Ancora sulla notte di San Lorenzo, per dirla alla romana “più brillarella che mai”!
Caro Paolo.
Ringrazio Giorgio Vitali (Il Giornaletto di Saul dell’8 agosto 2010) per il suo splendido contributo dedicato alla giornata del 10 agosto e al suo significato in chiave “pagana”: mi sono appassionata nella lettura e ho sentito, in tante immagini evocative, la pienezza e la forza di questo rito che, spero, possa essere sempre riproposto alla nostra attenzione in queste giornate di piena estate.
Ti invio la descrizione di un rito volto, anch’esso alla “fecondazione” della Terra, ma in una chiave un po’ diversa: questo rito viene celebrato nel paese di Lula, in Sardegna. C’è una componente, anche qui, tipicamente maschile che permette diverse associazioni a livello “evocativo”. Spero sia una piacevole lettura!
Sulle tradizioni locali, presenti a Lula, meritano menzione: “su ballu
e sa vaglia”, una sorta di rito per vanificare il potere malefico del
malocchio, e la maschera de su Batileddu: maschera protagonista del
carnevale di Lula, la vittima. È vestito di pelli di pecora o montone,
ha il volto sporco di fuliggine e di sangue e la testa coperta da un
fazzoletto nero femminile, porta un copricapo con corna caprine,
bovine o di cervo tra le quali è sistemato uno stomaco di capra (”sa
‘entre ortata”). Sul petto porta i “marrazzos” (campanacci), sulla
pancia seminascosto dai campanacci porta “su chentu puzone”, uno
stomaco di bue pieno di sangue e acqua, che ogni tanto viene bucato
per bagnare la terra e fertilizzare i campi. Riguardo all’origine
della maschera molte teorie riportano ai riti dionisiaci, con la
rappresentazione della passione e la morte del dio, e più in generale
ai riti agrari arcaici di fecondazione della terra con il sangue. La
maschera del Battileddu, abbandonata nella prima metà del Novecento,
forse a causa della miseria e dei lutti provocati dalla guerra, cadde
nell’oblio. È stata riproposta nel 2001, in un clima teso alla
valorizzazione delle antiche maschere sarde e di spiccato interesse
scientifico e antropologico verso la maschera di Lula.
Antonella Pedicelli
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Caro Paolo.
Il 10 Agosto vale sicuramente la pena di stare svegli sino alle prime luci dell’ alba per esprimere i desideri che ognuno dei noi cela nel cuore , affidandole alle scie luminose. La scienziata Margherita Hack, ci ricorda che le stelle cadenti sono di anno in anno meno frequenti, e per avere un massiccio rifornimento di polvere da cometa, bisognerà attendere il 2126.
A proposito di stelle, un gruppo internazionale di scienziati, ci comunica che per la prima volta è nata nella nostra costellazione una stella gigante, è venuta alla luce,nella costellazione del Centauro, ed ha oltrepassato il bozzolo prenatale di polvere e gas, nel quale si è formata. Venti volte più massiccia del nostro Sole, e con un raggio cinque volte superiore,è appena venuta al mondo ed ha mosso i suoi primi passi unendosi così a tutte le altre stelle presenti nel nostro firmamento.
Quest’ anno si dice che la maggior concentrazione di stelle cadenti potrebbe esserci tra il 12 ed il 13 Agosto 2010. Ma la notte di San Lorenzo, dall’avvento del cristianesimo, è dedicata al martirio di San Lorenzo, che dal III secolo è sepolto nell’omonima Basilica a Roma, e le stelle cadenti sono le lacrime versate dal santo durante il suo supplizio, che vagano in eterno nei cieli, e scendono sulla terra, soltanto nel giorno in cui Lorenzo morì, creando così un’ atmosfera del tutto magica e carica di speranza. In questa notte infatti, si crede, si possano avverare i desideri di tutti coloro che ricordano il dolore di San Lorenzo, e con il naso all’insù si aspetta di vedere una stella cadente dal cielo e si pronuncia quasi un desiderio o una filastrocca che così recita: “Stella, mia bella stella, desidero che…”, e sognando come in una fiaba si attende che l’evento desiderato si avveri e verifichi durante l’anno!
Rita De Angelis.