L’India delle meraviglie… raccontata dagli indiani che vivono in Italia….
L’India raccontata dagli indiani….
Cari lettori e amici, il viaggio attraverso l’immigrazione continua con delle riflessioni su questi individui che provengono da un mondo così lontano dal nostro, fuggiti da un Paese che nega loro tutto, e che li costringe a vivere lontani migliaia di chilometri dai loro affetti, dalle loro tradizioni, sapori, paesaggi, in una parola dalla loro identità.
Le loro storie vissute per raggiungere il nostro Paese sono tutte molto originali ma anche terribilmente tristi, perché raccontano di vite umane che, venute al mondo, non hanno trovato abbastanza spazio fisico e psicologico per celebrare questo incredibile mistero che è la Vita in questo pianeta.
Qualcuna di queste storie ve l’ho raccontata, tuttavia, mi interessa moltissimo trasmettervi ciò che di queste storie è importante cogliere, forse per aiutarci a capire che la diversità in fondo è soltanto apparente, e che esiste soltanto in coloro che osservano il mondo con occhi superficiali, senza mai andare in fondo!
Ho chiesto a qualcuno di loro come mai preferiva lasciare la patria, gli affetti, tutto, per andare a vivere in un contesto così diverso dalla loro cultura e dalle loro tradizioni. Mi è stato risposto che vivere in India è impossibile! A parte il problema del lavoro, che è ormai comune anche nei paesi ricchi, tuttavia una delle ragioni delle loro fughe è che i giovani indiani non sopportano più di vedersi negate tutte quelle piccole libertà e quei diritti che da noi in occidente sono dati per acquisiti! Faccio un esempio. Baciare una ragazza per strada, gesto compiuto dovunque in Europa, in India comporta l’arresto seguito da una forma di tortura (una forzata divaricazione orizzontale delle gambe, che produrrà come conseguenza l’impotenza sessuale, o delle bastonate).
Ho chiesto se prima del matrimonio qualcuno di loro ha la possibilità di fare anche una minima esperienza. Assolutamente impossibile! (Del resto chi vuole rischiare di essere arrestato e torturato per baciare una ragazza!… ammesso che se ne trovi una disponibile!). La futura moglie in genere viene scelta dai genitori di lui, e in alcuni casi la ragazza prescelta forse parlerà con suo marito per la prima volta soltanto il giorno delle sue nozze. I giovani vanno al matrimonio completamente ignari della vita sessuale e di come funzionano i rapporti tra moglie e marito.
Mi è capitato di parlare con uno di loro di questo argomento così intimo, e vi assicuro che non è stato per niente facile! Ero curiosa di sapere come si comportano la prima notte di nozze essendo all’oscuro di tutto. Mi è stato risposto che provano a fare ciò che possono facendo quel poco che sanno! In India, i giovani che vogliono sapere qualcosa sui “fatti della vita” seguono questa regola: quando si riuniscono alcuni adulti per parlare di argomenti sessuali (il che è molto raro, perché anche tra amici non si parla quasi mai di queste cose), permettono ai più giovani (in età da matrimonio) di sedere poco lontani dal gruppo (ma non nel gruppo) dove potranno “cercare di sentire” qualcosa di ciò che diranno!… Però nessuno degli adulti gli parlerà mai direttamente di questi argomenti! Dovranno sperimentarlo da soli. Per le donne poi è ancora peggio. I genitori non parlano (neanche tra di loro di queste cose), e le ragazze dovranno apprendere tutto dal marito (la prima notte di nozze), il quale dovrà fare affidamento sulle poche cose captate da lontano! Del resto la donna segue il marito nel bene e nel male! Riflettevo su questo vedendo il DVD di un matrimonio indiano di pochi mesi fa’ (il figlio di uno di loro). Il rito che celebrano consiste nel girare 3 volte intorno ad un albero (sacro): il futuro marito cammina davanti mentre la sposa lo segue dietro tenendo con la mano un lembo della sciarpa avvolta intorno al collo del marito. E’ molto simbolico questo gesto, non credete?
Le donne non conoscono veramente nulla della sessualità, neppure i meccanismi del loro stesso corpo, e sulla gravidanza arrivano quasi sempre del tutto impreparate.
Però i giovani hanno voglia di cambiare. Di essere liberi di esprimersi, di fare scelte, di contare! E’ pur vero che qualcuno di loro già da un po’ di tempo comincia a ribellarsi. E’ il caso di un ragazzo, innamorato fin da piccolo di una ragazzina indiana appartenente ad una casta diversa dalla sua. Nella cultura indiana il sistema delle caste è ancora vigente, per cui ad esempio la casta dei raccoglitori di grano non possono di certo ambire a sposare qualcuno della casta dei Bramini! (è un po’ come in Europa: una operaia che vorrebbe sposare un industriale). In questo caso il matrimonio è assolutamente inaccettabile da parte dei genitori!
Questo ragazzo però ha deciso di ribellarsi a questa regola e, d’accordo con i genitori di lei (appartenente alla casta inferiore), ha deciso di sposarla lo stesso. Il prezzo che ha pagato è stato quello di essere ripudiato dalla sua famiglia la quale non vuole più sentirlo neppure nominare!
I giovani vogliono cambiare ed uscire fuori da questa cultura, è per questo che scappano all’estero. C’è da dire inoltre che l’India non offre nessuna opportunità per migliorare la loro vita!
Prendiamo l’istruzione. Mi è stato detto che le scuole pubbliche in India non insegnano quasi nulla. Ad esempio, le nozioni generali sulla storia di altri Paesi sono scarsissime, a parte gli inglesi che sono stati i loro padroni per secoli, ma non sanno molto neppure del loro stesso Paese. Dell’India ai ragazzi viene insegnata soltanto un po’ della storia di Gandhi. L’istruzione da loro comporta 12 livelli (che sarebbero 12 anni), ma alla fine non viene rilasciato nessun titolo, se un ragazzo vuole certificare gli studi fatti presentando la documentazione presso un Paese straniero, non gli viene dato nulla perché i sistemi di archiviazione in India sono molto fatiscenti e i documenti quasi sempre vanno smarriti. Inoltre, nessuno sa a cosa sono equiparate in Italia le scuole indiane (o almeno mi è stato detto che lo ignorano perfino nella loro stessa ambasciata!).
Così un ragazzo che intende iscriversi a qualche scuola superiore, ad esempio in Italia, deve ricominciare tutto da capo come se non avesse mai studiato in vita sua.
Questo sistema condanna i più all’ignoranza perenne, e non offre loro alcuna possibilità di potersi iscrivere in Italia ad una scuola per il conseguimento di un diploma, ad esempio per diventare infermiere, geometra, o altri titoli professionali, in modo da poter uscire fuori da quella spirale lavorativa che li costringe per tutta la vita a svolgere il lavoro dell’agricoltore, del domestico o del badante. Questi ragazzi sono pertanto condannati all’ignoranza, prima nel loro Paese e poi all’estero, e questa mancanza di opportunità impedirà in modo certo un miglioramento economico e professionale delle loro vite. Accade questo soltanto per un fatto culturale o forse è una precisa volontà di qualcuno?… vi lascio riflettere su questi temi, sperando di aver dato un contributo alla comprensione di questo straordinario popolo che tanto amo.
Lidia