Nico Valerio: “Costituente Ecologista per fondare il nuovo soggetto ecologista e civico degli Ecologisti Italiani”

Il motto dannunziano “Memento audere semper” si confà all’infaticabile Nico Valerio, naturista storico, il quale non demorde dall’impegno sociale e politico e lancia un appello per la rinascita – o rifondazione – del movimento ecologista verde. Come avvenne nel momento magico di aggregazione del primo referendum antinuclueare del 1987 egli invita tutti gli ambientalisti, ecologisti, bioregionalisti, vegetariani, igienisti, naturisti, animalisti… a fare causa comune per tentare di arginare la deriva consumista e antidemocratica e per promuovere la vivibilità sul pianeta terra… La lotta per la vita è globale e la riuscita non può essere che attraverso l’unione di tutte le anime sensibili ….  inutile aspettare gli extraterrestri….

Paolo D’Arpini

 

 

Costituente Ecologista per fondare  il nuovo soggetto ecologista e civico degli “Ecologisti Italiani”.

 

Appello ai Verdi: dopo i tanti errori serve un movimento nuovo

I tanti gruppi locali di cittadini anti-Casta e anti-politica che sono sorti in Italia contro i privilegi di governanti, uomini politici e amministratori, la corruzione pubblica, l’inquinamento dell’acqua, il verde pubblico, gli inceneritori, le centrali nucleari, e per le più diverse campagne per qualche “bene comune”, sono il fenomeno sociologico più singolare degli ultimi anni. Sono anti-politica, ma non sanno di fare politica, eccome, sia pure con uomini e mezzi inadeguati. La prima impressione, suffragata da tanti fatti e dichiarazioni, è che non confluiranno mai, tantomeno ora che stanno assaporando il loro momento di gloria locale, nell’auspicato Grande Soggetto Unico che dovrebbe succedere ai Verdi. Anche perché l’ecologia e l’ambiente non in tutti i casi sono la motivazione principale. Così fornendo la scusa a Bonelli e C., che hanno detto di voler traghettare quel che resta dei Verdi in un’area bipartisan “né Destra, né Sinistra”, per tentare ancora una volta di far da soli, ignorando questa nuova, diffusa realtà “civica”. E sarebbe un altro errore. Noi non vogliamo i vecchi Verdi italiani, che tanti errori hanno compiuto, riciclati sotto un altro nome, vogliamo che tutti ricomincino da zero – Verdi e non Verdi – e fondino il soggetto unico degli Ecologisti Italiani. Anche se l’Italia non è né la Germania, né la Francia, e noi ecologisti italiani non abbiamo una testa lucida e carismatica, capace insieme di ideali e realismo, come Cohn-Bendit, abbiamo bisogno subito del soggetto unico di riferimento auspicato da Europe Ecologie. Ma se i comitati locali o le “reti” di cittadini rifiutano in modo aprioristico, religioso, come stanno facendo, i contatti coi Verdi esistenti, che asseriscono (e andremo a vedere se questo è vero all’Assise di maggio) di essere diversi e distanti dai Verdi precedenti, se insomma lasciano soli quei pochi Verdi sopravvissuti e critici, quelli rifanno i Verdi alla vecchia maniera. Elementare, Watson. E se non vorranno perdere definitivamente credito, anche loro, i Verdi residui, all’annunciata Assise rifondativa si dovranno presentare solo come ex-Verdi, senza approfittare di posizioni di partenza avvantaggiate. Questo il senso, solo questo, del seguente appello-sfida ai Verdi e ai gruppi civici. D’altra parte, gli appelli si indirizzano più alle forze esistenti, per quanto minime, nonostante le si sia sempre criticate (cfr. un esempio tra tanti) che a quelle sorgenti, anzi di là da venire. Ma purtroppo vediamo fin d’ora che ci sono veti e antipatie reciproche apparentemente insanabili. I Verdi diffidano degli anti-Casta e anti-partiti, sentendosi messi come tutti i partiti sul banco degli accusati. Che non è l’atmosfera psicologica migliore per due componenti che dovrebbero unirsi. I gruppi locali e le reti di cittadini, dal canto loro, non danno il minimo credito alla Costituente Ecologista promossa da Bonelli ormai un anno fa, considerandola un espediente gattopardesco per lasciare tutto così com’è, e per rilanciare i vecchi e screditatissimi Verdi con altro nome. E potrebbero avere anche ragione, visti i precedenti. Però in politica, come nel gioco del poker, bisogna andare a vedere, e dare un minimo spazio alla speranza. Fino a prova contraria, s’intende. Chi si lascia, invece, condizionare emotivamente da preconcetti o passate delusioni è meglio che non si avvicini alla politica. Che a suo modo è un gioco razionale. Il guaio è che i “civici”, forse inebriati dalla momentanea notorietà locale, com’è successo ai fans di Grillo caduti in un delirio di onnipotenza, senza conoscere l’abc della politica sembrano crogiolarsi nelle nuove vesti di “politici”, sia pure dilettanti, e perciò hanno tutto l’interesse a darsi tempi lunghi. Non capiscono che la gente non capirebbe e che bisogna confluire subito e fondare il Soggetto Comune, con tutti, nessuno escluso. Con chi ci sta. E non ci devono essere simpatie e antipatie, se non vogliamo ridurre le scontro delle idee a litigio da lavandaie. Ci si riunisce attorno ad un progetto, anche con la persona più antipatica del mondo, anche se lo sospettiamo di avere retropensieri. Prendiamolo in parola. Ma se, beninteso, l’ambiguo politico Verde si rimangia i patti, lo denunciamo al tribunale dell’opinione pubblica. Ma le diffidenze e paure infantili non servono a nessuno, se non a ritardare un processo storico. Che rischio c’è? L’ideale, certo, sarebbe riunirci tutti prima dei Referendum, lo capirebbe anche un bambino. Ma, sarà che la politica attira gli irrazionali, fatto sta che è inutile farsi illusioni al riguardo: questa “fretta” sembra ad alcuni “civici”, ad alcuni “retini” (tranquillo, proto, non manca una c), insopportabile, perfino sospetta.

 

In occasione del Seminario “Idee e contenuti per un progetto di rete italiana degli Ecologisti e Civici”, promosso dal Gruppo delle Cinque Terre e da altri gruppi, che si è tenuto sabato 9 e domenica 10 a Bologna (La Scuderia, piazza Verdi 2), ecco qui di seguito il mio intervento, del tutto personale e che non coinvolge minimamente gli amici delle Cinque Terre, che era stato preannunciato nel programma col titolo “Per un nuovo soggetto politico: lo specifico ecologista e civico”. Si tratta di una rassegna dei principali problemi che riguardano l’ecologismo italiano, a partire dalla fondazione negli anni 80, che si conclude con un appello ai Comitati Civici locali, e soprattutto ai Verdi, perché pur con i loro gravi difetti sono di fatto l’unica sigla già conosciuta al largo pubblico e alla stampa, perché smentiscano gli errori passati e diano finalmente luogo, uti singuli e insieme ai Comitati civici, per mezzo della Costituente Ecologista, come hanno promesso, al nuovo soggetto bipartisan, né Destra né Sinistra, degli Ecologisti Italiani. Ecco il testo:

 

LA NOVITA’ NELLA SOCIETA’. La nascita di una rete insieme ecologista e civica, trasversale ai partiti e agli schieramenti, è forse l’unica novità politologica e sociologica nel panorama italiano degli ultimi anni. Per la prima volta i temi dell’ambiente sono riportati, com’è giusto, al soggetto primario, al dominus della società liberal-democratica: il cittadino. Si torna insomma alle origini storiche del contratto tra cittadini e Stato, in cui – sia chiaro – il Potere scaturisce dai cittadini, non dallo Stato, che ne è soltanto un’espressione, come dire, “tecnica”, istituzione nata per gestire il funzionamento della società, dirimere le controversie e assicurare col minor spreco di risorse e il massimo vantaggio possibile il bene comune.

 

IL LIMITE, CURIOSA ANALOGIA TRA DIRITTI E AMBIENTE. E nel nostro ordinamento fondato sulle libertà sorprende l’analogia con l’ecologia: la teoria del limite. I cittadini, in sostanza, convengono tra loro di limitare ognuno, un poco, il meno possibile, l’ampiezza dei propri diritti non assoluti e personalissimi (quindi, non il diritto al nome, alla vita, all’integrità fisica ecc, che sono non limitabili e indisponibili), purché tutti i cittadini possano godere di tutti i diritti possibili, presenti e futuri. Questa la grande invenzione giuridica della nostra democrazia liberale. Ed è davvero illuminante l’analogia tra questa teoria del “limite dei diritti individuali” (perché la loro area di godimento sia la più allargata possibile, quindi anche ai non ancora cittadini, agli stranieri ecc), e la teoria del limite nell’uso delle risorse e dell’ambiente che è tipica della Natura, e quindi dell’ecologia. Dove ognuno può usare del bene comune fino a quando questo resti disponibile anche per tutti gli altri. Per esempio, tutti possono attingere ad una fonte comune o all’acqua di un acquedotto, ma con dei precisi limiti: non inquinarla, non versare sostanze tossiche sui terreni attigui, non deviarla, non attingerne in eccesso solo per sé, non sprecarla, contribuire ai costi e ai lavori di protezione ecc. In questo modo, grazie ai limiti, tutti potranno goderne.

 

LOCALISMO, ANTI-CASTA E ANTI-CORRUZIONE, MA… Ma torniamo al fenomeno nuovo della rete di comitati, gruppi, associazioni ed altre espressioni dei cittadini, creata dal basso spontaneamente, attivata per i mille problemi di natura, territorio, ambiente, salute e igiene pubblica (dall’arsenico nell’acqua “potabile” alle costruzioni abusive nei parchi protetti, dalle esalazioni delle discariche ai fumi delle centrali a carbone, e così via, di scandalo in scandalo), ma anche riportata giustamente alle tendenze primarie dell’uomo, dall’autoproduzione, agli scambi, dall’anti-consumismo a nuovi modi di socializzare, scambiare, consumare, produrre e stare insieme (gruppi di acquisto, eco-hub, banche di beni e servizi, bio-villaggi ecc), insomma direttamente a quello che perfino una famosa Costituzione definisce lo scopo ultimo della vita umana, la felicità. Non c’è dubbio che un tale composito movimento che per la prima volta vede uniti, a dirsi le medesime cose, giovani e vecchi, economisti e ragazzi alternativi, contadini e ingegneri, liberali e comunisti, Destra e Sinistra – e questo dimostra che è una vera emergenza – ha tratto esperienza dal vasto e spezzettato localismo che aveva chiamato i gruppi e comitati di cittadini a contrapporsi al Potere – mal esercitato e mal rappresentato da veri professionisti privilegiati e autoreferenziali (la cosiddetta “Casta”, per usare un fortunato termine giornalistico) – anche su temi squisitamente politici o di rappresentanza. I cittadini, spesso privi di ogni esperienza politica, specialmente nei piccoli Centri e nelle città di provincia per problemi locali, e in generale tutta l’opinione pubblica nazionale, in questo ben rappresentata da stampa e tv, hanno sviluppato negli ultimi anni una vera e propria contrapposizione al Potere e ai suoi organismi istituzionali “professionali” (perché ormai quella di rappresentare i cittadini è diventata per molti, troppi Italiani, una professione): le Regioni, le Province, gli Enti e le Società pubbliche, il Governo, il Parlamento, i Partiti. A questi in Italia si aggiunge spesso anche la Chiesa, storicamente vista come Potere o pre-potere al pari degli altri. Ma una volta eletti sapranno, sapremo, resistere alle Sirene del Potere?

 

IL CITTADINO, UNICO SOGGETTO DEI DUE MOVIMENTI. I due filoni, quello ecologista, cioè il movimento politico fondato sull’ecologia, e quello civico, col quale cioè i comitati di base dei cittadini manifestano la volontà di riprendersi, almeno in parte, il Potere che avevano alle origini delegato ai propri rappresentanti, riscoprendo anche la democrazia diretta (la famosa “libertà degli Antichi”, per Constant), si sono di fatto saldati. Perché, si è scoperto subito, i soggetti attivi sono gli stessi, i cittadini, e perché anche gli oggetti del contendere (i diritti di libertà e i diritti al godimento dei beni comuni e alla salute) sono analoghi tra loro. Questa la grande novità.

 

NUOVO SOGGETTO: DALL’IPOTESI A (SCIENTIFICA) ALL’IPOTESI B (POLITICA). Anche chi come me era convinto fin dagli anni 70 (e lo dissi all’assemblea che fondò i Verdi nel Lazio nell’81 e poi a quella nazionale di Firenze dell’84), e ancora resta in parte dell’idea, che solo la “ipotesi A”, il ritorno alla “ecologia”, cioè una riconversione dall’ecologismo politico alla pura ecologia scientifica – di per sé super partes, bipartisan, neutrale e “tecnica”, quindi cogente e doverosa per tutti, immediatamente, senza diatribe e ritardi politici – avrebbe reso velocissimo il ricambio sociale e psicologico verso un ambiente fisico e perfino etico-politico diverso, riabituando, rieducando i cittadini ad un modo nuovo di vivere, consumare, produrre, scambiare e godere del bene comune; insomma anche chi era incerto come me sulle possibilità rifondative dell’ecologismo politico (e la realtà in Italia e altrove mi ha dato ragione) deve però ammettere che anche questa, chiamiamola, “ipotesi B”, quella di un nuovo grande, unitario, soggetto ecologista, ovviamente terzista, bipartisan, trasversale, critico e molto severo contro tutti, ma liberale e non-violento nei metodi, e basato sempre sulle sicure acquisizioni della scienza e della tecnica (v. oggi la questione nucleare: senza le proiezioni della scienza – tanto odiata stupidamente da alcuni – oggi saremmo in mano ai reticenti comunicati stampa di Governi e produttori di centrali…) sarebbe, sarà, un fattore di libertà e cambiamento per i cittadini. Purché, certo, il futuro Soggetto unico ecologista (e civico: ecco la novità che si è aggiunta) non si trasformi a poco a poco in uno dei tanti, soliti Partiti, con i suoi privilegi, la sua tipica separazione e lontananza dai cittadini, la mentalità dei professionisti della politica contrapposti ai “dilettanti” (la base dei cittadini), le intese e mediazioni immancabili con le altre forze politiche, il do-ut-des (tu mi concedi una pista ciclabile, che è una cosa che si fa vedere e mi serve per le elezioni, e io ti concedo l’innalzamento dei minimi di arsenico, che tanto non lo vede nessuno).

 

ERRORI PASSATI, E SPERIAMO NON ANCHE FUTURI. Ecco, i Verdi sono stati anche questo, purtroppo: un partito qualunque tra partiti qualunque. Fatto da impreparati, improvvisatori e orecchianti. Proprio come gli altri. Ricordo ancora l’amico Rutelli, portavoce dei Verdi, esibire ai giornalisti, senza che nessuno di loro obiettasse, un motoscooter come esempio di mezzo di trasporto tipico di una “vita ecologica” (!). Tale era l’ignoranza personale dell’intera classe politica ecologista, non dirò in fatto di Naturismo, che sarebbe eccessivo perché questa filosofia di vita vuole una certa coerenza con se stessi anche quando nessuno ci vede, ma almeno dell’abc dell’ecologia urbana. Basti dire che in 30 anni di escursioni nella Natura nel Centro Italia non ho mai incontrato una sola volta un esponente ecologista a me noto. Insomma, quella sedicente “Verde” è stata una classe politica come tutte le altre, poco credibile individualmente, che ha intrapreso la professione politica di “ecologista” solo perché si era aperto uno spazio politico. Per non parlare, poi, del sinistrismo inutile e parolaio (compensativo del moderatismo pratico a cui erano condannati?), che non serviva alcuna causa ambientale, visto come dissi più volte nelle assemblee di fondazione dei Verdi che “l’aria e l’acqua, le foreste, le montagne e la salute non sono né di Sinistra, né di Destra, ma di tutti, ed anche la vecchietta reazionaria col cane, nonostante non ci sia simpatica, dobbiamo onestamente rappresentare”, se non altro… per il cane. Ma così non fu, e subito i Verdi divennero un partito di Potere e moderato, troppo moderato, sulle questioni ambientali sue proprie, e invece estremista (a parole) sulla politica generale, dove a rigore non avrebbe dovuto neanche pronunciarsi prima di aver risolto innanzitutto i temi suoi tipici.

 

LA COSIDDETTA COSTITUENTE ECOLOGISTA. Ora, perciò, agli amici Bonelli e Boato che lo scorso anno ruppero con quella storia sbagliata impegnandosi solennemente a creare un nuovo soggetto ecologista trasversale, dando vita ad un’apposita Costituente Ecologista (alla quale ho, abbiamo, aderito con entusiasmo e speranza), con questo attirando di nuovo vecchi e nuovi ecologisti, dico: che aspettiamo a mantenere la promessa, a passare dalle parole ai fatti, dal participio presente (”costituente”) al participio passato, cioè ad un soggetto di Ecologisti Italiani bell’e costituito? Il tempo stringe. Dopo la tragedia della centrale nucleare giapponese c’è una nuova sensibilità in giro, perfino in Italia, e l’ostilità al nucleare e ai disegni reazionari sull’acqua e sulle risorse del cittadino si va estendendo a tutti gli strati sociali e ai cittadini di ogni tendenza. Mancano solo due mesi ai referendum, e sarebbe bello, perfino vantaggioso, che ci si presentasse alla gente con il soggetto unitario fatto. Che cosa, chi, ce lo impedisce? Perché e con quali finalità si attende? Che cosa c’è dietro che non si può dire o sapere? Oppure si crede, visto che l’emergenza nucleare pare volgere mediaticamente a nostro “favore”, di passar sopra al disegno unitario e riproporre ancora, fuori tempo massimo, la vecchia sigla dei Verdi, ahimé non più spendibile psicologicamente in campagna elettorale perché rifiutata dai cittadini? Queste sono le domande che inquietano più d’uno, e non solo nei gruppi delle Cinque Terre e della Rete dei Cittadini.

 

PERCHE’ L’ITALIA NON E’ LA GERMANIA. Perché, sia chiaro, qui non siamo in Germania. In Italia a differenza della Germania dove i Gruenen hanno potuto giovarsi del fatto che potevano rappresentare anche l’estrema Sinistra, le donne, le minoranze, i diritti civili, i gay ecc., noi italiani abbiamo avuto da 60 anni tutti i partiti possibili, perfino 4 diverse sfumature di partiti comunisti alle medesime elezioni, i Radicali, e vari partiti di estrema destra. Tutti partiti sconosciuti in Germania. Ecco perché, in un mercato elettorale già saturo come quello italiano, ai Verdi, pur facendo loro grazia dell’inadeguatezza personale, non si presentava che uno spazio minimo, che i loro errori gravi hanno dilapidato. Fatto sta che ormai il pubblico elettorale – e la questione nucleare non basterà a farlo ricredere – si è allontanato dal logo Verde, mai radicatosi effettivamente sul territorio, ma sempre rimasto pura sigla di vertice.

 

PROPRIO ORA CHE LA GENTE, PERFINO IN ITALIA, SI SCOPRE “ECOLOGISTA”. Mentre è sotto gli occhi di tutti (come rivelano le indagini demoscopiche) che sull’ambiente, sulla critica ai privilegi e alla corruzione della classe politica, e sulla tutela degli interessi di base dei cittadini ci sarebbe un ampio consenso potenziale per una sigla politica del tutto nuova.

 

SE NON ORA, QUANDO? E dunque se gli intelligenti Bonelli e Boato, a cui va la mia stima e a cui faccio ancora per un po’ di tempo credito, oggi non cambiano totalmente, a cominciare dal nome della “Cosa”, se non mostrano con fatti concreti o non con promesse vaghe una soluzione di continuità col passato, se non si danno una credibile veste unitaria e onnicomprensiva di tutte le tendenze civico-ecologiste esistenti in Italia, se non si ricollegano finalmente con la nuova rete dei cittadini, non ritroveranno alcuno spazio elettorale e politico. Tantomeno ora, col ricordo ancora fresco d’una disastrosa crisi. Se i Verdi attuali, eroicamente sottrattisi al calderone della Sinistra di potere (di questo dobbiamo dargliene atto), faranno questa scelta secondo noi obbligata, non mancherà il nostro pieno appoggio costituente, pur nella sana dialettica delle posizioni e idee di ciascuno. Si può discutere se debbano prima sciogliersi e poi fondare il nuovo soggetto, o viceversa. Ma certo i tempi sono strettissimi. Se non ora, quando?

 

DIFFICOLTA’ DI UNA POLITICA GENERALISTA. Tornando al movimento civico-ecologista, certo, non possiamo nasconderci le difficoltà nuove di ordine identitario, politologico ed elettorale che derivano da questa nuova, insolita formazione. A differenza degli anni 80, quando noi fondatori Verdi parlavamo “solo” di ecologismo, rimandando con riserva mentale le soluzioni politiche alle ideologie personali, ed anzi proprio io e pochi altri ecologisti puri accusavamo alcuni Verdi di mescolare “ambiente e ideologia”, cioè di fare programmi ambientalisti troppo generalisti e annacquati, dunque perdenti, rispetto alla forza delle ideologie tradizionali cattolico-marxiste, oggi l’allargamento alle nuove tematiche “anti-Casta” e il ritorno al mito della “democrazia diretta” o della “Repubblica dei Cittadini”, oltretutto dopo più di 20 anni di ideologia municipalistica (Lega Nord), cambia tutto. Vuol dire, sicuramente, arricchire di frecce la faretra del nostro arco, ma anche rinunciare all’esclusiva del messaggio specializzato che solo noi, gli ecologisti per antonomasia, avevamo, e scendere – noi sprovveduti di potere comunicativo e finanziario, spesso solo giovani emergenti o vecchi ex dell’ambientalismo, del giornalismo o degli stessi Verdi – nell’affollatissima arena della politica “generalista”, nella quale, si sa, tutti i partiti italiani possono sostenere con grande faccia di bronzo di essere “contro la corruzione”, “contro la Casta” ecc., mentre nessuno o quasi potrebbe dire di essere per la tutela della natura, della salute pubblica o del patrimonio artistico. Del resto abbiamo già visto nascere veri e propri partiti fondati quasi unicamente sulla “onestà” del cittadino contrapposta alla disonestà della politica (l’Uomo Qualunque di Giannini, l’Italia dei Valori di Di Pietro) o contro le ruberie dei politici e delle Istituzioni (”Roma ladrona” era lo slogan della Lega Nord). Ma sono stati tutti, guarda caso, fondati e retti da capi carismatici, con poca o nulla democrazia interna. Altro che “democrazia dei cittadini”. Ma, a parte quegli esempi, l’estensione oggi sensata e doverosa alla rete dei cittadini renderà paradossalmente più simile ai normali partiti generalisti il soggetto unico degli Ecologisti Italiani di là da venire. Questo potrebbe anche spiegare – se non ci fossero, come speriamo, altri retropensieri meno nobili – le esitazioni di qualche politico professionista Verde.

 

OTTIMISMO DELLA VOLONTA’. L’APPELLO FRATERNO AGLI AMICI VERDI. Ma conoscere i rischi ai quali va incontro rafforza, non indebolisce il movimento. L’ottimismo della volontà, l’avere dietro tanti cittadini che mai si sono interessati in precedenza di politica, deve prevalere sul pessimismo della ragion politica. Il cinismo deve cedere alla commozione per la nuova spontanea partecipazione popolare, oggi così rara. L’esigenza di un soggetto unico, davvero unitario, liberale e democratico al suo interno così da rappresentare tutte le tendenze già dette, ma molto severo sulle scelte “scientifiche”, è ormai indiscutibile. Gli amici Verdi, ai quali abbiamo dato e diamo il nostro appoggio purché mantengano le promesse, devono utilizzare la Costituente Ecologista per fondare al più presto – l’ideale sarebbe prima dei referendum – il nuovo soggetto ecologista e civico degli “Ecologisti Italiani”. E’ il nome che ho proposto a Bonelli, perché purtroppo non ce ne sono molti altri comprensibili e facili, a meno di non ricorrere a nomi fantasiosi, che comunichino novità assoluta rispetto al passato e che convincano gli elettori marginali, comprese le nostre madri o nonne, oggi finalmente antinucleari dopo Fukushima, ma in precedenza antipatizzanti dei Verdi. Rivolgo, perciò, un caldo appello agli amici Bonelli e Boato perché organizzino senza indugi una grande assise nazionale, veri e propri Stati Generali fondativi, nessun gruppo escluso, e su mozioni quanto più possibile unitarie, da cui far uscire una struttura degli Ecologisti Italiani ben formata e già pronta all’azione. E non è possibile che i Verdi si limitino (c’è la tentazione, eccome) a fagocitare gruppetti e comitati di cittadini: no, loro stessi devono – prima o durante gli Stati Generali – azzerare la loro sigla e aderire ex novo, come singoli, al Nuovo Soggetto. Alle medesime condizioni degli altri. Altrimenti non potranno lamentare la mancata adesione dei nuovi gruppi civici e anti-Casta. Ma devono far presto: abbiamo già perso troppo tempo. L’ambiente, la salute dei cittadini, la libertà e la giustizia non aspettano. Questo ci attendiamo dagli amici Verdi e da noi tutti, ecologisti e cittadini delle reti civiche.

 

Nico Valerio

 

http://nicovalerio.blogspot.com/

 

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