Antonella Litta (ISDE): “Avvertenze per donne gravide e bambini che consumano acque infette da arsenico..”

La Commissione Europea, con il documento n. C (2010) 7605 del 28 ottobre 2010 e il documento n. C (2011) 2014 del 22 marzo 2011, ha ribadito che il contenuto massimo e provvisorio di arsenico nelle acque destinate a consumo umano non deve superare i 10 microgrammi per litro come gia’ stabilito anche dalla legge italiana sin dal 2001 con il Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001 (www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/Testi/01031dl.htm).

In questi due documenti si prescrive, in forma assolutamente vincolante per l’Italia, che alle donne in gravidanza e ai bambini fino a tre anni di eta’ non siano somministrate acque con un contenuto di arsenico piu’ elevato di 10 microgrammi per litro, e che le industrie alimentari debbano utilizzare per le loro preparazioni acque con questa stessa caratteristica di parametro.
L’Organizzazione mondiale della sanita’ ricorda ed auspica come obiettivo di qualita’ un contenuto di arsenico pari a zero (o al piu’ e in via transitoria di 5 microgrammi/litro) nelle acque destinate a consumo umano come vera e sicura tutela della salute pubblica.

L’arsenico infatti e’ classificato dall’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (Iarc) come elemento cancerogeno certo di classe 1 e posto in diretta correlazione con molte patologie oncologiche, e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute. Sempre piu’ segnalazioni inoltre lo correlano anche ai tumori del fegato e del colon.
L’assunzione cronica di arsenico, soprattutto attraverso acqua contaminata, e’ indicata inoltre da una cospicua e rilevante documentazione scientifica anche quale responsabile di patologie cardiovascolari, neurologiche, diabete di tipo 2, lesioni cutanee, disturbi respiratori, disturbi della sfera riproduttiva e malattie ematologiche.

Particolare attenzione deve essere posta, come fatto presente dalla comunita’ scientifica internazionale e nei due gia’ citati documenti della Commissione Europea, quando acque contenenti arsenico ed alimenti preparati con le stesse, sono assunti da donne in gravidanza e bambini.

Molte sostanze tossiche, e tra queste l’arsenico, possono, attraverso l’esposizione materna ad alimenti, aria e bevande contaminati, superare la barriera placentare e quella emato-encefalica e interferire in modo negativo con lo sviluppo del feto, soprattutto delle sue strutture cerebrali.

Come noto, da un punto di vista strettamente biologico il feto e il bambino sono organismi in rapido accrescimento con una complessa e delicata differenziazione ed organizzazione di tessuti, organi ed apparati. Ogni interferenza o alterazione di questo processo armonico di sviluppo, causato ad esempio da infezioni, dismetabolismi, esposizione a droghe, alcool, sostanze tossiche (metalli pesanti, pesticidi, inquinanti ambientali etc.), possono creare le condizioni di successive e gravi malattie nell’infanzia e in eta’ adulta.

I bambini inoltre posseggono un sistema immunitario ancora in fase di maturazione, un caratteristico e peculiare sistema metabolico, consumano quantitativi di liquidi, aria e alimenti maggiori rispetto ai soggetti adulti e questa condizione li rende piu’ vulnerabili all’azione di molte sostanze nocive.

La letteratura scientifica internazionale, con sempre maggiori riscontri, evidenzia il legame tra l’esposizione cronica ad acque ed alimenti contenenti arsenico, in donne in gravidanza e bambini, e molte patologie del neurosviluppo (Ndd) – autismo, disturbo da deficit dell’attenzione (Add – attention deficit disorder), disturbo dell’attenzione da iperattivita’ (Adhd – attention deficit hyperactivity disorder), disturbi dell’apprendimento, della memoria, della capacita’ di lettura, riduzione del quoziente intellettivo, patologie dell’apparato respiratorio, perdita fetale, aumento dei casi di morte infantile e neoplasie.

Il Registro tumori italiano (www.registri-tumori.it) rileva che i tumori infantili nel nostro paese sono in costante aumento ed e’ sempre piu’ evidente il nesso causale tra queste patologie e fenomeni d’inquinamento ambientale.
E’ quindi urgente che le Istituzioni preposte facciano tutto il possibile per ridurre l’esposizione delle popolazioni, e in particolare delle donne in gravidanza e dei bambini, ad ogni sostanza inquinante.
Relativamente al problema arsenico nelle acque destinate a consumo umano, per quanto sopra esposto e prescritto anche nei due documenti della Commissione Europea, e’ necessario, come piu’ volte gia’ richiesto, che i cittadini siano informati nella maniera piu’ completa, ampia e chiara e che si agisca rapidamente, senza piu’ colpevoli ritardi, per attuare interventi efficaci e definitivamente risolutivi per la dearsenificazione di tutta l’acqua destinata a consumo umano nelle aree interessate da questo problema.

Nel frattempo e’ necessario, per una concreta tutela della salute pubblica, predisporre subito forme alternative di approvvigionamento idrico, anche mediante autobotti, per tutta la popolazione e in particolare per le donne in gravidanza, i neonati, i bambini, i malati e le industrie alimentari.

Antonella Litta, dell’Associazione italiana medici per l’ambiente – Isde (International Society of Doctors for the Environment – Italia)

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