Porto Recanati (Macerata), spiaggia libera? Sì di sporcare…..! Vacanza di un giorno sul litorale marchigiano
Stamattina (iermattina per chi legge), con la gioia nel cuore per essere di fronte a un bel mare, con il dolce Paolo al mio fianco, tutti i confort necessari e utili ho pensato che al nostro ritorno a casa (a Treia) avrei fatto un bel resoconto. In realtà, in questo momento, sono un po’ sofferente per la scottatura che mi sono presa e quindi meno baldanzosa, ma mi proverò lo stesso.
Era già un po’ che covavo dentro la voglia del mare, del sole, dell’acqua, dei bagni e soprattutto dello iodio. Ultimamente infatti mi sento un po’ deboluccia ed ho pensato che questo elemento, secondo me un po’ carente in Emilia Romagna, mi avrebbe giovato e così pure che il sole e i bagni di mare avrebbero forse contribuito all’asciugamento anche se impercettibile della mia linea, ormai sempre più “fuori moda” forse a causa della scarsa attività fisica e del rallentato metabolismo, in conseguenza dell’età.
La bilancia, negli ultimi mesi mi ha riservato non poche sorprese, dato che la mia frequentazione di quest’arnese è alquanto sporadica e, da una volta all’altra, la differenza è sempre notevolmente in più e mai in meno. Le avvisaglie certo le avrei dovute notare in quanto gli abiti del mio guardaroba cominciavano già da tempo ad andarmi sempre più stretti, per non parlare dei pantaloni. Ormai cerco di indossare solo indumenti larghi od estensibili in cui le mie forme “giunoniche” possano trovare modo di esprimersi serenamente e non debbano sentirsi represse.
Si capirà che sto comunque cercando di accettare la mia trasformazione, mia madre e mia nonna erano due donne “panciute” ed io in parte assomiglio a loro, la cosa che un po’ mi urta è che continuo a metter su ciccia nonostante l’alimentazione sana e moderata, ma il metabolismo rallentato della menopausa, si sa, è il responsabile dell’allargamento delle forme nella donna matura.
Paolo, quindi, bontà sua, ha accettato di buon grado di compiere con me questa gita, nonostante lui sia per rimanere sempre nel suo metro quadro, ma solo purché si andasse alla spiaggia libera, attrezzati di ombrellone, sdraietta, con un minimo di cibarie e soltanto mezzo litro d’acqua naturale. Quindi stamattina, dopo il cappuccino di rito preso al bar del borgo di Treia, il bar dei vecchietti, il più economico in assoluto, ed un’occhiata veloce ai giornali (Corriere Adriatico e Resto del Carlino) spulciando le ormai solite notizie catastrofiste (ma che paiono o sono sempre più vere), siamo partiti alla volta di Porto Recanati.
Dopo circa 40 minuti siamo arrivati sul posto, parcheggiato sotto l’ombra di alcuni pini e chiesto ad un’arzilla vecchietta l’accesso per la spiaggia libera. Ci siamo caricati di ombrellone, sdraietta, borsa con asciugamani e cibarie e ci siamo incamminati prendendo un’altra direzione, e sbagliando quindi strada per aver voluto fare di testa nostra, ma di poco… (non c’eravamo fidati dell’anziana…).
Approdiamo infine su una spiaggia abbastanza grande e con pochissime persone. La spiaggia è formata da minuti sassolini e abbastanza sgombra, apparentemente, ma dopo esserci sistemati ci siamo dati un’occhiata intorno e avvistiamo alcuni elementi non proprio piacevoli: qua e là ammassi di rifiuti, bottiglie vuote di birra, sacchetti di plastica dal contenuto misterioso, tracce di fuochi spenti, etc. alle nostre spalle un casotto in cemento mezzo diroccato (senza tetto e senza infissi) presso cui (all’ombra) sosta un gruppo di stranieri di colore.
Ci sono anche alcune sedie di plastica qua e là. Chiedo a due ragazze sdraiate lì dappresso, se sono le loro e mi rispondono che no, non sono di nessuno, qualcuno le ha portate da qualche bar e le ha abbandonate lì. Ne prendo una e mi ci siedo comodamente sopra.
Paolo, dopo circa un’oretta va a fare un sopralluogo fisiologico in mezzo ai tamerici che formano una piccola pineta dietro la spiaggia. Il luogo in distanza appare come un’oasi di ombra dove si potrebbe andare a godersi un po’ di fresco, ma in breve egli ritorna alquanto inorridito riferendo che si tratta di una discarica piena di ogni specie di sozzume, lasciato con tutta probabilità da visitatori serali che vi hanno bivaccato, mangiando e bevendo di tutto e di più, forse troppo affaticati per portarsi via i resti delle loro imprese.
Battuta di Paolo: “Spiaggia libera, si, libera di sporcare!”
Mi chiedo se, essendo zona demaniale o comunale, qualche ente pubblico non sia responsabile del decoro e della pulizia di questo tratto di spiaggia che, altrimenti, sarebbe molto bello.
Ma forse al Comune di Porto Recanati interessa di più attirare bagnanti spendaccioni che frequentino la serie di stabilimenti balneari, di bar, di ristoranti, in una parola, le attività commerciali, numerosissime…. Per il nostro caro ambiente naturale, per la nostra buona Madre Terra, degli uccelli, dei pesci, etc. le risorse sono difficili da trovare soprattutto di questi tempi…..
E’ ovvio che chi compie lo scempio, per qualsiasi motivo lo faccia (ignoranza, superficialità, scarsa educazione e poca coscienza civica, desiderio di oltraggiare una terra che forse non è stata ospitale come si pensava…) non ha giustificazione.
La giornata comunque è trascorsa serena, abbiamo consumato il nostro frugale pranzetto (e per fortuna era frugale), il vento era corroborante, ma anche ingannevole, infatti, verso le 13.30 ci siamo alzati e siamo ripartiti in fretta e furia per Treia cominciando a sentire un certo imbambolamento. Il viaggio di ritorno fortunatamente è stato breve e senza intoppi, arrivati a casa ci siamo fiondati sotto la doccia per rinfrescarci: due gamberi, nonostante fossimo stati quasi tutto il tempo sotto l’ombrellone.
Ma che estate è senza neanche una piccola scottatura?
Caterina Regazzi