Vegetarismo ed etica sguincia… uccidere e torturare un animale va bene.. Uccidere e torturare un uomo non va bene…
Perché la legge umana non consente di trattare alla stessa stregua crimini analoghi?
Perché è la vittima a differenziare una azione delittuosa? Perché è considerato un crimine uccidere, torturare, mutilare, imprigionare un uomo, sottrarre un bambino a sua madre, mentre uccidere, torturare, mutilare, imprigionare, o sottrarre un cucciolo ad un animale è considerata un’azione lecita?
Anche se gli animali al pari dell’uomo percepiscono l’angoscia, la paura, la privazione della libertà, l’abbandono, la Legge non consente di trattare allo stessa stregua delitti che noi consideriamo analoghi: ma la Legge della Vita si.
Nel cosmico equilibrio biologico l’estinzione della specie umana non sarebbe più grave dell’estinzione delle formiche. Perché è lecito usare parole di condanna verso coloro che si sono macchiati di crimini nei confronti degli esseri umani, mentre le accuse verso chi si rende responsabile dei medesimi crimini nei confronti degli animali vengono considerate come atti di intolleranza, di aggressività e di estremismo?
Perché nelle circostanze di violenza agli animali si pretende nei confronti dei responsabili un atteggiamento garbato e gentile, un semplice invito a considerare il problema, mentre nei confronti di coloro che si sono macchiati di crimini nei confronti degli umani ogni espressione di condanna sembra non sia mai abbastanza dura e appropriata?
Perché si biasima chi grida allo scandalo perché vengono denunciati i delitti verso gli animali mentre si tende a giustificare coloro che si sono resi responsabili di tali delitti? La cultura degli ipocriti vuole che l’essere umano non sia tanto accusato dei suoi crimini quanto che non si susciti in loro sensi di colpa. Ma quando l’essere umano uccide il rimorso diventa capace di qualsiasi atto lesivo. Chi vive correttamente non ha paura del giudizio del prossimo, anzi sa che ogni giusto rimprovero può essere la medicina più efficace per migliorare se stessi, anche se la critica deve sempre essere un pungolo, mai una sferza. Il rimprovero non deve mai sconfinare nell’offesa, nell’insulto o peggio nella calunnia.
Le grandi istituzioni che sono sorde alla spaventosa condizione degli animali non cambiano con le suppliche ma con la protesta corale, civile, sentita, non violenta e quando non ascoltano il morbido richiamo finiscono inevitabilmente col suscitare l’asprezza della protesta. Non si rimprovera forse il bambino per indurlo a non commettere azioni lesive nei confronti dei suoi fratellini? Anche Gesù insegnava l’amore, la misericordia, la tolleranza ma anche l’aspro rimprovero, quand’era necessario a correggere gli animi: “Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? (Mtt 12,34); “Guai a voi scribi e farisei ipocriti…” (Mtt 23,12).
Se le istituzioni un giorno si apriranno al rispetto degli animali non sarà perché gli appelli dei pochi l’avranno indotte alla compassione, ma perché costrette dalle contingenze culturali e sociali che finirebbero col confinarle in una posizione moralmente e civilmente retrograda ed inaccettabile con l’evoluzione della coscienza di un popolo. Per chi emotivamente percepisce e condivide l’inferno cui sono condannati gli animali da parte dell’uomo è difficile esprimersi in termini sereni: sarebbe come chiedere ad una madre di usare garbo verso coloro che stanno violentando sua figlia.
Tuttavia il richiamo non deve mai essere tale da suscitare reazioni avverse da parte di chi si rifiuta di vedere gli effetti delle sue scelte e così ottenere l’effetto contrario a quello sperato. Il nostro operato deve sempre essere al servizio della verità, anche se cruda. In ogni circostanza il nostro proposito deve mirare al massimo bene collettivo al fine di rendere l’uomo migliore per se stesso ma soprattutto per salvare gli animali dalla cattiveria umana.
Nessuno si senta autorizzato a giudicare e tantomeno a condannare le pur deprecabili scelte degli altri: infinite sono le circostanze che inducono un individuo a comportarsi in un determinato modo. Sulla terra vi sono 7 miliardi di differenti livelli evolutivi umani; un albero non cresce in un giorno.
Nessuno si senta arrivato, completo, autosufficiente, illuminato: chi è al quinto “gradino” della scala tenda la mano a chi è al quarto e che si appoggi alla mano di chi è al sesto. La nostra etica ci impone l’umiltà profonda ed assoluta. Questa è la nostra vera forza e la nostra vera rivoluzione integrale.
Non prendertela col seme se non germoglia:non tutti i terreni sono adatti ad ogni seme.Forse hai sbagliato terrenoo tempo di semina.
Franco Libero Manco