Vegetarismo etico – Mangiando carne l’uomo si ferma ad una tappa evolutiva intermedia

Nutrirsi è condizione imprescindibile per qualunque essere vivente: senza mangiare si muore. L’aria e l’acqua sono uguali per tutti i viventi, mentre gli alimenti solidi sono utilizzati a seconda della specie.

Gli animali carnivori mangiano la carne e sono dunque strutturati ad uccidere, ad usare violenza e il loro alimento serve a dare loro anche l’aggressività necessaria ad esercitare l’attività che consente loro di vivere.

L’animale predatore vive di imboscate ed in piccoli branchi, mentre l’erbivoro vive in grandi branchi , si nutre di vegetali e non è strutturato ad uccidere e mangiare altri animali: corna e zoccoli sono armi di difesa. L’essere umano è privo di qualsiasi arma naturale, quindi non è strutturato ad esercitare violenza: usare violenza è per l’essere umano un fatto contro la sua natura, come mangiare la carne degli animali uccisi è contro la sua natura.

Se l’animale carnivoro usasse mangiare l’erba anziché la carne ne morrebbe; allo stesso modo se l’animale erbivoro si nutrisse di carne. Gli animali cosiddetti onnivori mangiano anche la carne, ma in modo saltuario, non continuativo cose succede per l’essere umano che nutrendosi in modo sistematico di carne va contro la legge della sua natura e ne subisce le conseguenze. L’uomo è vittima di tre grandi mali: la malattia, la violenza, l’ignoranza.

Alla malattia sono collegate: sofferenza fisica, psichica, emozionale, dolore, morte anche prematura, dispendio di risorse umane, familiari, sociali, economiche, affettive, professionali ecc.. La malattia debilita l’uomo, lo esclude temporaneamente o definitivamente dal consorzio dei suoi simili e gli ostacola o preclude ogni progetto di vita, ogni possibilità di realizzazione.

Che cosa causa la malattia? Qualunque causa fisica, mentale o emozionale in antitesi con le leggi naturali del nostro organismo, preleva energia vitale e predispone alla malattia. Una qualunque specie che vive e si nutre in modo difforme alla sua natura è condannata inevitabilmente alla malattia, ma tra le molte cause l’alimentazione è sicuramente la più determinante. L’alimento carneo, compreso il pesce e tutti i derivati dagli animali, come tutti i cibi industrializzati, trattati, devitalizzati, oltre a non dare all’organismo i nutrienti necessari per conservarlo in salute, lo inquinano di tossine, acidificano il sangue, abbassano le difese immunitarie, causano radicali liberi, stress ossidativo ecc.; la conseguenza di tutto questo è la malattia che si manifesta in tutte le sue forme con la sofferenza e la morte precoce.

La violenza fisica, verbale, psicologica, morale ecc. figlia dell’egoismo e della mancata sensibilità verso la vittima, si manifesta con l’incapacità di condividere e rispettare le esigenze vitali dell’altro, con il predominio, lo sfruttamento, la guerra, l’ingiustizia, l’imposizione, la prevaricazione, il furto, la rapina ecc.

La carne (compresa quella di pesce e i derivati animali, oltre gli alimenti raffinati che sottraggono vitamine del gruppo B necessari al buon funzionamento delle cellule cerebrali) uccide il pensiero positivo e la sensibilità della coscienza umana perché alimento adatto agli animali predatori ai quali non è consentito nutrire sentimenti di pietà verso la vittima, diversamente si estinguerebbero.

La carne dà agli animali la necessaria aggressività ad esercitare violenza, ad uccidere: negli esseri umani esercita la medesima spinta. Gli alimenti carnei essendo ricchi di fenilalanina e di tirosina stimolano due neurotrasmettitori la dopamina e la norepinefrina che provocano il comportamento aggressivo e violento e la propensione alla lotta, tipico degli animali predatori, come confermano la Majo Foundation For Medical Education and Research, Minnesota, USA; per contro, i vegetali, essendo ricchi di amido e fibra influenzano la concentrazione di triptofano nel cervello aumentandone la disponibilità ad essere trasformato in serotonina. che ingenera nel comportamento umano tendenza alla serenità, alla socialità, al gioco. E’ logico quanto inevitabile che l’alimentazione carnea favorisca lo sviluppo di un pensiero predatorio e quindi di una cultura sociale improntata a percepire l’altro come antagonista, come preda. La violenza è generata da pensieri predatori e dall’insensibilità della coscienza umana, nella indifferenza della sofferenza altrui e nella mancanza di compassione verso la vittima. Condizione che è venuta a svilupparsi dal momento in cui i nostri progenitori da raccoglitori-frugivori si trasformarono per necessità di sopravvivenza in cacciatori-raccoglitori. Si abituarono alla violenza, alla morte, alla vista del sangue e spensero in se stessi il sentimento di compassione e di pietà anche nei confronti dei loro simili. I ricercatori dell’università di Oxford, dopo una lunga indagine su studenti hanno evidenziato il rapporto esistente tra pH del sangue che nutre il cervello e acume intellettivo. Tale acume aumenta proporzionalmente alla basicità del sangue che arriva al cervello. La fisiologia cerebrale ne resta influenzata e il comportamento sarà caratterizzato da intolleranza, tendenza alla litigiosità, all’dio, alla separazione. L’ignoranza, la non conoscenza reale dei fatti e gli effetti dannosi prodotti di una causa, espone l’individuo al pericolo, alla sottomissione, al bisogno dell’altro, alla perdita di dignità, alla povertà, alla fame. Quanto più un popolo è ignorante tanto più è facilmente manovrabile; la massa e l’individuo in balia di menti egemoni diventano armi micidiali di distruzione. L’ignoranza è la madre di tutte le sventure umane perché tende a reprimere la compassione. La cattiva alimentazione in genere, ed in modo particolare la carne, influenza i pensieri, il cervello e non permette una evoluzione culturale pacifica, armonica, positiva ma protesa verso l’interesse egoistico. Gli uomini di potere, a differenza del popolo, hanno sempre consumato grandi quantità di carnami ed imposto il loro pensiero bellicoso alle masse e le masse a loro volta hanno cercato di imitare le classi aristocratiche ereditando le tendenze meno edificanti. Per contro i grandi saggi, gli uomini più illuminati della terra che si nutrivano in modo vegetariano, i loro pensieri erano improntati alla pace, alla mitezza, alla tolleranza, alla socievolezza. Una mentalità congenita intesa alla sopravvivenza e alla difesa della propria vita non può che generare una cultura ed una coscienza diffidente e predatoria. L’identica situazione si verificherebbe in ogni comunità primitiva in cui il diverso viene percepito come nemico da combattere, sfruttare o utilizzare a proprio vantaggio. In sostanza, l’uso del mangiar carne produce una cultura superficiale, materialista, contingente, priva di senso critico costruttivo e di vera indagine conoscitiva, senza la capacità di percepire l’essenza delle cose, che è la vera causa dei problemi.

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In particolare

Gli studi della più recente ricerca biomedica effettuati dal dr. Giuseppe Jerace dicono che il nostro comportamento sarebbe significativamente influenzato dal tipo e dalla qualità della nutrizione e che una dieta vegetariana favorirebbe forme comportamentali più armonicamente socializzanti come risultato di un migliore equilibrio degli aminoacidi e delle vitamine apportate dal regime vegetariano.

Uno studio pubblicato sulla rivista “La clinica dietologica” ha messo in evidenza la relazione esistente tra adrenalina e noradrenalina (sostanze predisponenti l’aggressività) e un’alimentazione ricca di proteine. La carne, i formaggi ed i legumi ricchi di fenilalanina e tirosina, aminoacidi precursori di due principi ormonali, sono tra i maggiori imputati. Anche un eccesso di zuccheri e di colesterolo nel sangue sono stati ritenuti predisponenti la lite e la violenza.

Nel giugno del 2010 ricercatori dell’Unità di Neuroimaging Quantitativo (Istituto di Neurologia Sperimentale – INSPE – Direttore Prof. Giancarlo Comi) del San Raffaele di Milano in collaborazione con la Divisione di Neuroradiologia dello stesso Istituto e le Università di Ginevra e Maastricht, hanno scoperto che i vegetariani provano una diversa empatia verso la sofferenza umana ed animale rispetto ad individui onnivori. Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale PLoS One, condotto e coordinato dal Dott. Massimo Filippi e dalla Dott.ssa Mara Rocca, ha dimostrato che l’attività encefalica degli individui che hanno deciso di escludere dalla loro dieta (in parte o completamente) l’utilizzo di derivati animali per ragioni etiche, coinvolge differenti circuiti neurali davanti a scene di sofferenza umana o animale rispetto a quanto accade in chi non ha compiuto tale scelta.

Dice il dr. Franklin: “Il carattere delle gente non dipende tanto dal clima o dal suolo, quanto dall’alimentazione. Tutti gli sconvolgimenti umani, le lotte, le guerre, gli odi, le vendette, le depravazioni, gli egoismi, le psicopatie, gli iniqui verdetti giudiziari, persino i contrasti di idee nelle famiglie tra coniugi, fratelli, amici, nemici nella vita politica, civile, hanno un riferimento diretto o indiretto in un errato regime di vita che ha per base l’alimentazione”.

Franco Libero Manco

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