Mahabharata: “Il cane di Yudhisthira ed il paradiso..” – La storia animalista più antica
Vi riporto la bella storia (forse una leggenda simbolica) tratta dal poema sanscrito Mahabharata avvenuta in India circa mille anni a. C. in cui si parla di 5 eroi semidei, dotati di grandi virtù, nati da madre terrena e da padre immortale: gli imperiali fratelli Pandava.
Questi alla fine della loro vita terrena abbandonano agi e ricchezze per ritirarsi in meditazione e austerità nella foresta in attesa di entrare nella dimora celeste del dio-padre Dharma. Salgono in un cammino sempre più faticoso.
Nel cammino uno dopo l’altro fratelli Pandava si abbandonano ad una morte dolce. L’ultimo, sempre più oppresso dal dolore e consapevole della sua fine imminente, l’imperatore Yudhistira continua la sua ascesa insieme ad un cane sbucato all’improvviso dagli alberi che gli è rimasto accanto e che si è unito al gruppo nella vallata; un bastardino dagli occhi dolci.
Quando l’imperatore giunge alla vetta del Kailash la porta, dove entrano solo gli eroi, coloro che hanno messo fine alle esistenze terrene, si apre; Indra e tutti gli dei appaiono nella luminosità del mondo ultraterreno.
Yudhistira scorge festanti gli spiriti dei fratelli che lo hanno preceduto ma non vede il volto radioso del padre Dharma. “Tu che sei stato il più giusto degli uomini”, dice Indra sorridendo, “vieni, entra con me in questa dimensione dove dimenticherai ogni peso delle tue passate esistenze”. Yudhistir accenna al cane di precederlo, ma il dio lo ferma.
“Lascia quel cane Yudhistira” gli dice, “non può entrare con te. Lascialo qui, non vi è nulla di crudele in questo”. Nulla? obietta l’imperatore. Dovrei abbandonare qui solo e sperduto questo essere che si è affidato a me? “E’ solo un cane” replica il dio, sempre sorridente, “lascialo alla sua vita, quale che sia. Tu sei già al di là di tutto questo”. Ma non sono al di là della mia coscienza: il suo abbandono offuscherebbe la serenità che tu mi prometti.
Per 4 volte Indra enumera i vantaggi e le meraviglie della vita celeste che Yudhistir si è guadagnata e ogni volta lo invita ad abbandonare l’animale che continua a fissare il suo compagno. Ma per 4 volte il figlio di Dharma risponde con ferma umiltà che questo non gli è possibile e che se il cane non potrà venire con lui sarà lui ad aspettare sulla montagna finché abbia terminato il ciclo delle sue esistenze: “Allora, e non importa quando, entrerò nell’immortalità, nella pace del dovere compiuto”.
Nel momento stesso in cui Yudhistira, dopo l’ennesimo rifiuto, si china ad accarezzare il suo ultimo compagno, quasi ad assicurargli che non lo abbandonerà, l’animale si trasforma in luce, ed egli si trova dinanzi suo padre Dharma che gli dice: “Nessuno potrà mai eguagliarti dopo questa prova, figlio mio. Oggi hai dimostrato agli uomini e agli dei che ogni vita, in quanto tale, è sacra e sacri e indissolubili sono i legami fra tutte le creature viventi, legami di compassione e di aiuto che nessuno deve ignorare o dimenticare mai”.
Così l’imperatore e il dio, che si era fatto cane per mettere alla prova le virtù del figlio, entrano insieme nel fulgore dell’immortalità.
Franco Libero Manco