Postremo Vate: “La mongolfiera lunatica ed altri poemetti” – Recensione di Gianni Donaudi
Postremo Vate (alias Fabrizio Legger), residente a Pinerolo prov. di Torino, poeta, scrittore e giornalista, collaboratore del settimanale”Monviso” e di diverse altre testate, nonché autore di un discreto numero di testi di poesia, letteratura e saggistica di interesse letterario, storico, filosofico e socio-politico).
In “La Mongolfiera lunatica” l’ A. ci descriv un poetica” fantaeroica” . Ciò che egli forse vorrebbe che fosse, di contro a una realtà squallida, meschina e nauseante (oltreché, aggiungo, disumana) del mondo contemporaneo (che sotto certi aspetti è ancor peggiore di certe realtà passate). Ma in tanta melma e fardello forse c’è chi riesce a stare in piedi tra le” rovine”. E sono i Popoli non ancora o solo parzialmente contaminati dal c.d. “progresso”, che sotto culture, ideologie o religioni differenti lottano per la loro liberazione, creando al loro interno nuovi “uomini differenziati” (come direbbe il miglior-Nietzesche e non il Nietzesche deteriore, individualista ed egoista o meglio egotista che tanto piace a trasversali e “lupi mannari” della politica, ex “rivoluzionari”, pronti a vendersi o già vendutisi al miglior offerente (poco importa se trattasi di un “selfmade-men” meneghino e indagato o un cinico e levantino baffetto rossastro) .
Ma se tali lotte di liberazione sono forse possibili in Africa, in Asia e in Sudamerica, ben difficile ci appare che esse possano scoppiare in Europa e negli altri paesi c.d. “civili”. E nello scenario epico dell’immaginario dell’A. Non vi è spazio per virtuosismi bigotti e puritani: chi combatte per la liberazione da tutti gli imperialismi possibili e immaginabili (ma al momento vi è solo quello del Dollaro) conquista il diritto di vivere amori idilliaci, surreali e di sognante sensualità. Con rapporti amorosi ben più intensi e completi di quelli “metropolitani” di trasgressione a buon mercato o di quegli zoombies (e servi del sistema) della società postindustriale che fanno l’amore con l’orologio al braccio, perché il mattino dopo devono andare a Produrre, a Consumare e a Crepare.
E l’ A., che si definisce “gnostico-manicheo” pur ruotante attorno all’area cattolica e a volte con simpatie islamiche è anche mosso da un più generale e continuo afflato religioso, vivendo una conflittualità tra la realtà terrena e aspirazioni celesti o, comunque metaumane, e sembra portare dentro di sé l’eterna lotta cosmica tra la Luce e le Tenebre. E a questo punto ci sembra assai contradditorio, che l’ A. dopo avere denunciato la disumanità e la meschinità post-industriale e consumistica, continui a proclamarsi “futurista”. Io penso che il “futuro” sia ormai
terminato, con i suoi lati negativi (consumismo, tecnologia spietata, liberismo selvaggio, ipereconomicismo, trasgressioni a buon mercato, rifiuto di ogni “sentimento” e ” principio” ) e, beninteso, anche positivi e deduciamo che se i fondatori del Futurismo (F.T. Marinetti in primis) vivessero oggi, sarebbero i primi a voler fare “marcia indietro”.
Un “anticlericale dal cuore cristiano” come si definiva FTM , non potrebbe accettare un mondo di oggi, dove la parola “cuore” è scomparsa e nulla esiste più non solo di “cristiano” ma neppure di “marxista”, di “liberale” vecchio stampo, di “nazional-popolare” autentico, etc . Oggi l’unica ideologia, l’unica religione, l’unica filosofia, l’unico dio che conta è il DENARO!
Gianni Donaudi