Claudio Martinotti Doria: “La riforma pensionistica all’esame del governo in pensione!”
Non avendo un governo degno di credibilità, essendo privo di capacità e competenze, parassita e cialtrone, non sarà mai in grado di affrontare una inevitabile riforma delle pensioni, con un approccio serio, ragionevole, calibrato e soprattutto responsabile e lungimirante.
Finora ha cazzeggiato ed è intervenuto con trucchi parassitari, ingannevoli e predatori, una specie di saccheggio mimetizzato, come il posticipare l’erogazione della pensione di 12 mesi per i lavoratori dipendenti o 18 mesi se lavoratori autonomi, una specie di estorsione legalizzata coatta ai danni di chi aveva acquisito il diritto alla pensione, senza aver effettuato alcun confronto con le parti sociali, senza alcuna trattativa e vera riforma.
ESATTAMENTE COME SE UN DEBITORE UNILATERALMENTE DECIDESSE DI RIMBORSARE IN RITARDO E IMPONESSE UNA RIDUZIONE DELL’AMMONTARE DEL SUO DEBITO VERSO IL CREDITORE … un atto palesemente illegittimo, ma siccome ad eseguirlo è il governo, non lo si può perseguire …
Ma in futuro, con la crisi che rende la situazione sempre più grave e pericolosa, non potranno più continuare a cazzeggiare in questo modo, con provvedimenti tampone occasionali, slegati ed imposti con prepotenza dalle circostanze contingenti, DOVRANNO PRIMA O POI RIFORMARE SUL SERIO IL SISTEMA PENSIONISTICO e soprattutto dovranno smetterla di raccontare fandonie sulla reale situazione dei conti e delle prospettive previdenziali, con il patetico balletto delle cifre e delle previsioni.
Come quelle inerenti i giovani lavoratori precari (collaboratori occasionali e a progetto), che a seconda dei momenti e delle fonti affermano andranno in pensione con il 10 per cento o con il 30 per cento o forse con il 50 per cento del loro ultimo reddito. COSE’ UN GIOCO SULLA PELLE DI CHI LAVORA E SOFFRE? Comportamento irresponsabile che può solo generare inquietudine e paralizzare le scelte e le iniziative dei giovani, con gravi ripercussioni famigliari, sociali ed economiche.
E’ dovere politico e morale fornire basi certe per coloro che sono obbligati ad effettuare versamenti previdenziali, hanno il diritto di sapere che fine faranno il loro soldi versati all’INPS, in che modo saranno loro restituiti sotto forma di servizi ed erogazioni future, ALTRIMENTI SAREBBE MEGLIO NON FARGLIELI VERSARE E DIRE A TUTTI CHE OGNUNO SI ARRANGI COME PUO’ per provvedere alla propria vecchiaia, SAREBBE PIU’ ONESTO.
Io credo che la proposta avanzata da alcune parti sociali della cosiddetta SOMMA 100 sia la più adeguata come riforma del sistema pensionistico, occorrerebbe cioè che per andare in pensione la somma dell’età anagrafica più il numero di anni di versamenti previdenziali effettuati desse come risultato 100. Ad esempio si potrebbe andare in pensione a 65 anni con 35 anni di contributi effettuati. E’ probabilmente la riforma meno dolorosa e più efficace per ottenere risultati positivi in tempi brevi ed eliminando le sacche di privilegio ancora in essere.
Oppure si potrà decidere di andare in pensione quando si vuole ma l’erogazione sarà proporzionale all’ammontare dei contributi effettivamente versati, erogati mensilmente in base alle prospettive di vita (per cui la pensione sarà inevitabilmente di modesta entità se si andrà in pensione prima del tempo).
Al tempo stesso occorre ridimensionare i privilegi concessi in passato, in tempi di gravissima crisi come quella attuale E’ IMPENSABILE CONSERVARE PRIVILEGI ANACRONISTICI frutto di tempi passati gestiti irresponsabilmente, come le pensioni baby o le super pensioni, entrambe devono essere limitate con riduzioni delle loro entità, anche significative, ad esempio riducendo di un 10-15 per cento le pensioni baby e ponendo un tetto alle superpensioni, ad esempio di 5000 euro.
Se non si interviene su questo percorso concettuale riformistico, si rischia di generare un diffuso senso di ingiustizia, malevolenza e frustrazione popolare che potrebbe sfociare in violenza e pericolosa conflittualità sociale, che renderebbe la situazione del tutto ingestibile, e porterebbe il paese all’ingovernabilità, un incubo che credo non gioverà a nessuno.
Claudio Martinotti Doria
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