Daniele Carcea ed il pensiero positivo: “Malpensa e Chiasso, come fare a sapere dove sono nascosti 103.500.000.000 $, pensando male, e 134,5 miliardi $, con poco chiasso…?”
Alla dogana di Chiasso nel mese di giugno 2009, nel doppio fondo di una valigia fu trovato un enorme quantitativo di titoli Usa per complessivi 134,5 miliardi di dollari, pari a un controvalore in euro di oltre 96 miliardi di euro; 249 bond della «Federal Reserve» americana del valore nominale di 500 milioni ciascuno, e 10 «Bond Kennedy» del valore nominale di 1 miliardo di dollari ciascuno.
I valori erano posseduti da due cinquantenni giapponesi, Mitsuyoshi Watanabe e Akihiko Yamaguchi che, scesi da un treno proveniente dall’Italia, al momento del controllo doganale affermavano di non avere nulla da dichiarare.
Il problema più grosso che si pose dall’inizio era capire se i titoli erano veri o falsi, per le implicazioni che queste due diverse eventualità avrebbero comportato: per la legge italiana, quando vengono sequestrati dei titoli falsi o della valuta contraffatta, i possessori devono essere arrestati e il materiale distrutto, nel caso contrario in cui ci si trovi di fronte a titoli autentici, la Guardia di finanza si trova di fronte alla mancata dichiarazione valutaria, che non è un reato penale ma comporta il pagamento di una penale: una «semplice» ammenda amministrativa, il 40 per cento del valore eccedente euro 10.000 di franchigia;
in questo caso la sanzione sarebbe ammontata a 38 miliardi di euro, (l’entità grossomodo di due leggi finanziarie/ di stabilità).
Il secondo sequestro operato a Malpensa nel settembre del 2009, a pochi mesi dal sequestro di Chiasso, riguardava una spedizione effettuata tramite courier proveniente dalle Filippine e destinata in Italia, 207 Federal Reserv bond 1934 Series, del valore di 500.000.000 dollari ciascuno, per un valore complessivo di 103.500.000.000 dollari, autori due filippini residenti a Genova.
Questi sequestri hanno suscitato inquietanti interrogativi a chi si è occupato o solamente interessato alla questione, cifre così grosse non erano mai state sequestrate, al massimo qualche centinaia di milioni di dollari, per dichiarazione del Colonnello della Guardia di Finanza competente per territorio, intervistato poco dopo il primo maxi-sequestro. Gli strani movimenti hanno fatto temere per la tenuta del debito pubblico americano, anche perché per il sequestro di Chiasso si è parlato di stretti rapporti con la banca centrale giapponese, da parte dei giapponesi fermati con il malloppo.
I fatti hanno portato anche il Parlamento ad occuparsi del caso tanto che per primo il deputato Misiani del PD (su Chiasso) e subito dopo i 6 deputati radicali eletti nelle liste del PD primo firmatario Marco Beltrandi hanno presentato due interrogazioni al Ministro dell’Economia Tremonti (Chiasso + Malpensa), con le quali chiedevano conto degli esiti delle indagini, e del coinvolgimento dei servizi segreti americani e della SEC per la verifica dell’autenticità o meno dei Bond. http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_16/showXhtml.Asp?idAtto=17149&stile=6&highLight=1&paroleContenute=%27INTERROGAZIONE+A+RISPOSTA+SCRITTA%27
La risposta a lungo attesa è arrivata con risposta scritta da parte del sottosegretario dell’Economia e delle Finanze Giorgetti, il 30 luglio 2010.
La risposta è arrivata all’interrogazione dei radicali che chiedeva lumi sul sequestro di Malpensa, ma è stata una risposta cumulativa, che ha assorbito anche il sequestro di Chiasso, fra l’altro le due interrogazioni del gruppo radicale erano state sollecitate una decina di volte al Ministro, mentre quella del deputato del PD Misiani, mai.
Ebbene relativamente a Chiasso il sottosegretario Giorgetti ha scritto:” I titoli sequestrati ai due cittadini giapponesi sono risultati contraffatti e nel corso delle indagini delegate da parte dell’autorità giudiziaria di Como non è emerso alcun legame tra gli stessi e la Banca centrale di Tokio. Il pubblico ministero, al termine delle indagini preliminari, ha rinviato a giudizio gli indagati per concorso nei reati previsti dagli articoli 453, comma 3 (Falsificazione di monete, spendita e introduzione nello Stato, previo concerto, di monete falsificate), 455 (Spendita e introduzione nello Stato, senza concerto, di monete falsificate) e 458 (Parificazione delle carte di pubblico credito alle monete) del codice penale”.
Mentre per quanto riguarda il sequestro di Malpensa, il sottosegretario ha specificato che già senza una perizia specifica si poteva desumere che ci si trovasse di fronte a titoli contraffatti, in quanto presentavano colori troppo vivi e stato di conservazione ottimo, per essere risalenti al 1934, il fatto è stato successivamente confermato dal perito dei servizi segreti americani.
I due filippini, fratello e sorella sono stati rinviati a giudizio per traffico illecito e uno dei due, il fratello è tuttora detenuto.
Chiaramente per nessuno dei due sequestri è stato possibile attivare la procedura sanzionatoria per mancata dichiarazione valutaria, in quanto tutti i titoli dei maxi-sequestri sono stati dichiarati falsi dall’autorità competenti.
Rimane comunque un alone di mistero su tutta la vicenda, dubbi e domande che comunque è obbligo farsi, come ad esempio, come è possibile che qualcuno possa pensare di contraffare buoni del tesoro americano per una cifra così astronomica e riuscire a piazzarli come veri? Quanti sono i traffici di questo tipo? Quanti titoli falsi circolano nel mondo? C’è qualche potente organizzazione dietro a questi movimenti di titoli contraffatti? Ma se i titoli di Chiasso fossero stati veri, avrebbero avuto le autorità americane il coraggio di dichiararli tali, con tutte le conseguenze al livello di sconvolgimento del mercato dei titoli di Stato del mercato mondiale, che questa notizia avrebbe comportato?
Daniele Carcea