La Bifolca di Vignola, Agribio Emilia Romagna, il mercatino campagnolo, i vini ed i canti di Quinzan… e la Festa di Primavera
Vi racconto una bella festa, in Emilia, come ai bei tempi… della nostra giovinezza
Mercoledì 21 marzo, primo giorno di primavera, nella corte dell’Azienda Agricola Biodinamica “La Bifolca” di Maria Miani a Vignola (Mo), sede dell’Associazione Agribio Emilia Romagna, si é tenuta un’edizione straordinaria del mercatino Biologico che era iniziato lo scorso anno, per celebrare l’equinozio di primavera e incontrare amici vecchi e nuovi.
Le previsioni del tempo non erano delle migliori ed il giorno precedente era stato un po’ nuvoloso, ma mercoledì pomeriggio la temperatura era mite e non c’era alcuna minaccia di pioggia.. Sono arrivata lì verso le 18 e 30 ed ho cominciato a chiacchierare qua e là, nell’attesa dell’arrivo di Quinzan.
Dalle 20 é stato ospite Pietro Bandini, detto Quinzan, rinomato cantautore romagnolo, proveniente direttamente da Faenza che ha suonato alcune sue canzoni in dialetto romagnolo (con traduzione a richiesta, anche se per i più che erano presenti, modenesi, non sarebbe stata necessaria) per accompagnare la degustazione dei vini prodotti dalla sua azienda agricola biologica.
La terra é la principale ispirazione per le sue canzoni, sia la sua terra, la Romagna, che la terra che coltiva sin dall’infanzia.
I suoi vini hanno nomi fantasiosi, come il Lòm a Mèrz (Lume a marzo?), un Sangiovese di Romagna. Il nome si rifà alla millenaria tradizione romagnola di accendere falò all’imbrunire negli ultimi giorni di febbraio per salutare la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera. Ed anche mercoledì sera un gran fuoco acceso dentro un calderone ha illuminato la serata, con fiamme che salivano verso il cielo, sempre rinfocolato, a turno, da diversi volontari. Le scintille che si sprigionavano creavano un effetto magico, da sogno. Altro vino particolare, il Romeo, dal nome del nonno, che campeggia in un’antica foto sull’etichetta, un Savignon Rosso o Centesimino.
A proposito di questo vino, ci ha raccontato la storia di questo vigneto: Quinzan padre ed uno zio scelsero una per una le viti da cui prelevare le marze per innestare il vigneto, assaggiando l’uva e segnando le piante con il profumo più intenso.
Il vino era ottimo, era accompagnato da un cibo tipico della nostra zona (il modenese, quindi sconosciuti per i romagnoli) come i “ciacci”, specie di focacce cotte tra due piastre di ghisa, e da una fumante zuppa di fagioli con i maltagliati.
C’erano Maria, la nostra ospite, sempre più che accogliente, Aldo, il nostro Presidente, con le uova delle sue galline, Antonella, la vicepresidente che faceva da sommellier, Giovanni con le sue verdure (broccoli, cavolo cappuccio e tre bellissimi porri sono finiti nella mia spesa), Manuela, la vivandiera, bravissima, mani d’oro, Daniela con i suoi sassi dipinti e i suoi programmi informatici (www.biologica.it ), Piero con il suo pane e le sue marmellate, Agnese con le saponette, Barbara e Lorenzo con i loro preparati a base di erbe e un bellissimo pancione con una nuova vita che sta per venire al mondo e tante belle speranze e tanti altri, sotto un cielo di stelle.
Il tutto, l’insieme della musica, il cibo, il vino, le persone in armonia e partecipazione, mi é parso un piccolo esempio di quel mondo che vorrei, che ci può essere, che c’é.
Caterina Regazzi
Referente Rapporto Uomo/Animali
Rete Bioregionale Italiana