Caterina Regazzi.. ed altre donne che corrono con i lupi, nella casa di tutti…
Caro Paolo, stamattina stavo leggendo un passo del bellissimo libro “Donne che corrono coi lupi”, un brano in cui l’autrice parla della abitudine nella nostra società a rimuovere l’argomento “morte” senza considerare che la morte fa parte della vita e che la morte porta la vita. Ieri sera poi abbiamo visto, insieme ad un gruppo di amici, il film – documentario “Home” che ci racconta come, negli ultimi 50 anni l’uomo abbia trasformato, distruggendolo, almeno in parte, il mondo in cui viviamo, cosa che non era mai successa, ad opera di nessun altro essere vivente, nelle migliaia o milioni di anni precedenti. Senza considerare che, essendo tutto collegato, il male che abbiamo fatto alla natura, si ripercuote su noi stessi ed i nostri figli.
Nella nostra società cerchiamo di allontanare sempre di più la morte, con cure, farmaci, cosmetici e abbellimenti vari che ci fanno sembrare sempre più giovani, compreso la mancanza di quel lavoro fisico, duro, che dipingeva sui volti e sul corpo di quegli di quegli uomini, la loro vera età.
Mi sono chiesta: ma oggi quante sono le morti che sono o si possono considerare morti naturali e quante le morti, in età più o meno adulta, che sono causate volontariamente o involontariamente dall’uomo stesso o sono la conseguenza di attività umane?
Guerre, incidenti stradali, incidenti sul lavoro, malattie professionali mortali (eternit, diossina, polveri sottili, etc.), e ci metterei anche gli omicidi causati da un’alterazione dei rapporti umani anche all’interno delle famiglie.
Ma forse anche tutte queste cause rientrano in un meccanismo che porta ad un ridimensionamento numerico del genere umano e quindi non si possono considerare cause “innaturali”. Le guerre tutto sommato, almeno dopo la nascita del patriarcato, ci sono sempre state e magari invece di un incidente su un trattore si poteva avere una caduta da una rupe. Certo é che il genere umano é sempre più alienato dalla sua naturalità. Vediamo che in natura le varie specie selvatiche si autoregolano (se l’ambiente non é troppo alterato – normalmente dall’uomo, ancora). Gli elefanti, per esempio, migrano da un terreno all’altro alla ricerca del cibo e credo che tutte le specie animali, in casi di difficoltà di qualsiasi tipo, rallentino la riproduzione. In casi particolari si praticano “suicidi di massa”, vedi la storia dei lemmings e secondo me ci possiamo includere anche molti spiaggiamenti di cetacei. Gli esseri umani, viceversa, si riproducono di più dove le risorse ed il benessere sono scadenti e di meno dove il benessere é maggiore.
Di questo passo, cosa ci possiamo aspettare?
Non so se dire purtroppo o per fortuna certe risorse naturali a cui stiamo attingendo senza ritegno, si stanno esaurendo, così il petrolio; le acque sono sempre più inquinate per non parlare dell’aria. Quand’é che i governi metteranno al primo posto dei loro programmi la tutela dell’ambiente e solo in secondo piano i problemi economico-finanziari, dopo aver rivoluzionato i meccanismi ora perversi della stessa economia, talmente complessi e complicati da risultare incomprensibili alla maggioranza della popolazione, soprattutto a chi non vuole capire, pensando che riuscirà comunque a cavarsela in un modo o nell’altro?
E noi, in concreto, cosa possiamo fare? Questo, magari lo posso capire e lo capisco da sola: consumo responsabile (quanto mi piace poco questa parola, chi vorrebbe sentirsi dire che “consuma irresponsabilmente”?), cioè essere cosciente di quello che ci é necessario ed evitare il superfluo, per esempio la carne, moderare anche il consumo degli altri prodotti di origine animale, ritornare ai mezzi pubblici (corriere, treni), ridurre gli spostamenti, quindi cercare di vivere vicino al posto di lavoro e agli affetti, evitare spostamenti inutili, andare a piedi o in bici il più possibile, ridurre o eliminare l’acquisto di tutti quei beni di consumo di cui si può fare a meno. Se guardo la mia casa o il mio guardaroba, credo di poter fare senza di ulteriori acquisti per molto tempo. Troppo spesso per me comprare qualcosa era un riempitivo di qualche “mancanza” di altro tipo, non certo di cose materiali.
Ma, a parte i comportamenti corretti, mentalmente, come ci si può e ci si deve porre, per cercare di porre un freno a questo arretramento dell’intelligenza? Ripetimelo ancora una volta!
Caterina Regazzi