Gianfranco Paris: “Sint ut sunt aut non sint… Habemus aut non habemus papam?” Dubbi laici sul film di Nanni Moretti
Nanni Moretti ci ha abituato da anni ad un cinema non conformista. I suoi film colpirono subito il segno con la critica cinematografica più esigente fin dal suo primo film in super otto “Io sono un autarchico” del 1976, che suscitò l’attenzione di Filmstudio la rivista di Edoardo Bruno.
Da allora è stato un susseguirsi di titoli che hanno trattato argomenti di grande attualità e interesse sempre affrontati in chiave di lettura di una società in divenire cogliendone gli aspetti meno tradizionalisti.
Con “Habemus Papam”, appena uscito nelle sale italiane, Moretti affronta un tema molto delicato della cultura del nostro paese: l’aspetto umano della gerarchia cattolica del massimo livello nel momento della elezione di un nuovo Papa.
La storia è inventata, ma il fatto narrato rientra a buon diritto nelle categorie del possibile. In proposito il pensiero mi corre alla elezione di Papa Luciani, l’umile arcivescovo di Venezia che accettò con evidente difficoltà l’onere di guidare una struttura di livello mondiale non solo di natura religiosa, e che dopo appena un mese fu trovato morto nel suo letto.
Il Papa di Moretti non muore, rinuncia ad assumere la carica dopo un travagliato periodo nel quale affronta se stesso in chiave psicologica, costretto dai fatti a conoscersi attraverso una riflessione di natura psicologica intesa a scrutare nel suo io più profondo.
Durante questi tre giorni tutta la struttura piramidale della gerarchia cattolica viene esaminata nella sua nudità umana, privata dai suoi orpelli sacrali che la fanno percepire al mondo come tutt’altra cosa.
Moretti attore, che nelle vesti dello psicologo è costretto a convivere con i cardinali e con il capo ufficio stampa per tre giorni chiuso in Vaticano, e la moglie, anch’essa psicologa dalla quale si reca il papa neoeletto, hanno il compito di mettere a nudo questa umanità.
Mentre i dubbi e la sofferenza del neo Papa (Michel Piccoli), fuggito dal vaticano per non sentirsi soffocato, si snodano sullo sfondo di una Roma percorsa con affanno dall’uomo dubbioso ora a piedi, ora in bus, ora in metrò, varie volte nello studio della psicologa (Margherita Buy), una volta anche nella vettura della stessa mentre accompagna i figli a scuola che ricordano al Papa la sua adolescenza quando picchiava la sorella, Moretti attore inventa una sorprendete teoria dello intrattenimento per trascorre il tempo dell’attesa, che si annuncia lungo.
Inizia con l’integrarsi con loro, anche se non rinuncia mai al ruolo di guida, lui che è il migliore nella sua professione, come ci tiene narcisisticamente a rimarcare.
Gioca a scopone con i cardinali in ozio, divertendosi a distrarli per poi accusare “scopa”, ma soprattutto inventa un torneo di pallavolo in uno dei cortili del Vaticano (in realtà in quelli di palazzo Farnese a Roma) con squadre formate da cardinali secondo il loro continente di provenienza.
Insomma con Moretti i cardinali si spogliano della loro sacralità ieratica e si mostrano uomini come tutti gli altri. Si arrabbiano se il collega di coppia gioca male lo scopone, si entusiasmano per i punti segnati durante le partite e per la vittoria, come in un qualunque campo sportivo.
Quando poi il neo eletto ritorna in Vaticano e si sente pronto per il grande annuncio Habemus Papam che tutti aspettano da tre giorni, ridiventano immediatamente cardinali e si accingono di nuovo alla sacralità del grande evento.
Ma la loro speranza viene definitivamente delusa dalla grande rinuncia che il Papa ha tenuto in serbo fino all’ultimo lasciando ai cardinali di ritornare di nuovo conclave per la elezione di un nuovo Papa.
Il quotidiano dei vescovi L’Avvenire ha commentato il film lanciando una specie di anatema titolando “Boicottiamolo”. Ne sono rimasto assai sorpreso. Vedendo il film non ho intravisto nelle scene che si susseguono con vivacità alcuna animosità particolare contro la religione o contro la gerarchia clericale.
La Chiesa, come al solito, non riesce a comprendere il mondo che la circonda, rifiuta in blocco tutto ciò che non ripete fedelmente il conformismo di sempre. Se qualche volta fa finta di capire, lo fa con riserva mentale e, subito dopo averlo affermato, fa del tutto per smentirlo con i fatti concreti.
Io ho capito che il film di Moretti dà una mano a chiesa cattolica, presenta il mondo dei suoi vescovi, compresi i cardinali che vescovi sono anche loro, come uomini, come sono in realtà. In altre parole li avvicina di più a tutti i fedeli.
La finta sacralità che ha giovato alla chiesa, ma anche a tutte le religioni, fino ai nostri tempi per via della dilagante ignoranza, oggi non regge più.
L’umanità viaggia su livelli culturali sempre più elevati, non ha più bisogno di essere abbacinata dagli orpelli di una sacralità solo formale, vuole che ci sia corrispondenza tra quel che si dice e quel che si fa. Non è un caso che le vocazioni sacerdotali e il popolo dei praticanti diminuiscono a vista d’occhio. Ma, forse anche a causa dell’età di coloro che governano la chiesa, ciò tarda ad entrare nel modo di comprendere la realtà da parte della gerarchia. Diversa è la situazione tra i sacerdoti che governano le parrocchie e che affrontano sul campo i problemi più gravi dei popoli del mondo. Quelli comprendono e come, ma la gerarchia li considera dei peones di copertura, mentre si mantiene ancorata ad un passato che non sa parlare più alla coscienza dei fedeli.
Moretti, presentando i cardinali come uomini, li riavvicina al popolo dei credenti facendoli apprezzare per la loto umanità, spogliandoli degli orpelli del feticciato e rendendoli più credibili.
Possibile che gente di cotanto studio non riesca a capire una cosa così elementare?!
Gianfranco Paris