Rete Bioregionale Italiana: Il vero senso dell’Ecologia Profonda e la fuoriuscita ideologica di alcuni membri rinunciatari… Etain Addey, Giuseppe Moretti, ….
Ante scriptum
Prendo atto con rammarico che Giuseppe Moretti, uno dei fondatori storici della Rete Bioregionale Italiana, accompagnato da Etain Addey in questa sua decisione, ha optato per l’uscita dal contesto della Rete.
L’ideologia è una brutta malattia dello spirito, pensare che si possa entrare od uscire dal contesto della vita e dell’ecologia profonda, solo per alcune differenze ideologiche, è fuorviante e fallace… Stabilire in anticipo le linee guida di un percorso inconoscibile e sorprendente –com’è la vita stessa- e ritenere che le indicazioni contenute in qualche libretto siamo più utili che l’esperienza è un’assunzione che denota chiusura mentale e incapacità di adattamento…
Non ho mai apprezzato, da vero laico, né i “libricini di Mao..”, né i vangeli, le bibbie od i corani e nemmeno le scritture “filosofiche” di chi “presuppone” di aver compreso… La vita è un mistero indescrivibile che può essere solo vissuta –e questa secondo me è la chiave dell’ecologia profonda, non certo un’etichetta… ma un coraggio per affrontare le contingenze armonizzandosi ad esse e rispondendo di volta in volta con l’opportuna soluzione in sintonia con la continuità dell’esistenza. Persino Gary Snyder ebbe il coraggio di chiamarlo “il grande flusso”… Ma a quanto pare per Giuseppe Moretti ed Etain Addey si tratta di un “semplice rigagnolo…”.
Bonne chance a tout le monde! Paolo D’Arpini
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Scambio di corrispondenza:
Cari tutti, ho apprezzato la generosità con cui molti di voi stanno cercando di rendere il prossimo incontro della Rete ricco di spunti di discussione e di iniziative, indubbiamente un segno di partecipazione e di vitalità, di cui c’è indubbiamente da rallegrarsi. Detto questo però, non posso fare a meno di constatare come da parte di Stefano (spalleggiato da Paolo) si continui indefessamente a proporre i temi che di fatto hanno portato a questo momento di crisi. Temi di tutto rispetto, e ci mancherebbe!
Non siamo forse noi che abbiamo rilanciato l’idea bioregionale in Italia, dopo che quelli di AAM l’avevano abbandonata? Non siamo forse noi che abbiamo insistentemente proposto che l’ecologia deve essere profonda, fino ad assurgerla come linea guida per il Manifesto della Rete? Tutto questo è ironico e mi si permetta deprimente.
Abbiamo avuto il grande piacere di aver avuto tra noi i massimi esponenti di queste correnti di pensiero. Li avete mai sentiti dire che per essere buoni bioregionalisti o perfetti ecologisti profondi bisogna convertire il mondo al vegetarianesimo o che dobbiamo disseppelire il culto della Grande Dea dell’antica Europa? Io stesso sono stato ospite da loro e ho partecipato ai loro incontri, seduto ai loro tavoli e ringraziato le mani che avevano preparato il cibo che stavamo per mangiare e ringraziato il mondo non-umano che si era donato, animale o vegetale che fosse.
Non è negli obiettivi del bioregionalismo e dell’ecologia profonda recuperare noi stessi nell’ampio cerchio della vita? E ancora, che “cerchio” di eguali sarebbe se una specie dice che una è meglio dell’altra?
E dico ancora di più, il Movimento bioregionale è come una grande famiglia che abbraccia tutti: contadini, ecologisti sociali, raccoglitori di semi antichi, artisti, poeti, vegetariani, vegani, femministe, movimenti per i diritti civili, terzo mondo, quarto mondo, animalisti, politeisti, buddhisti, cattolici, scienziati, operai, insegnanti, casalinghe, artigiani…e poi tutti gli altri. Nessuno escluso, che in questo mondo si battono per un mondo migliore per le generazioni future e per tutte le creature della Terra, nessuna esclusa.
Vorrei chiedere a Stefano e Paolo – visto che parlate in continuazione di ecologia profonda – ma l’aveto mai letto il libro “Ecologia Profonda” di Bill Devall e George Sessions (il libro che in pratica ha lanciato, in sintonia con Arne Neass, questa filosofia nel mondo, Ed. Gruppo Abele, 1989)? Orbene, se l’aveste letto, a pag. 63 e seguenti, si annoverano proprio (tra gli altri) il movimento vegetariano e quello per i diritti degli animali tra le “risposte riformiste” e quindi antropocentriche, ai problemi ecologici del pianeta. Attenzione, non si sta dicendo che le scelte e il lavoro di tutte queste persone non sia valido, tutt’altro, ma, l’ecologia profonda è un’altra cosa!
Bene, non mi dilungo oltre perché oramai mi sono convinto: siete un caso senza speranza! Ed è proprio per essere giunto a questa conclusione che ho maturato la decisione di uscire dalla Rete Bioregionale. Sì, esco perché non vedo altro modo per risolvere la situazione e, ancor di più, perché non posso assistere a questo impantanamento in diatribe bambinesche che non fanno altro che svilire il messaggio bioregionale e distogliere energia dal “vero lavoro che c’è da fare”.
Ora, mi rivolgo agli altri perché vi voglio abbracciare tutti e ringraziarvi per i bei momenti passati insieme, i tanti chilometri fatti per raggiungere i luoghi degli incontri (ho sempre in mente Gigi e Elena sulla strada per Avalon, a piedi, sacco in spalla e la loro contentezza e sollievo quando ci hanno visti arrivare) e per l’impegno che ognuno di voi ha dato per diffondere la consapevolezza bioregionale nel nostro paese.
Grazie…. e forse arrivederci. Comunque sia io vado avanti.
Giuseppe Moretti
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Cari amici.
Esco dalla Rete con grande rammarico: spero di collaborare in futuro con chi sento in sintonia con la visione dell’ecologia profonda. Un abbraccio, Etain Addey
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Caro Giuseppe Moretti, come ho scritto ad Etain… non capisco tutto questo uscire dalla rete..in questi mesi il gruppo originario della rete è quasi completamente uscito.. ed oggi tocca a te ed Etain… non capisco.
La rete è composta da noi… noi siamo ciò che siamo e la rete è ciò che siamo noi…se la rete accoglie include tutti.. perché voi andate via… e dove andate se la rete include tutti? Perché questo contrasto con Stefano e Paolo? I loro contenuti sono giusti ma la loro personalità è esaltata, stravolta … e me ne dispiace tanto… ma non credo che l’ecologia profonda sia una religione dogmatica ed il libro che tu citi ne sia la bibbia tanto da dire che a pag 63 etc… io dissento su queste osservazioni sul vegetarismo….
la realtà è ben oltre l’ecologia profonda..è quella realtà che ha manifesto il mondo selvatico naturale primievo in cui tutti gli esseri si nutrivano unicamente dei frutti e semi delle piante (vedi genesi, vedi i veda, vedi gli hopi, etc..).. il decadimento della coscienza umana ha prodotto lo sconquasso in cui viviamo e ce lo raccontano i miti di tutti i popoli.
Tutti gli esseri sono della stessa essenza spirituale,ma ogni forma vivente ha un compito diverso per il risveglio spirituale dell’universo. la specie umana è il ponte arcobaleno (pontefice massimo)tra il cielo e la terra,tra le speci minerali-vegetali-animali e le specie sottili energie cosmiche- angeli (o dei-dee) -divinità…ignorare questo è ignorare gli insegnamenti dei saggi di tutte le tradizioni.il cantico di messer lo frate sole di san Francesco o l’inno vedico “purusha shukta” sono i veri manifesti dell’ecologia profonda e del bioregionalismo!..vegetarismo:ogni specie ha il suo alimento specifico.. gli esseri umani sono frugrivori o frugivori
(vedi Angela Cattro, natura nutrice universale e tanti altri) e non onnivori… Snyder interpreta lo zen a modo suo…nel chan e zen il vegetarismo è tra i precetti e le pratiche basilari dell’amorevole compassione verso tutti gli esseri viventi…anche gli amerindiani lo sanno e nei miti dicono che sono diventati cacciatori dopo le glaciazioni,ma che l’uomo nasce vegetariano!
Ho scritto ieri una lettera a Jackeline chiedendole di girarla a tutti…ti chiedo se gentilmente puoi far girare la presente perché non lo so fare e credo sia importante che gli altri conoscano la mia visione.
Mi dispiace che state andando via dalla rete,mi dispiace che Paolo e Stefano siano così autoesaltati da non vedere le assurdità dei loro discorsi…. ma mi chiedo: e se tutto questo è la volontà del bioregionalismo di cambiare forma e modalità espressive?
All’inizio la visione bioregionalista prese la forma di aamterranuova..poi la lasciò…dopo riapparve nella forma della retebioregionaleitaliana…ed ora-avendo esaurito il compito-la visione bioregionale lascia rete per manifestarsi in una nuova forma..
La visione è sempre la stessa ma le forme mutano affinché la visione possa esprimersi sempre meglio….
quindi invece di lasciare, perché non sintonizzarsi con la visione ed ascoltare quale forma vuole manifestare e così collaborare con lei per il beneficio di tutti gli esseri? Invece di rimanere cristallizzate nelle vecchie forme?
Abbiamo fatto un ottimo lavoro… tutti fratelli e sorelle meravigliose..non insozziamo con il litigio le belle immagini..abbiamo il coraggio di lasciarle sfumare come nubi nel cielo e nudi tessere insieme nuovi vesti di manifestazioni
Caro Giuseppe sai quanto ti stimo e ti amo e per questo sono schietto e vero con te…vi saluto tutti con queste parole del maestro Morya: L’alba di un nuovo giorno si leva sulla terra/quest’ora non è una corrente ma un vortice/ogni mondo personale riflette il cielo in fiamme per il fuoco che divora le vecchie forme/la saggezza del creatore è profezia di un nuovo mondo/distruggendo egli crea!
con PACE GIOIA FORZA AMORE
nella Madre TERRA vostro fratellino gino-cavallo-di-vento-acquadimedicina
MITAKUE OYASIN OM TAT SAT
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Cari amici e amiche della Rete,
una precisazione con le parole di Arne Naess e una citazione dal famoso libro (anche per Gino di cui ho comunque apprezzato l’intervento, non mi sento ovviamente un esaltato…) per chiarire il mio impegno:
(Intervista ad Arne Naess)
“Quello che l’Ecologia Profonda propone è dunque un mutamento di mentalità e un cambiamento radicale dello stile di vita: il mutamento di mentalità consiste nella transizione a un atteggiamento più egualitario verso la vita e le forme di vita sulla terra.”
Gli otto punti dell’ecologia del profondo
(Tratto da Bill Devall, George Sessions, Ecologia Profonda. Vivere come se la natura fosse importante, Edizioni Gruppo Abele, 1989)
1. Il benessere e la prosperità della vita umana e non umana sulla Terra hanno valore per se stesse. Questi valori sono indipendenti dall’utilità che il mondo non umano può avere per l’uomo.
2. La ricchezza e la diversità delle forme di vita contribuiscono alla realizzazione di questi valori e sono inoltre valori in sé.
3. Gli uomini non hanno alcun diritto di impoverire questa ricchezza e diversità a meno che non debbano soddisfare esigenze vitali.
4. La prosperità della vita e delle culture umane è compatibile con una sostanziale diminuzione della popolazione umana: la prosperità della vita non umana esige tale diminuzione.
5. L’attuale interferenza dell’uomo nel mondo non umano è eccessiva e la situazione sta peggiorando progressivamente.
6. Di conseguenza le scelte collettive devono essere cambiate. Queste scelte influenzano le strutture ideologiche, tecnologiche ed economiche fondamentali. Lo stato delle cose che ne risulterà sarà profondamente diverso da quello attuale.
7. Il mutamento ideologico consiste principalmente nell’apprezzamento della qualità della vita come valore intrinseco piuttosto che nell’adesione a un tenore di vita sempre più alto. Dovrà essere chiara la differenza tra ciò che è grande qualitativamente e ciò che lo è quantitativamente.
8. Chi condivide i punti precedenti è obbligato, direttamente o indirettamente, a tentare di attuare i cambiamenti necessari.
Stefano Panzarasa
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Cari amiche – amici, direi menomale! Menomale che un’esperienza giunge alla sua conclusione permettendo ad altre di progettarsi. Al punto morto ci si era arrivati da tempo, e la Rete si trascinava tra personalismi, ego grandi come montagne, ripetizione di esperienze. Non mi dilungo e preferisco pensare a intelligenze, sensibilità e pratiche condivise. Il Bioregionalismo non è e non può essere una coperta che ciascuno tira dalla sua parte, neanche un marchio personale di copyrait… io sono per il creative commons.
Dato che sono “molto felice” perchè oggi finalmente abbiamo concluso il trasloco e viviamo(tutta la nostra grande famiglia) in un posto stupendo, mi sento pervaso da energie polifoniche…il mio personalissimo “bioregionalismo” ricomincia da oggi con entusiasmo e umiltà. Ma il periodo delle “tabelline” per mio conto è conclluso ed è ora di affrontare i logaritmi della vita.Non cito nulla ma consiglio vivamente la lettura di “La vita segreta delle piante” di Peter Tompkins e Cristopher Bird … il dolore del mondo vegetale.
Spero che chi ha deciso di concludere il proprio percorso nella Rete Bioregionale Italiana ( pure io lascio) abbia voglia ed energie per una nuova utopia collettiva.
Buon cammino ovunque ci porti!
Pontiroli Renato
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Caro Paolo…
Mi viene in mente un’altra cosa: non è GIUSTO e non è UTILE discutere di queste cose per mail, senza guardarsi in faccia…. finché si è tutti d’accordo e si “chiacchiera” va bene, ma quando c’è di mezzo la sopravvivenza di un ideale comune con mille sfaccettature, no.
Si sia nel torto o nella ragione, se un torto o una ragione ci fossero.
E’ come lasciare un fidanzato/a per un’incomprensione per sms!
Ma ognuno ha il suo modo di essere e la sua testa e la usa come può. Mi viene in mente il discorso che mi facevi ieri e stanotte sui pazzi….
Caterina Regazzi