Caro Paolo, mi pare di avere tante cose da dirti e non so bene da che parte incominciare….

Vorrei trovare un filo conduttore del tutto e cucire l’insieme come una coperta al patchwork. Cominciamo dalla cosa più semplice: stamattina sono stata in un allevamento di vacche da latte per la produzione del Parmigiano Reggiano (si scrive con le maiuscole, é il Re dei formaggi, anche se…………). Dovevo compilare un verbale per il controllo della BSE (Malattia della mucca pazza) e arrivata alla data ho chiesto: “Quanti ne abbiamo oggi?” e il signor Adriano: “Ne abbiamo 24, domani 25, é Santa Caterina, buon onomastico!”

 

Poi ha iniziato a raccontare, che una volta, fino alla fine degli anni ”70, il 25 novembre era il giorno della chiusura dei caseifici. Infatti le bovine, che erano allevate in maniera più naturale e i parti erano stagionali, venivano munte da aprile a novembre, dopodiché venivano messe in asciutta. I caseifici, che erano piccoli e numerosi, chiudevano, magari ne rimaneva aperto uno per lavorare il poco latte che veniva comunque prodotto e che era utilizzato per fare il “vernengo”. “A quei tempi si che era buono il formaggio! La parte migliore poi era la testa, quello che veniva prodotto nei primi mesi. Le bovine erano quasi tutte di razza bianca valpadana, facevano meno latte di quelle di razza frisona di oggi, ma erano più sane e campavano di più. Magari erano alla catena, si, ma erano trattate bene e mangiavano roba buona, naturale. Il latte e il formaggio avevano tutto un altro sapore!. Adesso sono libere, spesso, nelle stalle moderne, ma vengono sfruttate al massimo e l’alimento raramente é veramente di buona qualità! Non sarà mica benessere questo!”

 

Ma sarebbe possibile un ritorno a quei tempi? Evidentemente no! Il lavoro in stalla mandato avanti da operai, di solito stranieri e il lavoro di produzione del formaggio nei caseifici é a carico di dipendenti, per cui si deve avere da lavorare tutto l’anno e così le gravidante e i parti vengono artificialmente programmati e distribuiti.

Il latte sta riprendendo quota sul mercato, per vari motivi, chissà che una parte dei guadagni non possa essere impiegata per il “benessere” degli animali…. Temo di no!

 

(E continua…)

 

Ho letto stamattina la prima parte del Giornaletto sul tuo modo di vivere la spiritualità, molto bello!

http://saul-arpino.blogspot.com/2010/11/giornaletto-di-saul-del-24-novembre.html

 

E’ proprio come la sento io, anche se a volte il pensiero si sovrappone a disturbare, ma più che semplice pensiero lo chiamerei “pensiero deforme”.

Il pensiero di per sé può essere positivo o negativo, le propensioni date dalla mia genetica, dalle esperienze positive o negative e dalle cattive abitudini spesso mi portano a fare “pensieri cattivi”, appunto “deformi”, ma, come gli animali quando hanno un handicap una malformazione non se ne curano e vivono sereni con sè stessi comunque, così da non accentuare il “disagio”. E comunque, basta con questi discorsi, quel che é “é”.

 

Sono contenta di avere uno specchio come te, mi ci vedo “bella”!.

Ti ho chiamato appositamente specchio e non “maestro” perché questa parola incute un certo disagio (ancora!).

 

Devo dirti che se non venisse spesso usata con una certa connotazione negativa, per me , sarebbe un’ottima parola, per definire una persona che, senza secondi fini, mette a completa disposizione degli altri, il suo “essere”, sia di termini di conoscenza che di consapevolezza e in cui tutti indistintamente si possono specchiare, appunto, e vedersi.

 

Ti dico questo perché qualche giorno fa, parlando con un’amica mi ha detto: “Eh, si Paolo fa un po’ il maestro!” Ha poi aggiunto “Però a me é simpatico!”

Beh, io ti amo, mi piace il tuo modo di essere e mi dispiace quando questo modo non viene accettato dalle persone o viene accettato con riserva o preso con le pinze. L’ho detto. So che tu non te ne metti per queste cose, io ancora un po’ me ne metto.

Ora faccio un po’ silenzio e ti abbraccio. Sapessi quanto ti voglio bene!

Caterina

 

………

 

Mia rispostina: “Amore Mio, tu sei la mia Maestra e la mia Metà. Non può essere altrimenti quando ci si ama incondizionatamente.. Anzi dire ciò é persino sminuente. Ci riflettiamo l’uno nell’altra, perché siamo la stessa cosa, e basta!… Tuo Paolo”

………

 

“La capacità di stare soli è la capacità di amare. Potrebbe sembrarti paradossale, ma non lo è. E’ una verità esistenziale: solo coloro che sono capaci di stare soli sono capaci di amare, di condividere, di arrivare fino all’essenza più intima di una persona: senza possederla e senza diventarne dipendenti, senza ridurla a una cosa e senza dipendere da lei, senza esserne assuefatti” (Osho)

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