Riti religiosi e satanici ed abomini contro gli umani e gli animali in Europa e nel mondo
Animali: da sempre vittime della stregoneria, della caccia, della moda, della gastronomia, del sadismo, della magia, delle religioni.
Durante il Medioevo le vittime maggiormente preferite della superstizione e della malvagità umana sono state: topi, asini, muli, caproni, bruchi, salamandre, sanguisughe ecc. Plinio aveva fatto bruciare per tentare un esperimento una salamandra come fosse un volgare pezzo di legno. Anche la colomba benché rappresentasse lo Spirito Santo e fosse simbolo della Vergine non sfuggi alle orge sanguinarie dei roghi.
Gli animali maggiormente perseguitati furono quelli che l’antichità pagana aveva onorato: il caprone di Pan, la civetta di Minerva-Atena, il gatto di Bastit e di Iside. In particolare i gatti furono costantemente sacrificati al satanismo medioevale. In occasione delle festività di S. Giovanni, rinchiusi in un sacco o in un cesto, venivano gettati vivi, nel fuoco per il sollazzo generale.
Ed in Francia era d’uso alla famiglia reale assistere a questi spettacoli.Vi sono paesi in cui i sacrifici animali avvengono a cadenza ritmata, l’infibulazione delle bambine sono sacrosante tradizioni locali, alcuni difendono il loro antropofagismo. I sacrifici dei bambini bruciati vivi in onore di Moloch all’interno di un toro metallico era tradizione di Cartagine.
I missionari spagnoli, durante l’evangelizzazione degli indiani del Messico, lanciavano animali vivi nelle fiamme di un rogo perché le loro grida strazianti inculcassero ai nuovi convertiti il terrore dell’inferno. La maledizione che pesa sull’umanità sarà annullata solo quando essa avrà capito che le sue sventure millenarie sono la risposta alla sua malvagità nei confronti del mondo animale.
Nel campo degli abomini si inizia sempre con gli animali per finire con gli uomini.
IL VERO AMORE E’ AMORE PER LA VITA UNIVERSALE
Non è vero amore quando si ama soltanto la nostra famiglia, i nostri amici, chi ci è vicino; non è vero amore quando si ama solo una parte del tutto ed essere indifferenti alla condizione di chi è fisicamente lontano o diverso. Il vero amore valica i confini del gruppo di appartenenza, di nazionalità, di etnia, di cultura, di religione, di specie e si espande sfericamente sino ad inglobare nel suo amore gli animali nostri compagni di viaggio che Dio ha affidato all’uomo perché li custodisse.
Infatti non può una mano accarezzare e l’altra colpire. Ama veramente colui che sa far sue non solo le sofferenze degli uomini, ma chi sa estendere il comando “Ama il prossimo tuo come te stesso” ad ogni cosa che ha vita; colui che sa sacrificarsi per il bene anche dell’essere più umile senza aspettarsi lodi o ricompense. Il vero amore è condivisione delle necessità vitali dell’altro, del nostro prossimo universale e non tollera distinzioni di forma o di contenuto; non si dona a seconda della specie, del colore della pelle; non aspetta il manifestarsi della necessità, ma accoglie, conforta, soccorre; non sopporta l’inerzia, l’inettitudine, ma ama l’ultimo essere del mondo come fosse il figlio, il fratello, la madre.
Il vero amore è vera condivisione verso le necessità vitali dell’altro e si manifesta in tutta la sua ampiezza e bellezza verso il diverso, verso i senza voce, verso chi non può nemmeno manifestare gratitudine. Ama veramente colui che sa far sua la responsabilità del destino collettivo; colui che sa trattare con gentilezza e amore l’essere più umile della terra come se da questo dipendesse la sua stessa vita.
Il vero amore è cascata che frange le dighe degli steccati ideologici, scende atterrando tutto quanto non è amore e ci spinge ad amare il vicino di casa come agli aborigeni dell’Australia, il cane abbandonato come la pianta bisognosa di acqua. Questo è il vero amore, perché credo sia il modo di amare di Dio.
Franco Libero Manco