Peter Boom: “La mia odissea infortunistica a Viterbo senza garanzie di successo, se non il decesso…!”
Proprio all’avvicinarsi del mio 75-esimo abbiamo deciso con il mio legale, l’avvocato Paolo Pirani, di avviare un processo civile nei confronti della ASL di Viterbo, in quanto il processo penale iniziato anni fa (non sto scherzando!) è stato archiviato il 16 febbraio del 2009. Non sono molto pratico di processi, anzi non ne capisco niente e molta gente mi ha detto che era meglio lasciar perdere perché non avrei preso un ragno dal buco.
Forse avevano ragione perché non sono più un giovanotto e gli anni passano, la morte comincia ad avvicinarsi; forse lei sola mi toglierà tutte le ingiustizie sofferte soprattutto dal mio essere apertamente omosessuale (51 anni di attivista gay) che spesso mi ha fatto sentire indifeso di fronte alle offese, ai danni che mi hanno procurato riguardante il mio lavoro. Non di rado sono stato oggetto di minacce, addirittura di morte, di botte o da certi che mi volevano bruciare casa. Ultimamente ho scoperto su un blog internet il vile attacco alla mia persona definendomi pederasta italo-olandese che vive a Bagnaia. Ho subito denunciato il blog presso i Carabinieri e il 7 giugno ci sarà per questo fattaccio la seconda udienza e… così tiriamo avanti.
Per tornare alla mia “causa” contro la locale Azienda Sanitaria posso dire che l’invalidità procurata mi è costata molti bastoni-seggiola, cure continue, due seggiole Stannah, continui dolori, medicine, ginnastiche per tentare di non diventare del tutto invalido (vivo solo), impedimenti alla mia attività di attore, cammino male e storto e riesco a stare in piedi solo per poco e …. naturalmente non mi è stato rimborsato ancora niente!!!
Il mio legale, avvocato Paolo Pirani, che mi ha sempre sostenuto in questa battaglia (ed al quale vanno i miei più sentiti ringraziamenti) ha richiesto più volte il risarcimento dei danni da me subiti. Ma prima la ASL e poi la Compagnia di Assicurazioni hanno disatteso i diritti di un Cittadino come me, “vittima” di un sistema che si definisce tutore dei diritti altrui, ma che nella sostanza non da alcuna garanzia. Ho deciso di intraprendere una causa civile proprio perché, nonostante tutto, credo (o comunque voglio credere) nella giustizia, perchè (forse sarò disilluso), sono certo che, anche se con le lungaggini che tutti conosciamo, potrò avere risposta alle tante domande che in questi anni, nel corso della mia vicenda, mi sono posto.
Tanto per ricapitolare, nel settembre 2003 fui reso handicappato da una iniezione anestetica spinale (anzi due, perché alla prima il dottore non riuscì a penetrare con l’ago dentro la spina dorsale) all’ospedale Belcolle di Viterbo. Un professore anestesista un mese fa mi ha detto che anche la sostanza che mi è stata iniettata ben due volte può avermi procurato alcuni disturbi urologici ed intestinali dei quali ho sofferto e sto tuttora soffrendo.
Avevo firmato per l’anestesia totale spiegando al dottore le ragioni di questa mia esigenza. Quando uscì dall’ospedale dopo l’operazione non sentivo più quando il piede della gamba destra mi arrivava a terra. Mi consigliarono di prendere il Neurontin, che non mi fece niente. Dopo sei mesi un medico mi disse che non sarei più guarito perché i nervi ancora non riescono a guarirli, in questo caso il nervo sciatico della mia gamba destra risultò lesionato.
Mi rivolsi all’avvocato Pirani che dovette scrivere all’ospedale per ottenere la cartella clinica (a me dissero che era andata persa!) e fui anche in seguito trattato con metodi che non esito a definire indegni per la professione dei medici ed altrettanto vergognosi per un ospedale. Andai dal Servizio Sociale (sic!!!) del Comune di Viterbo dove ho presentato le domande per farmi almeno rimborsare le due seggiole Stannah che ho dovuto mettere a casa, non ho sentito più niente.
La Commissione Invalidità della ASL evidentemente e anche giustamente è un apparato molto diffidente (a causa di tutte le invalidità dichiarate falsamente) e mi ha nel 2010 riconosciuto il 70% di invalidità (40% per la sordità e solo il 30% per la gamba). Per conoscere questa percentuale ho passato una mattinata negli uffici (palazzo di vetro, ma di vetro poco trasparente) della ASL senza ottenere una risposta e per ottenerla ho di nuovo dovuto chiedere aiuto all’avvocato.
Invece di assistere gli handicappati mi pare che veniamo soltanto ostacolati e meno male che cammino ancora un po’, ma per quelli che stanno peggio di me questo mondo e questa burocrazia dev’essere un inferno al quale non ci si riesce nemmeno a ribellare. Sono caduto parecchie volte (la gamba destra può cedere completamente ed all’improvviso) col risultato che anche il ginocchio destro si è rovinato per cui ritengo di aver diritto almeno ad un accompagnamento, un indennizzo. A Viterbo l’esistenza per gli handicappati non è semplice, i parcheggi riservati sono spesso occupati abusivamente e a Bagnaia, dove abito, regna la più completa anarchia, il borgo di giorno, soprattutto all’ora di pranzo, e di notte invaso da macchine che non hanno permessi. La irresponsabilità del Comune è in questo caso enorme, perché ambulanze, Vigili del Fuoco e persino le Forze dell’Ordine hanno difficoltà o sono addirittura impossibilitati di passare in caso di necessità. Durante le sacrosante feste parcheggiare diventa impossibile, non hanno la sensibilità e l’intelligenza di assegnare posti alternativi temporanei dove gli handicappati possono lasciare le loro macchine. Altrettanto irresponsabile è il fatto che le strisce pedonali sono quasi cancellate e che non vengono mantenute visibili.
Sono stato quasi investito per tre volte dalle macchine, una situazione di grande pericolo più volte segnalata ma…. nessuna risposta.
Da una parte spero di sopravvivere per poter dire “giustizia” è fatta”, ma forse sarebbe meglio morire per non dover vivere altre logoranti lungaggini.
Peter Boom
……..
Mia risposta: Ma che dici Peter… Devi vivere e portare avanti la tua battaglia finchè ti è possibile.. lasciando da parte i risultati, l’importante è resistere alla sferza dei venti dell’ignoranza e dell’ignavia…!
Ti abbraccio, Paolo D’Arpini