Storie edificanti di Giorgio Vitali: “Vita ed opere di Giambattista Bugatti, carnefice papalino…”
Dal libro VITE DI SANTI E DI BEATI, scritte da Gesuina Diotallevi, edizioni: Il Buonsamaritano, stampato in Loreto, estraiamo questa volta: MASTRO TITTA, boia romano.
Il carnefice Giambattista Bugatti (da non confondere col grande costruttore di automobili) scrisse le proprie “Annotazioni” dal 1796 al 1840, corredandole con un saggio storico sulla Ghigliottina, essendo stato, questo “esecutore di Giustizia” il primo ad utilizzare in Roma questo sbrigativo metodo per togliere tante persone dai dolori e dalle sofferenze della vita.
Il Bugatti, in realtà, operò fino al 1864, perché, forte di natura ed in perfetta salute (evidentemente l’arte del carnefice è utile per preservare la floridezza e la possanza, gioendosi l’operatore di Giustizia nel vedere trapassare a “miglior vita” altri suoi simili).
Carnefice modello, ed artista veramente degno del teatro nel quale era chiamato ad agire, e del suo impresario, lo Stato ed il Governo Pontificio, Giambattista Bugatti, vulgo Mastro Titta, sostenne la sua parte per sessantotto anni, ed in ogni genere di supplizio: mazzola, squarto, forca, ghigliottina, mostrò sempre eguale abilità. (Chissà che gioia avrebbe provato in era attuale, a dirigere gli aerei senza pilota a bombardare le popolazioni di Palestina, Afghanistan, Iraq!!!) E quale differenza coi carnefici romani del tempo precedente! In confronto col nostro Mastro Titta, lo stesso Maitre Roch, gran carnefice di Francia e di Navarra diventa un pigmeo.
Nella sua carriera di circa 45 anni, (1834-1879) Maitre Roch ha giustiziato 68 condannati ed assistito, come aiuto, ad 80 esecuzioni. Invece, e dicono che i romani non hanno voglia di lavorare, il Bugatti ha eseguito da se solo la bellezza di 514 “giustizie”. E di queste “giustizie” Mastro Titta tiene, come un autentico uomo di legge, esatta scrittura. Infatti, anche per riflettere sul coraggio dimostrato dal Nostro, valga la seguente annotazione: il 22 marzo 1822, Egli scrive: “Francesco, quondam Nicola Ferri, fucilato alla Bocca della Verità, e la sua testa portata a Collepiccolo, distante 46 miglia da Roma”.
La colpa di questo condannato era, semplicemente, di aderenza ai malviventi e di complicità nei loro ricatti. Per un delitto consimile si trovano, dal 26 ottobre 1824 al 18 aprile 1825, quattordici impiccati in diversi luoghi del circondario di Roma. (Chissà cosa ne penserebbero, qualora leggessero queste note, i deputati e senatori attuali dell’UDC e consimili?….).
Ma per concludere rapidamente questo delizioso elenco, ci limitiamo a pubblicare solo i nomi dei suppliziati per la causa della Libertà, considerando però che spesso Mastro Titta attribuisce a reato comune quello che invece è reato ideale. Quindi l’elenco che andiamo a scrivere rappresenta solo una parte dei suppliziati per ragioni ideali.
Gregorio Silvestri, impiccato a Piazza del Popolo il 18 gennaio 1800; Ottavio Cappello, impiccato a Ponte il 29 gennaio 1800; Leonida Montanari ed Angelo Targhini, massoni, decapitati a Piazza del Popolo il 23 novembre 1825 ( è rimasta una lapide nel luogo dell’esecuzione, ricordiamo anche l’ottimo film di Magni, morto di recente); Giuseppe Balzani, della Mendola, decapitato in Via dei Cerchi, il 18 maggio 1833.
Altra importante notizia: l’avvento dei francesi di Napoleone e la nascita della Repubblica Romana comportò anche l’introduzione della ghigliottina, che facilitò di molto il lavoro del nostro. (Oddio… c’era pur sempre da sollevare il corpo del decollato, e sporcarsi del sangue copioso che dal collo si espandeva verso il basso…) Grazie a queste facilitazioni, dal 28 febbraio 1810 al 28 dicembre 1813 tagliò la bellezza di 56, dicesi 56, teste. Ma, tornato il Papa-Re, si tornò alla forca, che fu ritta per l’ultima volta il 13 maggio 1829 in Ravenna per Luigi Zanoli, Angiolo Ortolani, Gaetano Rambelli e Gaetano Montanari, rei dell’attentato contro il celebre Cardinale Rivarola. Ma non è tutto. Grazie al ritorno del Papa-Re ( e probabilmente…santo…) si ritornò anche alla mazzolatura ed allo squarto. L’ultimo mazzolato e squartato fu Giovacchino De Simoni, straziato in Collevecchio (Rieti) il 27 maggio 1816, per uxoricidio. mentre l’ultimo mazzolato semplice, cioè senza squarto, fu tale Giuseppe Franconi, giustiziato in Piazza del Popolo il 23 gennaio 1826, per omicidio e ladroneggio nei confronti di un prelato.
Altri esecutati per ragioni politiche sono: Romolo Salvadori, per aver fatto fucilare dai garibaldini in tempo di Repubblica l’arciprete di Giulianello, in Anagni, che faceva lo spionaggio. Seguono: Giovanni Pettinelli,il 27 settembre 1851, per “omicidi per spirito di parte”, Gustavo Rambelli, Gustavo Marioni, Ignazio Mancini tre giovani ex finanzieri pontifici, ( 24 gennaio 1854) per omicidi di frati e preti nel 1849 (frati e preti che praticavano il contrabbando), Antonio De Felici (11 luglio 1855), per attentato al card. Antonelli, sante Costantini ( 22 luglio 1854 ) per complicità nell’assassinio di Pellegrino Rossi; Giovanni di Giuseppe (29 ottobre 1855) per avere ucciso un ispettore di polizia, Giacomo Mercatelli (9 gennaio 1856), per aver ucciso il custode delle carceri di Termini, Domenico Capolei (2 maggio 1857) per aver ucciso il governatore di Marino, Cesare Locatelli (21 settembre 1861) reo di omicidio con animo di parte.
I più noti Monti Giuseppe e Tognetti Gaetano, ghigliottinati per ragioni politiche, furono uccisi come monito contro coloro che pretendevano invadere lo Stato Pontificio. L’esecuzione fu eseguita dal successore di Mastro Titta, Vincenzo Balducci, il 24 novembre 1868 in Roma. Similmente occorre ricordare che il rogo di Giordano Bruno quel fatidico 17 febbraio 1600 fu “anticipato” per fare dispetto al Re di Francia.
Conclusione: sono in molti a criticare quel 20 settembre 1870 che consegnò l’Italia intera ai Savoia. Una dinastia di poca qualità di talché “l’erede” ha trovato finalmente la sua giusta collocazione come ballerino. Ma almeno, con la breccia di Porta Pia è finito questo strazio!
Georgius Graccus Vitalicus (al secolo Giorgio Vitali)