Casimiro Corsi: “L’acqua è sempre più una cosa privata…”
A seguito della vittoria avuta con il referendum sull’acqua dello scorso giugno la maggioranza dei cittadini ha affermato con forza che l’acqua deve rimanere un bene comune e che le aziende non ci speculino sopra. Ma questa decisione non è stata rispettata né dal governo, né dalle aziende – come l’ACEA a Roma – che gestiscono il servizio idrico.
Con la pubblicazione, in data 20 luglio 2011, del Decreto del Presidente della Repubblica n. 116 è stata sancita ufficialmente e formalmente l’abrogazione, con effetto dal 21 luglio 2011, della norma che consentiva ai gestori di caricare nelle bollette anche la componente della “remunerazione del capitale investito”.
L’effetto di quel voto è scritto molto chiaramente nella sentenza di ammissibilità del 2° quesito referendario (26/2011), nella quale La Corte costituzionale afferma che “la normativa residua è immediatamente applicabile” e “non presenta elementi di contraddittorietà”.
Oggi, a distanza di alcuni mesi tutti i gestori del servizio idrico italiano hanno ignorato con pretestuose argomentazioni l’esito referendario. Può essere accettato che alcuni possano disapplicare leggi che non piacciono loro? Può essere accettato che un istituto di rango Costituzionale come il referendum abrogativo, elemento fondamentale del nostro sistema democratico, possa essere ignorato e umiliato (ignorando e umiliando un intero popolo) in modo così plateale? Secondo noi non può essere accettato.
Per questo chiediamo a tutti i cittadini italiani utenti del servizio idrico di aderire alla campagna di “obbedienza civile”.
Ti invito ad aderire alla campagna visitando il seguente link e a diffondere l’iniziativa:
http://www.obbedienzacivile.rm.it/index.php/materiali/10-vademecum-per-la-campagna-di-qobbedienza-civileq
ciao, Casimiro Corsi