Archivio di agosto 2011

Paolo D’Arpini: “Fermate la distruzione sistematica e deliberata del patrimonio ornitologico del Lazio con la scusa dei danni all’agricoltura..”

“E’ stato firmato dalla Presidente Polverini il decreto sulla pre – apertura della stagione venatoria”. Lo annuncia Angela Birindelli, Assessore alle Politiche Agricole e Valorizzazione dei Prodotti Locali della Regione Lazio.

“Il decreto – continua Birindelli – consente l’esercizio venatorio da appostamento fisso o temporaneo nel territorio della Regione Lazio nei giorni 1 e 4 settembre 2011. Il carniere di ciascun cacciatore non può superare il limite giornaliero di cinque capi per ciascuna delle specie: cornacchia grigia, gazza, ghiandaia, merlo e tortora. Per le specie cacciabili durante i giorni di preapertura – conclude l’assessore – sono state considerate le comunicazioni ricevute dalle Province che, per le specie appartenenti alla famiglia dei corvidi (cornacchia grigia, gazza e ghiandaia), rilevano ingenti danni all’agricoltura prodotti dall’espansione numerica di tali specie soprattutto nel periodo pre – autunnale con colture ancora attive”

Notizie ornitologiche sulle specie dichiarate cacciabili:

Cornacchia grigia
Gli ambienti che frequenta la Cornacchia grigia variano molto purché disseminati di alberi, siepi e boschetti che vengono utilizzati come punti di osservazione, di riposo e di nidificazione. Specie monogama, con una covata annua. L’alimentazione molto varia (frutta, uova,carogne ecc.) ha reso questa specie ormai ubiquitaria.

Gazza
Accorta e guardinga, conduce vita gregaria quando è abbastanza numerosa. Si posa soprattutto sugli alberi, mentre sul terrene, ove ricerca il cibo, cammina e saltella agilmente con la coda tenuta spesso sollevata. La sua dieta comprende sia sostanze animali che vegetali: insetti (soprattutto coleotteri e loro larve, ortotteri, larve di lepidotteri), molluschi, lombrichi, zecche, lucertole e piccoli rettili, uova e nidiacei di uccelli, micromammiferi (toporagni, topi, arvicole), animali debilitati, carogne, resti alimentari e di macellazione, semi di varie essenze.

Ghiandaia
La sua dieta è composta da uova e nidiacei d’uccello, topi, grandi insetti e larve. Arricchisce la sua dieta anche con nutrimenti vegetali quali ghiande, noci, fichi, bacche e cereali. In inverno raccoglie ghiande e castagne e nasconde le sue provviste nella corteccia degli alberi, nei ceppi o nel suolo del sottobosco. Grazie alla conservazione delle provviste in certi luoghi di raccolta è in grado per tutto l’anno di mangiare il suo cibo preferito, le ghiande.

Merlo
Il merlo è onnivoro. Si ciba principalmente di bacche, piccoli invertebrati e legno. Il suo habitat naturale è il bosco, ma si adatta a vivere in numerosi ambienti (in pratica, ovunque vi siano le condizioni per nidificare) e non raramente lo si trova anche in aree urbane a contatto ravvicinato con l’uomo.

Tortora
Uccello granivoro (sorgo, miglio, ravizzone, finocchio, cardo bianco, etc.). I semi sono la sua dieta di base, ma poi si nutre anche di frutta, erbe, insetti e altri piccoli invertebrati.

Ed ora ditemi voi, dopo aver appreso le loro abitudini alimentari, quanti e quali danni alle colture possono arrecare questi uccelli da essere condati al massacro? In questa stagione non vi sono cereali in seme e tutto il resto del loro cibo è reperibile nei boschi e nei luogi abbandonati dall’agricoltura. Tra l’altro essendo la loro dieta -in buona parte- insettivora e basata su carogne, etc. possono solo aiutare l’agricoltura e la pulizia dei campi (si mangiano pure i topi e le talpe, che volete di più?) Inoltre alcune di queste specie (ad esempio il merlo e la tortora) vivono a contatto con l’uomo nelle aree urbane e sono utilissime a tenere pulite le strade dai rifiuti alimentari abbandonati, oltre ad abbellire le città e creare un senso di presenza naturale.

Chiedo pertanto alla presidente della Regione Lazio, Polverini, ed alla assessora Birindilli, di ritirare immediatamente il decreto sulla pre-apertura della stagione venatoria.

Paolo D’Arpini
Presidente del Circolo Vegetariano VV.TT.

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Marco Della Luna – Proposte per rompere il monopolio monetario-creditizio.. Ovvero: L’alternativa ai sacrifici inutili esiste!

Il decreto legge risanatore del 12 Agosto è un palliativo strutturalmente errato e impotente, depressivo, socialmente dirompente. La forte e compatta opposizione che giustamente suscita può costringere il governo Tremonti a far qualcosa all’altezza dell’intelligenza del suo capo. Per farlo, però, ha necessità di costringerlo a confrontarsi con la causa vera dei mali finanziari in cui ci dibattiamo.

 I disastri della borsa e dell’economia reale, e i fallimenti delle ricette di risanamento e rilancio, i declassamenti, il debito pubblico a 1.900 miliardi, il crollo del 12,5% del gettito tributario a giugno, ancora non sono bastati: ancora si finge di non vedere il problema di fondo, ossia che il mondo vive in un regime di monopolio (cartello bancario) della moneta (del money supply), comprendente anche le banche centrali (Fed, BCE etc.), e che questo, come tutti i monopoli dei beni necessari, tende a ottenere, in cambio del proprio prodotto, il massimo dal mercato del prodotto stesso, cioè  tutto il reddito prodotto nel mondo. E persegue questo scopo mediante il farsi pagare il denaro, l’indebitare, il raccogliere interessi. Il punto di equilibrio di tale sistema è quando ogni reddito è destinato al servizio del debito e ogni asset alla garanzia del servizio. Con governi e legislatori come ostaggi-garanti-esecutori di questa destinazione, sotto permanente minaccia di downgrading da parte delle agenzie di rating del medesimo cartello monopolista, e di rifiuto di acquistare i loro titoli. Quindi è ovvio che la BCE, in questa fase, arrivi a commissariare Grecia, Italia e altri paesi.

Era tutto prevedibile e scontato.
 
Ovvio e inevitabile, dunque

a) che il denaro prodotto dal monopolista (a costo zero: fiat money, nessuna copertura o convertibilità in valore) sia un denaro (come meglio vedremo) che genera un debito infinitamente ed esponenzialmente crescente a carico di tutta la società: il debito costituisce ulteriore bisogno-domanda del bene prodotto dal monopolista, quindi aumenta il valore di questo bene rispetto a tutti gli altri beni, ne rende più pressante il bisogno, sicché la gente, le imprese, gli stati, sono sempre più dipendenti, oramai anche per la sopravvivenza quotidiana, dal monopolio monetario-creditizio, e fanno, danno, subiscono e promettono oramai qualsiasi cosa pur di ottenerlo;

b) che l’esponenzialmente crescente peso di questo indebitamento progressivamente ed inarrestabilmente eroda tutti i redditi e tutti i patrimoni, costringendo a crescenti trasferimenti degli uni e degli altri, anche via tassazione, a favore del settore finanziario-speculativo che esercita la sovranità monetaria; questo trasferimento è costante da decenni;

c) che nessuna misura di tassazione o di risparmio o di efficientizzazione dell’economia o della pubblica amministrazione può conseguire più di un sollievo sempre più breve dal peso dell’indebitamento e delle devastazioni che esso comporta: ciò che i governi vanno da anni deliberando, comprese le manovre agostane di Tremonti, è semplicemente ingiusto e sterile, perché niente sortisce effetto stabile se non si comincia con l’eliminazione del monopolio..
 
Il fine connaturale del cartello monopolista della moneta, oltre ovviamente a preservare (con mezzi accademici, politici, militari) il proprio monopolio della creazione, distruzione e fissazione del tasso d’interesse della moneta, è quello – ribadisco – di ottenere, in cambio del proprio prodotto (o in pagamento degli interessi e del debito) tutto il valore disponibile prodotto da ogni altro soggetto economico – il che comporta anche l’acquisizione di potere politico, come oggi palesano gli atti con cui i banchieri centrali prescrivono la politica a governi e parlamenti, e coi quali riformulano l’ordinamento sociale in funzione di tale fine. Se ciò che osserviamo oggi sono semplicemente gli sviluppi avanzati della tendenza intrinseca del monopolio, la novità del 2012 è che il cartello monopolista è venuto allo scoperto, ossia viene divulgato il fatto che esso impartisce direttive ai governi in difficoltà finanziarie – i c.d. commissariamenti. Quindi per la prima volta il cartello monopolista, attraverso BCE e FMI, assume, davanti all’opinione pubblica, la responsabilità politica, sostanzialmente, di un governo tecnico. Si espone al biasimo e alle conseguenze  e alle possibili reazioni politiche di ciò che potrà conseguire all’adozione delle sue ricette.

La leva di comando del monopolio sui governi è semplice: “se non fai le cose che ti dico, ti abbasso il rating con le mie agenzie di rating e non ti compero più i titoli del debito pubblico con la mia banca centrale (BCE) – quindi ti faccio saltare.” Ciò che rimane implicito è che il debito pubblico, con la sua spinta al rialzo, deriva dal fatto che il monopolio esercita il potere politico e sovrano di creare denaro a costo zero dal nulla, impadronendosi del potere d’acquisto corrispondente, e lo presta agli stati a interesse, creando così in capo agli stati il bisogno d ulteriori prestiti per pagare gli interessi, all’infinito. Quindi il monopo9lio crea il bisogno e la crisi a proprio beneficio, e poi lo safrutta per assumere la guida politica degli stati.
 
In questo regime monopolista sovrannazionale e non-regolato dalla politica, ma regolante sulle istituzioni pubbliche, la funzione del denaro e del credito, ovviamente, non è la piena attivazione dei fattori di produzione, non è la produzione di ricchezza, non è nemmeno la massimizzazione del profitto, né la stabilità dei prezzi, ma il potere, il dominio economico, politico e sociale, nonché quello scientifico/culturale. Il monopolio si concentra soprattutto sugli obbiettivi di irrigidire ed esasperare la domanda di liquidità/credito (massimizzare il bisogno, la mancanza, la scarsità) e di impedire che qualche stato si sottragga alla dipendenza dal monopolio. Perché la dipendenza rigida e stringente di tutti verso il fornitore-creditore monopolista conferisce a questi il potere assoluto, ma anche l’impunità e il diritto di “fare la morale” alle istituzioni.
 
Ricordiamo che la medesima comunità bancaria mondiale che, da un lato, produce e sfrutta le bolle-truffe finanziarie, dei derivati, dei mutui subprime, dei falsi bilanci greci, dall’altro lato esprime i vertici e forgia la politica delle banche centrali che fanno le analisi, prescrivono le ricette, commissionano i governi, dettano le politiche ai parlamenti, fanno direttamente le politiche economiche avendo ricevuto la sovranità finanziaria e monetaria (Maastricht), e minacciano di far saltare gli stati che non obbediscono declassando i loro bonds mediante le agenzie di rating da essa posseduta e non comperandoli più.
 
Quanti fallimenti di manovre e riforme finanziarie ci vorranno ancora, quanti crolli di borsa e sacrifici sociali, quanti default e quanti commissariamenti di governi, prima che si capisca che è sbagliata, non corrispondendo alla realtà, la concezione di fondo della moneta, del debito, della finanza, dell’economia? Che le analisi, le ricette, gli interventi, i sacrifici falliscono perché non tengono conto dell’esistenza e della logica del monopolio monetario privato-irresponsabile (consacrata dal Trattato di Maastricht, dallo statuto di BCE, Fed, Bis) e si basano su una concezione errata della realtà, quindi è inevitabile che falliscano e non risolvano i problemi? Che bisogna riconsiderare il fondo delle cose senza preconcetti scolastici?

Alcuni paesi – ovviamente – hanno problemi propri, peculiari, di inefficienza, corruzione, ma il problema mondiale è il debito, pubblico e privato, che comporta alte tasse e alti interessi passivi, e sottrae liquidità all’economia, inducendo così insolvenze, defaults, disinvestimenti, disoccupazione, cali della domanda interna, rincari generalizzati.

E questo debito, pubblico e privato, con i suoi effetti suddetti, cresce inarrestabilmente, nonostante i sempre più frequenti interventi di contenimento e risanamento.
E non cresce linearmente, ma esponenzialmente, perché i mezzi monetari vengono tutti creati mediante operazioni di addebitamento – cioè in pratica vengono tutti dati a prestito, gravati di un debito ad interesse composto, che fa sì che il totale del debito sia più alto, e divenga sempre più alto, con andamento esponenziale, rispetto alla totalità del money supply, drenando quindi dall’economia una esponenzialmente crescente quota del reddito per il pagamento degli interessi.

L’indebitamento è oramai fuori controllo, come dimostrano i fallimenti di ogni tentativo di arrestarlo, o meglio come dimostra il fatto che i vari tentativi falliscono sempre prima.
E le bolle mobiliari e immobiliari non sono accidenti, bensì sono prodotto inevitabile dell’uso del denaro-debito (della necessità di distruggere l’eccedenza del credito-debito sul money supply), tuttavia non riescono più a mantenere il funzionamento del sistema.
Bisogna insomma rivedere il fondo delle cose per capire il rapporto tra moneta e debito. (In Italia, bisognerebbe inoltre aprire un dibattito sul divorzio BdI-Tesoro, causa principale dell’impennata incontenibile del pubblico indebitamento, assieme alla spesa assistenzialistica finalizzata a prevenire la saldatura, negli anni di piombo, tra protesta operaia del Nord e protesta dei diseredati del Sud. Il Giappone, che ha un debito pubblico più che doppio del pil, non subisce attacchi speculativi ai suoi t-bonds, perché la sua banca centrale compera i titoli invenduti. In Italia (e in altri paesi) bisognerebbe ripristinare i vincoli di portafoglio che aveva un tempo la BdI.)
 
Le ricette anticrisi, che falliscono ma arricchiscono sempre determinati livelli, producendo una concentrazione della ricchezza e dei redditi in tutto il mondo, e l’immiserimento dei ceti medi, vengono da un soggetto interessato, dal settore bancario mondiale, dalle sue scuole di economia e dai suoi ingegneri finanziari. Arrivano attraverso le banche centrali, come Fed, BCE, BoE, BoJ. E attraverso la banca centrale delle banche centrali, la BIS. E’ stupido presentare siffatte analisi, critiche, richieste, ricette, come l’espressione dell’”Europa”. Sono l’espressione di un soggetto interessato. Precisamente, controinteressato, rispetto al resto della società globale, e soprattutto verso i produttori di ricchezza, i risparmiatori, i pensionati, i giovani.
 
La liquidità in assoluto è troppa, è un multiplo di quanto dovrebbe essere, ma si concentra nel settore speculativo: non investe e non consuma. Ma è insipiente dire che il mercato sia drogato da troppa liquidità.  La ricorrente ricetta del monopolio bancario, comprendente le banche centrali, di curare la crisi mobiliare e la recessione con iniezioni di moneta, il c.d. quantitative easing, produce brevi fiammate di borsa, seguite da profondi e persistenti cali o crolli. E da nessun beneficio per l’economia reale. Infatti, tali immissioni vengono fatte dalle banche centrali, a controllo e (spesso anche, come la Fed) a proprietà privata (di finanzieri) in favore degli speculatori (cioè delle stesse banche che esprimono la direzione delle banche centrali). E il settore speculativo dà rendimenti più elevati e rapidi del settore produttivo, soprattutto ai grandi soggetti che sono in grado di influenzare i mercati finanziari dall’esterno (con l’insider trading, l’aggiotaggio, il vantaggio conoscitivo, il condizionamento sui governi). Il settore speculativo fa così concorrenza, da decenni oramai, al settore produttivo, e lo sta de-monetizzando e costringendo a competere sulla redditività di breve, mediante politiche di disinvestimenti, licenziamenti, tagli della qualità, della formazione, della ricerca, della produzione, per perseguire la massimizzazione non del profitto totale, ma del saggio di profitto.
 
Le politiche fiscali possono essere utili, quindi, solo se abbassano la redditività del settore speculativo rispetto a quello produttivo. Ma per riuscire in questo necessitano di essere globali (perché la piazza speculativa è delocalizzata, apolide) e da esser precedute da una revisione delle regole di contabilità bancaria, che consentono massicci occultamenti di ricavi e utili realizzati nell’erogazione del credito, nel senso più volte indicato negli scritti miei e di altri (v. Euroschiavi e La Moneta Copernicana), le cui analisi e previsioni stanno ricevendo la più dura delle conferme. Però anche questo sarà insufficiente, se si continuerà a consentire che una moneta fiduciaria, prodotta a costo zero e senza garanzia/convertibilità, in regime di monopolio privato non regolato, venga trattata come merce. Qualsiasi passo in questa direzione presuppone che si interrompa l’azione finanziaria e politica dei monopolisti (grandi famiglie finanziarie e bancarie, direttori delle banche centrali) ossia che i governi (via G8 e servizi di sicurezza) dispongano il loro arresto e la reclusione in un regime del tipo di Guantanamo, per prevenire che essi si oppongano in qualsiasi modo. Non si può pensare che l’orso consegni la sua pelle su garbata richiesta, foss’anche con voto popolare. Si tratta di riforme possibili solamente se, prima, si abbatte il potere del monopolio.
Ma come riorganizzare il sistema monetario e bancario, dopo l’eliminazione del monopolio? Ne La Moneta Copernicana (Nexus 2008), scritto assieme a Nino Galloni, ho delineato l’alternativa all’attuale sistema basato sulla distruttiva moneta-debito e sul monopolio privato della funzione monetaria:
 
“Avremo lo Stato che, attraverso un suo organo di regolazione del money supply – organo costituzionale, tecnico-economico, meglio configurabile come quarto potere dello Stato, e per quanto possibile super partes e indipendente monitorerà in continuo la situazione monetaria ed economica nazionale e internazionale, accertando di quanta liquidità abbisogni il paese per impiegare o sviluppare al meglio i propri fattori produttivi (sui criteri per stabilire questo ‘meglio’ ritorneremo presto), e vigilerà soprattutto affinché non si producano situazioni di demonetazione, ossia di insufficienza della moneta disponibile rispetto al fabbisogno, che causerebbe un rischio di deflazione e recessione.

Quest’organo darà conseguenti disposizioni a un dipartimento del Ministero del Tesoro di creare ed immettere nel mercato la quantità di moneta ritenuta opportuna, o di ritirare quella che risulti in eccedenza (mediante prelievi fiscali, vendite di beni pubblici comprese riserve auree, vendite di valute estere, etc.).

Verrà così creata tutta la moneta, ossia tutto il money supply: sia quell’8% che oggi è costituito da moneta legale (cartamoneta e monetine), sia quel 92% che oggi è costituito da moneta scritturale delle banche; il money supply consisterà tutto di moneta legale, la quale sarà affiancata solo da moneta complementare, essendo alle banche proibita la creazione di liquidità. Il Ministero del Tesoro emetterà la moneta, per una parte, sotto forma di monete metalliche, per una parte sotto forma di cartamoneta, per il resto sotto forma di annotazioni contabili (informatiche o anche su supporto cartaceo). Registrerà l’importo di ogni emissione tra le entrate tributarie.
Per disposizione costituzionale, vincolerà in bilancio la spesa del valore delle emissioni a impieghi produttivi (investimenti, infrastrutture, etc.) – ossia tali da generare un aumento di ricchezza reale a copertura dell’importo dell’emissione, onde prevenire tensioni inflative.
Le uscite diverse dagli investimenti produttivi saranno coperte da entrate non derivanti dall’emissione di moneta.

L’immissione della nuova moneta avverrà attraverso:
-investimenti diretti
-erogazioni di mutui a banche di credito e altri soggetti.
-sovvenzioni alla produzione.
In tal modo, lo Stato eserciterà la funzione sovrana e politica di creare denaro prelevando potere d’acquisto dalla nazione e spendendo e investendo nell’interesse di essa senza indebitarla né tassarla; e le banche non creeranno più moneta contabile (e debito infinito), non preleveranno più tasse occulte dai cittadini e dalle imprese, ma svolgeranno la funzione loropropria di intermediari del credito: raccoglieranno il denaro prendendolo a prestito dai risparmiatori e dallo Stato, pagando loro un tasso di interesse che sarà stabilito dal mercato, e lo presteranno ai loro clienti a tassi e condizioni che saranno stabiliti, a loro volta, dal mercato. Guadagneranno sullo spread, sulla ‘forbice’. Le banche presteranno quindi solo il denaro che esse effettivamente hanno in proprietà ho hanno ricevuto in prestito (mutuo) dai depositanti; di conseguenza, non vi sarà più riserva frazionaria, ma riserva totale. Certamente, in un simile sistema sussiste il rischio che la sovranità bancaria,tolta formalmente alle banche e trasferita allo Stato, venga nuovamenteprivatizzata, nel senso che lo Stato stesso è ‘privatizzato’, ossia oggetto dipossesso e lottizzazione partitocratica o a corporate takeover. Ma a questo rischio si opporrebbe la chiarezza oramai fatta, la conoscenza diffusa, circa imeccanismi fondamentali della moneta e il loro impatto su economia e società. Diverrebbe, cioè, impossibile continuare a ingannare e a governare con l’inganno il mercato, gli operatori economici, i contribuenti, come lo si sta facendo ora.” (pag. 127 ss).
41 Werner, 2005, 258.
142 Zarlenga, 663 ss., propone una riforma analoga.
139 Così raccomanda Anche Zarlenga, 657
140 La principale obiezione di merito alla creazione del denaro da parte dello Stato in funzione di pagare le proprie
spese, è che essa si tradurrebbe, per ragioni di demagogia, in un’espansione monetaria incontrollata e inflazionistica.

A questa obiezione, oltre a richiamare quanto già detto, si può replicare:
-in primo luogo, che il sistema attuale è in ogni caso peggiore, perché lascia a un sistema bancario privato la possibilità
di compiere un’espansione dei mezzi monetari incontrollata, destabilizzante, e destinata ad attività speculative delle
banche stesse;
-in secondo luogo, che una creazione eccessiva di liquidità da parte dello Stato può essere prevenuta con vincoli
costituzionali e con l’affidamento della regolazione a un organo indipendente dai partiti politici; e, ancor più, con
la divulgazione della conoscenza di quello che oggi rimane, per quasi tutti, il segreto della moneta.

Marco Della Luna

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La Parola Rivelata a Viterbo, dal 2 al 11 settembre 2011 – Credenti e Atei s’incontrano in un dialogo artistico per ritrovarsi nell’umano…

Viterbo, Palazzo dei Papi, sala Alessandro IV, dal 2 all’11 settembre 2011 – La Parola Rivelata in mostra:

Partecipano gli Artisti: Adriana Amodeo, Lilli Ascoli Felici, Marisa Bellini, Patrizia Berlicchi e Patrizia Ceccarelli, Francesco Costa, Patrizia Da Re, Alberto De Angelis, Mirta De Simoni, Leonardo Nazzareno Enea, Patrizio Farinacci, Giuliano Giuliani, Giuliano Governatori, Vincenzo Illiano, Ruslan Ivanytskyy, Massimiliano Kornmuller, Laura Lucibello, Carlo Maggiolo, Roberto Mannucci, Claudio Massimi, Monica Mauro, Giuseppina Mazzocco, Diana Novelli, Agnese Ombroso, Luisa Lucia Pasculli, Roberto Petitti, Barbara Rosi, Francesco Ruscio, Giuseppe Salvatore, Maria Teresa Serra, Enza Siciliano, Giuliana Silvestrini, Paola Ventura, Francesca Vergari.

Era il novembre 2009 quando l’Associazione per la Promozione delle Arti in Italia, insieme al Circolo Vegetariano di Calcata, scrivevano una lettera aperta al Pontefice Benedetto XVI ed al Cardinale Gianfranco Ravasi, in occasione dell’incontro con gli artisti in Cappella Sistina. “Cultura ed arte come comunione dell’anima” si titolava, e si auspicava l’incontro con uomini di cultura ed artisti credenti e non, chiedendo di chiamare a raccolta soprattutto i giovani e gli sconosciuti, per favorire e rivitalizzare il dialogo sull’espressione spirituale dell’anima insita nell’essere umano; espressione tesa ad un ideale di armonia e di equilibrio: l’ideale dell’uomo inteso come sintesi di bellezza e di bontà, ideale di armonia tra l’uomo e la natura, tra l’uomo e Dio, tra ragione e fede. Escludendo, quindi, ogni logica utilizzativa dei metodi significativi moderni di un vantaggio economico, modo attraverso il quale l’arte e la cultura verrebbero altrimenti ad assumere una “funzione” nella società dei consumi.

(Testo menzionato: http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=gianfranco+ravasi)

L’invito ad aprire dei “Cortili gentili”, – immagine che richiama quello spazio aperto sulla vasta spianata vicino al Tempio di Gerusalemme, che permetteva a tutti coloro che non condividevano la fede di Israele di avvicinarsi al Tempio e di interrogarsi sulla religione -, contenuto nel messaggio di Papa Benedetto XVI espresso sul sagrato di Notre Dame, ripreso e sviluppato dal Pontificio Consiglio, ha dato occasione ad APAI di proporre la mostra “La Parola Rivelata – credenti ed atei, un dialogo per ritrovarsi” che, per gentile concessione del Vescovo Monsignor Lino Fumagalli, sarà ospitata nel Palazzo dei Papi, in sala Alessandro IV.

La mostra nasce da un intento puramente culturale, in cui saranno coinvolti trentatré artisti credenti e non, che, pur su territori diversi, ognuno con i piedi piantati in un “Cortile” separato, avvieranno un dialogo in cui i pensieri e le parole, le opere (in questo caso le opere artistiche) e le scelte possano confrontarsi e persino incontrarsi. Il sacro autentico non si oppone al profano ma lo chiama al dialogo sui valori fondamentali dell’Etica e dell’Arte.

Questa l’essenza della mostra proposta: una libera interpretazione di Artisti, che, attraverso la propria creatività, saranno chiamati a confrontarsi sulla parola e la vita di Gesù attraverso i Vangeli, utilizzando le varie tecniche in loro possesso: la pittura, la scultura, la fotografia, le installazioni, e la video-arte con la presentazione di “Lungo il muro”, racconto di un viaggio in Israele attraverso frammenti di immagini. Uno sguardo nella memoria del passato e di un presente che esce dai limiti geografici per realizzare una temporalità e spiritualità che non ha né tempo né formalismi religiosi.

La mostra sarà anche occasione non solo per Teologi e mondo della cultura Laica ed Atea, che vorranno raccogliere l’invito, per sviluppare incontri e dibattiti a cui saranno chiamati anche gli artisti ed il pubblico presenti, che senza tempi o scalette preordinati, ma con voglia di conoscenza, si incontreranno in questo ricreato “Cortile gentile” per dialogare. Inaugurazione con saluto di benvenuto di Monsignor Lino Fumagalli, Vescovo di Viterbo, il 2 settembre 2011, alle ore 12.

Per info e programmi: info.apai@virgilio.it – 333 5994451

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No all’inquinamento acustico e musicale nei luoghi pubblici.. appello di Caterina Regazzi

Lunario Paolo D'Arpini 16 agosto 2011

Nonostante sia dotata di una cultura molto modesta, mi considero una persona amante del bello, dell’arte, della letteratura, ed anche della musica. Sono cresciuta negli anni ‘70 e quindi ho amato i Beatles (molto più dei Rolling Stones), la musica della West Coast, David Bowie, i Pink Floyd, i classici gruppi rock-pop e solo più tardi, alcuni cantautori italiani, De Gregori in primis e poi De Andrè. In seguito mi sono anche appassionata alla musica classica, specie quella da camera. Occasionalemte qualche amico mi ha fatto apprezzare il soul.

Oggi, a cinquantanni suonati amo molto il silenzio, non accendo quasi mai lo stereo, nè tanto meno la televisione.

Preferisco ascoltare il fruscio del vento tra le foglie, le onde del mare che si infrangono sulla battigia, la voce del mio compagno Paolo, che mi parla o che canta i suoi canti devozionali (e mi piace tanto che io canto con lui o almeno ci provo).
Mi piace ascoltare le voci delle persone che mi parlano, come quella di mia figlia Viola anche se spesso è solo per brontolarmi, l’abbaiare festoso della mia cagnetta Magò quando torno a casa. Mi piace anche passeggiare specialmente in mezzo alla natura, ma anche tra le strade di un paese o di una città nota o sconosciuta e, a volte, entrare in un bar per un caffè o in un ristorante per un pranzo o una cena. Come tutti poi, anche se il meno possibile, devo frequentare anche qualche supermercato, piccolo o grande che sia, o qualche altro esercizio pubblico.
Ma in quanti di questi luoghi ormai si può entrare senza essere investiti da una qualsiasi musichetta (”muzak” la chiamava John Lennon)?

Poche sere fa io e Paolo in pizzeria con due amici abbiamo dovuto chiedere se almeno potevano abbassare il volume, dato che tra il suono della musica e le voci degli altri avventori si parlava con difficoltà, il giorno successivo in fila al supermercatino mi sono trovata (e dovevo star lì per non perdere il posto) proprio sotto l’altoparlante che sparava note di musica leggera, al bar dove si fa colazione al mattino, secondo chi c’è dietro il banco si può fare il “toto volume”, ma sempre musica c’è, passeggi per la strada e ti passa di fianco un’ auto a tutta velocità (rombo del motore) e col finestrino aperto con la radio a palla, arrivi in una qualsiasi spiaggia attrezzata e dall’altoparlante dello stabilimento escono annunci vari e musica (come si fa a sentire il rumore del mare? l’unica è andare alla spiaggia libera, ma lì c’è l’immondizia). L’usanza la ritrovo ovunque vada.
Insomma, ma perchè tutti ci vogliono “allietare” con una musica che nessuno ha chiesto di ascoltare?

Non è una violazione della libertà personale? Non sarà che qualche “scienziato” ha studiato che, come una volta si diceva che le vacche ascoltando la musica, producevano più latte, anche il consumatore produce più reddito? Non è che ci vogliono tutti “felici e contenti” (o contenti e coglionati?) perchè così pensiamo meno alle cose serie, alla crisi, per esempio, ci distraiamo e ci dilunghiamo nei nostri acquisti, al “piacevole” (secondo loro) suono di una musica suadente? Non mi meraviglierebbe sapere che ci sono studi di marketing al riguardo, anzi ne sono sicura!

Perciò io dico BASTA alla musica nei luoghi pubblici!!!

I bar, i ristoranti, i negozi, le spiagge, dovrebbero, potrebbero tornare ad essere semplicemente luoghi di incontro in cui fare si acquisti e parlare, ascoltare e leggere parole. E voi cosa ne pensate?

Caterina Regazzi

Chi vuole può aderire al nuovo Gruppo Facebook:
http://www.facebook.com/?ref=home#!/groups/266462213379875/

………………….

Commento di Vincenzo Mannello all’articolo soprastante: “Già , proprio vero quel che scrive Caterina . Non se ne può proprio più di questo fastidioso “accompagnamento” che ci perseguita e che, vedrete, sostituirà pure i già disdicevoli applausi che “seppelliscono” pure i funerali! Secondo me esiste una spiegazione , pur se parziale. Avrete fatto caso come, già da tempo, siano scomparsi i professionisti più anziani dai locali pubblici e che gli stessi sono stati sostituiti da masse di giovani, precarissimi in nero, in genere stranieri e con una caratteristica primaria: la assoluta impreparazione professionale al compito che svolgono. Aggiungendo che pure gran parte dei gestori e proprietari sono giovani che si improvvisano imprenditori, l’arcano acustico è spiegato. Sono quasi tutti (le eccezioni esistono sempre) cresciuti nel e con il frastuono delle discoteche. Sono un tutt’uno con la musica sparata per cui proprio non tengono in alcun conto le esigenze delle persone (ex) normali. Tanto più se “decrepite” come noi (Caterina si ritenga esclusa dallo epiteto). Insomma, pur se paghiamo bene e siamo serviti male, dovremmo rassegnarci pure alla tortura acustica. Ovviamente, vista la pasta di cui siamo fatti, non lo faremo…. senza combattere! Un saluto a tutti”

……..

Replica di Caterina Regazzi:

Magari fosse così! Secondo me la spiegazione di Vincenzo è reale solo in parte e non è all’origine di questa moda.
Io vedo (anzi, sento) una diffusione di questa abitudine anche in strutture (la nuova c..p di spilamberto per non fare nomi) dove dietro non c’è il ragazzotto di provincia che, non sapendo come passarsi il tempo, è cresciuto nelle discoteche, ma un’organizzazione commerciale che da una parte si fa pubblicità con la vendita del cibo biologico e dell’equo e solidale, dall’altra fa l’occhiolino al consumatore in bolletta (e di questi tempi sono sempre di più) con i prodotti a “primo prezzo” (così fanno concorrenza ai discount) e le offerte tre per due, che strapazzano i produttori per essere sempre più concorrenziali.

In più posso testimoniare per esperienza personale e tu, Paolo, lo puoi confermare che se entro in un negozio pensando di acquistare un prodotto, esco minimo con tre. Questo anche se vado dalle mie verduriere di fiducia (in campagna), anzi, se vado da quella più simpatica e accattivante è così, se vado dall’altra, che è più asciutta, spesso vengo via con meno di quel che volevo acquistare.

Cioè l’ambiente in qualche modo “piacevole” favorisce la permanenza (vedi anche l’uso smodato dell’aria condizionata nei supermercati), la permanenza ti fa cadere l’occhio su quella cosa di cui non hai bisogno subito, ma che, guarda caso, in casa può far comodo (e ci sono gli studi sull’altezza della disposizione dei prodotti nelle scaffalature), così esci col carrello pieno di cose che, a casa dimenticherai di avere e che finiranno, scadute, nel secchio dell’immondizia (indifferenziata, tra l’altro)..

Poi mi viene in mente anche un’altra motivazione per la presenza della musica in certi locali (bar, ristoranti) e di cui abbiamo più volte parlato sul Giornaletto ultimamente (e speriamo di non caderci pure noi): il vuoto che c’è a volte fra esseri umani.

Mi ricordo che anni fa con un amico avevamo un passatempo, cretino, se volete: andavamo spesso al ristorante e (forse perchè anche noi avevamo poco da dirci) osservavamo gli altri commensali… che tristezza! C’erano tante di quelle coppie che fissavano il vuoto aspettando solo l’arrivo delle loro pietanze. Classico esempio di solitudine in mezzo alla gente. La musica riempie questo vuoto, almeno dal punto di vista sonoro, ma non certo dal punto di vista dell’animo.

Non sempre, fortunatamente, è così: a volte si sta insieme per il piacere anche di condividere i propri pensieri e sentimenti, a volte si può stare insieme anche in silenzio, e il silenzio può essere sintomo di una perfetta intesa in cui non c’è bisogno di parole.
E allora, che silenzio sia! Ciao, Caterina

……

Altro commento ricevuto da Franco Borghi:

condivido la tua richiesta di dire basta alla musica nei luighi pubblici. Che poi spesso non è musica ma accozzagli di rumori (non suoni). E spesso roba di importazione dall’ America, condita con luci spichedeliche e frasi in iglese altamente stupide e banali.

Nell’ elenco dei locali pubblici dai quali eliminare la musica aggiungerei anche le palestre e le piscine, dove troppo spesso il volume è altissimo e la musica (?) sempre del solito tipo di importazione (pensa a quanti soldi in diritti di autore paghiamo per della robaccia!).

E che dire della musica enelle feste paesane ? Qui il livello dei decibel supera grandemente quello stabilito per legge. Ma le autorità preposte non intervengono per non disturbare il popolo bue. Ne è un esempio il Carnevale di Cento: la musica rompe i timpani e fa vibrare il cuore.
Franco

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Lay Spirituality of Santtosh Kumaar: “God is only a settled fact for believers, but for others God’s existence is problematic…”

Individualized God belongs to individuality.

Many people simply claim: God is doing this or that, or has such and such power , they are hallucinating with their inherited belief. They are simply assuming, because they did not see God doing it?

God is only a settled fact for believers, but for others God’s existence is problematic. The truth of organized belief system can only be proved by physical strength or by imagination, or power of the weapon or power and force, never by reason. Thus without knowing what is truth of the existence and causing the wars and violence in the world in the name of god and their belief system is the cause of concern of world today.

Without proof it is foolish to believe Mysticism is the fulfillment of science because the mystics claim to know mystery unknown to science is known to them. Yogic or religious truths are individual truth, not universal because they are based on the false self and false experience.

The mystics cannot claim that they have experienced the whole. The whole cannot be experience because man and his experience of the world are within the whole. There is no proof they have seen the whole, because the whole is not individual experience.

If anyone claims, “he knows from experience” he merely assumes so.” Mystics experience is based on ego thus it is part of illusion. Self-Realization is not individual experience. The yoga and mystism are individualized truth. Since they consider the ‘I’ as self they cannot know the Soul/ Universal self or the whole.

Every belief system places God as the unknown reality”. Every believer has a different idea of God inherited from the belief system he belongs to. Everyone has a different idea of reality or truth. Hence there is need of definition before study.

The fallacy of people appeal to scripture lies in the varying and conflicting interpretations of the same scripture, which different men feel, entitled to give or hold.

People who sees or experiences something in his meditation, which he takes as the highest is mere individual experience, within the false experience [waking] “whatever is based on individuality is not the ultimate truth or Reality. Any type experience is falsehood because self cannot be experienced because it is prior to any type experience.

Individualized God belongs to individuality. No one can prove the existence of such god. Such God cannot exist without the believer. Therefore individualized god is dependent on man for his existence. Thus there is a need to verify man’s existence in order to unfold the mystery of one’s own existence to realize only the inner most self can be called god because it is universal truth.
Scriptures are the experience only of the few; hence it is only individualized truth. Reason and universal experience must take precedence over it and over hearsay in the quest of ultimate truth regarding the three states. No scripture can help in pursuit of truth. One’s mind will be prejudiced by this man’s or that man’s view.

There are unfortunately so many different kinds of Yoga. But no yogi uses reason based on the soul. Yoga means killing reason, thus it is no use in to acquire non dual wisdom. Yoga is good as a preparation only.

Many People want to take as less trouble as possible and gain as much as possible. They disdain the hard labour of thinking needed in pursuit of truth and hope to get truth by doing nothing i.e. merely believing or refraining from thought in yoga.

Conversion can occur only in the sphere of religion, never in pursuit of truth. When one knows non dual truth, he becomes free from sphere of imagination.

If one’s reason is not sharp enough, then only religion and yoga can satisfy him. The seeker of truth examines both scientific and religious doctrines and discoveries and to evaluate them.

“All men are mortal” because they exist within the illusion [waking/dream]. One sees all men and the universe within the waking/dream. If there is no waking/dream then there are no men and the universe. Man exists within the waking /dream and imagines on the base of physical entity/ego which is limited only to waking experience.

As logic is built upon more imagination, as assumptions, therefore it is no path to non-dual truth. It is like religion and mysticism. One postulate certain things and show they agree with others that he has already taken for granted. This is called the “coherence” theory of truth. But it is fallible.
When one trying to get rid of thinking in yoga he cannot get any truth. Thinking is a main tool in pursuit of truth. When anyone avoids thinking, runs after religion and yoga, he may be sure that they do not want to be troubled by effort to think.

Science stops in midway, if went to the very root; it would get non dual Truth. All this science helps to make the reason clear, sharpens the mind, but it will take centuries for them to go to the very root.

Theology is based on imagination; scholasticism upon logic. The non-dual truth can be got only inquiry analysis and reasoning on the true base and not by millions of karmas /actions as scriptures declare. Since man, world and universe is part and parcel of the illusion. Therefore, the karma based on the false self within the false experience is no use. It is unfortunate that people agree the body is not the self, but they refuse to accept the fact that the karma theory is based on false self [I] since they are still slaves of their conditionings.

Santtosh Kumaar

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