Giuseppe Turrisi: “Il limite dal razionale ed il suo inevitabile ricorso nel discorso esplicativo della Spiritualità Laica…” – Con nota aggiunta di Paolo D’Arpini
In risposta all’articolo sulla libertà dal dualismo nella spiritualità laica (http://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2011/10/liberta-dal-dualismo-nella-spiritualita.html).
Interviene Giuseppe Turrisi, che scrive:
….la necessità di “ridurre e dare delle spiegazioni” sta proprio nel distacco che la lo spirito intelligente ha nel momento del concepimento una parte del tutto si contestualizza un un modulo storico. La singola parate ancestralmente sa di appartenere al tutto e quindi nelle condizioni ristrette dello spazio tempo tende in continuazione (ascesi) a ricongiungersi con lo spirito intelligente infinito di cui fa parte e cui inevitabilmente tende. la razionalità è un piccolo strumento che la natura umana possiede per non incorrere nella follia della complessità da cui ha origine e a cui tende.
Dall’altra parte la razionalità è lo strumento più alto per governare le cose del mondo, ma di fatto questa razionalità è il suo limite. Il suo limite finché si pone il limite della spiegazione più tosto che quello della descrizione.
Sarebbe incomprensibile alla piccola natura della razionalità umana ”spiegare” perché mai di una cosa che si dice non esista, per esempio dio, vi siano immense discussioni scritti in ogni era ed ogni popolo. infatti si entra nella sfera della pura descrizione scientifica (e non della spiegazione) per cui certi eventi sono certamente possibile ma razionalmente inspiegabili limite dello strumento ”ragione” che la mente umana possiede per accertare il proprio contesto e generare le proprie rappresentazioni, poiché poi succede che molte singole rappresentazioni coincidano in un ologramma comune la comunità genera l’idea di una entità superiore a cui loro stessi appartengono ma che lo strumento della razionalità non riesce a misurare e spiegare.
A questo punto poi anche attraverso il linguaggio e la comunicazione, altra sfera di secondo livello di rappresentazione (il primo è quello ideale il secondo e dare all’idea una immagine e poi un suono per riconoscerla e poi comunicarla) nasce una letteratura (spirituale) che renderà memoria a posteri di queste rappresentazioni soggettive che prenderanno poi la forma del “dio” specifico, nella relazione prima relazione circolare in cui il soggetto cerca la sua provenienza dall’infinito e la comunica al suo simile e quindi alla comunità, a sua a volta la comunità cresce il singolo individuo nella ricerca dell’infinito.
La comunità genera questa rappresentazione come cultura e come rito per affermare la propria ricerca d’infinito (seme dello spirito intelligente) ma allo stesso tempo questa rappresentazione (per millenni) genera la stessa comunità ed i singoli individui. Tutto questo rivestito di un linguaggio appropriato poi diventa ora questa religione ora questa credenza ora questo culto.
Tale organizzazione intellettuale e sociale poi è diventato strumento di potere per gestire ogni sorta di cose (la storia è piena). Ma innegabile come indimostrabile rimane la ricerca dell’infinito di cui ne possediamo le caratteristiche ma non ne disponiamo le spiegazioni.
(Giuseppe Turrisi)
………………………………..
Mia rispostina: “
Certamente, caro Giuseppe, non puoi fermarne l’odore… che si manifesta da sè.. come una “memoria” di quell’infinito (nel finito apparente…). La ragione cerca di descrivere questo aroma.. ma solo l’intuito può darci “conferma” della sua reale natura. D’altronde tutto avviene nella Coscienza per mezzo della Coscienza.
In tal modo qualsiasi tentativo di “spiegazione” perde di valore essendo superata dalla successiva sovrimposizione… un’onda continuata, un flusso di pensieri che attirano attenzione ma di cui la vera sostanza è la semplice Consapevolezza.. Perciò non serve preoccuparsene…
Lo vedo..
Quel Giano bifronte
sorride e ghigna
attira l’attenzione con gli opposti.
E’ qui presente
davanti a me
lui in me come io in lui.
Siccome è doppio
bianco e nero
buono e cattivo
mi piace e non mi piace.
Lo vedo..
Come un pensiero
che sorge dagli umori
automaticamente consequenziale,
perché preoccuparsene ?
Paolo D’Arpini