Archivio di agosto 2011

Il clima e la sua influenza per lo sviluppo (o l’involuzione) della civiltà umana

Il clima ha condizionato sempre la vita su questo pianeta incidendo profondamente sull’evoluzione dei mammiferi, dei primati e quindi di noi uomini.

Quando questi ultimi da tribù si sono evoluti in comunità organizzata e, dopo la scoperta dell’agricoltura, hanno cominciato a costruire i primi insediamenti urbani, scegliendo luoghi dove esistessero condizioni di vita ottimale. Tutte le grandi civiltà dell’Uomo infatti sono nate e si sono sviluppate lungo i corsi d’acqua, le famose civiltà dei fiumi. Ricordiamo: La valle dell’Indo, Il fiume Giallo, il Tigri e l’Eufrate, il Nilo e il Tevere da cui sono sorte le più grandi civiltà oggi conosciute della Terra.

Il clima e le avversità atmosferiche hanno avuto un altro importante ruolo nello sviluppo delle civiltà dell’uomo. Alcune sono scomparse, ma altre hanno resistito e si sono evolute. Nel 2400 a.C., a causa di una grande siccità e seguente crisi ecologica, intere popolazioni residenti nell’attuale Pakistan e India nord occidentale migrarono verso la Mesopotamia e verso l’Europa Centrale. Molti studiosi attribuiscono la presenza degli Achei, dei Celti e degli Etruschi e di altri popoli nelle terre che conosciamo proprio a causa di questo grande esodo.

L’esplosione dell’isola vulcanica di Thera, attuale Santorino, avvenuta intorno al 1600 a.C., provocò su tutto il Mediterraneo un grande sconvolgimento climatico che si protrasse per oltre un decennio, ciò causò siccità e in altri casi alluvioni, obbligando popoli interi a fuggire dalle loro terre. Questa gente può essere identificata con il famoso popolo del mare di cui ne parlano storici greci e latini che tra il XIII° e XII° secolo a.C. causò il crollo del grande impero Hittita. Questo popolo disperato quanto feroce fu alla fine fermato e sconfitto dall’esercito egiziano guidato da Ramsette III.

Nel 9 d.C. tre legioni romane di Varo furono annientate dai barbari germani di Arminio perché intrappolate in una fitta foresta mentre una violenta tempesta disorientava i soldati romani.

Un tifone regalò ai giapponesi del 1281, 700 anni di indipendenza. Alla metà di agosto del 1281 il famoso “Kamikaze”, ossia vento divino, bloccò l’invasione di Kubilay Khan a poche miglia dalle coste giapponesi. Un violento tifone affondò tutta la flotta di Kubilay Khan: 3500 navi, la flotta più grande del Mondo fino ad allora, finì in fondo al mare.

Un clima inusuale, umido e caldo, sviluppò un fungo micidiale che devastò le coltivazioni di patata in Irlanda. Tra il 1845 e il 1849 questo paese conobbe la più terribile carestia della sua storia, con migliaia di morti per denutrimento e con emigrazioni di massa verso le Americhe.

Cosa dire poi delle vicissitudini degli eserciti napoleonici e italo-tedeschi alle prese con l’inverno russo? Siamo arrivati ai tempi nostri e i capricci del clima che possono seriamente danneggiare le coltivazioni oggi si possono tamponare, esistono infatti meccanismi di controllo e di distribuzione delle derrate alimentari che possono evitare, ma questo solo nei paesi del nord del Mondo, situazioni come nell’Irlanda del 1845. L’aumento della popolazione del pianeta però gioca un ruolo destabilizzante in questo meccanismo, soprattutto se si somma con il fenomeno del Global Change e del Global Warming.

Infatti la dove la popolazione del Sud del Mondo tende ad aumentare in maniera esponenziale anche siccità e carestie aumentano inesorabilmente. Può accadere pertanto quello che avveniva migliaia di anni fa, come abbiamo visto: esodi di gente disperata verso i Paesi più ricchi della Terra. Una situazione che oggi ancora non è esplosa del tutto, ma se le condizioni di sopravvivenza nei PVS dovesse ancora scendere, allora avverrà con una dirompenza epocale che travolgerà soprattutto paesi di frontiera come l’Italia.

In tutto questo oltre a vacillare economie occidentali già in crisi, inevitabile sarà il dilagare del fondamentalismo religioso islamico, con tutti in problemi che già conosciamo. Ma l’aspetto che più preoccupa l’OMS è il ritorno di malattie dimenticate come la malaria, il vaiolo, la peste ed altre pandemie che le cronache del passato ci hanno sempre fornito con dovizie di particolari.

Questi sono i rischi alla salute per un mescolamento di popoli e di comportamenti che prevediamo per il futuro, ma già adesso dobbiamo segnalare che per il fenomeno della tropicalizzazione del Mediterraneo, molte malattie sconosciute e dimenticate sono già giunte da noi. Le prime vittime sono gli animali, tutti ricorderanno la strage di ovini sardi colpiti circa 9 anni fa dal morbo della lingua blu, una malattia endemica africana che noi abbiamo conosciuto da poco e che i nostri animali, non avendo le difese immunitarie dei cugini africani, sono diventati facile vittime.

La lingua Blu, Blu Tongue per i tecnici, è una malattia virale veicolata da ditteri come zanzare e flebotomi(pappataci)che in passato per motivi di clima non si spingevano oltre la Tunisia. Sono poi flebotomi che dal sud dell’Italia, grazie al riscaldamento dell’aria, sono giunti fin sotto le Alpi trasmettendo soprattutto ai cani malattie letali come la lesmaniosi.

Un fastidio, legato al riscaldamento globale che tutti noi stiamo subendo da qualche anno è la zanzara tigre. Questo è un insetto di origine asiatico giunto da noi sulle navi che trasportavano pneumatici dalla Corea e dal Vietnam. Più piccola delle zanzare nostrane, ma molto più aggressiva punge anche di giorno. E’ nera con striature bianche su zampe e addome. Si riproduce nell’acqua stagnante che si forma nei sottovasi, in piccoli invasi e nei chiusini.

Rispetto alle punture delle nostre zanzare, quelle di questo dittero infernale danno bruciore e prurito fino a quattro o cinque giorni. Lo scorso anno solo nel viterbese hanno chiesto cure mediche presso le strutture sanitarie ben 600 persone, di cui oltre il 70 per cento rappresentato da bambini. 50 persone sono state anche ricoverate per complicazioni. Al momento queste zanzare non trasmettono, per fortuna, le malattie endemiche dell’Asia, ma con la tropicalizzazione del Mediterraneo la stessa OMS teme per il futuro situazioni a forte rischio salute anche da noi.

Questi sono i rischi sanitari dovuti al riscaldamento dell’atmosfera e ai cambiamenti climatici e anche alla globalizzazione, ma malattie dovute all’inquinamento dell’aria già esistono da tempo da noi occidentali e sono tutte patologie del progresso tecnologico, tra queste: le allergie, le affezioni broncopolmonari, i tumori in particolare quelli dei polmoni. Senza parlare poi delle malattie della psiche, tra le quali primeggia ed è in forte ascesa la depressione.

Dermatiti e patologie più gravi della pelle, come i melanomi, sono invece dovuti in gran parte alla diminuzione dello strato di ozono nell’atmosfera che non ci protegge più come una volta dai raggi ultravioletti, in particolare quelli UVB, provenienti dal Sole.

Questo è il quadro attuale, ma per il futuro come andrà? Certamente la situazione si evolverà in peggio. Stando alle ultime proiezioni presentate dagli scienziati prevediamo una esasperazione dei fenomeni meteorologici, con conseguente degrado dell’ambiente e,quindi: lunghe siccità, incendi di foreste sempre più estesi, alluvioni catastrofiche, frane e smottamenti, il tutto a danno dell’incolumità delle persone e poi a danno dell’economia nazionale e mondiale.

Gli interventi urgenti contro i danni dovuti alle tempeste e alluvioni in questi ultimi anni sono aumentati quasi in proporzione geometrica. Si è passati da un evento catastrofico ogni due o tre anni causato da fenomeni meteorologici, vedi l’alluvione di Firenze, a quattro o cinque interventi ogni anno. Tutto questo ha dei costi, non solo in vite umane, ma in soldi. Buona parte delle risorse di un Paese come l’Italia, dall’economia già fragile, finiscono per pagare i danni a cose, animali e persone causati da questi eventi calamitosi. Vengono così sottratte ogni anno risorse destinate al sociale e alla qualità della vita.

E’ questa ormai una situazione concretizzatasi sul nostro pianeta e i grandi economisti e politici che ci gestiscono dovrebbero valutarla attentamente ….. altrimenti saranno guai seri per il prossimo futuro.

Accademia Kronos

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Facebook, il mostro senza parole – Slurp squash snap gulp…. ecco il linguaggio abbreviato del “fastbook”

Introduzione

La lunghezza massima è di 420 caratteri.. perciò quando si vuole inserire un testo occorre centellinare le parole, bisogna sintetizzare al massimo.. D’altronde questo rispecchia il modo di dialogare con i nostri simili nella società “dell’avanzata tecnologica e virtuale”. E’ pur vero che ci sono le “note” in cui ci si può esprimere “at lenght” (senza limiti).. ma tanto chi le legge quelle note? Ormai gli “amici” fanno clic clic con il mouse solo su “mi piace” ed al massimo si azzardano con commenti di poche righe, giusto per dare la senzazione che hanno capito.. In verità anche quando si posta un link con un articolo composito.. nessuno va a leggerlo, od al massimo commentano il titolo…

Se si vuole fare qualche uscita fuori dal coro restano sempre le parolacce, possibilmente fuori luogo

Insomma da quando Alba Montori mi ha fatto iscrivere a Facebook (lo chiamavo fesbucco) mi son trovato a studiare glottologia profonda e nuovi modi comunicativi del vuoto telematico.. Dopo due o tre anni di analisi comparata ecco che finalmente posso spiattellare quel che penso (ben sapendo che fra cinque minuti non lo penserò più, questa è un’altra regola diabolica del demone Bucco).

Espressioni

Marco Saba. “…scrivevo a Massimiliano De Cristofaro (polizia, nucleo NRBC, autore di un libello intitolato: “Il povero uranio”) su facebook chiedendogli ragione del silenzio assordante delle autorità sui tremendi effetti di Fukushima: almeno le donne incinte andrebbero avvertite, se ce ne sono ancora, e lui mi dice che nessuno vuol sentire… desolante… Allora ha ragione l’avvocato Marra, a fare video osé (nel prossimo, Sara Tommasi apparirà nuda per spiegare i 5 motivi di anticostituzionalità dei decreti di quel cretino di 3monti, vergogna della classe gay italiana (15), che ha “bonificato” i banchieri retroattivamente sul reato dell’usura. Si raccoglieranno firme per 5 referendum per abrogare questa vergogna)”

Massimiliano Viviani: “… questa è una società che necessita di un enorme sforzo quotidiano: far credere alle persone di vivere nel migliore dei mondi possibili costa fatica. Occorre un enorme dispendio di energia e di mezzi, principalmente mediatici -quotidiani, riviste, telegiornali, pubblicità, telefilm, musica e quant’altro- ma non solo. La stessa produzione incessante di oggetti, di eventi e di opportunità, che vengono sfornati a getto continuo, assume i caratteri del lavaggio del cervello, tramite cui uno si illude di vivere nel bengodi. E’ un mezzo di controllo della psiche. Perchè per dire una verità, basta dirla una volta sola, mentre per convincere di una menzogna bisogna ripeterla all’infinito. Questo è il significato della coazione a ripetere dentro la quale siamo immersi”

Noemi Longo: “…Fermare il tempo è l’unica modalità per ribellarsi a dei ritmi di vita imposti che ormai ci rendono schiavi e sempre più infelici. Fermare il tempo per osservare un po’ cosa realmente sta accadendo attorno a noi. Fermare il tempo per scendere in strada e spegnere la televisione che non aspetta mai. Fermare il tempo per costruirci la nostra verità che non è quella che ci vorrebbero far credere. Fermare il tempo per vivere meglio e non perdere il tempo. Fermare il tempo per impegnarci a costruire qualcosa. Fermare il tempo per denunciare i milioni di disoccupati e di precari che non hanno la possibilità di vivere e respirare. Fermare il tempo per considerare i diritti che sono doveri e si esplicano come tali. Fermare il tempo perché il tempo siamo noi. Fermare il tempo per rivalutare le risorse umane, fermare il tempo per risparmiare energia e produrne di nuove.
Perché…NIENTE FUNZIONA SE NON SI è PRESENTI.
Fermare il tempo per sorridere un po’ di più… perché anche sul menù del Mc Donalds… i sorrisi sono gratuiti!”

Paolo Farinella, prete: “..In questo tempo senza dignità e onore, è bello essere fuori del tempo e ingenui. Io me ne vanto. Scrive Bruna Rizzo su Facebook, citando Gandhi: «La disobbedienza civile diviene un dovere sacro quando lo Stato diviene dispotico o, il che è la stessa cosa, corrotto. E un cittadino che scende a patti con un simile Stato è partecipe della sua corruzione e del suo dispotismo» (Ghandi)”

Saul Arpino: “Evoé… chi c’é c’é e chi non c’é non c’é… Facebook viene considerato alla stregua di un gossip in rete od al massimo in una sorta di chat allargato. Eppure il demone fesbucco sta allungando i suoi tentacoli in sempre nuove aree del web, ormai é onnipervadente ed é arrivato ad inquinare ogni modo comunicativo… (nel senso che il comunicare tramite Facebook é talmente “diluito” da perdere quasi ogni valore reale, una sorta di pissi pissi bau bau permanente)”

Doriana Goracci: “Il 12 ottobre 2010, la sottoscritta è stata disattivata completamente dell’account da Facebook, forse grazie all’interessamento di una Vascabella “una ditta che da oltre vent’anni opera per promuovere la tecnica di: Cambio vasca in acrilico senza rompere piastrelle” e per 2 pugni di segnalazione, un’immagine offensiva, di cui riportavo la denuncia io per prima, delle donne e dell’UDI…”

La barista di Calcata nuova: “… ecco il cappuccino è pronto, ma ora ti saluto, sai stavo chattando, qui nel retrobottega, con un amico su facebook…”.

Elke Colangelo: “…sulla mia bacheca del Facebook è successo un po’ di tutto allorché iniziai un nuovo argomento sul vilipendio inflitto ai maiali ad “opera” di un certo Win Delvoye, che esprime la sua “non arte” tatuando dei maiali fin da quando sono piccoli, continuando poi ad allargare il disegno man mano che crescono, ricoprendo gran parte del loro corpo. Bèh…non ti dico, è successo il finimondo; insulti , arrabbiature, mi hanno detto che io di arte non capisco un accidenti, Animalisti incavolati che insultavano chi non la pensava uguale a loro, tragici addii degli amanti di tale opere, con esclusione della mia persona dai loro contatti, ricerche da parte mia per saperne di più di questo strambo non artista, articoli, commenti ed elucubrazioni notturne..tutto il giorno con in testa un porco fisso… per giunta tatuato!”

IAD (internet addiction disorder): “..Controllate ossessivamente la bacheca di Facebook? Vi mette di cattivo umore non ricevere alcun messaggio?” Si tratta di comportamenti ossessivi verso il web e da oggi è possibile curare questa dipendenza… questo è l’obiettivo che si propone il laboratorio del Policlinico Gemelli. La patologia Internet Addiction Disorder è in aumento soprattutto presso i giovani, basti pensare che Facebook ha 60 milioni di utenti e che il 10% circa diviene dipendente…”

Fomafomic: “…Facebook è la più grande cazzata che la mente umana aveva bisogno di progettare ed il sufflé si sgonfierà quando riusciremo a sostituirlo da una cazzata maggiore. su questo viene abusato il termine “Amicizia”, anche se ho constatato che con estrema facilità si può trovare da trombare, si abusa dell’illusione di partecipare ad una battaglia sociale e che si fa parte di un “gruppo”, io stesso ho creato un gruppo è di fans di un portantino (…). amico mio di Bracciano, in 3 giorni ho raccolto 80 soci… Con questo non ho da dimostrarti nulla…facci quello che vuoi. su Face si diventa fan di qualsiasi cosa e si esaltano quelli che hanno capito che se dici la cazzata più grossa più si parla di te”

Giacomo Di Girolamo: “..Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi su Facebook per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda. Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no – stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare”

Circolo Vegetariano VV.TT.: “…. La necessità di inventarsi Calcata, da parte di chi la “utilizza” come valvola di sfogo all’alienazione del mondo moderno o come mezzo di sussistenza alternativa, avviene a causa della frantumazione sociale che contraddistingue la nostra società. Viviamo in un contesto sociale suddiviso, apparentemente unito da una sembianza di comune appartenenza. Le persone che abitano o visitano Calcata comunicano attraverso l’immaginato, sono abitanti di un mondo alla Matrix per intenderci, fantasmi nell’antro Platonico. Ma questo “luogo” non può essere vero, mancando la condivisione reale, il senso di necessità e fatica comune, l’incontro fisico, il contatto… è un mondo in cui tutto si riduce ad una rappresentazione, uno spettacolo mediato, filtrato, manomesso….. un teatrino o castello degli specchi. A Calcata viviamo come dentro al “Facebook” nel quale l’interagire è demandato al pulsante di un terminal. Allo stesso tempo siccome capiamo che questo “sogno” -che definiamo “concreta realtà”- è fallace, per sfuggirgli siamo pronti ad inventarci e dare per genuino un luogo ideale in cui rifugiarci, un paese folkloristico del weekend, con suoi propri valori (basati sul vuoto)…. Calcata, la bella, la fulgida, per trascorrervi vacanze da artisti, per compiervi ritiri spirituali ed estetici o notti di follia rave – per godere almeno l’illusione di un incontro con noi stessi e con i nostri simili….”

Grazie per aver letto sin qui… Paolo D’Arpini

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Carlo Sansonetti: “….l’ospedale tripolino di Abu Salim, interdetto ai medici…”

Ad Abu Salim, quartiere di Tripoli, ultimo bastione di Geddafi, ieri la televisione araba Al Jazira ha fatto la macabra scoperta che, in questi giorni di guerra, nell’ospedale sono morte piu’ cento persone, piu’ di cento pazienti, per essere stati lasciati senza medici e cure per giorni e giorni. Erano riversi, alcuni nei loro letti, altri vicino alle immondizie – forse in cerca disperata di cibo – e altri ancora erano immersi nei loro stessi escrementi.

L’ospedale che prima aveva piu’ di un centinaio di specialisti nelle varie branche di medicina, e’ stato lasciato senza medici e infermieri. I soldati hanno impedito loro di accedervi (non importa di quale esercito erano i soldati, perche’ non esiste esercito, nei tempi passati come nella odierna modernita’ democratica, senza colpe continue di questo tipo). I soldati hanno loro impedito, per ragioni sconosciute a chi possiede ancora un po’ di umanita’, che il personale sanitario si avvicinasse ed entrasse in ospedale.

Oggi, all’indomani della “liberazione”, l’ospedale ha sette assistenti, di cui soltanto due sono medici. Sono arrivati finalmente loro per cercare di salvare i salvabili e far morire senza troppi dolori chi e’ in agonia.

La causa della morte di quelle cento e piu’ persone, uomini, donne, bambini e anziani, e’ stata la guerra.

*

Da persone civili dobbiamo chiederci una volta ancora se la guerra e’ cosa possibile ancora oggi.

Certo, finche’ ci saranno eserciti, la guerra non soltanto sara’ possibile, ma addirittura “necessaria”.

Oggi, le industrie che sono foraggiate dalla guerra, Fiat e Finmeccanica in testa qui in Italia, chiedono guerra e la foraggiano.

Soltanto l’Italia, in questi giorni di crisi economica e di sacrifici, spende, ogni giorno, piu’ di 75 milioni di euro per le sue guerre in Afganistan e in Libia e per le sue ricerche nella difesa armata.

Non e’ la sete di giustizia, non e’ la ricerca della pace, non e’ la lotta al terrorismo, ma le industrie belliche sono quelle che chiedono e rendono necessarie le guerre.

E, prima di quelle, rendono necessari gli eserciti.

E questo soltanto per avidita’ di denaro.

L’esercito e’ l’istituzione socio-politica piu’ aberrante che esista, perche’ vive della morte delle persone, anche quelle malate, ricoverate in un ospedale, e la cui morte sara’ contrabbandata come “effetto collaterale” dell’azione bellica. L’esercito e’ l’espressione malata del maschilismo imperante nel mondo.

Basta! Basta!

Solo la parte femminile che e’ in ciascuno di noi, rendera’ possibile l’eliminazione degli eserciti.

In Costa Rica, unico paese al mondo senza esercito, c’e’ scritto da qualche parte: “Dichosa la madre costarricense, que al dar a luz, sabe que su hijo nunca sera’ soldado!” (”Felice la madre costaricense, che al partorire sa che suo figlio mai sara’ soldato!”).

Carlo Sansonetti – sansonetti.carlo@gmail.com

(Fonte: La Nonviolenza è in Cammino)

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Confutazione dei vantaggi bellici ed angoscia del dopoguerra… di Franco Libero Manco

Le energie devono sommarsi in obiettivi comuni invece di annullarsi a vicenda in sterili rivalità. L’evoluzione è inevitabile: opporvisi è un delitto.

Erich Maria Remarque, scrittore tedesco di fama mondiale, nel suo libro “La vita del ritorno” traccia una sua biografia nel periodo della Prima Guerra Mondiale quando poco più che ventenne fa il maestro elementare in una scuola di un piccolo paese. Ma la guerra con i suoi orrori ha lasciato ferite incancellabili nel giovane: la sua memoria è tormentata dai ricordi, in contrasto con la realtà del momento piena di dubbi e incertezze sull’avvenire. “Entro in classe. I piccoli sono li seduti a mani giunte. Nei loro occhioni c’è tutto il timido stupore degli anni infantili. Mi guardano fiduciosi, con tanta fede, che sento come un colpo al cuore.

Eccomi davanti a voi, uno dei centomila falliti ai quali la guerra ha infranto ogni fede e quasi ogni energia; sono davanti a voi e sento quanto siete più vivi voialtri e più connessi alla vita. Sono davanti a voi e dovrei esservi maestro e guida.

Ma che cosa vi devo insegnare? Devo dirvi che fra vent’anni sarete inariditi e mutilati, atrofizzati nei vostri più liberi istinti, ridotti senza pietà a merce da dozzina? Devo spiegarvi che tutta la cultura, tutta la civiltà, tutta la scienza non sono che uno scherno orrendo fintanto che ci sono uomini che si fanno la guerra col ferro e col gas, con la polvere e il fuoco in nome di Dio e dell’umanità? Che cosa devo insegnarvi, piccole creature, uniche rimaste pure in questi anni terribili?

Devo dirvi come si innescano le bombe a mano e come si lanciano contro altri uomini? Devo mostrarvi come si può trasfigurare un uomo con la baionetta, abbatterlo con il calcio del fucile, accopparlo con una gravina? Devo farvi vedere come si punta una canna di moschetto contro quella meraviglia che è un petto che respira? Devo raccontarvi che cosa è una paralisi tetanica, una spina dorsale spezzata, un cranio scoperchiato? Devo descrivervi l’aspetto delle cervella spruzzate all’ingiro, le ossa frantumate, gli intestini che sgorgano dal ventre squarciato?

Devo farvi sentire come si geme con una pallottola nel ventre, come si rantola quando si è feriti al polmone? Altro non so, non ho imparato altro. Devo condurvi davanti alla carta geografica e dirvi: qui fu assassinato l’amore? Devo spiegarvi che i libri che avete tra le mani sono reti con cui si attirano le vostre anime ingenue alla sterpaglia delle frasi e nei reticolati dei concetti falsati?

Eccomi davanti a voi, un essere impuro, colpevole, che vi dovrebbe scongiurare: oh, rimanete come siete, fate che non sia abusi della luce calda dell’infanzia per farne una fiamma d’odio! Sulle vostre fronti c’è ancora il soffio dell’innocenza… come posso pretendere di essere il vostro maestro? Dietro di me infuriano le ombre sanguinose del passato; come oso venire tra voi? Non devo io stesso, prima ridiventare uomo? Uno spasimo mi scuote, mi sembra di diventare di sasso e di sgretolarmi tutto. Mi lascio cadere sulla sedia e comprendo che non posso rimanere più a lungo. Solo dopo un tempo che mi pare infinito, il mio irrigidimento si scioglie. Mi alzo. “Ragazzi, (dico a stento) potete andare. Oggi è vacanza…”

…….

GUERRA INTERIORE

Ma non capite che la guerraè la sommatoria delle intime disarmonie individuali, la punta dell’icebergdella coscienza malata collettiva?
Non capite che le guerre ci saranno finché ci sarà qualcuno disposto ad uccidere? Che il mostro della guerra dorme accovacciatoin ognuno di noiogni volta che giustifichiamo l’imposizione della nostra volontàsul pensiero degli altri? Ogni volta che siamo indifferentialle sofferenze del prossimoè una dichiarazione di guerra alla civiltà dell’amore.

VERRA’ IL TEMPO Verrà il tempo in cui le armi e i campi di battagliaapparterranno ai libri di storia, le barriere sociali saranno il ricordo di un periodo oscuro,la fame, la miseria, le malattie saranno debellate.Verrà il tempo in cui tutti avranno una casa, una terra, un salario, e all’ombra di una sola bandiera gli uomini parleranno una sola lingua, avranno una sola religione,un solo parlamento, una sola moneta.Verrà il tempo del risveglio, del disincanto, della vera cultura, della scienza al sevizio della Vita, della fratellanza e dell’amore universale.Verrà il tempo in cui gli animali non saranno sfruttati, violentati, uccisi ma amati, custoditi, protetti e l’uomo guarderà con stupore e vergogna al suo crudele passato.Verrà il tempo in cui l’uomo vedrà la naturacome il tempio dello spirito cosmico e la terra, i mari ed i cieli torneranno ad essere puri.In quel giorno stupendo si dirà:
“L’uomo è finalmente un essere umano”.

Franco Libero Manco

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Giuseppe Turrisi: “La psicologia del denaro (psicopatologia della ricchezza) e la dittatura del debito….”

La psicologia del denaro. Ricchezza e qualità della vita (Nuovi equilibri) di Rüdiger Dahlke e M. T. Pozzi, Psicologia del denaro di Georg Simmel
Partendo da questi due libri, si può tentare di fare una proiezione ed evoluzione parlando della “psicologia del debito”.

Però prima di inoltrarmi nelle mie riflessioni in merito devo dire che al momento ci sono gli ebrei ed in parte anche i mussulmani che si stanno facendo grandi risate sulla stupidità del mondo “capitalistico”.

Tutta la finanza (quella che conta) infatti è travagliata, con studi, analisi e contro analisi, dubbi, intere università, schiere di specialisti e sofisticati software, potenti computer, economisti di tutto il mondo, ecc, intenti nel risolvere le crisi e continuano a non comprendere la causa di tutto. Se a un bambino di cinque anni gli si chiede si può restituire una cosa che non esiste? Credo che sappia rispondere.

Naturalmente i saggi sanno quali sono le cause e sono solo due: “avidità” e “interesse”.

L’avidità Dante la classifica come uno dei vizzi capitali ed è una caratteristica insita della natura umana personale, l’interesse invece è una regolamentazione esterna all’uomo di carattere sociale che si può esercitare gli uni sugli altri, solo se esiste una collettività, per creare un alibi all’avidità personale. L’avidità è la parte personale e soggettiva, l’interesse è la parte sociale e oggettiva dello stessa avidità di ciascuno ma nascosta dal fatto che è accettata da “tutti” (una cosa che vogliono tutti diventa buona per definizione). L’avidità è il virus, l’interesse è la malattia.

Sia nel corano, sia nel pentateuco e poi nel vangelo la risposta c’è già tutto. Questi testi (oltre al valore spirituale che contengono) hanno in se delle leggi di carattere antropologico, economico e sociale che, anche fossero solo di saggezza umana, indicano chiaramente e con molti anni in anticipo quale è la soluzione.

L’interesse è il padre dell’usura, già ho scritto tante volte, l’irrazionalità di questo assioma, accettato supinamente e silenziosamente da tutti (tranne che dagli ebrei e da alcuni mussulmani). Inoltre i popoli (gentili) sono programmati massivamente a non mettere minimamente in discussione un concetto assolutamente irrazionale ed illogico (ingegneria del consenso). A chiunque faccio la domanda, non sa rispondermi se non solo: “è cosi e basta”. Come mai per alcuni reati esiste la totalità, (o ci sono, o non ci sono) mentre per l’usura c’è la percentuale? Se uno ruba il 12,9% o il 100% di frutta è sempre furto e lui è un ladro, se si percuote una persona è violenza e basta non c’è una percentuale; paradossalmente è contro ogni logica, l’interesse è “legale” fino al 12.9% oltre diventa usura, come ho detto tante volte o è sempre usura o non lo è mai, “non esistono i reati in percentuale”, l’interesse è sempre usura anche il più infinitesimale.
Forse fra cento anni, diranno: “però quelli di albamediterranea lo avevano sempre scritto in tutti i modi”.

Citando Artur Schopenauer: “per prima cosa le idee nuove vengono ridicolizzate, poi combattute, per poi diventare qualcosa di assolutamente ordinario”; al momento credo che siamo tra prima e la seconda fase. La cosa bella è che non è neanche una idea nuova, ma vecchia come l’uomo, solo che il furbo (poi diventato speculatore) ha fatto sempre in modo di portare avanti la sua missione di “avidità” che ha fatto evolvere in interesse.

I cristiani (di cultura almeno) agli inizi (mettevano in comune i loro beni…) avevano incominciato a non praticar gli interessi come gli ebrei, (una forma primordiale di comunismo se la vogliamo dire grossa). Gli stessi Templari , cavalieri di Cristo, quindi di cultura cristiana, non applicavano gli interessi nei loro prestiti, ma solo “commissioni”; c’è qualche teoria che sostiene che uno dei motivi del loro scioglimento e annientamento sta proprio nel fatto che erano diventati un potere finanziario molto forte, e il popolo li preferiva, ai banchieri classici tradizionali, proprio perché non applicavano interessi ma solo commissioni fisse.

Quando si parla di un problema di cui si conosce già la soluzione significa che il problema non esiste.

Invece il problema rimane perché non si vuole accettare la soluzione. La soluzione non la si vuole accettare semplicemente perché accettandola si rinuncia al 50% dell’economia mondiale, e quindi anche al potere strettamente correlato. ( questa economia poi non solo è perfettamente inutile perché non serve all’uomo ma solo al sistema per generare interessi e potere, ma addirittura crea altri problemi di ordine ecologico ambientale e sociale).

Ma vediamo alcuni i riferimenti EBRAISMO (Comune anche al CRISTIANESIMO) TORAH” (Pentateuco)
“Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovrete imporgli alcun interesse” . ( Esodo 22,25)
“Non darai il tuo denaro ad usaura al tuo fratello, e non esigerai un sovrappiù di frutti” (Levitico, 25,37)
CRISTIANESIMO
Vangelo di Luca 6-34 /35
6:34 E se prestate a quelli dai quali sperate di ricevere, qual grazia ne avete? Anche i peccatori prestano ai peccatori per riceverne altrettanto.
6:35 Ma amate i vostri nemici, fate del bene, prestate senza sperarne nulla e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; poiché egli è buono verso gli ingrati e i malvagi.
ISLAM
“Coloro invece che si nutrono di usura resusciteranno come chi sia stato toccato da Satana. E questo perché dicono: “Il commercio è come la usura!”. Ma Allah ha permesso il commercio e ha proibito l’usura. Chi desiste dopo che gli è giunto il monito del suo Signore, tenga per sé quello che ha e il suo caso dipende da Allah. Quanto a chi persiste, ecco i compagni del Fuoco. Vi rimarranno in perpetuo (Sura al-Baqara: 275)
Allah vanifica l’usura e fa decuplicare l’elemosina. Allah non ama nessun ingrato peccatore (Sura al-Baqara: 276).
FILOSOFIA CLASSICA
Aristotele: nummus nummum parere non potest (il denaro non può generare denaro).
I ROMANI
Lex Genucia de feneratione del 342 AC prevedeva che il prestito a interesse fosse proibito.
PIO XI
“Un potere illimitato e una dominazione economica dispotica si trovano concentrati in pochissime mani. Questo potere diviene particolarmente sfrenato quando sia esercitato da coloro che, controllando il danaro, amministrano il credito e ne decidono la concessione. Essi somministrano – per così dire – il sangue all’intero organismo economico e ne arrestano la circolazione quando loro convenga; tengono in pugno l ‘anima della produzione, in guisa che niuno osi respirare contro
la loro volontà”

Le citazioni poi potrebbero continuare addirittura nel paradosso di alcuni aforismi pronunciati dai Frasi storiche una per tutti:
«E’ una fortuna che la gente non capisca il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo facesse, credo che scoppierebbe la rivoluzione prima di domani»
Henry Ford, fondatore della Ford Motor Company

Questa lunga premessa è stata necessaria al fine di ridurre il corpo dell’articolo in poche battute.

Spesso le soluzioni ai macrosistemi dipendono da osservazioni banali. Le cose ovvie però disturbano la nostra supponenza intellettuale è rifiutiamo di accettare che la soluzione sia quella più ovvia, non è possibile cerchiamo per forza un algoritmo impossibile per giustificare, la nostra presunzione.

“Nel mondo c’è sempre stato chi lavora e chi invece vuole campare sul lavoro degli altri”. Su questa semplice frase si sono scritti biblioteche intere dalla Bibbia a Marx, tutto solo per capire se era giusto o meno che qualcuno vivesse sulle spalle di un altro. Allo stesso tempo l’intellighenzia delle comunità di qualunque tipo si sono da sempre organizzate in modo che la collettività aiutasse il singolo ed il singolo compartecipava alla collettività, ma quasi sempre questo principio antropologico e poi sociale (democratico) è diventato una sovrastruttura “legale e consolidata” che attraverso “enti” (come lo Stato) vuoti di contenuto umano (G. Auriti) al fine di creare una separazione.

La separazione serve proprio a creare delle elite (oggi le chiamano caste) che (con la scusa della organizzazione e gestione della collettività) di fatto vivono sulle spalle degli altri.
Naturalmente siamo all’aberrazione del principio, poiché nella avidità incombe un altro parametro, “non si ha mai i senso della misura”.

Qualunque sistema deve servire l’uomo, quando l’uomo diventa servo del sistema significa che siamo all’aberrazione e alla distruzione. Il sistema debito è un’aberrazione infatti l’uomo è costretto a lavorare per il sistema debito che lo sta distruggendo.

Per cominciare a capire quindi il fenomeno “avidità” e “interesse” è necessario comprendere il comportamento umano con il lavoro, la fatica e la responsabilità, da cui dipende la psicologia che si ha con la gestione del valore e quindi la psicologia del denaro. Nell’era della pietra l’avidità aveva un senso per la sopravvivenza il cervo che ho cacciato e solo mio e per la mia famiglia. Ma poi è rimasta nel DNA oggi con iperproduzioni l’avidità non ha più senso se non inserita nel contesto dell’interesse per dominare il mondo da parte dei furbi.

Comprendere la parte psicologia del rapporto che si ha con il denaro, ci fa comprendere il potere che si ha con questo. Se dipendiamo dal denaro, se lo consideriamo uno strumento, se lo consideriamo la soluzione ad ogni problema, se ci ad aiuta a vivere, che posto ha nella nostra scala dei valori. Con l’induzione della paura, e la sempre più inconsistenza dello stato come strumento per la difesa e la determinazione dei propri cittadini, la persona ha spostato tutta la sua attenzione su qualcosa che per eccellenza rappresenta la soluzione delle speranza ossia il denaro. Il denaro è uno degli strumenti in cui conservare valore al fine di prevederne benefico nel futuro. Quindi vi è, oltre all’avidità naturale, anche una avidità indotto di “accaparramento” di “potenziale sicurezza futura” che nella società dove vige la “dittatura del debito” è posta nel denaro. Quindi il denaro diventa una ricerca soggettiva ma anche una imposizione oggettiva del sistema (monetizzazione della vita).

La soluzione quindi oltre che giuridica (proprietà del valore), economica (nuova economie locali e reali) e deve essere ricercata anche su tanti altri fronti tra cui quello sociologico e psicologico poiché la moneta rappresenta sia valore individuale, sia valore collettivo in quanto ogni singolo appartiene alla collettività. Il rapporto con il denaro quindi dovrà essere considerato un “comportamento” a cui bisognerà educarsi seriamente e psicologicamente; l’educazione all’economia dovrebbe essere iniziata alle elementari per tutti poiché tutti utilizziamo il denaro. Il denaro è un “rapporto con il nostro futuro”, un “collegamento con il futuro” (N. Galloni) ci da la previsione di un “futuro sicuro”, questo in parte è vero, ma tale funzione deve essere progettata e “gestita” da un Stato sovrano che guarda i suoi cittadini e giammai da un “libero mercato” senza regole a moneta debito che invece impone agli stati la sua politica di tagli. (BCE su Europa e FED in America FMI sul mondo)
Il sistema (sociologia degli acquisti, MARCKETING, pubblicità, PNL, ecc ) poi induce il bisogno di denaro in maniera crescente, che sistematicamente fa anche mancare dal mercato con diversi meccanismi, tasse, ritardi nei pagamenti, cosi che tutti poi rincorrono in qualsiasi modo il denaro (tripli lavori, furti, truffe, giochi, azzardo, prostituzione, nero, sfruttamento, ecc) rovinando ancora di più la dignità umana ed ogni parvenza di etica. Se si pensasse che in certe parti del il denaro non serve si ripenserebbe ad una “economia dell’uomo” (antropocrazia) e non ad una “economia del denaro” (finanza e turbo finanza).
La cultura cambia il mondo, la conoscenza cambia il mondo, le idee lo trasformano e le idee agiscono nella psiche e creano comportamento. Nella cultura della gestione del valore abbiamo troppo delegato al sistema e ora di ritirare le deleghe e di riprenderci al responsabilità del fare, e non del far fare.
Il non voler accettare la nostra avidità personale di fatto ci fa accettare l’economia dell’interesse che è l’espressione “matematica” sociale legalizzata del “furbo avido che vuol vivere del lavoro altrui”.
La democrazia è l’alibi perfetto per l’economia dell’interesse ma le due cose come spero di aver descritto sono su strade opposte. L’economia reale che resta e che nessuno ruba si può ottenere solo con moneta sovrana, diversamente con la dittatura del debito ogni economia verrà erosa dall’interesse applicato dal sistema che trasferisce ricchezza da chi la produce (lavoratori) a chi specula (furbi)

Vi ricordate quando il nonno ci dava la paghetta o lo zio ci dava qualche solo e noi lo si metteva da parte per raggiungere la cifra ch ci permetteva di comprare qualcosa ecco quella era l’economia del credito oggi ci faremo fare un prestito senza problemi. L’economia del credito resta, l’economia del debito va via con la moneta che l’ha generata (più gli interessi per i parassiti).
C’è un buco nella diga di 5 cm…. e ci stiamo preoccupando tutti di questo (raffreddore: “leggasi” gestione delle briciole che ci lasciano con tagli e contro tagli a danno del popolo e dello stato), poco più in la c’è una falla di 55 chilometri, che non vuole vedere nessuno (metastasi e cancro: “leggasi” mega interessi da pagare ai banchieri che illegittimamente si sono impossessati della sovranità dell’emissione monetaria con la complicità dei politici loro camerieri, che portano all’esproprio dei beni patrimoniali statali e poi anche privati)…..

Buona dignità a tutti.

Giuseppe Turrisi (albamditerranea)

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