Teodoro Margarita… e l’acqua di benvenuto!
L’acqua di benvenuto
L’acqua di benvenuto
Quando accogli nel tuo giardino, nel tuo orto o anche solamente sul tuo balcone una nuova pianta,
non farle mai mancare l’acqua di benvenuto.
E’ importante, non è solamente perchè la pianta ne ha bisogno per poter vivere,
no, non è solo per questo.
L’acqua di benvenuto che dò alle piante novelle è un’acqua speciale,
un’acqua della memoria di tutte le volte che ho accolto una pianta nuova.
Ogni volta si celebra lo stesso rito ed ogni volta è diverso.
Ogni volta, diverse le piante, sento un’energia nuova,
questo desiderio forte, vivo, che la pianta si trovi bene, che attecchisca,
che faccia amicizia con le sorelle che già vi sono,
che sia grata delle api e delle farfalle che nel mio orto pulito, esente dalla chimica,
troverà in quantità, che parli al merlotto, un pochino tonto, si avvicina troppo,
ma non ha imparato che noi uomini siamo cattivi? che, certamente vorrà visitarla per vedere se ha qualche buon germoglio
da piluccare. L’acqua di benvenuto, dicevo, sostiene e rafforza la convinzione nella pianta che qui è accolta,
benvoluta, qui si prenderanno cura di lei, qui, qualcuno, le strapperà di torno parietaria e gramigna se si permetteranno di soffocarla,
ci provino, invadenti! L’acqua di benvenuto, versata con cura, scelta tra le migliori, acqua di pioggia serbata nei bidoni, acqua senza calcare o cloro, acqua riposata. L’acqua, pari alla terra, al terriccio buono, terriccio-pane e acqua-vino in una comunione necessaria.
L’acqua di benvenuto: questa espressione la mormoro e mi torna in mente ogni volta che ripeto la messa a dimora o in vaso di una nuova essenza,
di ogni nuova abitante, qui a Cranno, sopra la cascata, me la ripeto, questa espressione, è importante, serve a non dimenticare.
Non dimenticare, sarebbe imperdonabile, grave colpa, non provvedere subito ad amalgamare, tramite l’acqua, il terriccio della nuova pianta con quello del luogo che la ospita e che sarà la sua nuova casa.
L’acqua di benvenuto alle piante, sembra stupido, infantile, superfluo ribadirlo: non è così.
Perchè le piante non parlano, almeno non a tutti, non sono persone o animali e non possono chiederti niente.
Tu non dimeticare l’acqua di benvenuto ad ogni pianta nuova, pensa, rifletti: non è forse bella questa espressione?
Non ti giunge delicata, non scorre come un rivolo dopo la pioggia giù dalla grondaia?
Dona l’acqua di benvenuto alle piante novelle, io lo faccio, anche solamente un poco, anche se ha già piovuto, anche soltanto simbolicamente,
una pianta è come un gradito ospite, che nessuno entri in casa nostra senza almeno, minimo, un bicchiere d’acqua.
E dunque, si diffonda, gorgogli in giro per il mondo questa parola, questa canzone che mi frullava per la testa da tempo.
Ora, magari non sono stato bravo a cantarla, mi perdonerete, ma voi, non fate mancare l’acqua di benvenuto alle nuove piante,
ai nuovi fiori, ai nuovi alberi.
All’acqua di benvenuto, alla nuova vita, alla primavera che sta entrando ricolma di fiori e ronzante di api, ai nostri giardini, ai nostri orti,
ai nostri campi che riecheggino di lieve sciacquettìo: l’acqua di benvenuto sta celebrando un nuovo matrimonio tra terra e linfa vivente,
da qualche parte, in qualche cortile, su un terrazzo, qualcuno credeancora che valga la pena, si vale la pena ancora, sempre,
e sempre sarà ineludibile e sublime il crederci, uomini e donne che si prendono cura con amore di esseri verdi,
fragili, e tramandano al futuro la canzone lieta della speranza sussurrata adagio adagio dalla boccuccia saggia del nostro innaffiatoio.
Viva l’acqua di benvenuto!
Teodoro Margarita