Nascita e progresso dell’animalismo nel mondo…. (e date possibili per l’arrivo degli Ariani in Europa e Medio Oriente)
Ante scriptum
La datazione indicata dall’autore per l’esistenza terrena di Govinda (Krishna) è controversa… In occidente si indica quella data scritta nel testo (3000 a.c.) mentre in India si va molto più indietro.. Ultimamente sotto la costa dell’Oceano Indiano esattamente nel luogo in cui era stata indicato nel Mahabarata è stata scoperta una grande città sommersa. Che sarebbe appunto la famosa e mitica Dwarka in cui Krishna e Balarama regnarono. Questa città vien fatta risalire almeno a cinquemila anni prima di Cristo.. il tempo della guerra fra Kuru e Pandu, periodo che in occidente corrisponde alle prime apparizioni di guerrieri e popolazioni indoeuropee evidentemente transfughe. Queste prime emigrazioni avvennero prima dell’avvento degli Ittiti (anche essi indoeuropei, parlavano un dialetto sanscrito) e dei Greci, probabilmente queste onde di emigranti si fermarono prima in Persia e poi da lì attraverso l’Anatolia si spinsero anche nell’Europa centrale (vedi anche il libro dell’archeologa Marija Gimbutas). In occidente tutti parlano di questi indoeuropei ma nessuno sa o dice da dove provengono…. Lasciando credere che fossero popolazioni originarie dell’Europa stessa (cosa assurda). Eppure erano dotati di armi che i sumeri ed egiziani nemmeno conoscevano, avevano carri trainati da cavalli con le ruote a raggi e spade ed attrezzi di ferro (nel medio oriente erano ancora all’età del bronzo a dir bene se non al neolitico).
Paolo D’Arpini
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Mentre le origini del vegetarismo si perdono nella notte dei tempi (essendo l’essere umano anatomicamente strutturato a nutrirsi di alimenti vegetali), il sentimento animalista nasce col graduale sviluppo nell’ominide della compassione verso la sofferenza dell’animale catturato o abbattuto. A livello socio-culturale, le prime manifestazioni di cui si ha notizia si potrebbero far risalire alla civiltà Indù, dal momento in cui il divino Govinda (3000 a.C.) esclude dalla lista delle offerte a lui gradite i prodotti di derivazione animale.
Il sentimento di tutela degli animali assume la sua massima espressione con il Jainismo, originato da Mahavira nel 600 a.C. circa, che organizza ospedali per animali bisognosi, poi vive nel pensiero degli grandi Illuminati (Buddha, Zoroastro, Lao Tze…), nelle prescrizioni di molte comunità spirituali (Orfismo, Stoicismo, Sciamanesimo…), nei precetti di molte comunità religiose (Ebioniti, Esseni, Catari…), nelle regole di molti ordini monastici ( Trinitari, Cistercensi, Benedettini…), nella spiritualità di grandi santi (S. Girolamo, S. Giovanni Crisostomo, S. Ambrogio…) e filosofi della cultura mediterranea (Pitagora, Teofrasto, Plutarco…) e prosegue poi con S. Francesco, Leonardo, Gandhi fino ai tempi più recenti, nel cui contesto culturale nascono le prime associazioni a protezione animale. Il filosofo Arthur Schopenhauer (1788-1860) dice che in quel periodo esistevano a Londra alcune società animaliste, come la Society for the Prevention of Cruety to Animals. Il primo in Italia a dar vita nel 1871 alla Società Protettrice degli Animali fu Garibaldi, cacciatore pentito e poi convinto vegetariano: “Proteggere gli animali contro la crudeltà degli uomini, dar loro da mangiare se hanno fame, da bere se hanno sete, correre in loro aiuto se estenuati dalle fatiche, questa è la più bella virtù del forte verso il debole”
Quando nel 1847 William Cowherd della Chiesa Cristiana della Bibbia a Manchester diete vita alla prima società vegetariana certo non immaginava che 150 anni dopo i vegetariani sarebbero diventati un movimento internazionale in crescita esponenziale. Il termine Vegetarianesimo fu coniato in Inghilterra, poi adottato nel 1857 in Germania ed in Francia nel 1875. Dal 1889 si parla di vegetarismo. Il fruttarismo nasce in Francia nel 1920 e successivamente si diffonde in Germania, Inghilterra e in Italia; mentre il temine vegan nasce nel 1940. Questa tendenza sociale portò nel 1916 il Giornale della “Reale Società Italiana di Igiene” a perorare la refezione vegetariana nelle scuole.
Contemporaneamente al rispetto per gli animali emerge l’importanza di una corretta alimentazione allo scopo di tutelare la salute. Nel Rinascimento Bartolomeo Sacchi, in un’opera di 10 volumi, per primo parla di come conservare la salute attraverso una sana alimentazione. Successivamente Castore Durante, medico, nel 1585, con le sue analisi sui cibi (una vera summa di regole igienico-sanitarie) parla di prevenzione e di terapia per mezzo di un giusto stile di vita e di alimentarsi.
Soltanto 30 anni fa parlare di diritti degli animali, di pasto vegetariano alternativo nelle mense sociali, di obiezione di coscienza nella sperimentazione animale, era considerato un’utopia. Nessuno avrebbe immaginato che nel giro di pochi decenni i vegetariani in Italia sarebbero arrivati alla considerevole cifra di 7 milioni e che il numero degli animalisti crescesse altrettanto rapidamente fino a coinvolgere masse sempre più vaste e variegate impegnate a sensibilizzare la popolazione in merito all’abolizione della mattazione (vengono uccisi 50 miliardi di animali l’anno, esclusi pesci, crostacei e molluschi), la vivisezione (utilizzati 300 milioni di animali l’anno), la caccia (uccisi solo in Italia 200 milioni di animali l’anno), le pellicce (400 milioni di animali sacrificati l’anno nel mondo), le corride (8.000 solo in spagna ogni anno), per la chiusura degli zoo (ne esistono 10.000 in tutto il mondo)…
E’ la nuova coscienza umana che va emergendo dalle ceneri della storia più oscura e violenta. Una nuova visione del mondo e delle cose si affaccia impetuosa per la prima volta nella storia e supera in ampiezza e profondità ogni precedente rivoluzione culturale, sociale e spirituale perché, superando lo steccato antropocentrico, estende il diritto alla libertà, al rispetto e alla vita dall’uomo agli altri esseri senzienti.
Nessuna rivoluzione del pensiero e della coscienza è più innovativa e rivoluzionaria e il giorno in cui il Movimento animalista riuscirà a superare i recinti che separano le differenti forze che lo animano diventerà un fronte di rinnovamento ineguale e condiviso da tutti. Ma attualmente questo Movimento, a causa delle differenti visioni, spesso soggettive dei suoi componenti, disperde gran parte delle sue energie in inutili personalismi che fiaccano gli slanci e riducono gli effetti positivi.
L’arcipelago animalista è quanto mai policromo, trasversale, spesso caratterizzato da individualismi, antipatie personali, schieramenti politici, credenze religiose ecc. per le molte motivazioni che portano un individuo ad aderire alla cultura vegetariana-animalista. C’è chi aderisce al per amore degli animali, chi per compassione e condivisione verso la sofferenza universale e le necessità vitali dell’altro, chi per motivi religiosi, chi per motivi spirituali, chi per motivi energetici, chi per spirito di giustizia, chi per amore verso la vita in senso lato, chi per motivazioni antropologiche, chi ambientali, chi economiche e chi infine salutistiche. Ma a causa di tale variegata estrazione, chi ritiene prioritario lottare contro la caccia spesso limita la sua attività alle sole iniziative che hanno questo obiettivo; chi si interessa di vivisezione, considerandola la più grave problematica animalista, spesso non dà il suo sostegno alla lotta contro le pellicce; chi si sente vegetariano spesso non sa rinunciare alla zuppa di pesce o agli spaghetti con le vongole ecc. ecc.
Ma il filo conduttore ed unificante, il collante che sta alla base di ogni adesione, è il bene degli animali, la loro liberazione dalla tirannia umana, la gioia di saperli liberi e felici nel loro ambiente naturale. Ma se al di la di ogni posizione personale, di ogni visione parziale caratterizzata da differenti obiettivi culturali, mentali, religiosi ecc., se in tutti noi vive la medesima speranza, quella della liberazione animale, è inaccettabile che all’interno del Movimento vi siano forze discordanti per motivi di opinione o per aspetti marginali sulle fasi operative. Non è accettabile che alcune frange del Movimento rifiutino di aderire alle iniziative di associazioni, gruppi o leghe animaliste che non condividono appieno le linee di condotta, magari perché l’ideatore di una manifestazione di sensibilizzazione e di protesta appartiene di fatto ad una diversa corrente politica, ad una differente “parrocchia”, oppure ha la colpa di qualche passato peccato, per scarsa coerenza ideologica e comportamentale. Ma, come diceva Gesù “chi è senza peccato scagli la prima pietra” e ognuno dovrebbe ricordarsi che prima di essere vegetariano-animalista anch’egli è stato un mangiatore di animali o usava prodotti sperimentati sugli animali.
Se un soggetto qualunque, fosse pure un macellaio, un vivisettore, un cacciatore, un prete o un esponente politico di qualunque estrazione, propone un progetto contro la vivisezione, la mattazione, la caccia, la pesca o l’uso delle pellicce, va accolto, va sostenuto, non discriminato, non isolato. Se la cosa più importante è costruire la “casa animalista” chiunque porti un mattone deve essere il ben venuto. Gli estremismi del “tutto è subito” hanno bisogno di esprimersi attraverso azioni concentrate nel tempo che spesso si manifestano in modo aggressivo o violento. Le intolleranze verso le visioni altrui all’interno dello stesso Movimento devono essere bandite, superate: non sono nello spirito della nostra visione delle cose, della nostra etica universale, della nostra non-violenza verbale o pratica. Occorre non solo superare le divergenze e guardare a ciò che unisce, ma apprezzare e valorizzare l’importante e relativo contributo di ognuno, magari confrontandolo con il mondo “esterno” che spesso giustifica la violenza sugli animali ritenendoli ad uso e consumo dell’uomo.
A causa delle differenti estrazioni culturali di ognuno, avere una vera e coerente coscienza animalista non è affatto una cosa facile. Per ogni cosa c’è un tempo stabilito. Un albero non cresce in un giorno. Occorre dare alla gente il tempo per capire, di maturare. L’evoluzione non può essere imposta: si sviluppa gradualmente a seconda del livello ricettivo di ognuno. Si sa, l’unione fa la forza. L’unità d’Italia è stata possibile solo in virtù di un movimento di coesione al di la delle differenti culture, posizioni sociali, di classe e geografiche. E, come disse Massimo D’Azeglio: ”Fatta l’Italia occorre fare gli italiani”, allo stesso modo ogni componente il Movimento animalista deve impegnarsi a formare il suo giusto pensiero, la sua giusta coscienza e il suo giusto comportamento. Solo quando ogni componente avrà la giusta visione delle cose; quando nella coerenza farà suoi non uno ma tutti gli aspetti che caratterizzano il Movimento animalista, allora e solo allora il Movimento sarà un conglomerato forte e in grado di farsi ascoltare, di far valere i nostri diritti ma soprattutto i diritti degli animali.
Franco Libero Manco