Archivio di agosto 2011

Verità vegetariane… secondo Franco Libero Manco

Nessuna malattia può essere debellata senza considerare l’individuo nella sua interezza e senza neutralizzare le cause che l’anno generata che sempre risiedono nella condotta e nel modo di alimentarsi dell’individuo. Nessun vero benessere è possibile se l’individuo non cura simultaneamente le 4 componenti fondamentali dell’entità umana: fisica, mentale, emozionale e spirituale.
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Non è vero che ci sono problemi più importanti che interessarsi di animali: coloro che si interessano della condizione degli animali sono impegnati, con la stessa passione, in difesa dei diritti umani, cosa che raramente succede per chi considera senza importanza il problema animali. La cosa più vitale per popolo è la sua evoluzione morale, civile e spirituale: questo processo è inconciliabile con lo sfruttamento ed il massacro di miliardi di animali innocenti e questo si ripercuote inevitabilmente sulla condotta umana e sulla possibilità di una società migliore.

Non è vero che l’essere umano è superiore agli animali: la vera superiorità si manifesta solo nella compassione e nella condivisione delle esigenze vitali dei più deboli.

Non è vero che gli animali non hanno un’anima: nessuno è in grado di verificare la presenza o no dell’anima. Se Dio avesse dota questa prerogativa solo gli esseri umano sarebbe un Dio ingiusto, dalla parte dei forti, dei predatori e non degli ultimi e dei deboli come affermava Gesù. L’anima è un’ essenza comune a tutti gli esseri viventi, o a nessuno. Non è vero che il loro dolore o la loro vita hanno meno valore della nostra: ogni specie, anello della catena biologica, ha la medesima importanza nella manifestazione della vita sul pianeta.

Non è vero che gli animali sono fatti per l’uomo, come non è vero che i neri sono fatti per i bianchi, le donne per gli uomini, gli schiavi per i padroni. Ogni specie vive per se stessa in armonia con il creato, con il fine di procedere nella via della propria evoluzione.

Non è vero che l’uomo è un animale onnivoro: se così fosse sarebbe strutturato anatomicamente come gli animali che in natura mangiano la carne: avrebbe succhi gastrici adeguati, sarebbe dotato dell’enzima uricasi, avrebbe uno stomaco non saccoluto e un intestino della lunghezza adatta a smaltire rapidamente l’elemento carneo; avrebbe insensibilità alla vista del sangue e capacità anatomiche a squartare e divorare il corpo palpitante della preda. Gli animali considerati onnivori, come l’orso, il cane, gli uccelli, le formiche ecc. non sono strutturati come noi per poterci considerare onnivori.

Non è vero che l’uomo ha sempre mangiato la carne: per milioni di anni i nostri antenati sono vissuti da fruttariani nella foresta e quando per necessità di sopravvivenza hanno dovuto includere nella loro dieta anche la carne, nella misura del 20% circa, c’è stato un calo a picco della vita media e lo sviluppo di molte malattie umane. Negli ultimi millenni la carne è stata appannaggio solo delle classi abbienti (che venivano colpiti da gotta e cancro) mentre la popolazione consumava tale prodotto sono in circostanze festive o rituali.

Non è vero che per stare in buona salute occorre mangiare di tutto: se così fosse dovremmo consumare carne, pesce, affettati, fritti, cibi industriali, burro, bere bibite zuccherate, gasate, ecc.: praticamente continuare a consumare alimenti riconosciuti come la causa delle peggiori patologie: l’essere umano deve nutrirsi con ciò che è compatibile con la sua natura di essere fruttariano, con cibi biologici, freschi e preferibilmente crudi. E’ proprio l’abitudine a mangiare di tutto la causa delle cattiva salute degli umani.

Non è vero che i bambini hanno bisogno della carne, del pesce o dei latticini. I bambini non hanno necessità di alimentarsi in modo diverso dagli adulti: nel mondo vegetale si trovano tutti i nutrienti compatibili con la nostra specie e adatti al loro ottimo sviluppo. Abituare i bambini al consumo di carne significa inquinare il loro organismo e predisporli alle malattie, all’indifferenza verso la vita ed il dolore degli animali, oltre che verso i loro stessi simili.

Non è vero che la carne ha bisogno di essere sostituita: la carne, come la droga, il fumo di sigaretta o un qualunque veleno non va sostituita, ma eliminata. Inoltre la carne è un alimento altamente scompensato sotto il rifilo nutrizionale: manca di carboidrati, di fibra, di glucidi, vitamina C, enzimi, è sostanza acidificante, causa putrefazione, fermentazione, aumento di radicali liberi ecc.

Non è vero che per stare bene in salute è necessario mangiare carne, pesce o derivati animali: se così fosse coloro che non mangiano queste sostanze dovrebbero accusare carenze nutrizionali invece i vegetariani godono di una salute eccellente, migliore degli onnivori. La carne non contiene alcun nutriente che non sia presente nel mondo vegetale.

Non è vero che le proteine della carne sono superiori a quelle vegetali perché contengono tutti gli aminoacidi essenziali: l’accoppiata di due o più diversi alimenti produce proteine di qualità migliori, più assimilabili e più digeribili, senza i danni conclamati della carne. Se un alimento è carente un particolare aminoacido è sufficiente mangiare un quantitativo maggiore di quella sostanza. E’ dai vegetali che gli animali erbivori traggono gli aminoacidi essenziali per costruire le loro possenti masse muscolari.

Non è vero che solo la carne dà energia e rende più forti: la carne ha effetti dopanti, l’illusione di energia è data dalla reazione dell’organismo nel tentativo di difendersi da una sostanza nociva, che crea dipendenza come la droga, il caffè o gli zuccheri raffinati. Gli animali più forti e resistenti alle fatiche, oltre i più prolifici e i più miti, sono erbivori, come il bisonte, il rinoceronte, l’elefante, il toro, il cavallo ecc.

Non è vero che per assicurasi il calcio è necessario mangiare latticini, è vero il contrario: l’alto contenuto di calcio dei latticini uniti alle proteine animali aumentano la calciuria riducendone la fissazione del calcio nel tessuto osseo. Non è importante quanto calcio contiene un alimento ma quanto dall’organismo viene assimilato. Solo il 30% del calcio dei latticini è assimilabile perché legato alla caseina, base di una delle più potenti colle usate per il legno delle navi. Il latte e i suoi derivati sono altamente acidificanti, abbassano il pH del sangue e costringono l’organismo a sottrarre calcio alle ossa causando osteoporosi.

Non è vero che la dieta vegetariana causa carenza di Ferro: nel mondo 500 milioni di persone soffrono di carenze di ferro indipendentemente dalla dieta ed è molto più facile trovare una persona anemica tra gli onnivori che tra i vegetariani. Ciò che consente l’assimilazione di questo minerale è la presenza di vit C, Rame e Cobalto, presenti in abbondanza nei vegetali. La causa della carenza di Ferro è da ricercare non tanto nel quantitativo ingerito quanto nella disfunzione del metabolismo, nell’uso di alimenti voluttuari, acidificanti, problemi digestivi, farmaci, integratori, troppa presenza di calcio, emorroidi, polipi intestinali, carenze della vitamina C, E, e P, eccessi di B12 (antitetica col ferro e con la vitamina C). Il nostro organismo richiede il Ferro non eme dei vegetali, poco assimilabile, nei tempi e nella quantità adatta. Eccessi di ferro si depositano nel cuore, fegato e pancreas procurando danni seri alla nostra salute.

Non è vero che i vegani soffrono di carenza di vitamina B12: un organismo sano (come quello appunto dei vegani) ha riserve per moltissimi anni in virtù del fattore intrinseco in grado di fabbricare le percentuali infinitesimali di cui ha bisogno. Nella peggiore delle ipotesi è molto meglio ingerire settimanalmente un integratore che rischiare le molte patologie correlate al consumo di proteine e grassi animali. Una persona su un milione corre il rischio di avere carenza di B12, mentre una persona su due muore di infarto o di ictus, una su sei di tumore alla prostata e una su sette di tumore al seno. Meglio correre il rischio di carenza di B12 (arginabile con semplici integratori) che avere la quasi certezza di sviluppare le patologie correlate al consumo di carne.

Non è vero che occorre mangiare il pesce per assicurarsi i necessari grassi polinsaturi Omega 3: solo alcuni tipi di pesce contengono modeste quantità di Omega 3 e solo se i pesci sono selvatici o se sono da acquicoltura nutriti con pesci che mangiano alghe. Solo gli Omega 3 dei vegetali sono privi degli effetti collaterali del pesce. I grassi monoinsaturi del pesce sottoposti a cottura diventano saturi, perdono l’enzima lipase, necessario per l’assimilazione e la digestione dei grassi. Inoltre il pesce contiene grassi saturi in quantità maggiore della stessa carne e molto colesterolo. I benefici del consumo di pesce non sono dimostrati o al limite sono trascurabili, mentre i disastri ambientali e umani sono ben documentabili.

Non è vero che il cibo cotto sia più digeribile: come potrebbe essere più digeribile se la cottura distrugge gran parte degli enzimi digestivi, vitamine, e sali minerali? Anche se gli amidi risultano più digeribili, il cibo cotto resta comunque un cibo povero di nutrienti essenziali che vengono sottratti all’organismo.
Non è vero che mangiare la carne è una scelta come un’altra: scegliere tra un piatto a base di carne ed uno a base vegetale c’è la stessa differenza tra la morte e la vita di esseri senzienti, oltre a contribuire alla distruzione delle foreste, all’inquinamento del pianeta, alla fame nel mondo, lo sperpero di risorse umane ed energetiche ecc.
Non è vero che sia un sacrificio rinunciare alla carne: la dieta vegetariana è molto più ricca, varia, gustosa, colorata, profumata, salutare ed economica della dieta onnivora. Inoltre, la consapevolezza di non nuocere a creature senzienti compensa grandemente la rinuncia ad un cruento piacere gastronomico.
Non è vero che se non uccidessimo gli animali si moltiplicherebbero a dismisura: la natura non ha bisogno della violenza degli umani per conservare il suo universale ed eterno equilibrio. Più si allevano animali e più si è costretti a macellarli.
Non è vero che senza sfruttare gli animali non ci sarebbe progresso per l’uomo: il progresso tecnologico o scientifico separato dall’etica, dal rispetto del diverso e dalla tutela dei più deboli, rende l’uomo incapace di dar vita alla vera civiltà, ad un progresso morale, civile e spirituale e ad una scienza al vero servizio della vita.
Non e’ vero che Gesu’ mangiava il pesce o l’agnello: chi mangia un animale ha anche il coraggio di uccidere l’animale e in questo caso Gesù avrebbe dimostrato meno compassione di qualunque essere umano, avrebbe accettato di procurare a se stesso un piacere rendendosi responsabile del dolore e della morte di un animale innocente. Nei vangeli apocrifi Gesù dice: “Chi uccide un animale uccide suo fratello e la carne degli animali uccisi nel suo corpo diventerà la sua stessa tomba. Chi si nutre della carne degli animali uccisi mangia un corpo di morte. Io vi chiederò conto di ogni animale ucciso come di ogni uomo”.

Non è vero che per essere vegetariani occorre farsi seguire da un nutrizionista: nessuna generazione che ci ha preceduto ha avuto bisogno di nutrizionisti che gli indicassero cosa mangiare: ogni animale riconosce per istinto il cibo adatto alla sua dieta e gli animali liberi e allo stato naturale non si ammalano mai a differenza dell’uomo che è flagellato da 40.000 diverse malattie. L’essere umano deve nutrirsi di ciò che offre la natura in quel periodo dell’anno, considerando che non è tanto importante ciò che si mangia quanto ciò che si esclude dalla propria dieta.

Ma l’essere umano prima di rispettare gli animali non dovrebbe imparare a rispettare i propri simili? La considerazione sarebbe giusta se, nello stesso tempo, la famiglia degli umani non disprezzasse, schiavizzasse e sterminasse sistematicamente i componenti delle altre famiglie solo perché sono fisicamente diversi. Questo è ciò che inclina l’uomo ad ogni delitto anche verso i componenti la sua stessa famiglia e preclude a se stesso la realizzazione di un mondo migliore.

Franco Libero Manco

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Messaggio bioregionale: “Quando i topi scappano preparetevi ad abbandonare la nave..”

Si narra che nel 373 a.C. nella città greca di Alicia, un bel giorno, tutti i topi e le donnole abbandonarono precipitosamente il centro urbano, suscitando lo stupore della popolazione la quale, pochi giorni dopo, gridò di paura a causa di una forte scossa di terremoto.

Cito questo episodio perché qualche sera fa la mia compagna, che si trovava in montagna sulle Alpi Cozie con mia figlia di 4 anni, mi riferiva al telefono che Gaia (una dei nostri tre cani) si stava comportando in modo strano, anomalo: fiutava nervosamente sotto la porta manifestando inquietudine ed il desiderio di uscire, pur avendo poco prima fatto il suo consueto “giretto”, piangeva, guaiva senza un apparente motivo; la mattina seguente, tutta la vallata è stata investita da una scossa sismica di notevole intensità, che è stata percepita anche a diverse centinaia di chilometri di distanza.

Quanto accaduto mi ha fatto riflettere, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, sulla condizione dell’essere umano e sulla sua pressoché totale perdita di empatia con la Madre Terra.

Molti scienziati ritengono (soprattutto i giapponesi, mentre sono più scettici gli americani) che alcuni animali non umani percepiscano in modo particolare gli spostamenti delle onde magnetiche della Terra, le ondulazioni del terreno e l’odore dei gas che fuoriescono dalle microfratture della crosta terrestre, tutti segnali che preannunciano i terremoti e, su quel piano, sicuramente non siamo mai stati in grado di “competere” con essi. Tuttavia quello che è grave, a mio modo di vedere le cose, è che l’uomo non è più in grado non soltanto di leggere, ma neppure di vedere, quei segnali che la Natura manifesta per avvisare l’approssimarsi di determinati eventi. Non abbiamo più le capacità, le cognizioni per interpretare i codici della Natura.

Un intero patrimonio di conoscenza e sapienza è andato irrimediabilmente perduto, a causa della supponenza dell’essere umano e della sopravvalutazione delle proprie scoperte tecnologiche che, come purtroppo abbiamo potuto constatare in paesi senz’altro più all’ “avanguardia”, da questo punto di vista, del nostro, sono tutt’altro che infallibili. Non ultima causa di questa perdita è stata poi la desacralizzazione della Natura: con l’affermarsi della concezione della Terra quale “valle di lacrime” e del materialismo scientista, l’uomo ha reciso un legame millenario con ciò che lo circondava; un legame che gli consentiva di ottenere vantaggi da un lato, ma che dall’altro gli imponeva regole di condotta improntate ad un rispetto delle leggi naturali che, mano a mano, sono state sempre più sentite come catene dalle quali liberarsi, così da avere licenza di manipolare la Natura a proprio piacimento, senza alcuno scrupolo. Si è verificato quindi un pernicioso affrancamento, dovuto ad un vano delirio di onnipotenza, o forse ancora meglio a quella hybris di cui gli antichi Greci, nei loro miti, già avevano descritto molto bene le sembianze.

“Un tempo, osservando le migrazioni degli uccelli, sapevamo quello che sarebbe successo durante l’anno, così come, interpretandone il modo di volare e di cantare, riuscivamo a intuire come si sarebbero mosse le stagioni e come si sarebbe evoluta la vita intorno a noi. Si diceva che quando gli uccelli volavano in un certo modo, gli Esseri del Tuono erano a casa. Osservando il volo di Cetàn il falco, sapevamo quello che sarebbe successo, così come studiando il modo in cui le formiche costruivano i loro nidi, più alti o più bassi, potevamo quantificare la piovosità di quel periodo. Il muschio sugli alberi e sulle pietre ci aiutava a capire cosa sarebbe successo di lì a sei mesi..”

Così parla con amarezza un saggio Lakota dei tempi odierni, con riferimento al suo popolo, ma le sue parole possono essere tranquillamente applicate anche alla nostra condizione: anche tra le nostre genti vi è stata un’era in cui si scrutava il cielo per interpretare il volo degli uccelli, il loro canto, in cui si osservavano le manifestazioni della Madre Terra per trarne insegnamento e decodificarne il linguaggio, ma tutto è caduto nell’oblio, sacrificato al culto idolatrico (quello sì…) della ragione e del progresso.

Abbiamo irriso ed espulso àuguri e sciamani ed oggi guardiamo con disprezzo o, nella migliore delle ipotesi, con lo sguardo impietosito, quelle popolazioni cosiddette “selvagge”, “arretrate”, che ancora mantengono, ascoltano e rispettano queste figure all’interno delle loro strutture sociali.

Catturiamo ed uccidiamo con la violenza e con l’inganno esseri senzienti che conservano una sapienza millenaria che noi abbiamo rimosso volontariamente; viaggiamo nello spazio e nelle profondità degli abissi oceanici, possediamo e violentiamo ogni angolo della Terra, ci sentiamo grandi, onnipotenti, eterni………………..

Ma la tigre e l’antilope, dall’alto della collina su cui si sono rifugiate, dopo che la Madre Terra aveva comunicato l’imminente arrivo del terribile Tsunami, osservano con pietà, non priva di disprezzo, i corpi degli uomini, che galleggiano esanimi sulle acque ormai tornate calme…

Paolo Franceschi
Rete per l’Ecologia Profonda

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