Vegetarismo per sperimentare un nuovo mondo nel vecchio
Gran parte di coloro che decidono di rinunciare drasticamente all’alimentazione carnea hanno subito la traumatica esperienza diretta dell’uccisione di un animale. Chi ha avuto la ventura di assistere all’uccisione di un maiale ricorda con raccapriccio le urla laceranti, e quasi umane, della povera vittima, il suo terrore, il suo vano cercare intorno l’aiuto di coloro che considerava amici e che ora fanno parte dei boia; ricorda i rantoli, le convulsioni, i fiotti di sangue, gli occhi sgranati e infine la vita che lentamente lo abbandona inerte alle asce, ai coltelli del carnefice. Chi ha avuto la ventura di trovarsi in quel luogo maledetto chiamato mattatoio durante l’esecuzione capitale di un cavallo, di un vitello o di una pecora, resta per sempre traumatizzato da quell’esperienza infernale e trova le motivazioni per astenersi dal consumo di carne e spesso anche la volontà a dissociarsi da una realtà della quale accusa salutari sensi di colpa. Ricorda l’impotenza schiacciante dell’animale in balia dell’essere più crudele della terra, il suo pietoso ed inutile tentativo di fuggire, il panico negli occhi della preda braccata, l’angoscia di trovarsi in un ambiente tangibilmente ostile e pregno di esalazioni mortali, l’odore terrorizzante del sangue nella percezione imminente della morte. Vedere un piccolo, meschino, rozzo garzone avere il potere, l’arroganza, la capacità di abbattere un possente, splendido, bellissimo cavallo, grida vendetta al cospetto della Vita. Come può un uomo conservare la sua serenità, dormire, sapendo che un essere simile a lui sia morto a causa sua? Come può considerare giusto e legittimo privare per sempre della vita una creatura senziente, impedirgli per sempre di esistere, di far parte della famiglia dei viventi? Come può affondare il coltello, la sega nelle carni vive e palpitanti, spaccare le ossa, strappare le viscere, il cuore, i polmoni, ridurre a pezzetti una creatura più degna dell’uomo di esistere e considerare simili ripugnanti membra di cadavere alimento per l’essere umano? Un uomo che genera sofferenza e morte come può tornando a casa la sera essere in pace con la sua coscienza e capace di una carezza, di un atto di gentilezza e bontà nei confronti dei suoi cari? L’uccisione di un agnello, un coniglio o di una gallina, vittime di un’esecuzione improvvisata e sommaria negli ambienti rurali dei contadini, animali considerati quasi come membri della famiglia umana che li ha allevati, richiede una durezza di cuore primordiale. Assistere ai lamenti disperati, ai fremiti, alle convulsioni del povero animale, è un’esperienza traumatizzante per qualunque essere umano dotato di coscienza. Queste terribili esperienze che cambiano la vita dovrebbero essere esperienza comune a tutti coloro che ritengono giusto e lecito mangiare la carne, a tutti coloro che trovando il pezzo di animale incellofanato nei supermercati non sanno (perché non vogliono) collegare quella misera parte anatomica ad una creatura fatta come noi che voleva vivere e che è stata uccisa per l’infame, degradante piacere della gola. La cultura consumistica contemporanea, propinata dalle lobby agroalimentari e zootecniche attraverso i mezzi di informazione di massa, hanno attuato la più rovinosa e devastante dissociazione tra la bistecca e l’animale: molti bambini sono convinti che i polli crescono sugli alberi. Le scolaresche dovrebbero essere condotte a visitare i mattatoi invece di visitare gli zoo: sarebbe più istruttivo e responsabilizzante far sapere (in rispetto della verità) a chi apparteneva quel pezzo di carne che serenamente consumeranno per cena. Ognuno che ritiene “normale” nutrirsi di animali (dal papa al presidente della repubblica, dal ministro alla pubblica istruzione a quello della salute, dal capo della magistratura al portiere dello stabile) dovrebbe avere la coerenza morale delle loro scelte: far visita ad un mattatoio prima di addentare una bistecca.
Franco Libero Manco
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Mottetti aggiunti:
Verrà il tempo in cui l’uccisione di un animale sarà considerata alla stessa stregua dell’uccisione di un uomo (Leonardo da Vinci).
In nome di tutto ciò che è sacro nelle vostre speranze per il genere umano, io scongiuro quelli che amano la felicità e la verità di fare ragionevole esperimento del sistema vegetariano (P. Shelly).
Finché gli uomini continueranno ad uccidere gli animali essi non cesseranno nemmeno di uccidersi tra di loro: il mondo animale si vendica dell’umanità forzandola nelle guerre a divenire carnefice di se stessa (Max de Saxe).
Nel mondo invisibile ogni uomo è accompagnato dalle anime di tutti gli animali di cui ha mangiato la carne; queste anime reclamano un risarcimento… le guerre tra gli uomini in realtà sono il risultato di tutto il massacro di animali che gli uomini compiono… La legge di giustizia è implacabile: gli uomini devono pagare versando tanto sangue quanto ne hanno fatto versare agli animali (Aivanov)
Gli uomini continueranno ad ammazzarsi tra di loro fintantoché massacreranno gli animali. Colui che semina morte e dolore non può raccogliere gioia e amore. Fintantoché l’uomo continuerà a distruggere tutte le forme di vita, che egli considera inferiori, non saprà mai cos’è la salute e non troverà mai la vera felicità. Come potrete pretendere giustizia quando voi stessi sacrificate per crudele ghiottoneria o avidità degli esseri legati a noi da fraterna alleanza? (Pitagora)
Ogni animale sgozzato irradia sentimenti di orrore e di odio saturando la nostra atmosfera: dannose vibrazioni si ripercuotono specialmente sui bambini. Sensazioni di terrore fluttuano nell’aria e moltissimi bambini ne sono presi dalla paura senza causa apparente. Non comprendono che l’agitazione proviene dall’atmosfera statua di sentimento ostili provenienti dalle creature immolate ( C. W. Leadbeater).
Uccidere gli animali per nutrirsi del loro sangue e delle loro carni è una delle più deplorevoli e vergognose infermità della condizione umana. Questo nutrimento contiene in se i principi irritanti e putridi che agitano il sangue e abbreviano la vita dell’uomo. Verrà il tempo in cui gli uomini aborriranno il consumo di carne come ora noi aborriamo il cannibalismo (Alphonse Lamartine).
Oh mangiatore di carne, tu non sei un essere umano. Non accompagnatevi con un mangiatore di carne, perché anche la sua sola compagnia è dannosa per la devozione al Signore. Credimi, amico, coloro che mangiano carne e pesce e bevono bevande inebrianti, saranno tutti estirpati come le erbacce sono estirpate da un fertile campo e gettati dentro un’oscura valle di morte. Tutta la carne è una che sia di uccello, di cervo o di vacca e coloro che la mangiano andranno direttamente all’inferno con gli occhi aperti. (Kabir, poeta Sufi)
L’uomo non troverà pace finché non estenderà la sua compassione a tutte le creature viventi. (Albert Schweitzer)
Sono fortemente convinto che cessare di nutrirsi di animali rappresenta un momento imprescindibile nella graduale evoluzione della razza umana (H. D. Thoreau).
Un tempo fui fanciullo e fanciulla, arbusto, uccello e muto pesce guizzante nel mare (Empedocle).
Prima che un empia genie si cibasse di giovenchi ammazzati, l’aureo Saturno reggeva questa vita sul mondo. Né si era udita la tromba di guerra, né il risuonare delle spade (Virgilio).
La vera bontà dell’uomo si può manifestare in tutta la sua purezza e libertà solo nei confronti di chi non rappresenta alcuna forza. Il vero esame morale dell’umanità, l’esame fondamentale, è il suo rapporto con coloro che sono alla sua mercé: gli animali. E’ qui sta il fondamentale fallimento dell’uomo, tanto fondamentale che da esso derivano tutti gli altri (Kundera).
Le loro grida non dovrebbero suscitare un’irragionevole compassione più del metallo incandescente sotto i colpi del martello (Pio XII).