Vegetarismo e carnivorismo a confronto – Il senso dell’etica applicato all’alimentazione
“A questo mondo nessuno può raggiungere i vertici di crudeltà, di malessere, di atrocità, di sconcezza di un uomo che uccide il proprio vicino e ne mangia il cadavere” (Lien Ch’ih)
Il vero crimine (l’azione manifesta della condizione morale, mentale e spirituale di un individuo) non è tanto quello che viene perpetrato in una temporanea azione parossistica quanto quello che sussiste permanentemente allo stato potenziale in una coscienza insensibile capace di manifestarsi quando le circostanze sono compatibili.
La cosa più drammatica e terribile è avere una coscienza sonnolente, impietosa, apatica, indifferente: questo è ciò che rende l’uomo capace di qualsiasi delitto, ciò che rende l’individuo capace di giustificare la morte ed il dolore di un’altra creatura a proprio vantaggio, ciò che consente al male di proliferare e al potere di esercitare ogni tirannia morale, culturale e religiosa.
Il vero crimine è avere la capacità di dormire sonni tranquilli pur sapendo che in quell’istante una creatura sta soffrendo sapendo di essere noi la causa della sua sofferenza. Avere una coscienza in grado di giustificare, di tollerare, sopportare il razzismo, la schiavitù, i campi di sterminio, questo è il vero crimine.
C’è forse qualcosa di più spregevole dell’accettare passivamente l’idea che il debole possa essere sacrificato al forte? Che la sofferenza e la morte di qualcuno sia giustificata dal piacere o dal vantaggio di un altro? Che la guerra, la tortura o la pena di morte siano la soluzione del problema non l’effetto di una causa?
Accettare passivamente la limitazione mentale, morale e spirituale dell’attuale condizione umana che non viene presa dal disgusto, dalla ribellione per ciò che di disumano viene a perpetrarsi giornalmente nel mondo, questo è il vero crimine. Un’umanità capace di ridere e gioire mentre a due passi del suo recinto c’è chi muore di fame, di malattie, di miseria, questo è il vero crimine. Accettare con non curanza il genocidio attuato sistematicamente nei confronti di chi deve nascere, questo è il vero crimine.
Il vero crimine è avere una coscienza capace di accettare l’idea che vicino ad ogni agglomerato urbano vi sia un mattatoio dove anime innocenti vengono smembrate per la delizia culinaria del popolo. Il vero crimine è spegnere, mediante l’antropocentrismo, la naturale compassione che gli esseri umani nutrono nei confronti del più debole, del diverso, di chi soffre. Dell’animale. Il vero crimine è dare da mangiare ai bambini gli animali che amano convinti che il buon Dio li abbia creati a tale scopo. Il vero crimine è aver fatto credere al mondo che Dio è indifferente alla sofferenza degli animali, disconoscere il valore della loro vita e del loro dolore.
Allevare un animale, costringendolo a lavorare per l’uomo e poi condurlo al macello, questo è il vero crimine. Immobilizzare un cane per bruciargli le zampe con la fiamma ossidrica e verificare l’intensità di dolore (dal libro Imperatrice nuda di Hans Ruesch) che può sopportare un animale prima di impazzire, questo è il vero crimine. Reclamizzare un prodotto farmaceutico sapendo che genera malattie, malformazioni e cancro, questo è il vero crimine.
E la folla tace mentre delega estranei a commettere atti disumani in sua vece credendo di essere immune dalla colpa.
Franco Libero Manco