Figlio d’arte.. di Simone Sutra

Lunario Paolo D'Arpini 25 dicembre 2011

Figlio d’arte

Si deterse il sudore dalla fronte con il fazzolettone a pois rossi (su bianco); salire su quella collina era stata una faticaccia, ma ne era valsa la pena: il panorama era di una bellezza indicibile.
Montò il cavalletto, con quel sorriso serafico che già prevedeva ondate su ondate di ispirazione, colori che foravano di prepotenza il cielo per scendere a sistemarsi sulla tela, come se non avessero aspettato altro che la sua mano per invocarlo, nel rito magico ed eterno di cui lui era l’unico ufficiante.
Però adesso fammi tirar fuori i tubetti, non si sa mai…. potrebbero anche servire.
Bè, qualche pennellata posso pure iniziarla a dare, in attesa della vera ispirazione, quella con la “I” maiuscola.
Accidenti….il tubetto del verde è secco…ma niente paura: basta mischiare il giallo col verde.
Dai, iniziamo, c’è un capolavoro che mi aspetta, che attende ansiosamente l’opera delle mie dita per essere espresso e passare alla posterità.
E adesso? Cosa vuole questa cornacchia che mi volteggia intorno? Vai via, uccellaccio, sei un malaugurio?
Uffa…se ne è andato….riprendiamo.
Porc…! Guarda che ricordino mi ha lasciato sulla tela! Stramaledetto! Bè, a ripulire. Lo straccio, l’olio di lino…
Ahhhh! Una folata di vento in questa giornata d’agosto, che ci fa? Dio santo, mi casca tutto!
Nooo, il fango sulla tela no…!.Adesso mi tocca cercare un po’ d’acqua. Per fortuna che c’è un ruscelletto in fondo alla collina. Certo, scendere e poi risalire…. Ma tant’è, non c’è altro da fare.
Mezz’oretta dopo, eccolo di nuovo là, di nuovo padrone della situazione. L’occhio allenato inquadra esattamente la scena, il sorrisetto che gli increspa un angolo della bocca fa presagire l’orgasmico e scomposto affollarsi delle immagini sul quadro, preludio al disciplinato loro allinearsi seguendo linee imperiosamente ordinate dal loro signore e maestro con ineffabile precisione.
Ma che sete….e non ci aveva nemmeno pensato a portarsi un po’ d’acqua in una bottiglia. Tocca ridiscendere al ruscello, boia d’un mond!
Ecco, di nuovo giù. Là c’è una pozza in cui l’acqua sembra più limpida….Minchia, ma quant’è profonda? Ecco, le scarpe affogate e ricoperte di melma, i pantaloni inzuppati fino al ginocchio!!!!
Calma, non scoraggiamoci…l’arte ha il suo prezzo, questo si sa. Basti pensare a dei geni sfortunati come Van Gogh. Io sono forse da meno, sono forse immune alla sfortuna, maledizione di ogni vero artista ? Le scarpe me le posso pulire con il mio fazzolettone a pois, i pantaloni si asciugheranno pur bene prima o poi.
Ah, però l’acqua è buonissima! Per forza, questi ruscelli di campagna….la purezza, la limpidezza! Certo che il fazzoletto è da buttar via. Fa niente…ne ho comprati una confezione da 50 al discount.
Di nuovo in cima alla collina, il pennello di nuovo saldamente in mano, lo sguardo fiero e lungimirante, pregustando le imminenti glorie, i successi, i trionfi di pubblico e di critica…..
Ma …cos’è questo dolorino di pancia? Oh, no, l’acqua del ruscello!….Dio, sta diventando insopportabile! Devo assolutamente trovare un cespuglio per nascondermi e sgravarmi…. ma dove? Qui c’è solo un vecchio albero…Dai, di corsa, là in fondo mi sembra…
Ahhh, adesso va meglio. Mannaggia, non ho niente per purlirmi…Niente, vado con i pantaloni abbassati fino al cavalletto, dovrò utilizzare lo straccio per passare l’olio di lino…Pazienza!
Ma questa mucca che ci fa qua? Nooo, mi sta mangiando lo straccio! Vai via, bestiaccia! Non se ne va, dannata lei!…. Però posso usare il cavalletto come arma da brandire contro questo animale invadente. Aspetta che mi tiro su i pantaloni, però. Mhhh, che effetto sul didietro….
Via, via! Oh, se ne è andata per fortuna, anche se si è rotto il cavalletto. Ma…cosa ho sulla scarpa? Oddio, la sua cacca, che puzza!
Si avvicina all’orlo della scarpata sul lato opposto, dove l’erba è più alta, per pulirsi le scarpe.
Un passo falso ed è fatta.
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Una settimana dopo:
“Papà, guarda cos’ho trovato nell’erba! Un quadro!”
“Fammi un po’ vedere….Mhh, ma è bellissimo! Sembra un misto di Monet e Renoir, con buttato lì un Picasso prima maniera e un tocco di Klimt….Stupendo, anche se non si capisce cosa rappresenti! Comunque, adesso lo porto al mio amico il mercante d’arte Van Loon, e vedrai che ci facciamo un gruzzoletto con questa roba qua!”

Simone Sutra

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