Agricoltura Contadina – La “ragnatela” di Giovanni Di Genua per portare l’Europa verso la sovranità alimentare…
I cittadini di tutta Europa stanno sperimentando le prime politiche di
aggiustamento strutturale che i governi stanno imponendo alle loro popolazioni, quelle politiche fino ad ora prescritte a popolazioni di altre regioni, in particolare del Sud del mondo. Questo con il solo interesse di
salvare il capitalismo e coloro che ne traggono profitto (banche private, gruppi di investimento e multinazionali). Vi sono molti segnali a indicare che nel futuro prossimo queste politiche antisociali diventeranno ancora più severe e più estese. Sono al contempo anche iniziate le prime mobilitazioni generali per denunciare i sistemi economici e di governance che ci hanno portato a questo punto. Noi offriamo – creativamente e energicamente – la risposta e l’opposizione dei movimenti sociali europei al modello di agricoltura globale che è il riflesso esatto del sistema capitalista che lo ha creato.
I sistemi alimentari sono stati piegati a servire un’agricoltura industrializzata, controllata da poche multinazionali del cibo e da un piccolo gruppo di enormi catene di supermercati. Si tratta di un modello
pensato per generare profitti e quindi completamente incapace di adempiere ai suoi obblighi nutrizionali.
Invece di essere un modello dedicato alla produzione di cibo sano, accessibile e di beneficio alle persone, si concentra sempre più sulla produzione di materie prime destinate alla produzione di agrocarburanti o mangimi per animali, magari attraverso enormi piantagioni monocolturali. Da un lato, questo ha causato la perdita smisurata di aziende agricole e di persone che vivevano di quelle aziende, e dall’altro promuove una dieta dannosa per la salute e povera di frutta, verdura e cereali diversi.
Questo modello industriale di produzione è dipendente da combustibili fossili in via di esaurimento e dalla chimica; non riconosce i limiti di risorse preziose come la terra o l’acqua; è responsabile di drastiche perdite di biodiversità e di fertilità del suolo; contribuisce al cambiamento climatico; costringe migliaia di persone a lavori irrispettosi dei loro diritti più fondamentali; e conduce al peggioramento delle condizioni di lavoro degli agricoltori e dei lavoratori salariati, in particolare dei migranti. Ci allontana da una relazione rispettosa
e sostenibile con la natura. Questo sfruttamento e trattamento della terra è la causa fondamentale della povertà rurale e della fame di più di un miliardo di persone nel mondo (come adesso nel Corno d’Africa).
Inoltre, tutto ciò provoca migrazioni forzate, mentre crea un surplus di alimenti industriali che finiscono per essere scartati come rifiuti o smaltiti nei mercati sia all’interno che al di fuori dell’Europa, distruggendo le produzioni locali.
Questa situazione è il risultato di politiche alimentari, finanziarie, commerciali ed energetiche, imposte dai nostri governi, dall’Unione Europea (in particolare attraverso la sua Politica Agricola Comune), dalle istituzioni multilaterali e finanziarie e dalle multinazionali. Tra gli esempi si possono annoverare le politiche di deregolamentazione e liberalizzazione dei mercati agricoli e la speculazione sugli alimenti.
Cambiare la direzione di questo sistema alimentare non funzionale sarà possibile solo attraverso un riorientamento completo delle politiche e delle pratiche alimentari e agricole. È indispensabile ridisegnare il
sistema alimentare sulla base dei principi della Sovranità Alimentare, soprattutto in Europa, ed è indispensabile farlo ora.
Di conseguenza più di 400 persone provenienti da 34 paesi europei, dall’Atlantico agli Urali e Caucaso, dall’Artico al Mediterraneo, nonché rappresentanti internazionali, provenienti da diversi movimenti sociali e
organizzazioni della società civile, si sono incontrati dal 16 al 21 agosto 2011 a Krems, in Austria, per fare un passo in avanti nello sviluppo di un movimento europeo per la Sovranità Alimentare. Stiamo costruendo, sulle fondamenta della Dichiarazione di Nyéleni 20071, il diritto dei popoli a definire democraticamente i
propri sistemi alimentari e agricoli senza danneggiare altri popoli o l’ambiente.
Sono giá in atto numerose esperienze e pratiche basate sulla Sovranità Alimentare, a livello locale, regionale ed europeo, dimostrando la sua applicabilità e la sua necessità.
Siamo persone che condividono valori basati sui diritti umani. Vogliamo la libera circolazione delle persone, e non la libera circolazione di capitali e merci che contribuisce alla distruzione dei mezzi di sostentamento delle persone, costringendo così molti a migrare. Il nostro obbiettivo è la cooperazione e la solidarietà in
1 Primo Forum mondiale per la Sovranità Alimentare, che ha riaffermato il quadro internazionale sulla Sovranità Alimentare. http://www.nyeleni.org/ antitesi alla concorrenza. Ci impegniamo a reclamare e ricostruire la nostra democrazia, una democrazia che
coinvolga ognuno di noi nelle questioni di interesse pubblico e nei processi decisionali sulle politiche pubbliche, rendendo possibile processi decisionali collettivi su come organizzare il nostro sistema
alimentare. Ciò richiede la costruzione di sistemi e processi democratici, non violenti, liberi dall’influenza delle multinazionali, e basati su pari diritti e uguaglianza di genere, portando così anche alla soppressione del patriarcato.
Molti di noi sono giovani che rappresentano il futuro della nostra società e delle nostre lotte. Faremo in modo che la nostra energia e la nostra creatività consolidi questo movimento. Per fare ciò dobbiamo essere in grado di partecipare ai processi agricoli e produttivi ed essere integrati in tutte le strutture e processi decisionali.
Siamo convinti che la Sovranità Alimentare non è solo un passo avanti verso un cambiamento dei sistemi agricoli e alimentari, ma è anche un primo passo verso un rinnovamento più ampio nelle nostre società. Per
questo ci impegniamo a lottare per: Cambiare il modo in cui il cibo viene prodotto e consumato Lavoriamo per sistemi resilienti di produzione alimentare, che forniscano cibo sano e sicuro per tutti i
cittadini in Europa, che salvaguardino anche la biodiversità e le risorse naturali, garantendo il benessere degli animali. Ciò richiede modelli ecologici di produzione e di pesca, nonché una moltitudine di agricoltori di piccola scala, di coltivatori urbani e pescatori che producano cibi locali quali spina dorsale del sistema alimentare. Lottiamo contro l’utilizzo di OGM e per crescere e recuperare la grande diversità di varietà non- GM di sementi e razze animali. Promuoviamo forme sostenibili e diversificate di culture alimentari, a partire dal consumo di cibi locali e di stagione che rimpiazzino alimenti altamente trasformati. Ciò include un minor consumo di carne e prodotti animali, provenienti da produzione territoriale e frutto di alimentazione con mangimi locali e non geneticamente modificati. Ci impegniamo, attraverso l’educazione e la condivisione di abilità, a ri-abbracciare e promuovere pratiche e saperi in cucina e nella trasformazione dei prodotti alimentari.
Cambiare il modo in cui il cibo viene distribuito Lavoriamo per il decentramento delle filiere alimentari, promovendo mercati diversificati basati sulla
solidarietà e su prezzi equi, su filiere corte e relazioni intensificate tra produttori e consumatori attraverso reti alimentari locali che contrastino l’espansione e il potere dei supermercati. Vogliamo costruire le basi per sviluppare sistemi di distribuzione degli alimenti adatti alle persone che ne devono fruire e permettere agli
agricoltori di produrre e trasformare il cibo per le loro comunità. Ciò richiede norme igieniche e infrastrutture appropriate all’ottenimento e promozione di alimenti locali a favore dei piccoli agricoltori.
Lavoriamo anche per garantire che il cibo che produciamo possa raggiungere tutte le persone nella società, comprese le persone con reddito minimo o inesistente.
Valorizzare e migliorare le condizioni sociali e di lavoro nei sistemi alimentari e agricoli
Lottiamo contro lo sfruttamento e il degrado delle condizioni di lavoro e sociali, per i diritti di tutte le donne e gli uomini che producono cibo così come per i lavoratori stagionali e migranti e per i salariati nell’industriadi trasformazione, nel settore distributivo e commerciale. Lavoriamo affinché vi siano politiche pubbliche
orientate alla soddisfazione dei diritti sociali che stabiliscano standard sociali elevati e che condizionino i finanziamenti pubblici al loro rispetto. La società deve dare maggiore valore al ruolo dei produttori di
alimenti e di chi lavora nel settore, per noi questo significa anche garantire redditi decenti. Il nostro obiettivo
è costruire ampie alleanze tra tutte le persone che lavorano nel sistema alimentare.
Rivendicare il diritto ai nostri Beni Comuni
Noi ci opponiamo e lottiamo contro la mercificazione, la finanziarizzazione e la brevettazione dei nostri beni comuni: terra, semi rurali tradizionali e riproducibili, razze di bestiame e riserve ittiche, alberi e foreste, acqua, atmosfera e conoscenze. L’accesso a questi beni non dovrebbe essere determinato dai mercati e dal
denaro. Nell’utilizzo delle risorse comuni, dobbiamo garantire la realizzazione dei diritti umani e il perseguimento dell’uguaglianza di genere, ai fini del beneficio collettivo della società. Riconosciamo anche
la nostra responsabilità nell’usare i nostri Beni Comuni in modo sostenibile, nel rispetto della madre terra, attraverso un controllo collettivo, democratico e comunitario.
Cambiare le politiche pubbliche che regolano i nostri sistemi agricoli e alimentari La nostra lotta comprende il cambiamento delle politiche pubbliche e delle strutture di governance che regolano i nostri sistemi alimentari – dal livello locale fino a quello nazionale, europeo e mondiale – anche attraverso la delegittimazione delle grandi multinazionali. Le politiche pubbliche devono essere coerenti, complementari e devono promuovere e proteggere i sistemi e le culture alimentari.
Queste devono inoltre essere basate sul diritto al cibo, sull’eradicazione di fame e povertà, sull’adempimento dei bisogni umani e sul contributo alla Giustizia Climatica in Europa e nel mondo. Abbiamo bisogno di un quadro giuridico che garantisca prezzi stabili ed equi per i produttori di cibo, promuova un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, internalizzi i costi sociali ed ambientali nei prezzi degli alimenti e attui una riforma fondiaria. Un maggior numero di agricoltori in Europa sarebbe la positiva conseguenza di queste politiche. A loro supporto va anche messo a disposizione un sistema di ricerca che risponda a obiettivi collettivi e a verifica sociale. Le politiche pubbliche devono portare al divieto di ogni speculazione sui prodotti alimentari e alla tutela di sistemi e culture alimentari locali o regionali, bandendo, ad esempio, pratiche dannose come il dumping o l’accaparramento di terre in Europa, ed in particolare modo nell’Europa dell’Est, o nel Sud del mondo. Lavoriamo per nuove politiche agricole, alimentari, sementiere, energetiche e commerciali che garantiscano la Sovranità
Alimentare in Europa e nel resto del mondo. In particolare, tutto ciò deve passare per una diversa Politica Agricola e Alimentare Comune, la rimozione della Direttiva Europea sui Biocarburanti e la ubicazione della governance globale del commercio agricolo internazionale presso la FAO e non presso il WTO.
Facciamo appello alle persone e ai movimenti sociali in Europa per impegnarsi, insieme a noi, in tutte le nostre lotte al fine di riprendere possesso dei nostri sistemi alimentari e di costruire il Movimento
per la Sovranità Alimentare in Europa ORA!
Giovanni Di Genua (Ragnatela)
Nyeleni Europe 2011: Forum Europeo per la Sovranità Alimentare
Krems, Austria, 21 Agosto 2011