Il karma dei Boeri – Se i razzisti sono gli altri… Ovvero: continua la strage a singhiozzo del popolo bianco (nero) sudafricano

Tutti i boeri debbono morire?

La mia amica Athon diceva sempre “il karma è karma”, ogni volta che succedeva qualche disgrazia agli altri, ma se per caso la disgrazia succedeva a lei allora se la prendeva con dio i santi ed il mondo intero. Molti son fatti così. Prontissimi a fare analisi profonde, ad esempio sulle cause del genocidio ebraico durante il nazismo, magari affermando che i torturatori nazisti ora sono reincarnati nei corpi dei palestinesi che debbono patire indicibili sofferenze da parte delle loro ex vittime. Ed il ciclo così si perpetua, una volta a te, una volta a me.. D’altronde la legge dell’antico testamento lo dice chiaro: “occhio per occhio e dente per dente”. La saggezza salomonica del tagliare il bambino a metà.. è un fulgido esempio (se la mamma vera non avesse rinunciato al figlio il carnefice avrebbe squartato il bebè, ovviamente…). Ma qui abbiamo oggi il dramma karmico dei boeri. Olandesi emigrati in sud Africa per continuare a fare quel che avevano sempre fatto: i contadini. Lì avevano trovato tanta terra da lavorare e pure risorse minerarie e pian piano, sulla loro scia, il sud Africa che era disabitato, fu occupato da torme di emigranti africani -prima- e poi dagli eserciti inglesi che si appropriarono di tutto creando una società a sandwich alla quale chiamarono a partecipare anche gli indiani (ben descritta da Gandhi). Da una parte gli inglesi, a comandare, e dall’altra in varie gradazioni di potere, i boeri, gli indiani, gli zulù e le altre popolazioni nere sopraggiunte. Che non potesse funzionare a lungo, anche dopo la fine dell’Apartheid, si sapeva già… Ed ecco i risultati finali: gli inglesi se ne sono andati quasi tutti lasciando solo le loro sedi commerciali per l’estrazione delle ricchezze minerarie, gli indiani se ne stanno andando tutti perché ostracizzati (come classe “media” sono sempre stati invisi in Africa, è successo anche in Tanzania, in Kenya, etc.), i neri hanno assunto il potere e legiferano a loro comodo (essendo la maggioranza).. ed i boeri? Siccome sono sudafricani da 4 generazioni non possono andare in alcun posto, possono solo essere sterminati e che non ci si pensi più…. Il messaggio karmico era chiaro sin da quando alla fine del 1973 visitai Durban e vidi una famigliola nera, madre e figlia che camminavano tranquille per strada, la figlia aveva una bambola bianca legata al collo che strascinava come fosse stato un cagnolino.. Più chiaro di così! Si sapeva già come sarebbe andata a finire..

Ed ora leggetevi alcune notizie sul genocidio in corso

La parola Lager e’ boera infatti e stava a rappresentare il cerchio dei carri che i coloni in movimento facevano la sera durante la sosta notturna. Poi, dopo, ha significato altro….campi di terminio nei quali gli inglesi chiudevano donne e bambini e li lasciavano morire per consunzione ( fame ). Oggi i boeri sono di nuovo nel mirino, questa volta da parte dei neri che stanno effettuando pogrom a ripetizione contro di loro. per liberarsi definitivamente di questa tribu’ bianca africana che conta attualmente tremilioniemezzo di anime. Le bande di neri assaltano le fattorie stuprando, uccidendo e devastando ogni cosa.

Si inizia con minaccie via posta, “se non ve ne andate bruciamo la casa”. Poi classificano le fattorie da colpire con 3 colori: il verde di una Sprite indica target facile, un cartone di latte bianco all’uscio rischio medio, una lattina rossa di Coca vuol dire offlimits (troppo sorvegliata). Il metodo è scientifico, al pari del viedo che insegna a spiare un insediamento e farne fuori i proprietari, oppure attaccargli l’Aids. Certe gang offrono premi da 250 dollari a boero. A poco servono ai latifondisti abbienti cancelli elettrificati, sensori laser, guardie del corpo, gas lacrimogeni, Neels Moolman, criminologo dell’università di Sovenga, ha evidenziato la premeditazione dei delitti, accatto all’assenza di repressione della polizia e ad una brutalità standard. Agli eredi degli Zulu non basta uccidere e depredare, per vendicare i loro avi vogliono umiliare. Da qui gli stupri, le impiccagioni con filo del telefono, il rogo dei corpi rantolanti, le teste segate a metà, e la raccapricciante fine di una vecchia in carrozzella bollita viva in un pentolone.

Ma tanta barbarie non nasce dal nulla. Era anzi prevedibile nel contesto della politica razzista intrapresa dal governo nero di Pretoria. L’anno scorso il premier Thabo Mbeki, a capo di un monocolore dell’African national congress d’ispirazione comunista, ha varato un pacchetto di leggi per il “Potenziamento economico dei neri” (Bee laws). Che nella sostanza rimuovono il diritto inviolabile alla proprietà privata, cencellano ogni toponimo Afrikaaner, chiudono i loro centri culturali, scolastici, radiofonici, completando la rimozione di ogni segno di matrice europea del Programma per il rinascimento africano. Sulla china del genocidio si arriva però con il programma di ridistribuzione della terra, che consente a qualunque nero accampi un diritto su un podere Afrikaaner, per quanto datato o velleitario, di appropriarsene tout court: immaginate cosa accade quando i tribunali o gli interessati non accosentono. O quando gli imprenditori agricoli rifiutano le società con azionisti neri, imposte dalla Bee.

Da diversi mesi l’assemblea nazionale ha fatto legge il “Firearm controll bill”, che annulla di fatto la prerogativa dei contadini boeri sul possesso di armi per autodifesa. Ormai in molti danno per scontato un “effetto Zimbabwe”, un bis della pulizia etnica contro i bianchi condotta nell’ex Rhodesia dal dittatore Mugabe. Certo i bianchi in Sud Africa sono 3,5 milioni ma anche in Zimbabwe cominciò così, e prima ancora coi tedeschi in Namibia. Chi può ha cominciato a scappare. Il rischio è che venga meno ogni freno e il genocidio contagi le città. Il problema è che i bianchi sudafricani non hanno una madrepatria che li accoglierebbe compensandone i danni: vivendo lì da tre secoli e mezzo sono oramai dei nativi, quanto gli statunitensi in America.

E dire che i primi a rimetterci dall’estinzione dei boeri sono giusto i neri. Il Sud Africa era il granaio del continente, grazie all’export sottocosto delle fattorie bianche. Molte delle 24 nazioni che ora soffrono la fame nella fascia subsahariana lo devono al crollo della produzione boera, che dava cibo a 130 milioni di africani. E persino in alcune zone del Sud Africa quest’anno è comparso lo spettro della fame.

Ma se le cose dovessero proseguire in questo modo credo che i boeri reagirebbero. In passato hanno dimostrato di avere fegato, poi quando non si ha più nulla da perdere anche le pecore diventano leoni. Alla fine verra creato uno stato boero…. o una homeland come per gli zulu.
E questa sarebbe la soluzione migliore.

Paolo D’Arpini

(Fonte Notizie: http://informare.over-blog.it)

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Commento di Vincenzo Mannello:

“Fa onore a chi segnala questo inizio di pulizia etnica con vittime africane “bianche” il coraggio di essere politicamente “scorretti”. Nel mio piccolissimo la porrò in massima evidenza. Ma, con amara praticità , come non ripensare al profetico Africa Addio di Jacopetti o allo struggente Brancos y Pretos cantato da Leo Valeriano . Altro che profezie! E, più terra terra, quanti modestissimi suggerimenti agli Afrikaaner che, a differenza dei portoghesi, dei belgi, degli inglesi, come giustamente scrive Paolo, non hanno una Nazione madre che li possa “evacuare”. Deporre le armi e consegnare il potere a Mandela ed alle multinazionali li avrebbe salvati per qualche decennio. Poi si sarebbe fatalmente arrivati… all’oggi! E nessuno che prevedesse questo, civile o militare che fosse, era un genio della politica. Bastava conoscere i rudimenti della storia e gli avvenimenti della area africana. Ma quanto sopra lascia il tempo che trova. Ora diciamoci da fare, secondo possibilità”

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