Marcia della pace Perugia Assisi ed Aldo Capitini, il vegetariano
La marcia per la pace Perugia-Assisi che quest’anno si svolgerà il 2 luglio fu istituita 50 anni fa da Aldo Capitini, il primo presidente dell’Associazione Vegetariana in Italia, considerato il Gandhi italiano per la sua lotta contro la violenza. La marcia vede la scarsa partecipazione del Movimento vegetariano-animalista perché non concepisce che la lotta per la pace sia limitata alla sola specie umana; non concepisce che persone impegnate per la pace e la non violenza siano mangiatori di carne, che non rifiutino la violenza anche sugli animali, ma anzi siano essi stessi causa di violenza su esseri dotati di intelligenza, sensibilità e portatori di diritti. A mio avviso è incongruente che, specialmente le persone più sensibili, impegnate a favore dei diritti umani, coloro che lottano contro la pena di morte, la tortura, la droga ed ogni altro male che attanaglia la società umana, rivendichino i diritti solo per una parte della famiglia dei viventi. A mio avviso è necessario lottare non contro la violenza agli umani ma contro la violenza come concetto, come manifestazione in senso lato; lottare non per la pace tra gli umani ma per la pace tra questi e gli altri esseri viventi; che è necessario lottare per il diritto alla libertà e all’esistenza non per gli umani ma come fondamento etico vitale cui ha diritto ogni essere in grado di soffrire con cui interagisce in modo inseparabile il genere umano. Finché gli uomini si interesseranno solo dei problemi della loro specie e si esprimeranno in modo devastante nei confronti di tutto il creato, se prima non cambia il cuore della gente non sarà possibile arrivare ad un cambiamento della società umana. Mentre c’è pace nel mondo animale (eccetto i predatori che non hanno scelta per vivere) non c’è pace tra gli umani a causa dell’egoismo che muove i loro propositi. Ma se gli umani hanno cento problemi gli animali ne hanno mille, generati dagli umani. Non è possibile che un padre si interessi della condizione di un solo dei suoi figli e sperare che la famiglia sia in pace ed in armonia, come non è possibile interessarsi di una sola parte del Tutto e sperare che il mondo progredisca e migliori. E’ utopia lottare contro la tortura e la pena di morte mentre noi stessi con le nostre scelte quotidiane condanniamo alla tortura e alla morte milioni di esseri innocenti. Non è possibile lottare contro i genocidi mentre noi che protestiamo giustifichiamo i campi di sterminio dei mattatoi. Mentre la nostra etica ci impone di partecipare a qualunque manifestazione a favore della giustizia sociale, raramente nelle manifestazioni a favore degli animali si vede la presenza di qualche rappresentante del Movimento per i diritti umani, anche se lo scopo del fondatore-iniziatore di tale Movimento era di ampliare la sfera dell’etica e del rifiuto della violenza in senso lato, sull’uomo come sugli animali. Diversamente è come protestare non contro la guerra ma contro l’uccisione in guerra di una sola razza. Finché il Movimento per la Pace non estenderà il diritto alla libertà, al rispetto e all’esistenza dall’uomo ad ogni creatura, finché il campo di applicazione del termine pace, giustizia, non violenza e libertà sarà limitato alla sola specie umana avrà solo marginalmente l’appoggio ideale ed il sostegno del Movimento vegetariano-animalista e resterà ancorato ad una visione antropocentrica in antitesi con il pensiero stesso del suo fondatore. Solo quando il Movimento per i diritti umani sarà “Movimento per il Diritto alla Vita” di tutti i viventi incarnerà quelli valori e quella forza morale per debellare la violenza e porre le basi per una società migliore. Diversamente la storia insegna: nulla di radicale e duraturo è venuto dalle lotte per una giustizia ed una pace limitata alla solo famiglia degli umani, perché manca la visione d’insieme, la correlazione esistente tra l’esigenza della pace e ciò che inclina l’uomo alla prevaricazione e alla violenza. A poco serve invocare la pace se l’uomo viene abituato a convivere con l’idea che la vita ed il dolore delle creature diverse dall’uomo siano prive di valore; questo atteggiamento impedisce di estirpare dalla sua coscienza la mala pianta dell’indifferenza verso il dolore altrui: è proprio la non considerazione della sofferenza dell’altro, del diverso, ciò che inclina il genere umano verso ogni delitto. Ma pare che parlare di diritti animali in una manifestazione politico-sociale sia inopportuno, per chi non ha ancora capito che tutti i problemi sono collegati. L’idea dell’interesse prioritario verso i componenti del gruppo di appartenenza avrebbe una qualche giustificazione se nella realtà pratica l’umanità non subisse gli effetti di tale chiusura. Noi universalisti, vegetariani, animalisti, verremo alla prossima marcia della Pace, ma voi dei diritti umani verrete alla prossima manifestazione per i diritti degli animali?
Franco Libero Manco