Spilamberto ed i suoi “fondali” – Luca Longagnani, l’Isola che c’è… l’ombra degli oggetti… L’anima?
Spilamberto ed i suoi “fondali” – Luca Longagnani, l’Isola che c’è… l’ombra degli oggetti… L’anima?
Mostra fotografica di Luca Longagnani – Casa Famigli di Spilamberto (Mo), dal 23 dicembre 2011 al 8 gennaio 2012
….Siamo arrivati alle celebrazioni di fine anno, anche a Spilamberto si festeggia…
Pochi giorni prima del natale abbiamo fatto a casa di Caterina una cenetta laica con l’amico Stefano Andreoli, studente universitario di psicologia e volontario a Bologna per l’assistenza agli homeless… Stefano si sta facendo le ossa per capire la realtà dei senza casa, dei senza lavoro, dei senza patria.. in una città dove l’organizzazione assistenziale è rinomata ed infatti i barboni vi giungono da ogni parte d’Italia per svernarvi. La cosa che mi ha colpito di più è scoprire che almeno il 30% dei vagabondi bolognesi è composto da bolognesi stessi, gente comune che è magari rimasta disoccupata oppure ex padri di famiglia che devono pagare gli alimenti alla moglie alla quale è rimasta pure la dimora (ex coniugale)… Comunque fare il barbone a Bologna conviene… con la Caritas che fornisce tre pasti caldi assicurati e il comune che finanzia varie associazioni di assitenza etc. Resta la torbida contingenza del vivere senza far nulla tutto il giorno, gironzolando qui e lì, con il tubo di Tavernello in saccoccia o peggio la dose di eroina economica a 10 euro.. perché i barboni non sanno come trascorrere le 24 ore di inerzia, forzata o scelta…
Beh, durante la cena, Caterina se n’era uscita dicendo “anche qui a Spilamberto c’è una associazione che aiuta gli extracomunitari e simili.. si chiama Overseas, gestisce un piccolo spaccio di alimenti equo-solidali e pure lo smistamento e riciclaggio all’isola ecologica, dove vengono si portano oggetti recuperabili che magari sono venduti per sostenere chi ha bisogno di aiuto.. la crisi c’è pure a Spilamberto”.
Il 23 dicembre u.s. mentre andavamo a far colazione, Caterina ed io, al baretto di Maria, dove vanno stranieri e oriundi (come me d’altronde), ecco che sotto il torrione in piazza ho notato un camioncino che scaricava mercanzie, per allestire un banco di prodotti agricoli biologici, all’altro lato c’era già montato un bancariello con alcune confezioni colorate dall’aria esotica, si trattava di articoli del terzo mondo, dietro il banchetto un signore anzianotto con la barba, dall’aria dimessa. Passando l’ho guardato e l’ho trovato simpatico così ho detto a Caterina “compiamo un po’ di zucchero di canna che ci è quasi terminato..”. Subito il “barbone” ha mostrato tre pacchetti chiedendo “volete quello grezzo, quello semi grezzo o quello raffinato?” Ed io “grezzo grezzo…” – Ecco qua, sembra liquirizia – aggiunge lui – costa due euro e trenta..” – “Nianca schej (come dicono in veneto)” Commento ad alta voce.. e lui –che forse non ha capito la battuta- aggiunge “Si, sì.. schej, schej..”.
Con in tasca ilsacchetto di sugarcane scuro scuro ci allontaniamo mentre Caterina mi spiega “Quel signore è il presidente di Overseas che gestisce l’Isola che c’è.. dove si portano gli oggetti da riciclare..”.
La sera stessa Caterina mi dice “Inaugurano una mostra fotografica allo Spazio Eventi Famigli, ci andiamo?” – “Certo andiamo a vedere – aggiungo io- e facciamo conoscenza del mondo culturale spilambertese”.. Così la sera alle 19 circa eccoci di fronte alla struttura comunale che ospita l’evento. Appenna all’ingresso vediamo un tavolo con diverse pubblicazioni dell’Overseas.. Poi una volta entrati nella sala scopriamo che la mostra fotografica riguarda una “visitazione” onirica degli oggetti stipati nell’Isola che c’é. L’autore delle foto, non proprio foto ma immagini Kirlian del vissuto rimasto impresso sugli oggetti stessi, è un ragazzo di nome Luca Longagnani. Spilambertese e volontario dell’Overseas stesso. La mostra è istallata su una specie di padiglione a spirale che si trova all’interno della sala, sulle bianche pareti immagini sbiadite, azzurrine, di varie suppellettili accatastate, o separate, indefinite, quasi irreali. Poi scopriamo che l’artista voleva rappresentare, attraverso le fotografie, il vissuto degli oggetti ripresi, voleva evocarne la storia, o l’anima… Visto che tali arnesi sono lì in attesa di essere riusati.. forse… in stand by, come si dice oggi.
A presentare la mostra provvede la vice sindachessa Daniela Barozzi, un po’ insicura all’inizio, per la particolarità dell’iniziativa, ma poi spedita nella sua descrizione del percorso culturale che viene identificato nell’opera di Longagnani: “La scoperta e la realizzazione è stata curata dall’assessore all’ambiente del comune, mio collega, il dr. Daniele Stefani…” Ed il Daniele, che avevo già conosciuto durante una passeggiata vicino al Panaro lo scorso anno, se ne sta lì cheto cheto.. annuendo… in silenzio.
Poi prende la parola un signore con la barba e l’aria un po’ dimessa.. Ma va…? E’ lo stesso del banchetto equosolidale.. Sembra impacciato a fare la parte del relatore.. timido? Chissà.. Caterina mi sussurra, sai che quel signore è un ex direttore di banca in pensione? Ora fa tutto il lavoro come volontario per l’Overseas ed all’Isola che c’è.
Simpatico.. l’ex direttore, ed in fondo non mi sembra, stasera, che abbia l’aria da barbone…. Anche se è vestito allo stesso identico modo del mattino.
Poi parla Luca Longagnani, il giovane artista alla sua prima mostra, spiega, racconta le sue impressioni, mentre osservava gli articoli immagazzinati alla rinfusa, che forse avrebbero potuto riavere un futuro e che sicuramente avevano un passato.. una storia.. E li vedeva come “fondali”, come spiriti, come ectoplasmi osservati attraverso un oblò sotto l’oceano.. Esistenti, non esistenti, reali, lontani, immaginati e parzialmente veri.. Luci ed ombre sotto la luna o forme intraviste nelle nebbie della bassa padana spilambertese….
Il buffet che è seguito ci ha riconciliati tutti con la realtà concreta del mondo!
Paolo D’Arpini