Il cavallo, simbolo di libertà e di eleganza, trasformato dall’uomo in schiavo imbrigliato e riserva di bistecche….

 

Non sono stretto da vincoli mondani né appesantito da mete prefissate. Io corro senza freni su sentieri vergini… Io sono il Cavallo” (Saul Arpino)

 

 

Vitalità, velocità, resistenza, forza, intelligenza, bellezza, agilità, mitezza, pazienza, regalità: queste sono alcune caratteristiche del cavallo, una delle creature più belle del pianeta, vittima dell’egoismo e della cattiveria umana fin dai tempi più remoti.

 

Coinvolto nelle battaglie in cui è rimasto mutilato dalle spade, dalle lance, dalle frecce, sventrato dalla bombe, ucciso dalle mitragliatrici, dai fucili, dalle pistole, e poi incornato nelle corride, azzoppato nei pali, frustato nel tiro dei carri, delle diligenze, nelle carrozzelle e nelle gare, imprigionato negli allevamenti, utilizzato nelle feste popolari, nel dressage, nei maneggi, nei rodei, nel duro lavoro dei campi, nel mondo del cinema, nei raids equestri, nell’esercito, nelle scuole militari, nel polo, esposto come oggetto ludico di prestigio sociale, utilizzato a pezzi come riserva di carne in caso di crisi alimentare, condannato ai viaggi della morte sui carri ferroviari piombati per migliaia di chilometri per arrivare a noi dalla Polonia, Ungheria, Ucraina ecc. dove trova la morte per stress, disperazione, per fame o sete prima di essere macellato.

 

Oltre questo, in vari altri modi viene perpetuata la violenza sui cavalli per indurli ad essere totalmente sottomessi e ciecamente obbedienti al cavaliere: il riflesso condizionato legato ad un premio oppure prodotto dalla paura di ricevere una scossa di dolore. E in genere nell’addestramento i due i metodi vengono abbinati.

 

C’è la ferratura che è tra i mezzi di costrizione più usata attraverso cui si impedisce il movimento elastico dello zoccolo, il suo ammortizzatore naturale. Una delle conseguenze di tale ferratura è la zoppia che coinvolge un gran numero di cavalli perché trasmette agli arti, senza attenuarle, tutte le asperità del terreno; in questo modo il danno ricade sulle articolazioni, sui tendini, sui muscoli.

 

Anche la sellatura è un’imposizione innaturale per l’animale. La sella viene fissata al torace dell’animale con una cinghia che blocca in parte il movimento delle costole che è alla base della respirazione.

 

Poi c’è il morso che serve a obbligare maggiormente il cavallo alla volontà del cavaliere, che può avvenire solo causandogli dolore, mediante una barretta di ferro trasversale tirata dalle redini con strappi, che spesso causano, oltre all’inevitabile dolore, lesioni e ferite alle labbra, ai denti, al palato, alle gengive, rottura di denti, ulcere ecc.. Se il cavallo non obbedisce gli si dà un colpo di morso metallico contro la mandibola con conseguente causa di dolore e lesioni spesso permanenti. Vi anche un tipo di morso, spesso utilizzato nelle scuole di equitazione palermitane, che ha lo scopo di comprimere le narici dell’animale impedendogli di respirare.

 

Poi ci sono gli speroni che servono a far obbedire immediatamente il cavallo alla voce del cavaliere con la minaccia di procurargli un dolore acuto. Succede che i colpi degli speroni abbiano a volte rotto le costole e prodotto lesioni anche polmonari ai cavalli. In realtà come nei circhi equestri non è possibile assoggettare la volontà di una animale, destinato ad essere libero in natura e indipendente, se non con il terrore di una punizione.

 

Nel dressage si costringe il cavallo a danzare a suon di musica come succedeva nella varie scuole di equitazione di Spagna, Vienna ed altre, allo scopo di divertire le corti annoiate di un tempo. Il dressage comporta atti di vera violenza e costrizione del cavallo (metodi spesso vietati dalla legge) per obbligarlo ad eseguire passi di danza antifisiologici per il cavallo. Nel concorso completo di equitazione delle Olimpiadi gli ostacoli fissi sovente sono la causa di fratture e morte del cavallo. Per fortuna l’imposizione del morso viene ancora attuata solo in alcuni paesi, in alcune attività e con diverse modalità che però feriscono il palato con uno spuntone (morso arabo o morso spagnolo).

 

Anche il polo è un’attività che comporta costrizione, violenza e sofferenza per l’animale, come lo è il rodeo, il palio, il trotto, il salto ad ostacoli, le gare clandestine come quelle che ancora si svolgono di notte sulla tangenziale di Napoli e non solo, dove spesso si fa uso di doping, di frusta, speroni, antalgici contro la zoppia ecc.

 

Gli incidenti nei pali sono riportati dalla cronaca e spesso testimoniano il poco amore dell’uomo verso il suo stesso cavallo. Nel 1989 nel palio di Sassari un cavallo azzoppatosi venne sgozzato sotto gli occhi inorriditi di migliaia di spettatori. Ma durante il palio non c’è solo la morte a seguito della rottura delle ossa per cadute (come in questi ultimi tempi la cavalla a Ronciglione) o scontro contro gli ostacoli o per calpestamento, ci sono le rozze e bestiali nerbate sul muso, sugli occhi, sulle orecchie per indurli a dare il massimo delle proprie possibilità fisiche fino allo sfinimento.

 

In una quarantina di paesi in Italia si svolgono pali ad imitazione di quello di Siena, per sostenere e lanciare un vastissimo giro di interessi turistici ed economici. E la vittima è sempre la stessa: il cavallo (cioè la creatura che più di ogni altra ha contribuito al progresso della “civiltà” umana) al cui passaggio bisognerebbe in chinarsi.

 

Franco Libero Manco

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