Ogm, distruttori e inquinatori del patrimonio genetico naturale – 250mila suicidi tra gli agricoltori – “Il mercato alimentare in mano alle multinazionali”
Un nuovo rapporto, intitolato “L’imperatore Ogm è nudo”, redatto da
ben 20 organizzazioni internazionali e pubblicato da Navdanya
International, fotografa con estrema chiarezza le conseguenze degli
organismi geneticamente modificati. Tutte negative.
Quindici milioni di contadini sono ostaggio degli Ogm, e 250.000
agricoltori – ridotti sul lastrico – si sono tolti la vita negli
ultimi anni. È l’agghiacciante denuncia lanciata dalla studiosa ed
attivista indiana Vandana Shiva: il 70% del commercio globale di
sementi è ormai controllato da appena tre grandi multinazionali, e gli
organismi geneticamente modificati, che dovevano aumentare le
produzioni e ridurre i pesticidi, stanno condizionando il sistema
agricolo mondiale. Lo afferma senza mezzi termini un nuovo rapporto,
intitolato “L’imperatore Ogm è nudo”, redatto da ben 20 organizzazioni
internazionali e pubblicato da Navdanya International, associazione
con sede a Firenze. Presentati sin dall’inizio come potenziale
soluzione alle crisi alimentari globali, all’erosione dei suoli e
all’uso di sostanze chimiche in agricoltura, oggi gli Ogm coprono
oltre un miliardo e mezzo di ettari di terreni in 29 diverse nazioni.
Ma non sembrano aver mantenuto le promesse.
Tra le delusioni degli Ogm, la lotta contro i parassiti: le nuove
colture hanno favorito la diffusione di specie nocive e ancora più
pericolose. In Cina, dove il cotone Bt resistente agli insetti è
largamente diffuso, i parassiti sono infatti aumentati di 12 volte dal
1997. Non solo, una ricerca del 2008 dell’International Journal of
Biotechnology ha rivelato che tutti i benefici dovuti alla
coltivazione di questo tipo di cotone erano stati annullati sia nella
Repubblica Popolare che nella vicina India dal crescente uso di
pesticidi, necessari in quantità sempre maggiori proprio per
combattere questi nuovi “super-parassiti”. Stessa sorte per i
coltivatori di soia gm in Brasile ed Argentina che, dalla conversione
delle loro colture, hanno dovuto raddoppiare l’uso di erbicidi per
disfarsi di super-weeds capaci di crescere anche di un centimetro al
giorno (come l’erba infestante pigweed). E ciò senza neppure il
vantaggio di avere coltivazioni più resistenti al sole o alla siccità.
Secondo The Gmo Emperor has no clothes. Global Citizens Report on the
State of GMOs, gliOgm hanno solamente portato poche multinazionali ad
un inquietante strapotere. Basti pensare che le sole Monsanto, Dupont
e Syngenta controllano oggi il 70% del commercio globale di sementi.
Un fatto che permette ai tre colossi biotech di stabilire (ed alzare)
i prezzi a loro piacimento. Ma che proprio per questo, secondo gli
scienziati, sta avendo conseguenze devastanti su molti degli oltre 15
milioni di agricoltori diventati loro clienti.
In Africa, Sud America e soprattutto in India, i suicidi di contadini
impossibilitati a sostenere i costi sempre più elevati
dell’agricoltura intensiva imposta dagli organismi geneticamente
modificati sono arrivati a livelli inaccettabili. Solo nel Paese
asiatico, ricorda Vandana Shiva (che presiede Navdanya International),
negli ultimi 15 anni le persone che si sono tolte la vita per questo
motivo hanno superato le 250mila unità: quasi una ogni mezz’ora, dal
1996 ad oggi.
Oltre che gli effetti ambientali e sociali, gli studiosi temono
conseguenze sulla salute, anche se ufficialmente non ancora
dimostrate. Non solo nei Paesi “poveri”, ma anche negli Usa, che 15
anni fa lanciarono le coltivazioni gm: oggi gli Stati Uniti ne sono il
primo produttore mondiale, con il 93% delle coltivazioni di soia,
l’80% del cotone, il 62% della colza e il 95% della barbabietola da
zucchero.
In Europa gli organismi geneticamente modificati non sono ancora
penetrati come nel resto del mondo, ma manca poco: “L’Ue – spiega il
rapporto – importa il 70% dei mangimi, in massima parte soia e mais
provenienti dagli Stati Uniti” e quasi sempre geneticamente
modificati. Di conseguenza, anche dove non permessi, gli Ogm “sono
potenzialmente presenti nelle farine di mais e di soia, che figurano
come ingredienti di tantissimi prodotti alimentari”.
Un fatto che non dovrebbe creare allarmismi, per Mark Buckingham della
GM’s industry’s Agriculture and Biotechnology Council, che al
contrario elogia gli enormi potenziali benefici di queste tecnologie.
“Dall’India al Sudafrica, milioni di contadini hanno già valutato
l’impatto positivo che la tecnologia degli Ogm può avere sul loro
lavoro”, afferma il dottor Buckingham: “La popolazione mondiale
raggiungerà i nove miliardi entro il 2050. Un significativo aumento
dei raccolti è quindi necessario, soprattutto nei Paesi in via di
sviluppo”.
Il continuo progredire della ricerca, inoltre, secondo Buckingham
potrà portare gli Ogm a fronteggiare anche sfide come quella dei
cambiamenti climatici: “Si sta sviluppando una tecnologia per la
tolleranza alla siccità, che permetterà alle colture di affrontare
senza problemi periodi di bassa umidità dei terreni”. Ogm come
soluzione ai problemi ambientali? Per Vandana Shiva, in realtà “il
modello degli Ogm scoraggia i contadini nel provare metodi di
coltivazione più ecologici”, e le corporation che lo promuovono stanno
“distruggendo le alternative” al solo scopo di “perseguire il
profitto”.