Rete Bioregionale Italiana: “Come uscire dall’empasse.. con la buona volontà… e con l’amore” di Teodoro Margarita e Antonella Pedicelli

Cari amici,

preso dai lavori nell’orto, dalla sistemazione di questo piccolo appezzamento di terra che ho acquistato, non ho capito subito di che cosa si stesse parlando. Si tratta di persone che mi sono care e che lasciano un contesto più ampio , di cui anch’io sento intimamente di far parte, quante volte Giuseppe è stato ospite delle nostre manifestazioni e spesso, da anni, miei interventi vengono pubblicati sul bollettino della Rete.

Mi pare di muovermi come un elefante in una cristalleria: come mi muovo ho paura di urtare qualcuno. Si parla di madre Terra, di Gaia, di ecologia profonda, di chi ha capito o non capito, di chi ha letto o non letto o letto male cosa…

Quest’inverno, qui in Vallassina, nel Comasco, noi, quattro gatti, salvatori di semi di Civiltà Contadina, abbiamo fatto il gran salto e deciso di uscire da noi stessi: era minacciata la costruzione di un supermercato in un’area meravigliosa accanto ad una cascata bellissima, uno degli ultimi luoghi puliti lungo il Lambro.

Abbiamo scelto di allearci con chi ci stava: ecologisti, gruppo consiliare di minoranza, per inciso : Lega Nord, ed è successo che con le nostre idee, il nostro spirito di ricerca ed aggregazione, beh, abbiamo vinto. Se fossimo rimasti da soli, belli e puri, incontaminati, avremmo visto sorgere non uno ma due supermercati.

In Germania ho appreso che nel movimento si può e si deve convivere ciascuno con la propria anima: a Gorleben ho visto autonomi fracassare recinzione del nuovo, previsto deposito di scorie nucleari ed anziani del posto che non battevano ciglio, i Gruenen che trattenevano i poliziotti in conciliaboli intanto che i militanti duri smantellavano tutto. Chiaramente erano d’accordo, Cappucci neri e Girasoli, unico il fine: NO alla centrale.

Ora, vengo a noi, la Rete. Qualcuno si offenderà, e me ne spiace e mi scuso, ma mi sembra che si discuta sul sesso degli angeli mentre, esattamente così a Costantinopoli, i Turchi davano la scalata alle mura.

Tutti morti, i combattenti ed i filosofi: possibile che si trovi il modo di litigare anche nelle aggregazioni più piccole? Darei non so che per avere come vicini di casa sia gli uni, Giuseppe, che gli altri, Stefano: sono convinto che darebbero una mano nell’orto ed io la darei a loro, convinto che sarebbero stati al nostro fianco contro gli speculatori ed arraffatori edili.

Non riesco ad entusiasmarmi per “i libri” in quanto tali, mia madre era analfabeta e poteva dare punti a parecchi in quanto a rispetto per l’acqua, per la terra: le persone, prima di tutto.

Vi abbraccio tutti quanti e spero si riesca a ricomporre questa frattura. Sto lavorando affinché questo luogo antico che abito possa, in futuro, anche ospitare incontri della Rete, sperando essa esista ancora. Esisteranno sempre persone che vogliono bene alla Terra, che amano lo scorrere dei fiumi e non disdegnano di utilizzarne l’acqua , piccole pompe idrauliche a mano, per irrigare campi, per pomodori d’estate e bei cavoli d’inverno.

Teodoro Margarita

Da Cranno, Asso (CO)  Buona estate a tutti.

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Ho avuto un sogno… caro Paolo..

A questo punto sono io che scrivo a te, per raccontarti il sogno di questa notte, che, forse, più che un “sogno” potrei classificare come “incubo”..tutto ha inizio con la lettura nel Giornaletto dei recenti interventi, tuoi e di altre persone, ben note ai lettori di “Saul”, in merito alla questione del bioregionalismo! Ho sognato me stessa nei panni di una bambina che piangeva in modo disperato a causa della tua polemica nei confronti di Giuseppe Moretti e di  Etain Addey, per la loro fuoriuscita “ideologica” dalla Rete del bioregionalismo…..

Tu urlavi tantissimo e inveivi contro queste persone in modo forte e determinato, direi quasi spietato. Io ti guardavo e, non potendo fermarti, piangevo, perché mi faceva star male questo tuo atteggiamento. In effetti, leggendo i vostri “botta e risposta”, mi sono detta francamente “non sono affari miei”, ma ti confesso che mi ha scocciato tantissimo leggere le vostre personali e “colorite”considerazioni..vuoi la verità (senza però “volermene”?), mi siete sembrati dei bambini che si attaccano al “capello”..ma insomma, possibile che, dopo fiumi e fiumi di parole, belle iniziative, meditazioni, canti, lodi e chissà quanto altro..  possibile che ancora si possa covare dentro tanta “rabbia”? Tanto veleno??

Io mi sento una povera e piccola ignorante davanti a voi..so di non sapere nulla di bioregionalismo e di tutte le vostre meravigliose battaglie in questo ambito, ma proprio per questo…la mia risposta istintiva è stata così “dolorosa”.

E’ l’atteggiamento che mi ha colpita Paolo, il vostro “ferirvi” reciprocamente a suon di “belle” parole.

Ti ho raccontato le mie sensazioni, perché il sogno di questa notte è stato forte e perché percepisco una rabbia altrettanto intensa nei vostri rapporti. Non è questo che vi si chiede, in qualunque contesto voi vi troviate ad operare!

Vi  chiedo, anche contro ogni volontà, di far trasparire all’esterno quella pace vera che andate “predicando” ..altrimenti è tutto “perso” e le nuove generazioni si troveranno ancora una volta a pagare il conto di “situazioni non risolte”.

La bambina del mio sogno non aveva schemi e sovrastrutture…….

Grazie per avermi ascoltata…. volevo, ripeto, mantenermi estranea a tutto ciò, ma poi, in un modo o nell’altro, qualcosa mi spinge a “parlare”..e questo è quanto! Un caro saluto a te, ad Etain (di cui mi hai sempre parlato benissimo e bada bene che ho un’ottima memoria) ed a Giuseppe Moretti, che non conosco!

Vi voglio bene Paolo.. l’amore “scioglie” tutto. Puoi pubblicare la letterina e spero che il cuore di tutti sia, ora e sempre, …sereno!

Un forte abbraccio e grazie per “l’accogliere”. 

Antonella Pedicelli

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Mio commento: “Concordo!” (Paolo D’Arpini)

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