Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi – Lettera alle Istituzioni
Più di 60 associazioni nazionali e da ogni parte d’Italia scrivono al Governo: “Sostegno al Ministro dell’Agricoltura che ha chiesto lo stop degli assurdi incentivi pubblici al fotovoltaico nelle aree agricole e naturali”.
Più di 60 associazioni nazionali e (comitati e sezioni territoriali) da ogni parte d’Italia hanno inviato al Governo una lettera aperta-documento volta a esprimere piena condivisione e massimo appoggio alle recenti ragionevoli e sagge dichiarazioni del Ministro Catania in merito all’AZZERAMENTO degli incentivi per il fotovoltaico sulle aree agricole, nonché a segnalare ulteriori urgenti prioritarie istanze, il cui accoglimento da parte del Governo nei suoi prossimi decreti permetterà davvero di rendere definitivamente acquisita la salvezza delle aree agricole e verdi minacciate dalla speculazione fotovoltaica e, più in generale, dalla speculazione delle energie rinnovabili industriali (eolico, ecc.).
Si lancia, inoltre, l’allarme contro alcune recenti insidie e trovate strumentali, come l’agrofotovoltaico e il fotovoltaico galleggiante, che non solo minacciano il paesaggio ma anche direttamente la qualità dei prodotti e l’integrità delle aree lacustri.
Aberrazioni che si sommano ai tentativi strumentali di dichiarare alcune aree agricole come “degradate” o “abbandonate”, per permettere l’ubicazione lì degli impianti fotovoltaici, quando invece è notorio che non esiste area degradata in Italia che con adeguate politiche non si possa bonificare e rinaturalizzare, e che i terreni agricoli abbandonati da anni sono generalmente i più fertili poiché naturalmente arricchitisi di humus.
Il degrado del paesaggio ai fini dell’industrializzazione selvaggia diventa fattore pericoloso che può ulteriormente spingere gli speculatori a degradare le aree integre al fine di poter insediare così ancora più impianti rinnovabili industriali – nel sud Italia questi impianti stanno divenendo fattore di vera e propria desertificazione artificiale!
Si chiede di sostituire, nelle aree agricole e naturali, alle produzioni industriali di energia da fonte eolica e fotovoltaica le azioni di rimboschimento con piante autoctone, allargando l’accesso ai benefici per i rimboschimenti e le rinaturalizzazioni a favore del clima (Protocollo di Kyoto, Durban) e della biodiversità (Conferenza di Rio).
I firmatari del documento hanno esposto le seguenti richieste al Governo:
1. Moratoria immediata delle installazioni fotovoltaiche a terra, su serra o altre impalcature ubicate in aree agricole.
2. Eliminazione totale e definitiva degli incentivi per gli impianti fotovoltaici industriali in aree agricole, verdi o comunque naturali.
3. No all’agrofotovoltaico, no ai pannelli fotovoltaici galleggianti sulle acque.
4. Smantellamento degli impianti fotovoltaici affetti da irregolarità o che arrechino danni paesaggistici gravi ed evidenti. Al fine di tutelare i cittadini nel caso di installazioni già esistenti o future si chiede che siano introdotte fasce di rispetto e distanze minime di almeno 500 m.
5. Siano banditi i pannelli al Telloruro di Cadmio dagli impianti fotovoltaici data l’alta nocività per la salute umana del Cadmio..
6. Le aree agricole o verdi su cui siano stati realizzati già impianti fotovoltaici devono ritornare “agricole” o “verdi” nel più breve tempo possibile.
……………………..
Sintesi del documento per sua Eccellenza il Signor Ministro.
Il documento che segue, sottoscritto da numerose associazioni nazionali e comitati locali, è volto a esprimere piena condivisione e massimo appoggio alle recenti dichiarazioni del Ministro delle
Politiche Agricole Mario Catania in merito all’AZZERAMENTO degli incentivi per il fotovoltaico sulle aree agricole, nonché a segnalare ulteriori urgenti prioritarie istanze il cui accoglimento da
parte del Governo nei suoi prossimi decreti permetterà davvero di rendere definitivamente acquisita la salvezza delle aree agricole e verdi minacciate dalla speculazione fotovoltaica, (aree la cui naturalità e fertilità è fattore strategico prioritario per il paese), e più in generale, dalla speculazione delle energie rinnovabili industriali (eolico, ecc.) su aree agricole e verdi.
Si lancia qui inoltre l’allarme contro anche alcune recenti insidie e trovate strumentali, come l’aberrazione dell’agrofotovoltaico e il fotovoltaico galleggiante, che non solo minacciano il paesaggio ma anche direttamente la qualità dei prodotti e l’integrità delle aree lacustri.
Si chiede di sostituire nelle aree agricole e naturali alle produzioni industriali di energia da fonte eolica e fotovoltaica le azioni di rimboschimento con piante autoctone, allargando l’accesso ai
benefici per i rimboschimenti e le rinaturalizzazioni a favore del clima (Protocollo di Kyoto, Durban) e della biodiversità (Conferenza di Rio).
Ci permettiamo di avanzare al Signor Ministro, e ai suoi colleghi di Governo le seguenti proposte.
1. Moratoria immediata delle installazioni fotovoltaiche a terra o su serra o altre impalcature ubicate in aree agricole.
2. Eliminazione totale e definitiva degli incentivi per gli impianti fotovoltaici industriali in aree agricole, verdi o comunque naturali.
3. No all’agrofotovoltaico, no ai pannelli fotovoltaici galleggianti sulle acque.
4. Smantellamento degli impianti fotovoltaici affetti da qualsiasi irregolarità, omissione, falsità.
Smantellamento con bonifica dei siti e ripristino dello status naturale-rurale originario, a partire con urgenza da quelle realtà in cui gli impianti hanno arrecato danni paesaggistici gravi ed evidenti.
Smantellamento degli impianti industriali fotovoltaici realizzati in prossimità di case di civile abitazione. Al fine di tutelare i cittadini nel caso di installazioni già esistenti o future chiediamo che
siano introdotte nelle linee guida nazionali fasce di rispetto e distanze minime, con valenza retroattiva laddove già realizzati, tra questi impianti e le abitazioni di almeno 500 m., a salvaguardia
della salute delle persone e a tutela dei coni visuali.
5. Per misura precauzionale riteniamo che debbano essere banditi i pannelli al Telloruro di Cadmio dagli impianti fotovoltaici, di qualsiasi tipo e ubicazione, data l’alta nocività per la salute umana del
Cadmio.
6. Le aree agricole o verdi su cui siano stati realizzati già impianti fotovoltaici devono ritornare “agricole” o “verdi” nel più breve tempo possibile.
Le sottoscritte Associazioni Nazionali, Associazioni e Comitati locali – Sezioni territoriali di associazioni nazionali (Si prega di andare alla lista al fondo della lettera che segue )
Alla cortese attenzione del Ministro alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Mario Catania e del
-) Primo Ministro e Ministro all’Economia e alle Finanze, Professor Mario Monti,
-) Ministro all’Ambiente e alla Tutela del Territorio e del Mare, Corrado Clini,
-) Ministro ai Beni e Attività Culturali, Lorenzo Ornaghi,
-) Ministro alla Salute, Renato Balduzzi,
-) Ministro alla Coesione territoriale, Fabrizio Barca,
-) Ministro allo Sviluppo Economico e Infrastrutture e Trasporti, Corrado Passera,
e per conoscenza a tutti gli altri rappresentanti delle istituzioni della Repubblica Italiana e ai mass media nazionali
Roma, 16 gennaio 2012
OGGETTO: Condivisione e appoggio alle recenti dichiarazioni del Ministro Catania in merito all’AZZERAMENTO degli incentivi per il fotovoltaico sulle aree agricole nonché ulteriori urgenti,
prioritarie, istanze per rendere definitivamente acquisita la salvezza delle aree agricole e verdi minacciate dalla speculazione fotovoltaica, e più in generale, dalla speculazione delle energie rinnovabili industriali. In sintesi: la moratoria di tutti gli impianti fotovoltaici industriali in aree
agricole, l’avvio di politiche di smantellamento per tutti gli impianti affetti da irregolarità, opposizione all’agrofotovoltaico e fotovoltaico lacustre, incentivazione delle politiche di rimboschimento e rinaturalizzazione dei territori.
Signori Ministri,
Il “Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi” (e più in generale naturali) e i sottoscritti Comitati e Associazioni, firmatari del presente documento, portavoce di un malessere
generalizzato e quotidianamente crescente nel nostro Bel-Paese contro i soprusi di una Green Economy sempre più selvaggia ed irrispettosa, accolgono con estremo favore le sue dichiarazioni in
merito allo STOP AGLI INCENTIVI AL FOTOVOLTAICO SUI TERRENI AGRICOLI.
Lei ha affermato che “gli impianti fotovoltaici sottraggono superfici destinate a produrre beni alimentari e hanno una ricaduta negativa sugli affitti.” L’effetto di questa dissennata incentivazione
di impianti industriali fotovoltaici a terra è sotto gli occhi di tutti. In Puglia, secondo i dati 2010 diffusi dal GSE sono oltre 14mila gli ettari occupati dai soli impianti fotovoltaici, superfici molto estese sono state “occupate” in Emilia Romagna e nel Lazio. Complessivamente, in Italia 33mila ettari coltivabili hanno cambiato destinazione. Numeri che vanno ulteriormente rivisti al rialzo dopo l’exploit del fotovoltaico a terra nel 2011: ci troviamo in una situazione da Allarme Rosso.
Questo disordine agroenergetico ha causato, oltre che lo spreco di risorse agricole preziose, anche l’impennata dei costi degli affitti: in Puglia, gli operatori del fotovoltaico hanno pagato fino a 6mila
euro all’ettaro per i diritti di superficie di un terreno agricolo; questa impennata ha sfavorito, a favore della speculazione fotovoltaica, tutte le consuete pratiche del mercato agricolo del sistema rurale in intere regioni. E per la Puglia, travagliata anche dagli scandali della schiavizzazione in condizioni disumane di sfruttamento di masse lavorative extracomunitarie sottopagate nei cantieri del fotovoltaico nel brindisino e nel leccese, echeggia ancora la denuncia lanciata nel dicembre 2010 a Bari dalla Commissione Bicamerale Antimafia, lì riunitasi fuori sede in trasferta d’emergenza, che ha denunciato, dopo aver audito di procuratori pugliesi, per bocca del suo presidente il Senatore Beppe Pisanu, ex-ministro degli interni, come questo settore della “Green Economy Industriale” sia fortemente inquinato in Puglia dalla malavita e dalle mafie, anche nella fase ricerca e dell’accaparramento dei terreni da destinare al fotovoltaico e all’eolico. Si aggiunga il rischio desertificazione naturale del nostro meridione, e il contributo di desertificazione invece artificiale che la vetrificazione fotovoltaica industriale di campi e pascoli comporta.
Purtroppo altri gravi pericoli si profilano all’orizzonte. Denunciamo in maniera forte, a beneficio dell’intervento preventivo del Governo, il rischio dell’agrofotovoltaico, ovvero dei tentativi strumentali di promuovere, da parte di speculatori per nulla interessati al bene paesaggio difeso dalla nostra Carta Costituzionale, forme miste di agricoltura e di fotovoltaico industriale nel medesimo sito, soluzioni miste con pannelli fotovoltaici distanziati tra loro, o sopraelevati su
impalcature o addirittura su serre. Si tratta di tentativi mistificatori assurdi che tentano di bypassare la fermezza dei cittadini italiani che stanno chiedendo in maniera crescente, e noi con loro, di autorizzare l’ubicazione dei pannelli solari e fotovoltaici solo sui tetti degli edifici recenti, tantissimi ed inutilizzati in tutto il paese, a favore della salvezza dell’ambiente e del paesaggio (che rappresenta un valore aggiunto non indifferente per il brand dei prodotti del settore silvo-agropastorale italiano nel mondo), ma anche di una maggiore qualità biologica dei prodotti agroalimentari, e più in generale agricoli.
Siamo preoccupati per la strumentalizzazione delle aree rurali definite da taluni strumentalmente “degradate” o “abbandonate” per favorirvi lì le istallazioni fotovoltaiche industriali. Si tratta di una grave mistificazione; nel senso che praticamente non esistono aree agricole “degradate” nel nostro paese, aree cioè danneggiate irreversibilmente che non potrebbero essere risanate e rinaturalizzate.
Se si vuole forzatamente vederle sotto questo attributo allora vuol dire semplicemente che si tratta di aree vilipese che implicano più urgenti interventi di loro bonifica dagli inquinanti, da decementificare, ecc., da rimboschire, da rinaturalizzare, da restaurare paesaggisticamente in storia e natura, o da far tornare fertili, non certo da affossare per decenni sotto una coltre di vetro fotovoltaico industriale. Inoltre quei terreni agricoli che si definiscono “abbandonati”, poiché da
diversi anni non coltivati, sono, come tutti gli agronomi sanno, i più ricchi di humus, e dunque i più fertili.
Denunciamo inoltre i tentativi pericolosi portati avanti da taluni, interessati al sotteso potenziale business, di diffondere e favorire l’assurdo “fotovoltaico galleggiante” su laghi e acquitrini,
un’aberrazione assurda che distrugge un bene paesaggistico prioritario quale l’elemento “lago”, d’acqua salmastra, salata o dolce che sia, in un’Italia, dove laghi e acquitrini son anche delle preziose rarità, poli di richiamo fondamentali per la vita, per la biodiversità, e per l’appeal turistico dei territori, e la qualità di vita delle persone che in quei territori vivono. Denunciamo la gravità dei tentativi di declassare, come si tenta di fare con certe aree agricole definite “abbandonate” o
“degradata” strumentalmente, anche certe aree lacustri, i bacini definiti “abbandonati” o “degradati” per favorire queste assurde istallazioni fotovoltaiche, queste si, reali gravi fattori di degrado,
ambientale, paesaggistico del BelPaese, ma anche morale. Il concetto di “degrado” di un’area è un concetto pericoloso, che se acconsentito legislativamente innescherebbe tutta una serie di comportamenti a monte preparatori di degrado ad hoc, per favorire in quelle aree declassate la speculazione delle energie rinnovabili industriali. Un “circolo vizioso” di degrado che deve essere spezzato ed impedito, invertito in un “circolo virtuoso di rinaturalizzazione” invece.
Per tali ragioni noi appoggiamo la sua proposta di totale azzeramento degli incentivi per gli impianti fotovoltaici a terra sulle aree agricole e verdi.
Chiediamo a Lei e al suo Governo di sostituire nelle aree agricole e naturali alle produzioni industriali di energia da fonte eolica e industriale fotovoltaica, (fisiologicamente altamente impattanti da punto di vista ambientale e paesaggistico), le azioni di RIMBOSCHIMENTO
rigorosamente con piante autoctone e non OGM, tanto pubbliche su suoli pubblici, quanto incentivate ai proprietari terrieri, abbassando a mezzo ettaro i tetti minimi di suoli rimboschibili/rinaturalizzabili in maniera incentivata dal pubblico, prevedendo forme di incentivazione anche per chi realizza e cura bordure alberate con essenze autoctone, in modo da permettere a tutti l’accesso ai benefici economici per i rimboschimenti/rinaturalizzazioni a favore del clima (Protocollo di Kyoto, Durban), e della biodiversità (Conferenza di Rio). In modo da creare così una rete ecologica di boschi e micro boschi mista all’ agricoltura in tutto il paese, e dove poter sviluppare anche economie silvicole, (funghi, tartufi, castagne, sughero, ecc.), e spezzare i circuiti
viziosi che oggi hanno permesso il degrado della ruralità ad opera del fotovoltaico e dell’ eolico industriali. Vi chiediamo di far sì che l’Italia contribuisca al Protocollo di Kyoto e ai futuri accordi sul clima attraverso politiche quindi estesissime di rimboschimento e RIFORESTAZIONE, rigorosamente con l’uso di piante autoctone non OGM. Ne beneficeranno la qualità dell’ambiente, dell’aria e del paesaggio fattore strategico per l’economia turistica, uno degli indiscussi motori economici del nostro Paese, la fertilità dei suoli, e la prevenzione del dissesto idrogeologico.
Nella valutazione e considerazione dell’estensione dei campi agricoli d’Italia, il primato da assegnare alla garanzia dell’autarchia alimentare deve essere innalzato al di sopra della loro potenziale valutazione dal punto di vista dell’autarchia energetica. I nostri campi agricoli e naturali, prima di ogni possibile valutazione in termini di produzione di energia elettrica da fonti definite rinnovabili, devono essere considerati e protetti, incrementati persino con politiche di bonifica di siti inquinati, e di decementificazione, per garantire la produzione di beni alimentari di vitale importanza per la vita. E’ questo un elemento fattore strategico prioritario, anche alla luce dell’esistenza delle superfici tetto di edifici recenti, biologicamente morte ed inutilizzate ed
inutilizzabili dal punto di vista agricolo, inoltre di nessun particolare pregio estetico poiché di edifici recenti, per le ubicazioni di impianti per la produzione di energia dalla fonte solare.
Ci permettiamo infine di avanzare a Lei, Signor Ministro, e ai suoi colleghi di governo le seguenti proposte.
1. MORATORIA IMMEDIATA delle installazioni fotovoltaiche a terra o su serra o altre impalcature ubicate in aree agricole o verdi, estesa a tutti gli impianti ancora in fase di cantiere o in via di autorizzazione indipendentemente dalla fase dell’iter, o autorizzati ma non ancora
cantierizzati (nel caso Puglia, ad esempio, nella malaugurata ipotesi di una non-moratoria, questi impianti in progetto basterebbero per una devastazioni senza pari, “apocalittica”, dell’intera regione).
2. Eliminazione totale e definitiva degli incentivi per gli impianti fotovoltaici industriali in aree agricole, verdi o comunque naturali (pascoli rocciosi, incolti, laghi, ecc.); preghiamo il Governo di
valutare attentamente e accogliere la possibilità di estendere in maniera retroattiva e con urgenza anche agli impianti fotovoltaici già realizzati su aree verdi o agricole, come ben fatto in Europa dalla Spagna, non solo per il fotovoltaico ma anche per l’eolico, dopo l’assurda bolla speculativa della Green Economy Industriale eolico-fotovoltaica che ha quasi messo in ginocchio le finanze del paese. Un intervento retroattivo auspicabile anche al fine di ridurre l’enorme carico in bolletta che si profila negli anni futuri a carico degli utenti finali.
3. No all’agrofotovoltaico; No ai pannelli fotovoltaici galleggianti sulle acque; No ai pannelli sulle aree “abbandonate”.
4. Smantellamento degli impianti fotovoltaici affetti da qualsiasi irregolarità, omissioni, falsità, sia nei progetti presentati per l’approvazione, nell’iter autorizzativo o nell’installazione, vietando alcuna possibilità di sanatoria a tutti gli enti coinvolti o di giustizia, e chiedendo anche, attraverso i prefetti, in collaborazione stretta con la magistratura, alle autorità di indagine preposte di estendere le
indagini in maniera sempre più accurata presso gli uffici tecnici dei vari enti autorizzanti e sul campo.
Smantellamenti con bonifica dei siti e ripristino dello status naturale-rurale originario, a partire con urgenza da quelle realtà in cui gli impianti hanno arrecato danni paesaggistici gravi ed evidenti
poiché ubicati in contesti rurali, naturali, o storici poiché connessi visivamente a beni culturali (antiche masserie, borghi antichi, ecc.). L’elemento “pittoresco” naturale e storico-naturale del paesaggio italiano, in ogni sua direzione possibile di osservazione deve essere innalzato a elemento di prioritaria importanza etica per la qualità della vita in Italia, nonché di importanza economica strategica per il nostro paese, il BelPaese per antonomasia, e deve essere tutelato, e restaurato scrupolosamente e paesaggisticamente appunto laddove alterato. Si pensi in primis ad esempio agli impianti industriali fotovoltaici ed eolici realizzati senza VIA (Valutazione di impatto Ambientale)
– tipico il caso di “piccoli” impianti realizzati uno vicino all’altro che vengono a costituire un unico grande impianto; così come gli impianti singoli al disotto del Mw che soprattutto prima delle linee guida nazionali sono stati installati spesso in modo selvaggio, creando danni sui territori e ai cittadini.
Smantellamento degli impianti industriali fotovoltaici, (ma identicamente per quelli eolici cui si aggiungono ulteriori danni, inquinamenti anche acustici e visivi diurni e notturni notevoli, e rischi
da distacco di frammenti di pala), realizzati in prossimità di case di civile abitazione. In questi casi deve essere riconosciuto prevalente il diritto alla salute dei cittadini (messo in pericolo dall’esposizione prolungata ai campi magnetici per decine di anni, e non solo) e deve essere più seriamente valutato l’impatto ambientale. (Le leggi sull’impatto ambientale e sulle procedure nella presentazione dei progetti spesso non sono state rispettate. Deve essere garantita l’informazione dei cittadini e nei progetti devono essere valutati gli effetti diretti e indiretti sull’uomo. La Legislazione nazionale sulla VIA, dlgs 16 gennaio 2008, n.4 Art. 4, così detta: la valutazione ambientale dei progetti ha la finalità di proteggere la salute umana, contribuire con un migliore ambiente alla qualità della vita, oltre alla direttiva CEE dove vengono illustrati i fattori di disturbo all’equilibrio ambientale preesistente.)
Al fine di tutelare i cittadini nel caso di installazioni già esistenti o future chiediamo che siano introdotte nelle linee guida nazionali fasce di rispetto e distanze minime, con valenza retroattiva laddove già realizzati, tra questi impianti e le abitazioni di almeno 500 m., a salvaguardia della salute delle persone e a tutela dei coni visuali.
5. Per misura precauzionale riteniamo che debbano essere banditi i pannelli al Telloruro di Cadmio dagli impianti fotovoltaici, di qualsiasi tipo e ubicazione, data l’alta nocività per la salute umana del
Cadmio. Lo stesso dicasi per pannelli costruiti utilizzando altri elementi o sostanze nocive per la salute umana. Rischiamo un potenziale nuovo dramma sanitario nazionale legato al Cadmio, dopo quello amianto, e non possiamo consentirlo. Sebbene i substrati contenenti sostanze nocive possano essere incapsulati adeguatamente nei pannelli, gli elevati rischi di contaminazione dell’ambiente a seguito di rottura ed incendio, incidentalità queste incrementate dall’immensa estensione delle superifici fotovoltaicizzate nel paese, implica un’immediata applicazione legislativa del principio di prevenzione e precauzione previsto dall’Unione Europea. Il “Trattato di Maastricht” ha introdotto il
principio di precauzione (poi ripreso dalla “Costituzione Europea” art. III-233) attualmente enunciato all’art. 191 del “Trattato sul funzionamento dell’Unione europea”, dove si sostiene che la politica dell’Unione in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela ed «è fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente e sul principio “chi inquina paga”».
6. Le aree agricole o verdi su cui siano stati realizzati già impianti fotovoltaici devono, in ogni caso e senza esclusione alcuna, ritornare “agricole” o “verdi” nel più breve tempo possibile senza
proroghe e pertanto rendendo nulla la facoltà di rinnovo eventualmente prescritta nelle autorizzazioni rilasciate. Il Governo individui gli strumenti legali per rendere certa e irreversibile la
restituzione alla loro naturale funzione dei terreni inopinatamente sottratti all’agricoltura o alla natura.
Cordiali saluti
Sottoscrivono
Associazioni Nazionali
Accademia Kronos, presidente Ennio La Malfa
AIDA&A – Associazione Italiana Difesa Animali & Ambiente, Presidente Lorenzo Croce
ALTURA, Associazione per la Tutela dei Rapaci e dei loro Ambienti, Presidente Stefano
Allavena
Centro Internazionale di Cooperazione Culturale e Scientifica, Presidente Giulio C. Giordano
Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi, Nadia Bartoli
Franco Zunino, Segretario Generale AIW in rappresentanza dell’Associazione Italiana Wilderness
Mountain Wilderness Italia, Presidente Carlo Alberto Pinelli
Movimento di Opinione Stop al Consumo di Territorio, Domenico Finiguerra
Rete Bioregionale Italiana, Paolo D’Arpini
CNP – Comitato Nazionale Paesaggio, Presidente Carlo Ripa di Meana
Associazioni e Comitati locali – Sezioni territoriali di associazioni nazionali Accademia Kronos – Umbria, Roberto Minervini
Altra Città – Orvieto -Terni, Mauro Corba
Associazione Albegna Viva, (Gr), Presidente Arabella Bedini Rodriguez
Associazione Ardeola, Anita di Argenta (FE), Fabrizio Borghesi
Associazione CasoleNostra (Siena), Vice Presidente Roberto Dautilia
Associazione Noi per Cesano, Cesano Maderno (MB), Salvatore Colombo
Associazione Nuova Messapia. Soleto (LE), Francesco Manni
Associazione TerraRossa – Mesagne e San Pancrazio (BR), Giulia Litti
Associazione Cittadini per il Parco Ferrari e il Verde Urbano – Modena, Nicoletta Uzzielli
Assotuscania, Tuscania (VT), Maria Rita Fiasco
Bio Masseria Santa Lucia – Azienda Agrituristica Biologica, Alessano (Le)
C N P, Comitato Nazionale del Paesaggio – Sezione del Molise, Gianluigi Ciamarra
CIA – Confederazione Italiana Agricoltori di Lecce, presidente Giulio Sparascio
Circolo vegetariano VV.TT. – Calcata (VT)
CISA, Comitato Interregionale Salvaguardia Alfina,Orvieto -Terni , Vittorio Fagioli
Comitato “Difendiamo la Garfagnana. No agli scempi ambientali”, Patrizia Morosini,
Comitato Ambiente Paesaggio Salute Sicurezza, Lavello (PZ), Viatantonio Iacoviello
Comitato Ambiente Sano, Veglie (LE), Presidente Dario Ciccarese
Comitato Ariacheta di San Godenzo ( FI), Luca Vitali
Comitato Civico IO CONTO, Ugento (LE), Vito Rizzo
Comitato contro il Mega progetto Poggio Malconsiglio, Riparbella (PI), Presidente Alessandro
Aringhieri
Comitato di Difesa dal Fotovoltaico Selvaggio di Castel Giorgio, Fausto Carotenuto
Comitato di Piansano (VT), Paolo De Rocchi
Comitato di Via Don Luigi Sturzo, Seveso (MB), Emanuele Maronese
Comitato GEO – Ambiente & Territorio Monterotondo Marittimo (GR), Presidente Graziano
Bianchi
Comitato in Difesa del Paesaggio di Camugnano (Bo), Paola Campori
Comitato per Campiglia, Campiglia Mrittima (LI), Simona Lecchini Giovannoni
Comitato Sabino, (aderente al Forum Italiano dei Movimenti per la Terra e il paesaggio), Lazio,
Cristiana Mancinelli Scotti
Comitato vivere le Crete di Asciano (SI), Presidente Giovanni Cecconi
Coordinamento Civico apartitico per la Tutela del Territorio, della Salute e dei Diritti del
Cittadino – rete d’azione apartitica coordinativa di associazioni, comitati e movimenti locali e non,
ambientalisti, culturali e socio-assistenziali; sua area prioritaria di impegno il Grande Salento, la Puglia
Salentina (province di Lecce, Brindisi e Taranto)
Coordinamento Comitati e associazioni ambientaliste di Grosseto, Presidente Lamberto Meschinelli
Elio Lanzillotti, Responsabile del dipartimento ambiente IDV Puglia.
Fondazione Popoli & Costituzioni – Salento, Tony Tundo
Forum Ambiente e Salute del Grande Salento, rete apartitica coordinativa di movimenti, comitati ed
associazioni a difesa del territorio e della salute delle persone
Francesco De Carli, EX Presidente del Circolo Legambiente Milano Ovest
Italia Nostra Firenze, Vice Presidente Mariarita Signorini
Italia Nostra Siena, Presidente Lucilla Tozzi
Italia Nostra Grosseto, Presidente Michele Scola
Italia Nostra Apuo-lunense, Presidente Mario Venutelli
Italia Nostra Prato, Presidente Andrea Abati
Italia Nostra Castiglion Fiorentino, Presidente Liliane Buffaut Mungo
Italia Nostra Castiglione della Pescaia, Vice Presidente Guido Orlandini
Italia Nostra Pisa, Presidente Giuseppe Macchi
Italia Nostra sezione di Debeduse e Cinque Terre, Responsabile Giovanni Gabriele
Italia Nostra Caltanisetta, Presidente Leandro Janni
Italia Nostra Crotone, Presidente Teresa Liguori
Italia Nostra Consiglio Regionale del Lazio, Presidente Cesare Crova
Italia Nostra Roma, Responsabile Energia Ebe Giacometti
Italia Nostra – Consiglio Regionale della Sardegna, Maria Paola Morittu
Italia Nostra Sant’Antioco, Sardegna, Graziano Bullegas
La Renara per l’ecosviluppo del territorio, Castel Giorgio (TR), Anna Puglisi
LIPUAbruzzo
LIPU Basilicata
LIPU Molise
LIPU Puglia, Enzo Cripezzi
Lista Civica Bagnacavallo Insieme, Bagnacavallo (RA), Pier Giorgio Costa,
Oreste Rutigliano, membro gruppo energia Italia Nostra Nazionale e del Lazio
Rete della Resistenza sui Crinali, Toscana – Emilia Romagna, Alberto Cuppini
Save Salento – Associazione Salviamo il Salento, Antonio Bonatesta
WWF – sezione di Orvieto (TR), Filippo Belisario