscito a promuovere il Sistema Medico Nazionale in USA, ma non a fermare le guerre Americane per riordinare i conti economici Americani, che a loro dire francamente non interessano, poiché possono stampare valuta a piacere.
Con l’uccisione ingiusta e ingiustificata di Osama Bin Laden, di cui il mondo chiedeva un regolare processo per conoscere tante verità nascoste, compreso i veri autori dell’abbattimento delle due torri gemelle a Manhattan, da sempre attribuite ad un complotto organizzato da George Bush Junior. Dopo l’ingiusto crimine di Stato di cui l’America perse l’occasione di una pace duratura con il mondo Arabo, mi sono dimesso dall’incarico, malgrado il Presidente continua a mantenere i rapporti di amicizia con il sottoscritto.
Ritornando all’ILVA di Taranto, accusata di emissioni nocive contro l’ambiente e la salute delle persone, propongo un programma sostanzialmente economico di risanamento per superare i parametri imposti dalla legge e convincere i Custodi Giudiziari e tutte le parti contrastanti che non hanno ancora capito che per il Gruppo RIVA è più conveniente chiudere bottega a meno di un intervento Economico da parte dello Stato per salvare l’Acciaieria.
Sembrerebbe che qualcuno stia cercando di intorpidire le acque per mettere mano sui miseri profitti non adeguati al rischio e agli investimenti dell’ILVA attraverso gli anni.
L’ILVA può essere salvata con pochissimi milioni, e in tempi rapidissimi, senza fermare la produzione, facendo alcuni ritocchi aggiuntivi per filtrare le polveri emesse dai Camini e dalle lavorazioni interne alla Fabbrica, convogliandole in vasche di decapaggio per essere dissecate e interrate a profondità e luoghi di sicurezza, per la gioia delle maestranze e dei lavoratori che potrebbero continuare la produzione evitando la chiusura totale o parziale della Società.
I Camini dai quali fuoriescono le emissioni nocive, possono essere completamente neutralizzate con sistemi di filtraggio a pioggia e incanalate attraverso tubazioni in vasche di decapaggio, dove l’acqua attraverso sistemi di filtraggio, viene rimessa in circolo. Le polveri e le sostanze nocive neutralizzate e dissecate, verranno poi raccolte e interrate in profondità in luoghi adatti allo scopo.
Intorno ai Camini possono essere innalzate torri metalliche per reggere il sistema di filtraggio, eventualmente, volendo, riducendo l’altezza delle Ciminiere.
Per quanto riguarda i Parchi Minerari è sufficiente copiare i sistemi già adottati in Australia, e in Giappone, suggeriti e sviluppati dal sottoscritto.
Il tutto verrebbe a costare largamente 300/310 milioni per superare i parametri di sicurezza e inquinamento atmosferico richiesti dalla Legge in tempi ragionevoli, senza fermare la produzione.
Con il summenzionato sistema già collaudato, abbiamo il controllo completo delle polveri e di tutte le emissioni nocive sia nella Fabbrica, nei Camini e nei Parchi Minerari, a un costo più che accettabile per continuare a produrre nel rispetto dai parametri di sicurezza e della salute per parecchi anni a venire.
Restando a Sua completa disposizione, qual’ora decidesse di approfondire la mia proposta.
Colgo l’occasione illustrissimo Mr. Emilio Riva per trasmettere i miei più sinceri ossequi.
Anthony Ceresa –
_________________________________
Firma autografa sostituita a mezzo stampa ai sensi
e per gli effetti dell’art. 3, c.2 D.Lgs. n.39/93
a.ceresa2002@libero.it – anthonyceresa@yahoo.com