Migliorare se stessi per migliorare il mondo… con il vegetarismo

L’umanità per migliorare la sua condizione e superare la millenaria fase di guerre e di delitti che hanno caratterizzato la sua storia, per realizzare finalmente un mondo di pace, di libertà, di diritto e di giustizia, non ha bisogno tanto di scienziati, letterati, politici, economisti, matematici, medici, quanto di uomini che siano principalmente buoni, giusti e sensibili alle necessità dell’altro, capaci di cooperare fraternamente e di condividere le necessità vitali del prossimo. Perché se un uomo non è un ottimo professionista non è certo un elemento negativo, ma se è cattivo nell’animo, egoista, predace, è certamente una sventura per se stesso e per la società. Il pensiero e l’insegnamento dei grandi illuminati, dei mistici, dei santi non era inteso tanto a rendere l’uomo più dotto, più capace, più abile, quanto a renderlo semplicemente più buono, più giusto, più sensibile, più compassionevole. Non vi è delitto infatti o ingiustizia che non sia collegabile alla coscienza degli uomini; non v’è raggiro, inganno, interesse di parte, sete di potere, sfruttamento che non sia correlato alla sfera morale degli individui, come non v’è contrasto che non potrebbe essere risolto se l’uomo fosse più ricco di sentimenti. I crimini commessi dall’uomo, incominciando da Caino, che hanno reso questo mondo un luogo di dolore, i problemi che affliggono da sempre l’umanità e che impediscono di realizzare l’armonia sociale, non sarebbero stati commessi se l’uomo fosse stato semplicemente più buono e più giusto. Se tutti i tiranni avessero avuto un cuore più giusto e sensibile come avrebbero potuto macchiarsi dei loro crimini? La stessa schiavitù umana sarebbe stata bandita. Se i soldati di tutti gli eserciti avessero un cuore buono ed una coscienza sensibile alla sofferenza dell’altro, se sapessero immedesimarsi sino a condividere il dolore che causano, come potrebbero prevaricare sul loro fratello? Il male supremo della guerra sarebbe eliminato. Se coloro che detengono il potere politico ed economico a livello mondiale avessero un cuore buono ed una coscienza sensibile all’altrui condizione come potrebbero sopportare l’idea che qualcuno stia soffrendo la fame, la miseria, le malattie? Coloro che violentano, stuprano, calunniano, fanno del male, come potrebbero nuocere al prossimo se il loro cuore e la loro coscienza fosse in grado di condividere la sofferenza del prossimo? Come potrebbero causare violenza fisica, psicologica o morale? Il ladro, come potrebbe rubare ciò che non gli appartiene se avesse una coscienza in grado di condividere il dolore della sua vittima? Ogni delitto contro gli animali come potrebbe essere commesso se colui che lo commette avesse un animo sensibile? I macellai, i vivisettori, i cacciatori, i pescatori, i pellicciai come potrebbero commettere azioni così abominevoli se la loro coscienza percepisse il dolore degli animali? Ogni opera degna di lode, ogni altruismo ed ogni collaborazione nasce dalla capacità dell’individuo di far sua e condividere la condizione dell’altro. Non vi è virtù che non nasca dalla sensibilità umana, come non vi è giustificazione che non sarebbe vanificata di fronte al rifiuto di nuocere. Dunque la soluzione di ogni problema sociale non sta nel sistema ma nell’uomo che lo fa e lo gestisce: qualunque sistema sarebbe ottimale se a gestirlo fossero uomini giusti e sensibili, per contro nessun sistema è in grado di garantire pace e benessere se a gestirlo sono uomini disonesti, ingiusti e insensibili. Certo la sensibilità umana che porta alla pace, alla concordia, all’armonia vanificherebbe l’esistenza di tutte quelle strutture preposte alla difesa armata, per questo vi è, da sempre, opposizione da parte dei centri di potere conniventi con tali organismi che hanno interesse a perpetuare questo stato di cose. Ma lasciandosi coinvolgere emotivamente l’uomo amplia i suoi livelli di coscienza e sviluppa la sua parte migliore. Il mezzo più potente viene dall’osservazione e dalla valorizzazione non tanto del “grande” o dall’insieme quanto del diverso, del piccolo, del semplice, mediante l’immedesimazione e la condivisione dello sforzo di ognuno di esistere, della gioia e del dolore del fiore, della formica, della gazzella, dell’elefante. Perché se ognuno sa valorizzare, rispettare e amare il piccolo come potrebbe non amare e rispettare anche l’essere umano?

Franco Libero Manco

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