Luca Bistolfi, le unioni omosessuali di New York e la prevalenza del cretino…
Cari amici,
un mio breve articolo che forse non sarà mai pubblicato da nessuna parte, per ovvi motivi. Spero sia utile a voi per rendervi ancor più conto di certe faccende.
Saluti. lb
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Qualche anno fa quei due geniacci di Fruttero & Lucentini diedero alle stampe un libro divertente e molto arguto, La prevalenza del cretino, uno spaccato di costume sull’imbecillità più o meno candida dell’essere umano. Non sospettavano, gli scrittori, che a prevalere di lì a pochi anni sarebbe stato ben altro che un semplice e tutto sommato innocuo cretino. State a sentire.
È di pochi giorni fa la notizia che a New York sono state legalizzate le unioni omosessuali, o meglio: che da oggi in poi qualsiasi omosessuale potrà unirsi in matrimonio civile. E questo con la benedizione del sindaco, peraltro repubblicano, di quella che, non a torto, è davvero la capitale del mondo. Esultanza massima sui giornali italioti, tanto che un giornalista d’un grande quotidiano nostrano definiva l’iniziativa «una spallata» che buttava in terra il «muro della famiglia tradizionale». Già non si capisce come si possa sfondare un muro con una spallata, ma il grave, per non dir altro, è che la famiglia tradizionale (che è, lo ricordiamo ai più distratti, quella composta da un uomo e una donna ed eventualmente un numero x di figli) non sia una cosa normale, bensì un muro, come quello di Berlino. Ergo un ostacolo, un’ingiustizia, un’infamia. Per inciso e per chi non lo sapesse: in America lo stato di New York non è certo all’avanguardia, ché una legge simile è vigente già in altri cinque stati. Ma siamo in America, suvvia, il Paese più democratico e liberale del mondo. Nella conservatrice Europa mica accadranno cose simili. E invece no. Di oggi (30 giugno 2011) è un’altra notizia per cui non riesco a trovare aggettivi adeguati, e proviene dalla capitale mondiale della cultura, la fabbrica dei Nobel Stoccolma. In via sperimentale, dicono, in un asilo chiamato Egalia si è dato il via a un progetto assai eloquente. In buona sostanza ai pupetti è insegnato che non esistono differenze di genere, che tradotto significa: il maschio e la femmina sono categorie sorpassate, posto che davvero siano mai state reali, dobbiamo passare al neutro. Proprio così. Aboliti i pronomi personali “egli” ed “ella” in favore d’una notte in cui tutte le vacche (o un altro animale che preferite…) sono nere. Ma c’è di più. Per intrufolare nei teneri cervelli dei marmocchi la teoria sono state inventate e scritte appositamente delle favole, che va da sé circolano come “materiale didattico”. In una di queste si legge la storiella di due giraffe maschi che si vogliono molto ma molto bene, ma che però non potendo avere figli (perbacco, che scienziati da Nobel!) sono, ahiloro, costretti ad adottare un esserino, tanto per soddisfare la loro ansia di genitorialità (di paternità e maternità beninteso non si parla). E che cosa fanno? Adottano un cucciolo di coccodrillo. Sempre nel medesimo asilo guai a parlare di «bambino» o di «bambina», si può solo dire «amico».
Sempre sullo stesso quotidiano da cui ho appreso le succitate notizie e sempre oggi, dalle pagine “culturali” (virgolette d’obbligo) sbuca un bel titolo: «Nel nome del Padre, del Figlio e di Harry Potter». Non mi chiedete il contenuto dell’articolo, ché non mi son dato la pena di leggerlo. Mi è bastato esser stato costretto a pronunciare quella che, con buona pace di molti, di fatto è una blasfemia.
Per finire in bellezza, nella pagina precedente compariva un articolo d’uno scrittore non so più di dove. Tema del suo nuovo libro: i nazisti. Originale, non c’è che dire. Ma altrettanto era ovvia un’altra cosa: lo scrittore nei suoi precedenti romanzi si è dimostrato campione, nemmanco a dirlo, delle tematiche omosessuali. Adesso ditemi voi se oggi sarebbe sufficiente parlare solo di prevalenza del cretino.
Luca Bistolfi