Pettegolezzi su Ghedaffi e le sue origini… E’ beduino? E’ italiano? No, è ebreo…
“Chi me piglia pe‘ francesa, chi me piglia pe‘ spagnola, i’ so‘ nata ‘o ponte ‘e Nola…. ‘O ponte ‘e Nola? … ” (Saul Arpino)
DUE RISPOSTE ALLE DOMANDE DI C. MOFFA E A. PANTANO.
1. Per la domanda di C. Moffa. L”informazione che Ghedafi fosse di discendenza ebraica l’ha data Maurizio Blondet, a sua volta riprendendola da un servizio della TV israeliana. Il passo di Blondet nel suo articolo, nel sito Effedieffe.com, titolato “Se perde, Gheddafi può fare aliya”, è il seguente:
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”Gheddafi non solo è d’origine ebraica, è ebreo per la legge giudaica!”: questa frase è stata pronunciata con lieto stupore alla rete televisiva israeliana Channel Two qualche tempo fa. TV2 intervistava due israeliane nate in Libia, certa Gita Brown e sua nipote Rachel Saada. Le due hanno raccontato la seguente storia: «La nonna di Gheddafi, una giudea sposata ad un giudeo che la maltrattava, scappò dal marito crudele e sposò uno shaik musulmano. La bambina nata da quell’unione era la madre di Gheddafi».
Non importa che la donna fosse per fede, islamica; per razza è ebrea secondo il Talmud, e il figlio di madre ebrea è – per la stessa legge rabbinica – un ebreo a pieno titolo: tale che, se Gheddafi deciderà o sarà costretto a fare alyah, Israele lo accoglierà come figlio secondo la Legge del Ritorno”.
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Fin qui Blondet, tuttavia io non darei eccessivo peso a questa informazione, tra l’altro non meglio verificata ed oltretutto il sillogismo Gheddafi di discendenza ebraica e quindi agente degli ebrei in medio oriente, lascia il tempo che trova. Molto più interessante invece analizzare le vicende politiche e le prese di posizione di Gheddafi negli ultimi trenta anni.
2. Per A. Pantano. Come al solito concordo totalmente con la sua osservazione: “Pensare ancora ai “rapporti tra stati” dimostra infantilismo “da infante tifoso di calcio”. La struttura cosmopolita dell’Alta Finanza, la globalizzazione dell’economia, dei mezzi di trasporto e di comunicazione, ecc., fanno si che occorre, almeno in parte, rivedere tutti i precedenti presupposti per i quali si valutava e si analizzava la storia in termini geopolitici. Per fare un esempio quando parla e prende posizione un Draghi, un Prodi, ecc., pur italianissimi per nascita e residenza, costoro parlano e agiscono in funzione degli interessi dello Stato italiano o del circuito modialista e finanziario del quale fanno parte?
Maurizio
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Commento di Claudio Moffa:
A me pare che la fonte sia una grossolana bufala, forse anche sottilmente ironica, e cioè a presa per i fondelli di chi la legge e la beve. Gita Brown? Una donna ebrea che fugge da Israele perché il marito la picchiava? Non c’erano alternative? E poi si sposa con uno sceicco? E la figlia che finisce in una tenda da beduino, in mezzo al deserto? Pazzesco, pare un remake del film di Totò, “la figlia dello sceicco”:
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Sono andato a ricontrollare quattro biografie di Gheddafi – Vignolo del Corriere, Savioli de l’Unità, Mirella Bianco, Charvin & Vignet-Zurz, nonché il recente libro dell’islamista Anna Baldinetti, The Origini of the Libyan Nation – e non ho trovato tracce di un Gheddafi ebreo. Sono stato in Libia una decina di volte, l’ultima in contemporanea del blitz antiembargo di Sgarbi e Grauso (1999?), ho avuto modo di colloquiare sia pure brevemente con un paio di ambasciatori, ma non ho mai sentito mai parlare di quanto affermato da Blondet. Che cita Israel today, che cita il Channel two israeliano di un anno fa, di cui però non riesco a rintracciare nemmeno il sito. Veramente esiste la notizia-trasmissione di Channel two di “un anno fa” ripresa oggi da “Israel today”?
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L’odio un po’ razzista per Gheddafi di Blondet non è di oggi: già quando ci fu l’accordo del 2008, Blondet sferrò un violentissimo attacco, e con lui colpì anche Berlusconi. Non mi andò di replicare, perché privilegiavo la questione principale, e dunque ritenevo sbagliato polemizzare dentro un’area che era utile mantenere concorde, lui cattolico, io proveniente dalla sinistra radicale. Semplicemente scrissi positivamente dell’accordo, oggi purtroppo a rischio.
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Sono d’accordo con la necessità di superare le lettura delle relazioni internazionali come decise solo dai rapporti fra Stati: non solo oggi, ma sicuramente già nell’Ottocento (mi sono occupato della vicenda del Canale di Suez) e probabilmente molto prima. Sono d’accordo anche con la risposta di Maurizio.
Cordiali saluti, CM