Gianfredo Ruggiero: “Perchè gli sbarchi di migranti non cesseranno? Perché siamo diventati un popolo di lazzaroni scansafatiche, padani compresi!”
Lettere inviate e ricevute 31 marzo 2011
“In epoca di menzogna dire la verità è un atto eroico” (G. Orwell)
Come hanno fatto gli italiani – padani compresi – a diventare un popolo di lazzaroni e scansafatiche, che preferiscono fare i disoccupati piuttosto che sporcarsi le mani nelle fabbriche e piegare la schiena sui campi?
Signori, ammettiamolo, siamo diventati un popolo di fannulloni. E’ quello che emerge, ad esempio, leggendo l’articolo di Repubblica del 11 marzo 2011 che titola: “Il Governo ora chiede più immigrati, ne servono due milioni in dieci anni”.
Ma come? Fino a ieri tutti a stracciarci le vesti pensando ai nostri disoccupati, ai nostri giovani senza lavoro (uno su tre), alle famiglie italiane sempre più indebitate, all’aumento vertiginoso della cassa integrazione, alle fabbriche che chiudono…
Tutti abbiamo visto in Tv le immagini inquietanti di quegli operai che minacciavano di gettarsi dal tetto delle fabbriche occupate. Abbiamo perfino subito il vergognoso ricatto della Fiat: riduzione dei diritti in cambio del mantenimento del posto di lavoro. Anche il Papa è intervenuto.
Ora invece scopriamo che…. in Italia il lavoro c’è, anzi abbonda, al punto tale da indurre il Governo, per bocca del Ministro Sacconi, ad invocare più immigrati che subito rispondono all’appello sbarcando a frotte sulle nostre coste (complice la crisi del nord Africa).
A chi mette in evidenza tale paradosso la risposta scontata è: “abbiamo bisogno di immigrati perché gli italiani non vogliono più fare i lavori umili…” e con questa frase lapidaria il discorso si chiude.
Andiamo invece a vedere quali sarebbero questi “lavori umili” che gli italiani snobbano preferendo vivere di stenti e di espedienti e scopriamo che sono normalissime attività svolte, fino a ieri e senza problemi, dai nostri lavoratori.
Non solo nelle fabbriche troviamo sempre più magrebini che fanno gli operai, ma anche albanesi che fanno gli elettricisti e gli idraulici, indiani e pachistani che fanno gli imbianchini, ucraine che fanno le badanti, filippine per i servizi, cinesi con il capo chino sulle macchine da cucire.
Nei ristoranti vediamo sempre più extracomunitari destreggiarsi tra pentole e fornelli. Ed è un fiorire di kebab che affiancano le nostre pizzerie.
In un Comune nel varesotto troviamo addirittura una straniera a capo dei servizi sociali, salita agli onori della cronaca perché, pare, incassasse i sussidi desinati ai poveri.
Nell’edilizia, dove in passato primeggiavano meridionali e bergamaschi, troviamo ora solo stranieri.
La distribuzione dei volantini, tipico lavoretto che fino a ieri permetteva ai nostri studenti di arrotondare la paghetta e ai giovani in cerca di lavoro di sbarcare il lunario, ora è fatto dagli immigrati.
Perfino al Sud dove (dicono) la disoccupazione è cronica la presenza extracomunitaria è massiccia. Ne è un esempio la raccolta del pomodoro e degli agrumi, un lavoro duro che in passato fungeva da valvola di sfogo per disoccupati, cassintegrati e studenti meridionali, ora è svolto nella sua totalità da uomini di colore. Con l’aggiunta che i “caporali”, ossia i reclutatori di mano d’opera giornaliera, hanno anche loro la pelle scura e ingaggiano solo connazionali. Lo stesso avviene nei vigneti del nord est come negli allevamenti dell’Emilia.
Altro settore dove gli italiani sentono il peso della concorrenza extracomunitaria riguarda le attività criminali: alle mafie nostrane si sono affiancate le ben più spregiudicate mafie albanese, specializzata nello spaccio della droga, e cinese che taglieggiano i connazionali nelle attività commerciali. La microcriminalità invece impazza, svuota le case e riempie le carceri e a poco vale la semplicistica distinzione tra regolari e clandestini, troviamo infatti onesti lavoratori e puri delinquenti in entrambe le categorie ( ….e non che gli italiani siano degli stinchi di santo).
Il mercato della prostituzione di strada è oramai in mano a organizzazioni slave. A noi rimane il poco invidiabile primato della prostituzione d’alto bordo, anche se (vedi caso Ruby) nei palazzi del potere e del denaro si affacciano belle donne più o meno minorenni di origine nord mediterranea.
Cosa sta succedendo, siamo veramente diventati dei fannulloni e la proverbiale laboriosità lombarda che fine ha fatto?
La verità è ben più semplice e prosaica di quella che ci propinano politici e analisti economici che parlano di ineluttabilità della società multi etnica e di cicliche migrazioni di massa per indurci a rassegnarci e ad accettare, con il pretesto della solidarietà, quella che si sta prefigurando come una vera e propria invasione.
Alla base di tutto ciò c’è solo un principio di mera convenienza economica con involontarie sfumature razziste: i nostri imprenditori preferiscono gli immigrati perché sono molto più disponibili e volenterosi degli italiani, si accontentano di molto meno e, in caso di necessità, si cacciano più facilmente. Inoltre il solo pensiero della tragica attraversata ed il ricordo della miseria del Paese di origine induce gli immigrati ad accettare qualunque condizione di lavoro e a vivere in tuguri pagati a peso d’oro. Un po’ come succedeva ai nostri emigrati fino a non molti decenni fa.
Al riguardo immagino l’imbarazzo degli imprenditori di fede leghista quando si scopre che nella fabbrichetta del Sciur Brambilla invece dei padani lavorano gli immigrati.
A Milano si lamentano perché interi quartieri sono in mano ai cinesi, sorvolando sul fatto che a vendere agli orientali le attività commerciali e gli appartamenti sono proprio i milanesi pagati in contanti e senza batter ciglio.
La solidarietà rappresenta, inoltre, un vero e proprio business affidato ad associazioni “umanitarie” private che percepiscono dallo Stato fior di quattrini per la gestione dei centri di accoglienza.
Anche la Chiesa fa la sua parte invocando accoglienza e solidarietà (a spese dello Stato), dimenticandosi che gli immigrati una religione già ce l’hanno… e non è quella cattolica.
Infine partiti e sindacati, in crisi d’iscrizioni, vedono nei nuovi proletari adepti da indottrinare.
Insomma sono veramente in tanti a trarre beneficio dall’immigrazione, nascondendosi dietro il paravento della solidarietà e alle spalle dei sinceri altruisti, ma guai a farglielo notare, rischi di passare per …razzista.
Gianfredo Ruggiero
excaliburitalia@libero.it